DIFENDERE LA VERA FEDE

I Congressi Eucaristici e l'intervento del Sommo Pontefice

  • Messaggi
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 21/01/2010 19:12

    Ancona si prepara a ospitare
    il Congresso eucaristico nazionale


    Ancona, 21. Un grande evento di fede, ma anche un appuntamento ricco d'interesse culturale e sociale. Questo sarà il 25° Congresso eucaristico italiano, che per otto giorni, dal 4 all'11 settembre 2011, farà di Ancona la "capitale religiosa e spirituale del Paese".

    L'evento, dedicato al rapporto tra eucaristia e vita quotidiana e intitolato "Signore da chi andremo?", è stato presentato martedì 19 dall'arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, il quale ha anche presenziato alla sottoscrizione dell'intesa tra comitato organizzatore ed enti locali delle Marche.

    Il testo prevede la costituzione di un comitato di raccordo istituzionale, che dovrà attivare le sinergie possibili tra i vari enti per assicurare servizi adeguati alle migliaia di pellegrini che, si prevede, arriveranno nella regione.

    In occasione del precedente Congresso eucaristico, svoltosi a Bari nel 2005, le presenze furono 10.000 al giorno, e 100.000 nella sola giornata dell'incontro con il Papa.
     
    "Questo Congresso - ha aggiunto il presule - accanto alla valenza religiosa ne riveste anche una umana e sociale e coinvolge tutta la comunità. Il mio auspicio è che la sinfonia della collaborazione continui a crescere e sia occasione di comunione".

    Il prossimo Congresso eucaristico nazionale è stato dichiarato "grande evento" dal Consiglio dei ministri e prevede iniziative collaterali già per tutto il 2010 e il 2011 con il coinvolgimento dell'intero territorio regionale e in particolare di Senigallia, Jesi, Fabriano, Loreto.

    Inoltre, fino a giugno 2011, Ancona e le Marche saranno sede degli incontri promossi dagli uffici della Conferenza episcopale italiana (Cei), a partire dal convegno ecumenico nazionale, che si terrà dal 1° al 3 marzo 2010 nel capoluogo marchigiano.

    Per definizione - ha sottolineato monsignor Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della Cei - un Congresso eucaristico "incrocia il momento teologico-spirituale con quello sociale e culturale" e rinnova la "tradizione di stretta collaborazione tra enti ecclesiastici e istituzioni".


    (©L'Osservatore Romano - 22 gennaio 2010)






    L'Irlanda invita tutti al Congresso Eucaristico 2012


    Appello degli organizzatori per volontari internazionali


     

    DUBLINO, mercoledì, 9 marzo 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa in Irlanda sta invitando persone di tutto il mondo al Congresso Eucaristico Internazionale 2012, come occasione per approfondire la comunione con Cristo e con i fratelli.

    Questo lunedì, il Cardinale Seán Brady, Arcivescovo di Armagh, e l'Arcivescovo Diarmuid Martin di Dublino hanno lanciato la fase preparatoria del Congresso, che si svolgerà dal 10 al 17 giugno 2012.

    Il Cardinale Brady ha sottolineato che “l'obiettivo di ogni Congresso Eucaristico è approfondire la comprensione e la devozione per la Santa Eucaristia, che è fondamentale per la nostra fede cattolica”.

    “Questa devozione occupa un posto speciale per i cattolici irlandesi”, ha aggiunto, sottolineando che “l'Eucaristia è la fonte e il culmine della vita di ogni seguace di Gesù”.

    “Ospitare il Congresso in Irlanda non serve solo la nostra Chiesa locale; sarà un evento internazionale”, ha continuato.

    “La celebrazione attirerà migliaia di pellegrini e permetterà ai cattolici, in Irlanda e all'estero, di incontrarsi e di partecipare a Messe quotidiane, discutere questioni di fede, prendere parte a laboratori, riportare testimonianze e riflessioni e partecipare all'adorazione eucaristica”.

    Comunione

    L'evento si concentrerà sul tema “L'Eucaristia: Comunione con Cristo e tra Noi”.

    Gli organizzatori del Congresso stanno già stringendo accordi con il settore turistico per favorire la partecipazione di persone provenienti da tutto il mondo, e il sito web del Congresso offre dettagli in varie lingue.

    In preparazione all'evento, gli organizzatori chiedono almeno 3.000 volontari che ricoprano ruoli nell'amministrazione, nella gestione dell'ospitalità, nei servizi di traduzione e nell'accoglienza.

    Il Cardinale Brady ha espresso la speranza che il Congresso del 2012 “promuova un rinnovamento nella Chiesa cattolica in Irlanda facendo riflettere sulla centralità dell'Eucaristia al cuore della nostra comunità sempre più eterogenea, e dia un rinnovato impulso a vivere la fede”.

    Un Congresso Eucaristico nazionale si svolgerà quest'anno in occasione della festa del Corpus Domini per preparare i cattolici irlandesi all'evento del prossimo anno.

    La prossima settimana, inoltre, una “campana del Congresso”, che simboleggia l'invito alla fede, alla preghiera, alla riconciliazione e alla missione, inizierà un pellegrinaggio per le 26 Diocesi irlandesi.

    Evangelizzazione

    L'Arcivescovo Martin ha ribadito il significato del Congresso nel processo di rinnovamento della Chiesa in Irlanda, affermando che nel Paese, “come in molte società occidentali, questo rinnovamento deve sbocciare da una nuova evangelizzazione, una nuova e vibrante presentazione dell'essenza del messaggio cristiano a uomini e donne che, pur se battezzati e che magari una volta partecipavano attivamente alla vita della Chiesa, si sono allontanati in vari modi da un piena condivisione di questa vita”.

    “Un Congresso Eucaristico è uno strumento particolare del rinnovamento nella Chiesa”, ha dichiarato il presule. “La speranza del Congresso Eucaristico è che, attraverso il rinnovamento nella preghiera e nella sua vita liturgica, la Chiesa sarà purificata e rinnovata di modo che la sua vera missione nel mondo sia più evidente”.

    Padre Kevin Doran, segretario generale del Congresso, ha detto che “è stato chiesto alla gente di pensare ad esso come a un viaggio più che come a un semplice evento”.

    “Alcuni di coloro che sono venuti all'ultimo Congresso a Dublino nel 1932 ci hanno parlato dei loro lunghissimi viaggi a piedi o in bicicletta”. “Per questo Congresso, stiamo chiedendo alla gente di impegnarsi in un viaggio interiore di rinnovamento”.

    “E' ora che tutti coloro che credono in Gesù diano una testimonianza comune della propria fede in una società che ha bisogno dei valori del Vangelo”, ha sottolineato.

    I patroni del Congresso 2012 sono San Colombano, Santa Mary MacKillop e la beata Margaret Ball.

    Per ulteriori informazioni, www.iec2012.ie.









    [Modificato da Caterina63 02/06/2011 23:50]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 02/06/2011 23:46

    La “diffusione” dell’Adorazione Eucaristica nel mondo


    di don Carlo Targhetta

    ROMA, lunedì, 2 maggio 2011 (ZENIT.org).- Sembra che un paese della campagna veneta, radicato nel suo mondo tradizionale, non sia l’osservatorio più adatto per analizzare in diretta lo svolgersi degli avvenimenti del mondo, tanto più quando si tratta di quegli avvenimenti che la società, distratta da ben altri interessi, evita di mettere in rilievo. Eppure, per vie strane e misteriose, lampi di conoscenza svelano panorami lontani, ma così familiari a noi che crediamo, le chiamerei prospettive di vitalità che ci parlano di una fede che unisce come una grande rete coloro che credono, a qualunque nazione appartengano.

    L’interesse per l’adorazione a Cristo Signore nell’Eucaristia è diventata in me un interesse e una esigenza apostolica dal giorno in cui mi sono accorto che questo atto di fede non era un’utopia legata a tempi ormai tramontati, ma una pratica in sintonia con la sensibilità dei giovani. Negli anni ’80, quando tutto sembrava ancora irrimediabilmente perduto per ciò che riguardava il rapporto tra i giovani e la fede, sono stato travolto dall’esperienza di una veglia di tutta una notte in mezzo a loro nel silenzio della montagna. In quella occasione compresi che l’adorazione non era più una pratica legata ad una tradizione del passato, ma era una via nuova, diretta ed intima, per scoprire l’amore di Cristo nostro Salvatore: quei giovani, che non avevano conosciuto le consuetudini del mondo cristiano tradizionale, provavano come una bella novità questo incontro con Cristo Eucaristico.

    Qualche tempo dopo, ebbi l’occasione di verificare che tutto ciò non era una moda passeggera ma uno stile di vita che coinvolgeva e trasformava tante persone anche a lunga distanza. Mentre parlavo con un amico di questa bella realtà, quasi orgoglioso di questa scoperta, egli mi disse che quello che a me, nel mio mondo, sembrava straordinario, era invece normale altrove. E mi diede il primo spunto per scoprire la diffusione dell’adorazione nel mondo. Egli mi raccontava di una sua permanenza in Irlanda e di come in quella terra l’Adorazione fosse diffusa nella varie parrocchie anche come adorazione notturna. In giorni in cui la neve e la pioggia rendevano più difficoltosa la presenza dei fedeli – mi raccontava – non solo il singolo ma tutta la famiglia si coinvolgeva nel superamento delle difficoltà così che, alla fine gli adoratori erano più numerosi in quelle serate difficoltose che non nelle serate normali.

    Questo apriva i miei orizzonti e intuii che l’Adorazione Eucaristica si era fatta strada nel mondo in modo silenzioso ma efficace e che probabilmente era entrata nell’intimità feriale di tante e tante comunità cristiane, proprio in quell’intimità che non compare nella cronaca ufficiale ma che crea la fecondità della fede. A tutt’oggi, lo devo confessare, sono ben lontano dal conoscere la diffusione dell’Adorazione Eucaristica nei cinque continenti. Si, di quel tipo di conoscenza fatta di cifre, di dati, di percentuali non saprei dirvi, ma dell’esperienza di tante testimonianze che, per vie sempre più misteriose, mi giungono dall’America Latina, dall’Africa e all’Asia, di queste storie di fede potrei raccontarvene a migliaia…

    Come quella di amici che mi raccontavano di un piccolo centro rurale sperduto tra le montagne del nord-est della Colombia, dove la gente dopo aver fatto esperienza della bellezza dello stare con Cristo nell’intimità dell’Adorazione Eucaristica, venutisi a trovare spodestati per motivi di sicurezza da questa possibilità di adorare, continuavano con una fedeltà umanamente inaudita a piegare le ginocchia davanti alle porte chiuse della chiesa nel desiderio di continuare quell’esperienza con Colui che sapevano bene essere presente in quel tempio… Probabilmente la nostra vecchia bella Europa ha bisogno di una bella scossa anche in questo senso.

    Credo non sia un caso che il Papa abbia voluto che nelle grandi GMG ci fosse sempre la notte dell’adorazione… e da lui raccogliamo il commento di questa esperienza, come della più commovente e feconda di tutto l’evento. Migliaia e migliaia di giovani davanti al Signore senza intermediari, nel silenzio, in Germania, in Australia – e prossimamente in Spagna – ci parlano di una società che ha ancora la forza di cercare una guida e una luce in Cristo Signore al quale solo dobbiamo la nostra Adorazione e dal quale solo riceviamo ogni grazia e benedizione.

     

                                

     

                             

     

     

                                

    Il Cardinal Cipriani esorta a recuperare l'amore per l'Eucaristia


    L'Arcivescovo di Lima chiede "buone maniere" eucaristiche


    LIMA, martedì, 25 agosto 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, Arcivescovo di Lima, ha chiesto ai fedeli durante la Messa che ha celebrato questa domenica nella Cattedrale della capitale peruviana di praticare le buone maniere eucaristiche, che consistono nella buona educazione alla pietà, al rispetto e all'adorazione del Corpo di Cristo.

    "Recuperiamo l'amore per l'Eucaristia, ricevendo Gesù con il corpo e l'anima puri, nella grazia di Dio - ha esortato nella sua omelia -. Si utilizzi il piattino della comunione perché nel caso in cui una particella di ostia si stacchi non cada al suolo. Per questo servono le buone maniere, che dobbiamo insegnare a tutti, dai bambini agli anziani".

    Il porporato ha ricordato anche che la Chiesa universale insegna che la comunione eucaristica si riceve in bocca, e in modo straordinario - con il permesso del Vescovo - in mano.

    "La comunione eucaristica si riceve in bocca per evitare l'uso della mano sporca a contatto con il Corpo di Cristo", ha ricordato. ""Chiedo sempre più spesso ai sacerdoti e ai religiosi che questo rispetto visibile per il Corpo di Cristo si manifesti e che non si consegni il Corpo di Cristo come si distribuiscono dei fogli".

    Il Cardinale ha anche sottolineato che il modo corretto di ricevere Gesù nell'Eucaristia richiede una preparazione personale per essere in stato di grazia, e al momento della ricezione bisogna mostrare un segno visibile di rispetto, che può essere il chinare il capo o, cosa molto più raccomandabile, ricevere la Santa Eucaristia in ginocchio.

    L'Arcivescovo di Lima ha infine ricordato, in questo Anno Sacerdotale, il Santo Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, come un esempio da imitare nell'amore per Dio nell'Eucaristia.

    "Bisogna avere questa buona educazione del Corpo di Cristo - ha concluso -. Apriamo con fiducia il cuore a Cristo, lasciamo che ci conquisti. Come diceva il Santo Curato d'Ars, la nostra unica felicità su questa terra consiste nell'amare Dio e sapere che Egli ci ama. Che la Vergine Maria con la sua umiltà ci insegni ad essere più rispettosi quando ci avviciniamo a ricevere il Corpo di Cristo".

     

    [Modificato da Caterina63 02/06/2011 23:56]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 02/06/2011 23:48

    Cresce la pratica dell’adorazione eucaristica perpetua (I)


    Intervista a don Alberto Pacini



    di Antonio Gaspari

    ROMA, lunedì, 28 febbraio 2011 (ZENIT.org).- L’adorazione eucaristica perpetua è una realtà presente in tutto il mondo e coinvolge ormai milioni di persone.

    In Italia è presente in circa 50 parrocchie con oltre 15.000 adoratori che hanno scelto di vivere la propria vita offrendo un’ora settimanale alla presenza di Gesù Eucarestia.

    A Roma il 4 marzo prossimo, alle ore 18,00, nella Basilica di S. Anastasia al Palatino si celebrerà il decimo anno di adorazione eucaristica perpetua.

    Ma a cosa serve l’adorazione eucaristica? Perchè c’è questo ritorno ad una pratica antica? Qual è il significato per i credenti? E perchè i non credenti dovrebbero prestargli attenzione?

    Queste ed altre domande ZENIT le ha rivolte a don Alberto Pacini, predicatore e rettore della chiesa di S. Anastasia a Roma, che dieci anni fa ha iniziato l'adorazione eucaristica perpetua.

    Dieci anni di adorazione perpetua. Da dove è nata questa necessità e quali sono stati i risultati?

    Don Alberto Pacini: Nell’antica Basilica di S. Anastasia al Palatino, riaperta durante il Giubileo e funzionante come sacrestia durante gli eventi giubilari, nella zona più antica di Roma, a ridosso del Palatino e dei resti del primitivo insediamento dell’antica Roma, il 2 marzo 2001 iniziava l’adorazione eucaristica perpetua.

    Giovanni Paolo II, aveva scritto: “Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche «scuole» di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento» del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio”.

    Egli accolse con entusiasmo la notizia della nascita di questa adorazione eucaristica perpetua, nella sua diocesi, proprio durante il Giubileo, in attuazione di quanto aveva precedentemente detto a Siviglia, nel 1993, alla conclusione del 45°Congresso eucaristico internazionale: "Spero che questa forma di Adorazione Perpetua, con esposizione permanente del SS. Sacramento continui in futuro. Specificamente, spero che il frutto di questo Congresso si manifesti nell’istituzione dell’Adorazione Eucaristica Perpetua in tutte le parrocchie e comunità Cristiane nel mondo" e fece pervenire la sua benedizione ai fedeli che la frequentavano. Più tardi lo stesso Benedetto XVI, durante l’annuale incontro col clero di Roma, all’inizio della Quaresima del 2006, ebbe a dire: “Non sapevo e sono grato di esserne stato informato, che adesso la chiesa (di S. Anastasia) è sede dell’adorazione perpetua; è quindi un punto focale della vita di fede a Roma. Questa proposta di creare nei cinque settori della Diocesi di Roma, cinque luoghi di adorazione perpetua la pongo fiduciosamente nelle mani del Cardinale Vicario. Vorrei soltanto dire: grazie a Dio perché dopo il Concilio, dopo un periodo in cui mancava un po’ il senso dell’adorazione eucaristica è rinata la gioia di questa adorazione dappertutto nella Chiesa, come abbiamo visto e sentito nel Sinodo sull’Eucaristia”.

    Da quei meravigliosi incoraggiamenti, ci siamo sentiti motivati e spinti a portare avanti la nostra missione: non solo adorare il Signore, ma anche aiutare quanti più possibile ad adorarlo e trovare parrocchie che si aprissero all’adorazione perpetua del SS. Sacramento. Questo è avvenuto attuando un movimento di evangelizzazione eucaristica nella diocesi, in tutta l’Italia ed in alcune nazioni del mondo, con cui siamo collegati al fine di suscitare anche là tanti luoghi di adorazione.

    Abbiamo sperimentato quanto sia vero che “La Chiesa vive dell’Eucaristia”, come ebbe a dire nella sua ultima enciclica Giovanni Paolo II, infatti tutte le parrocchie in cui si apriva l’adorazione eucaristica perpetua, sono oggi luoghi di una straordinaria vitalità e rinascita spirituale. I fedeli partecipano alla vita liturgica, catechetica, caritativa, missionaria con uno slancio ed uno zelo del tutto diversi. Le parrocchie sono rigenerate dal di dentro non dai carismi del pastore, ma dallo stesso autore di tutti i carismi: Gesù il Vivente.

    Oggi, come disse in una udienza del mercoledì Benedetto XVI, “stiamo assistendo ad una nuova primavera eucaristica”. L’Anno sacerdotale, che è stato un grande richiamo a noi sacerdoti e a tutti i pastori della Chiesa, ci ha messo di fronte alla prospettiva di un modo nuovo ed al tempo stesso assai tradizionale di fare pastorale: collocare Gesù al centro delle nostre parrocchie, come polo gravitazionale di tutta la vita ecclesiale.

    Giovanni Paolo II diceva che ogni programmazione pastorale dovrebbe essere fatta in vista della santità dei fedeli, lo ha detto e personalmente lo ha realizzato in pienezza e ci ha dato lo spunto per realizzarlo anche noi, in comunità centrate nell’Eucaristia, non soltanto ben celebrata, ma anche adorata e collocata al cuore della vita pastorale e dei singoli fedeli. Oggi, con il diffuso secolarismo assistiamo ad un grande ritorno ai valori dello spirito e la gente si sofferma volentieri nella meditazione e nell’ascolto. I pastori che desiderano essere al passo con i tempi si orientano proprio a questa nuova tendenza: Cristo al centro.

    Cristo è presente in modo sostanziale proprio nell’Eucaristia e così chi lo celebra, adora ed ascolta, si troverà ben orientato verso la santità e la vera attuazione dei valori dello Spirito Santo, che non ha mai cessato di alimentare la Chiesa. “L’Eucaristia è una pentecoste perpetua”, disse Benedetto XVI ai giovani e tale si dimostra nelle parrocchie che con coraggio la sanno collocare al centro della vita pastorale.

    Quante sono le parrocchie in Italia che svolgono l’adorazione perpetua e quante nel mondo?

    Don Alberto Pacini: Oggi in Italia ci sono una cinquantina di adorazioni eucaristiche perpetue, di cui due in ospedali, ed in quasi tutte le regioni del Nord, Centro, Sud, mentre nel mondo sono oggi più di 9.500. Il risveglio eucaristico è un fenomeno in grande crescita ed è fortemente incoraggiato e promosso personalmente dal Papa Benedetto, ci ha detto il Card Piacenza in un incontro privato, che ci ha concesso nella sede della Congregazione del Clero ed è il vero antidoto alla crisi della Chiesa e del Clero. Non a caso le iniziative dell’Anno sacerdotale e la lettera per promuovere in tutto il mondo una cordata di adorazione eucaristica per la santificazione del Clero (8 dicembre 2007), sono centrate nel Sacramento dell’Eucaristia.

     

    Cresce la pratica dell’adorazione eucaristica perpetua (II)


    Intervista a don Alberto Pacini


    di Antonio Gaspari

    ROMA, martedì, 1° marzo 2011 (ZENIT.org).- Porre l’Eucaristia al centro genera in tutti i parrocchiani “un grande risveglio” ed “un rinnovato slancio” ad una più viva partecipazione. E' quanto afferma a ZENIT don Alberto Pacini, predicatore e rettore della chiesa di S. Anastasia a Roma.

    Cosa pensa il Pontefice dell’adorazione perpetua? Ed in che modo questa pratica sta entrando nella vita ordinaria delle parrocchie?

    Don Alberto Pacini: Il Papa Benedetto scrive in Sacramentum Caritatis 66: « Già Agostino aveva detto: «nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando – Nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo». Nell'Eucaristia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione eucaristica, la quale è in se stessa il più grande atto d'adorazione della Chiesa. Ricevere l'Eucaristia significa porsi in atteggiamento di adorazione verso Colui che riceviamo.

    Proprio così e soltanto così diventiamo una cosa sola con Lui e pregustiamo in anticipo, in qualche modo, la bellezza della liturgia celeste. L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s'è fatto nella celebrazione liturgica stessa. Infatti, «soltanto nell'adorazione può maturare un'accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell'Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri».

    Inoltre specificamente sull’adorazione perpetua dice in Sacramentum Caritatis 67: « A questo proposito, di grande giovamento sarà un'adeguata catechesi in cui si spieghi ai fedeli l'importanza di questo atto di culto che permette di vivere più profondamente e con maggiore frutto la stessa Celebrazione liturgica. Nel limite del possibile, poi, soprattutto nei centri più popolosi, converrà individuare chiese od oratori da riservare appositamente all'adorazione perpetua. Inoltre, raccomando che nella formazione catechistica, ed in particolare negli itinerari di preparazione alla Prima Comunione, si introducano i fanciulli al senso e alla bellezza di sostare in compagnia di Gesù, coltivando lo stupore per la sua presenza nell'Eucaristia».

    L’iniziativa portata avanti dalla Congregazione del Clero, di promuovere una cordata di adorazione perpetua per la santificazione dei sacerdoti, mostra con chiarezza la linea del Papa. Questa linea è stata rafforzata anche dall’Anno sacerdotale, in cui la figura del Santo Curato D’Ars è stato il riferimento della Chiesa intera per un ritorno al culto eucaristico, vissuto con profonda intensità in tutte le parrocchie, dopo un notevole raffreddamento nel post-Concilio.

    Se dovesse spiegare ad un non credente o a un cattolico che non frequenta i sacramenti l’importanza della adorazione perpetua, cosa direbbe?

    Don Alberto Pacini: Il Sacramento dell’Eucaristia istituito da Gesù durante la sua ultima Cena Pasquale con gli apostoli, lo rende presente in persona, secondo le sue parole: “questo è il mio corpo… questo è il mio sangue”. Pertanto Gesù si dona a noi e continua ad essere presente nelle specie del pane consacrato. Quando esponiamo una particola consacrata e ci soffermiamo a fissare

    lo sguardo su di essa, nel silenzio di una chiesa, nel raccoglimento della meditazione, troviamo che quel silenzio si riempie di “presenza”. Questo silenzio è molto eloquente anche per chi non crede, è un fatto oggettivo, come il senso di pace indicibile che si prova in un luogo dove tanti pregano a lungo… in questo silenzio e questa pace incontriamo Colui che riporta la pace nei nostri cuori e parla nel silenzio, in modo più eloquente di ogni altra voce.

    Quali i frutti di questa devozione così decisiva per la fede cristiana? Può riportarci qualche commento di persone che praticano l’adorazione perpetua?

    Don Alberto Pacini: In una “normale” parrocchia, la presenza dell’adorazione perpetua, non tanto la classica adorazione settimanale, il giovedì, o mensile il primo venerdì del mese, suscita un grande cambiamento, una vera rivoluzione copernicana della vita pastorale. Il fatto di aver collocato l’Eucaristia al centro, genera in tutti i parrocchiani un grande risveglio, specialmente se accompagnati e stimolati dall’esempio e dalla preghiera del pastore. La vita liturgica, catechistica, caritativa, dei movimenti più o meno presenti nella parrocchia in questione, vengono totalmente rinnovati. Nasce un grande impulso ed un rinnovato slancio ad una più viva partecipazione nel cuore di tutti, insomma, ognuno trova in Colui che è esposto solennemente sull’altare, il Buon Pastore che ancora oggi pasce il suo gregge e dona la vita per le sue pecorelle.

    Qui di seguito offro alcune testimonianze, che possiamo trovare nel nostro sito, insieme a molte altre, incluse quelle di parroci che hanno scoperto questo modo per rigenerare la loro parrocchia, proprio come successe nel villaggio di Ars, ai tempi del santo Curato.

    • I ragazzi ai quali faccio catechismo hanno sperimentato una nuova vita. Mentre all’inizio, quando gli ho proposto di fare dieci minuti di adorazione, molti di loro erano assai perplessi e dubbiosi su quanto avrebbero retto in silenzio, poi, passato il tempo della loro adorazione, sono venuti a dirmi di averci preso gusto e di voler riprovare. È nato il progetto girasole.

    • Da Dio abbiamo ottenuto molte grazie, alcune strepitose. La fatica nel mettersi in adorazione e nel portare avanti l’impegno per tre anni è stato pienamente ripagato.

    • È Nata una più profonda conoscenza del Signore, che molti hanno seguito e poi si sono impegnati a testimoniarlo presso i loro amici e conoscenti.

    • L’adorazione è stata per me una fonte di vita rinnovata, che ha riempito e rigenerato il vuoto che il mondo lascia nei cuori. È stata un forte aiuto nel vivere i rapporti con gli altri; ho iniziato ad intercedere per il mondo giovanile.

    • L’adorazione è un punto di riferimento importante per persone provenienti non solo da questa parrocchia ma anche da tanti luoghi diversi, è un luogo dove attingere e dove “scaricarsi” dei propri pesi. Specie la notte ha una ricchezza straordinaria, avevo molte paure, ma varcata la soglia di casa le mie paure sono finite nel nulla per lasciare il posto ad una indicibile gioia, via, via che mi avvicino alla cappella di adorazione.

    • È una “valvola di sfogo” dove posso dire tutto al Signore, senza timore e senza essere giudicato da lui. Non posso più fare a meno di adorarlo di trascorrere il mio tempo con lui.

    • È Dio stesso che provvede a comporre il mosaico della vita e dei tempi di adorazione, interviene quando ci sono problemi di riempimento di ore rimaste vuote. Ho ritrovato la forza nella mia sofferenza e nel dramma della malattia sentendomi avvolta dalla preghiera dei fratelli e dall’amore di Dio che ha alleviato le mie sofferenze.

    • Nei momenti critici della vita, se non hai la fede non c’è niente da fare. Ho trasformato in preghiera i miei problemi.

    • Bisognerebbe inventare l’adorazione eucaristica perpetua, se non ci fosse. Un’ora solo è poco.

    • Gesù ha esaudito i desideri del mio cuore. La mia è una lode continua, intercedo perché Dio raggiunga tutti i cuori.

    • Esperienza entusiasmante.

    • Ha cambiato la mia vita ed il mio modo di pormi con Dio. Gioia interiore grande, mai provata prima.

    • Sono passato da una preghiera egoistica ad un’attenzione agli altri.

    • Ho scoperto l’amore di Dio e la sua misericordia.

    • Se hai fede Dio ti ascolta e soddisfa anche le tue esigenze materiali. La fede è la chiave. Me lo hai promesso… lo devi dare.

    • Tante guarigioni fisiche. Mi costringo a pubblicizzare l’adorazione. Non riesco ad ascoltare, ma parlo sempre io.

    • Ho fatto una vita di turni, e mi sono detto che non avrei mai più fatto una notte! Sono adoratore della notte, non posso più farne a meno.

    • In un paese come questo… comunista, non avrei mai creduto!

    • Mi ha cambiato interiormente, sento di avere un amico che mi ama. Niente mi fa più paura. Vado avanti dritta, Gesù trova la strada.

    • Mi sembrava di salire una montagna, in tre anni e tre mesi non sono mai mancata, niente mi può fermare.

    Esistono realtà ecclesiali ufficialmente riconosciute dalla Chiesa che promuovono l’adorazione perpetua?

    Don Alberto Pacini: La Federazione Mondiale delle Opere Eucaristiche, nata in Spagna originariamente per promuovere l’adorazione notturna, è stata riconosciuta con approvazione ufficiale dal Pontifico Consiglio per i Laici, il 22 gennaio 2009. A questa federazione possono aderire tutte le associazioni laicali locali che hanno lo scopo di promuovere il culto reso all’eucaristia. È interesse della Federazione promuovere un coordinamento in ogni nazione, che renda sempre più capillare e diffuso il Movimento Eucaristico.

    In Italia il nostro coordinatore nazionale è don Giovanni Lo Sapio, parroco della Diocesi di Nola, che ha felicemente accolto la proposta dell’adorazione perpetua, ne è diventato strenuo promotore ed è anche ideatore del nostro Convegno Nazionale Adoratori. Siamo felicemente giunti al terzo Convegno Nazionale Adoratori, che quest’anno si svolgerà a Loreto dal 28 al 30 giugno e già in varie regioni italiane sono stati celebrati, o si celebreranno Convegni regionali: Campania, Toscana, Lazio, Triveneto, Emilia-Romagna. Queste ed altre informazioni si possono attingere nel sito www.adorazioneperpetua.it.


     

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 21/06/2011 16:44
    Il Papa chiuderà XXV Congresso Eucaristico Nazionale

    CITTA' DEL VATICANO, 21 GIU. 2011 (VIS). Questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la presentazione del XXV Congresso Eucaristico Italiano, in programma ad Ancona dal 3 all'11 settembre, sul tema: ""Signore da chi andremo? L'Eucaristia per la vita quotidiana".

      Alla Conferenza Stampa sono intervenuti l'Arcivescovo Edoardo Menichelli, di Ancona-Osimo; il Dottor Vittorio Sozzi, Responsabile del Servizio Nazionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI); il Dottor Giovanni Morello, Presidente del Comitato Scientifico delle Mostre del Congresso e Don Ivan Maffeis, Vice Direttore dell'Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali della CEI.

      Il Santo Padre Benedetto XVI si recherà in Visita Pastorale ad Ancona domenica 11 settembre, e, alle 10:00, presso il Cantiere Navale della città, presiederà la Concelebrazione Eucaristica a conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale. Nel pomeriggio è in programma un Incontro con le Famiglie e con i Sacerdoti nella Cattedrale di San Ciriaco ed infine un Incontro con i Giovani Fidanzati nella Piazza Plebiscito.

      Il Dottor Sozzi ha spiegato che le Giornate del Congresso saranno dedicate a cinque ambiti: affettività, fragilità, lavoro e festa, tradizione, cittadinanza. "La celebrazione del Congresso Eucaristico Nazionale" - ha detto - "può essere vissuta come un'importante opportunità per riaffermare pubblicamente la fede nell'Eucaristia, Sacramento di salvezza e di comunione".

      Nell'ambito del XXV Congresso Eucaristico Nazionale si svolgeranno una serie di eventi culturali fra i quali la Mostra "Alla Mensa del Signore", Capolavori dell'arte europea da Raffaello a Tiepolo (Ancona, Mole Vanvitelliana, 2 settembre 2011-8 gennaio 2012).

      La mostra, a cura del Ministero dei Beni Culturali e dei Musei Vaticani, ospiterà una serie di capolavori dell'arte italiana ed europea dal Quattrocento all'Ottocento, sul tema dell'Ultima Cena, nell'interpretazione degli artisti che vi hanno voluto raffigurare due momenti distinti, quali l'Istituzione dell'Eucaristia e la Comunione degli Apostoli. Per rendere ancora più preziosa l'esposizione è stata prevista un'apposita sezione di oreficerie sacre, di ambito marchigiano, scelte soprattutto tra i doni significativi fatti dai Pontefici, nel corso dei secoli, alle varie chiese della Regione.

      Una seconda Mostra che fa da cornice alla serie di iniziative collegate al Congresso è quella intitolata "Segni dell'Eucaristia", organizzata grazie alla collaborazione delle Diocesi marchigiane. Le mostre didattico illustrative sono basate sulla premessa che la chiesa, sia che si tratti di una grande basilica che di una semplice cappella rurale, è innanzitutto il luogo di celebrazione della Messa, la cui liturgia è strutturata intorno al Sacramento principale: l'Eucaristia. Lo svolgimento di tale rito liturgico richiede un complesso di apparati: mobili, oggetti, tessuti, connessi con l'altare e l'Eucaristia. (...) Raccontare e descrivere tutti gli "oggetti", che siano espressione della religiosità popolare come della magnificenza della Chiesa e del loro rapporto con il territorio: edifici di culto, dipinti, oggetti, tessuti, vesti liturgiche, è il filo rosso che unisce tutte queste mostre.

    "'Oggi devo fermarmi a casa tua'. L'Eucaristia, la grazia di un incontro imprevedibile", è il titolo di una terza mostra documentaria itinerante che partendo dal celebre episodio di Zaccheo, illustra la radicale necessità che l'uomo ha dell'Eucaristia.

    OP/VIS 20110621 (510)


    Ad Ancona il Papa incontrerà genitori e fidanzati (Izzo)



    Salvatore Izzo

    (AGI) - CdV, 14 lug.

    Accanto alla grande messa dell'11 settembre nell'area portuale di Ancona per la chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale, nel programma della nuova visita di Benedetto XVI nelle Marche, diffuso oggi dalla Cei, e' segnalata "la novita' di un incontro con genitori e sacerdoti in Cattedrale e, quindi, con i fidanzati in Piazza del Plebiscito".

    Saranno questi dunque i momenti culminanti del XXV Congresso Eucaristico che sara' aperto solennemente sabato 3 settembre dal "legato pontificio", il cardinale Giovanni Battista Re, presenti il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, l'arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Edoardo Menichelli e le autorita' civili.
    In queste settimane intanto Ancona e le citta' della Metropolia - Osimo, Jesi, Loreto, Fabriano e Senigallia - si preparano all'evento ecclesiale: 8 giorni di celebrazioni, incontri, approfondimenti, nel segno di una cultura nella quale l'Eucaristia ha a che fare con la vita quotidiana, quindi con gli affetti, il lavoro e la festa, la fragilita', la tradizione e la cittadinanza.

    Tra le manifestazioni, la mostra "Alla Mensa del Signore. Capolavori dell'arte europea da Raffaello a Tiepolo"; il concerto del Maestro Giovanni Allevi e dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana; la Via Crucis animata dall’Associazione Europassione per l'Italia e la Processione Eucaristica.
    "Il Congresso Eucaristico e' un convenire di popolo - spiega l'arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Edoardo Menichelli - quindi un appuntamento a cui tutti sono invitati, non semplicemente a guardare, ma a partecipare".

    Presentando il programma definitivo dell'appuntamento ecclesiale, monsignor Menichelli tiene a ricordare che "attorno all'Eucaristia" si realizzera' "un progetto caratterizzato da 3 C: le Celebrazioni, che si terranno sul territorio della Metropolia; la Carita', che nasce dall'Eucaristia e che ci impegna a vivere la fraternita', si tradurra' in due opere-segno; la Cultura, a partire dalla mostra che inaugureremo sabato 3 settembre presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, con circa ottanta produzioni artistiche sul tema dell’Eucaristia, provenienti anche dai Musei Vaticani; e domenica 4, a sera, sara' invece la volta del concerto del maestro Allevi", che le Marche considerano una loro gloria e risorsa.

    Benedetto XVI e' gia' stato nelle Marche il primo settembre 2007 per l'Agora' dei giovani che raduno' a Loreto 500 mila ragazzi. Questo di Ancona e' il terzo viaggio in Italia del 2011, dopo quello dello scorso maggio ad Aquileia e Venezia, e quello di giugno a San Marino e Pennabili. Quest'anno il Pontefice andra' anche a Lamezia Terme il 9 ottobre e ad Assisi il 27 dello stesso mese per ricordare il 25esimo della storica Giornata Mondiale di preghiera per la pace che raduno' nella citta' di San Francesco i leader delle principali religioni con Giovanni Paolo II.

    La messa conclusiva del Congresso Eucaristico caratterizzera' il 25esimo viaggio di Papa Ratzinger in Italia: una serie di visite iniziata proprio in occasione del precedente Congresso Eucaristico che porto' il nuovo Papa a Bari il 29 maggio 2005, cioe' a poco meno di un mese dall'elezione.

    Sono seguite le visite a Manoppello il primo settembre 2006, a Verona il 19 ottobre 2006, a Vigevano e Pavia, il 21 e 22 aprile 2007, ad Assisi il 17 giugno 2007, a Loreto l'uno e due settembre 2007, a Velletri il 23 settembre 2007, a Napoli il 21 ottobre 2007, a Savona e Genova il 17e 18 maggio 2008, a Santa Maria di Leuca e Brindisi il 14 e 15 giugno 2008, a Cagliari il 7 settembre 2008, a Pompei il 19 ottobre 2008, all'Aquila il 28 aprile 2009, a Cassino e Montecassino il 24 maggio 2009, a San Giovanni Rotondo il 21 giugno 2009, ad Aosta il 24 luglio 2009 (ma nella regione montana si era recato altre due volte in vacanza), a
    Viterbo e Bagnoregio il 6 settembre 2009, a Brescia l'8 novembre 2009, a Torino il 2 maggio 2010, a Sulmona il 4 luglio 2010, a Carpineto Romano il 5 settembre 2010 e a Palermo il 3 ottobre dello stesso anno, ultima visita in Italia prima delle due gia' compiute quest'anno.





    [Modificato da Caterina63 16/07/2011 11:07]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 22/06/2011 12:05

    «Non c'è evangelizzazione senza adorazione»


    di Andrea Zambrano
    La Bussola 21-06-2011

    SI LEGGA ANCHE QUI: LA RIFORMA DI BENEDETTO XVI

    L'evento straordinario è anche solo il fatto che se ne parli. Costretta per anni ad essere relegata ai margini e, come spiegherà in questa intervista Padre Justo Lo Feudo “secondo una errata ermeneutica del Concilio”, l'adorazione eucaristica sta tornando ad essere uno dei centri della vita cristiana. Vorrà pur dir qualcosa il fatto che solo in Italia negli ultimi 10 anni sono sorte oltre 50 cappelle di adorazione perpetua e oltre 3.000 in tutto il mondo. Solo 1.200 negli Stati Uniti, che dell'adorazione perpetua sono un vero e proprio propulsore. Di questo e della straordinaria messe di grazie, conversioni e risvegli della fede che la presenza davanti al Santissimo Sacramento sta generando nel mondo cattolico, si è iniziato a parlare ieri al Salesianum di Roma in un convegno con esperti e ben sette cardinali [dove si celebrerà anche la Messa Tridentina] e che troverà il suo momento clou nella messa celebrata da Papa Benedetto XVI e nella successiva processione del Corpus Domini di giovedì.

    Padre Justo Lo Feudo, nato a Buenos Aires nel 1941 è tra i missionari della Santissima Eucarestia, associazione privata clericale di diritto diocesano, che ha per carisma la promozione, l’organizzazione e la creazione in tutto il mondo dell’adorazione perpetua nelle parrocchie e nelle diocesi. Associazione costituita da Mons. Dominique Rey, Vescovo di Fréjus-Toulon il 17 luglio 2007 a Paray-le-Monial e che ha organizzato il convegno confidando nel fatto che la nuova evangelizzazione parte dall'adorazione.

    Padre Lo Feudo, che cosa si sta risvegliando?
    Q
    uello di cui parla il Papa quando si riferisce ad una primavera eucaristica, che sta risvegliando lo stupore davanti all'Eucarestia.

    Primavera? Vuole dire che prima c'era un inverno?
    Purtroppo per ragioni falsamente pastorali e per una falsa ermeneutica, l'Eucarestia si è banalizzata e si è perso questo stupore.

    Perché?
    Le cause sono molteplici, a cominciare dal fatto che una certa liturgia ha favorito l'indebolimento di questa pratica. A ciò si aggiunga la creatività che va contro il sacro. Invece l'Eucarestia ci rimanda al sacrificio e a un banchetto che non è solo un convivio tra uguali, ma è sacro. Ecco, l'Adorazione Eucaristica ci fa ritornare all’essenziale e prolungare questo mistero che si celebra nella messa.

    Quali tappe hanno portato a questa primavera? Verrebbe da pensare all'adorazione di Benedetto XVI nella piana di Marienfeld a Colonia nel 2005.
    A livello mediatico sì, ma appena prima c'erano stati l'enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia e l'anno eucaristico. Nel 2004 abbiamo aperto tantissimi centri di adorazione perpetua. In generale, sono tanti ormai i documenti del Magistero che raccomandano che ogni centro urbano più o meno importante abbia almeno una cappella dell’adorazione perpetua.

    Giorno e notte? Qual è il target di fedeli?
    E' difficile dare una risposta organica, perché le storie sono diverse in ogni luogo. Però possiamo dire che sono tante le persone che, cominciando un cammino di conversione, si sono sentite attratte da questa presenza. A volte invece si trova maggiore resistenza presso fedeli che sono da sempre in chiesa e altre ancora succede che qualche sacerdote la rifiuti per una falsa ermeneutica secondo la quale l'Eucarestia non ci è data per essere adorata.

    Fino a questo punto?
    Eppure il Papa ci ricorda spesso, citando Sant'Agostino, che nessuno mangia di questa carne senza adorarla.

    Che cosa dà di più l'Adorazione rispetto alla Comunione?
    Non è un di più, ma è un prolungare, un approfondire il momento dell'incontro. Prendiamo ad esempio il momento della messa dopo la comunione. Giovanni Paolo II faceva dieci minuti di ringraziamento, invece spesso - anche se di questo mi accorgo soprattutto all'estero - la gente sopporta non più di tre minuti, dopo di che comincia ad agitarsi, a tossire, a muoversi.

    Viviamo nella società dell'immagine. Come fate a spiegare che l'Eucarestia non è solo un simulacro?
    Senza la Grazia di Dio è impossibile, eppure ho visto persone lontanissime da Dio che si dicevano atee o agnostiche e che ora sono adoratori. Chi ha fatto questo? Il Signore, mi rispondo.

    E il farlo in un mondo frenetico? Continuamente alla ricerca di un luogo in cui distrarsi, evadere? Non vi sembra una sfida immensa?
    Bisogna entrare nell'ottica che anche il tempo vada evangelizzato. Non ci si ferma davanti a un'immagine, ma ci si ferma davanti ad una Presenza. In fondo si tratta per ognuno di noi di trovare un’ora alla settimana da dedicare a Gesù.

    Nelle adorazioni il rischio non è forse quello di pretendere di fare? Parlare, leggere o fare altro?
    Spesso cadiamo nella trappola del fare, ma la nostra presenza non è passiva: è aperta alla Grazia. D'altra parte, così come non possiamo rimanere sotto il sole senza essere toccati dai raggi, non possiamo rimanere davanti al Signore, pur con tutta l'opacità della nostra fede, senza che le Grazie ci arrivino.

    Qualche esempio?
    Ricordo una ragazza: aveva avuto problemi con il satanismo. Ne era uscita, ma restava molto rancorosa. Un mio confratello le disse: “La so io la medicina per te. Va tutti i giorni in adorazione almeno un'ora”. Ebbene...

    Ebbene?
    L'ho rivista dopo tre mesi: un agnellino! Si ricordi: l'adorazione perpetua è il più potente esorcismo che una città possa avere.

    Come si organizzano le comunità per questa presenza?
    In genere si parte dai 400 ai 700 iscritti, con turni di un’ora alla settimana per ciascun adoratore. A volte si riesce anche ad arrivare a diecimila. Il passaparola è formidabile.

    Come nasce storicamente l'adorazione?
    San Pietro Giuliano Eymard è uno dei santi di riferimento, ma quello dell'adorazione è un bisogno che nasce molto presto nella Chiesa, con la presenza della riserva per i malati. Se lui è presente, allora si può adorare, perché è un bisogno insito nel cuore dell'uomo.

    Parliamo di numeri in Italia.
    Ci sono già 50 cappelle dell'adorazione perpetua, ma c'è ancora molto da fare. Ad esempio nelle Marche ci sono 4 centri, tra cui Senigallia, Urbino, Ascoli, ma sono in previsione altre due a Jesi e Fano.

    Che bisogno c'è di adorare giorno e notte?
    E' una domanda cruciale, ma la risposta è altrettanto decisiva. Si adora Gesù Cristo, Colui che non cessa mai di essere Dio e di amarci di un amore eterno, è un unirsi alla liturgia celestiale dove il Padre e il Figlio sono adorati senza sosta.

    Qual è lo scoglio più difficile? Trovare adoratori per la notte?
    Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, no. Certo, di notte ci sono meno adoratori, ma la gente è più fedele e più responsabile.

    Come si concilia l'adorazione con la devozione a Maria?
    Io sono consacrato alla Madonna, in tutto il mio sacerdozio vedo la sua mano e chiediamo sempre di consacrare le cappelle alla Madonna, che è la prima adoratrice.

    Che cosa immagina che vi dirà il Papa in occasione del convegno in corso?
    Che ci incoraggi, lui stesso disse che l’adorazione non è un lusso ma una priorità.

    Com'è la situazione nel mondo?
    Ci sono ormai 3.000 cappelle di adorazione perpetua nel mondo. Quasi la metà sono negli Stati Uniti. Si pensi che nel solo Texas, nella zona di Huston, ci sono tante cappelle quante in Italia. Merito di un sacerdote che ha avuto una grande chiamata. Ricordiamo però che le adorazioni perpetue sono portate avanti da laici.

    E nei Paesi dove i cristiani sono perseguitati o lo sono stati in un recente passato?
    A
    vvengono cose strabilianti. A Mosca ad esempio, ma anche a Timisoara in Romania. L'iniziativa era partita dai greco cattolici, ma non c'erano adoratori a sufficienza per coprire l'intera settimana, allora si sono rivolti ai cattolici di rito romano e dato che non si raggiungeva ancora il numero per partire, siamo andati dal metropolita ortodosso, che ci ha benedetto e ci ha permesso di andare a predicare durante una divina liturgia. Abbiamo raggiunto il quorum e l'adorazione perpetua va avanti da cinque anni. Questo è l'ecumenismo, tenga presente che gli ortodossi non hanno l'adorazione.

    Com'è la situazione in Europa?
    In Francia ci sono circa 50 cappelle come in Italia, ma la situazione è molto vivace anche in Spagna dove il 30 giugno partirà l'adorazione perpetua a Saragozza. Ne è stata aperta una a Ginevra, nella patria di Calvino, al momento è molto duro introdurla in Germania o in paesi come l'Olanda, mentre in Austria c'è qualche presenza, così come in Inghilterra o in Irlanda.

    E nei Paesi non cristiani di tradizione?
    In Siria ad esempio, ma la storia dell'Iraq ha dell'incredibile. Quando gli inglesi hanno lasciato Bassora, sono nate due cappelle, una a Mossul e una a Bassora. Alla partenza delle truppe britanniche di notte c'era il coprifuoco, così i fedeli trasferivano il Santissimo Sacramento in un'abitazione privata dove l'adorazione andava avanti tutta notte. Al mattino, si rientrava in chiesa. Lo vede? Questa è fede.

    ***********************

    una breve riflessione

    Piuttosto, leggendo l'illuminante intervista e le edificanti domande e risposte.... mi facevo questo esame di coscienza, a cominciare proprio da me stessa...  
    - l'Adorazione Eucaristica con la Sua per altro meravigliosa RIFORMA, INNOVAZIONE  del suo tempo con il CORPUS DOMINI, l'inizio delle processioni, gli Inni Eucaristici firmati dall'aquinate, ecc.... fin dalla metà 1200 appunto, aveva riscontrato in tutta la Chiesa la perfetta ORTODOSSIA per questa Dottrina del Mirabile Sacramento...  
    con san Pio X e la Riforma che prevedeva di dare l'Eucaristia ai bambini, si era RIAVUTO un acceso risveglio dopo anni di torpore e di problemi POLITICI....per anni infatti la Chiesa aveva un tantino abbandonato i proclami SPIRITUALI a causa di impegnatissimi proclami POLITICI....basti pensare dalla metà del 1700 e per tutto l'800 e oiltre.... e san Pio X si rese conto che fosse giunto il momento di cominciare anche a fare qualche RIFORMA LITURGICA a cominciare dalla MUSICA SACRA e per la quale forse in pochi sanno che fu proprio LUI a voler portare I CORI nelle Parrocchie....e poi Pio XII con la sua Enciclica Mediator Dei, ecc...ecc...ecc...  
    Ritorna così Paolo VI a riparlare di EUCARESTIA con la sua enciclica MYSTERIUM FIDEI nella quale DOVETTE RIPRENDERE dal concilio Lateranense PER DIFENDERE il termine e il significato della TRANSUSTANZIAZIONE rimessa in dubbio....  
    e poi Giovanni Paolo II con l'Ecclesia de Eucharistia e l'Anno dell'Eucaristia.... nel quale per altro il Signore ci ha donato un Pontefice EUCARISTICO..... Wink  
     
    Insomma.... a voler ricostruire il tutto ci rendiamo conto della gravissima APOSTASIA che ha colpito la Chiesa dopo il Concilio.....  
    di una apostasia che Giovanni Paolo II definisce ai suoi tempi "SILENZIOSA" perchè purtroppo TACIUTA dai Vescovi e che aveva coinvolto LE GERARCHIE  della Chiesa.... ricorderemo bene tutti gli attacchi che subì il Papa per l'Ecclesia de Eucharistia definita da Enzo Bianchi "un TRISTE ritorno indietro" ed anche da non pochi scrittori "ecclesiastici" sui giornali diocesani diventati, nel frattempo, un ricettacolo di notiziario SOCIALE....  
    pur ringraziando Dio per questo RIOFIRIRE della nostra autentica devozione che parte ed ha senso solo NEL CUORE DELL'EUCARISTIA.... non si può ignorare ne tacere la grave responsabilità dei "Superiori", di certo Clero, i quali hanno sminuito l'Eucarestia e ancora oggi la calpestano RELEGANDOLA AL DI FUORI DELLA CHIESA E FUORI DELLA MESSA... fuori della Messa nel senso che NON VOGLIONO IL TABERNACOLO VICINO ALL'ALTARE....contrariamente a quanto ammoniva Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis....  
     
    C'è ancora molto da lavorare, e il Papa sta lavorando alla grande.... e sta dando una bellissima testimonianza per la quale UN NUMERO SEMPRE PIU' CRESCENTE DI ANIME lo sta seguendo e sta creando i presupposti di un ritorno alla sana ortodossia CATTOLICA....  
    Smile
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 07/07/2011 19:24
    Verso il Congresso eucaristico nazionale italiano

    La frazione del pane e la libertà di Gesù

    di mons. INOS BIFFI

    Ci sono tre luoghi a cui riportarci o tre momenti da evocare per comprendere l'Eucaristia: l'Ultima Cena, quando essa è istituita e iniziata; il Calvario, dove viene avverata; la Chiesa, in cui si trova celebrata. L'Eucaristia non proviene dalla Chiesa, da una propria risoluzione o da un proprio impulso. Essa nasce, in modo assolutamente originale, dall'iniziativa inattesa e inattendibile, di Gesù Cristo nell'Ultima Cena. La Chiesa la riceve da lui e la celebra in obbedienza e fedeltà al suo comando di rinnovare il gesto da lui stesso iniziato e compiuto.

    Rendendo grazie, Gesù aveva "spezzato il pane" e lo aveva distribuito ai suoi commensali come suo "Corpo dato" per loro, perché ne mangiassero; e aveva fatto passare tra loro il calice del suo "Sangue": Sangue suggello dell'alleanza nuova, quella scritta nei cuori, effuso per la moltitudine a remissione dei peccati (Matteo, 26, 26-28; Luca, 22, 19-20; 1 Corinzi, 11, 26).

    È esattamente questo gesto e questo convito che i discepoli ricevono il mandato di rinnovare in memoria di lui: "Fate questo come memoriale di me" (1 Corinzi, 11, 24-25; Luca, 22, 19). In quella Pasqua sommamente desiderata e consumata prima della passione Gesù crea la realtà della Pasqua nuova, e ne istituisce il rito, e così quella ebraica tramontava. All'agnello, che evocava l'esodo ebraico, egli sostituisce definitivamente se stesso, quale Agnello vero. Ora è lui l'"Agnello ucciso" (Apocalisse, 5, 12). Mentre, a convalida dell'alleanza nuova, invece del sangue delle vittime che nel deserto del Sinai aveva sigillato quella antica (Esodo, 24, 4-8), pone ormai il proprio Sangue, a vantaggio della moltitudine, in tale modo avverando e portando a compimento la figura del Servo di Jahveh (Isaia, 42, 6; 49, 6; 53, 12; Ebrei, 8,8; 9, 15; 12, 24). Com'è detto da Paolo: ora la "nostra Pasqua" è "il Cristo immolato" (1 Corinzi, 5, 7).

    Nell'Eucaristia, quindi, attraverso il pane e il vino, Gesù già porge la sua suprema donazione: quei segni appaiono la profezia reale della croce; in essi gli Apostoli ricevono la sua immolazione del Calvario. E, infatti, il Corpo che Cristo, la vigilia della sua morte, consegna agli apostoli, spezzando il pane, è il suo Corpo "dato", o il suo essere condizione dell'offerta piena e illimitata di se stesso. Mentre il Sangue, che essi attingono nel calice del vino, è il Sangue "versato" - o la sua vita effusa - nel sacrificio. Mangiando il pane e bevendo al calice dell'Ultima Cena, gli apostoli misteriosamente già assumono la morte imminente del Signore, che nell'Eucaristia viene da lui lasciata alla sua Chiesa.

    E, dopo che quella morte sacrificale sarà consumata, riferendosi alla "mensa del Signore" (1 Corinzi, 10, 21), Paolo definirà "il calice della benedizione" "comunione con il sangue di Cristo", e il "pane spezzato" "comunione con il corpo di Cristo" - Corpo e Sangue del Crocifisso - e affermerà che ogni volta che si mangia "di quel pane" e si beve di "quel calice" viene proclamata la morte del Signore (1 Corinzi, 11, 26). L'Eucaristia appare, così, tutta relativa al sacrificio della croce: nell'Ultima Cena al sacrificio che sta per compiersi; e, successivamente, al sacrificio che s'è compiuto.

    Ecco perché, se vogliamo comprendere l'Eucaristia, dopo il luogo e il momento dell'Ultima Cena, dobbiamo passare al suo secondo luogo e al suo secondo momento: quello del Calvario. Appare, tuttavia, subito, proprio per questa relazione dell'Eucaristia col sacrificio della croce, che solo Gesù Cristo la poteva istituire. Lui solo poteva rendere disponibili il suo "corpo dato" e il suo "sangue sparso". Nessuno aveva potere sulla sua vita: "Io offro la mia vita (...) Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso" (Giovanni, 10, 18-18). L'Eucaristia è tutta sospesa alla sorprendente decisione di Gesù di autodonarsi illimitatamente, senza che alcuna costrizione o alcuna ragione a lui estrinseca ve lo inducesse.

    Scrive san Tommaso, al quale dobbiamo la teologia più acuta e tuttora valida sul sacramento eucaristico: "In modo particolare, era di pertinenza di Cristo l'istituzione diretta e personale del sacramento eucaristico, dal momento che in esso viene offerto il suo corpo e il suo sangue, secondo quanto è detto in Giovanni, 6, 52: "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (Super Primam Epistolam ad Corinthios Lectura)". L'Eucaristia è, dunque, assolutamente "originale". Nessuna analisi sulla natura umana, nessuna considerazione di carattere antropologico o sociologico sulla convivialità, e nessuna analogia rispetto alla religiosità e alla ritualità dell'uomo, riescono a mostrare la necessità e neppure la plausibilità dell'Eucaristia. Essa è inimmaginabile o "inattendibile" e "improbabile", così com'è inimmaginabile e "inattendibile" e "improbabile" il Figlio di Dio crocifisso e risorto.

    Ossia: come l'incarnazione e la passione gloriosa, anche la "frazione del pane" nasce dalla libertà del "Signore", come spontanea tradizione del suo amore "immotivato": "In questo - è detto nella prima Lettera di Giovanni - sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione" (1 Giovanni, 4, 10), mentre Paolo esclamerà: "Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me" (Galati, 2, 20).

    L'istituzione dell'Eucaristia può essere unicamente opera di Cristo, non solo perché egli ha dato inizio storicamente al suo rito, ma anche, e più profondamente, perché essa è sempre il suo corpo e il suo sangue elargiti dalla sua singolare determinazione di "affidarsi" alla Chiesa e, tramite la Chiesa, a tutti gli uomini. Il suo corpo e il suo sangue potranno sempre essere solo ricevuti dalla sua elargizione in atto in ogni Eucaristia. Essi non risulteranno mai da una forza d'inerzia, sia pure avviata dal gesto storico di Cristo, ma presenteranno ogni volta la novità e la freschezza che ebbero nel dono della prima Eucaristia all'Ultima Cena. Ogni Eucaristia radicalmente predica la volontà di Gesù Cristo nel suo dono di sé.

    Ecco perché in tutte le messe Gesù Cristo è il celebrante principale. Sant'Ambrogio affermava: "È Cristo stesso a compiere l'offerta in noi: lui stesso che sta presso il Padre (Explanatio Psalmorum XXXVIII, 25)". E ancora Tommaso d'Aquino: "Pur essendo il sacerdote a consacrare, è tuttavia Cristo in persona che conferisce vigore al sacramento, dal momento che anche il sacerdote consacra a nome e in rappresentanza di Cristo (Super Evangelium S. Ioannis Lectura, n. 961)".

    Lo stesso Angelico insiste sul valore delle parole della consacrazione per affermare che in ogni celebrazione eucaristica è la potenza o la volontà o la grazia di Cristo a specificare e a trasformare il pane e il vino da lui offerti agli apostoli, identificandoli come il suo corpo e il suo sangue. Senza le parole efficaci di Cristo, e che lui solo poteva pronunziare, i convitati all'Ultima Cena non avrebbero ricevuto il suo corpo e il suo sangue, ma solo mangiato il pane spezzato e bevuto alla coppa del vino, come ogni ebreo che celebrava la Pasqua.

    Egli scrive nella sua luminosa dottrina eucaristica: "Chiunque sia il sacerdote che pronunzia queste parole", "è come se le pronunziasse Cristo presente (Summa Theologiae, III, 78, 5, c)", dal quale scaturisce la loro "forza operativa (ibidem)".
    Era già il pensiero di Ambrogio, che diceva ai suoi neofiti: "Vedi dunque quanto è efficace la parola di Cristo (De sacramentis, IV, 4, 15)".

    In accordo, poi, con lo stesso vescovo di Milano sempre Tommaso spiegava: come la Parola di Dio ha operato nella creazione, così la stessa Parola sacramentalmente "opera nella consacrazione (Summa Theologiae, III, 28, 2, 2m)". La transustanziazione, con cui, nel permanere della loro realtà fisica, il pane e il vino sono mutati nell'identità del corpo e del sangue del Signore, appartiene ai mirabilia Dei: agli interventi "miracolosi", di cui è compaginata la storia della salvezza.
    Questo non significa allora - come invece si va superficialmente ripetendo - attribuire un valore magico a queste parole in se stesse. Tali parole sono efficaci per il fatto che fu il Signore a pronunziarle all'inizio, e che ora, nella sembianza sacramentale, il ministro le proferisce in rappresentanza della persona di Cristo.

    Secondo l'annotazione di Tommaso d'Aquino: nella consacrazione si dice: "mio corpo", indicando immediatamente la persona che parla; in realtà con questa espressione "ci si riferisce alla persona di Cristo, in nome del quale tali parole sono articolate (ibidem, III, 78, 1, 1m)". Né si tratta di porre in alternativa le parole di Cristo sacramentalmente in atto nella consacrazione e l'azione dello Spirito Santo. La loro efficacia è congiunta e cospirante: l'intera opera di Cristo e quindi anche le sue parole avvengono in virtù dello Spirito, che è tutto relativo al Signore, e che, secondo la promessa, prende del suo (cfr. Giovanni, 16, 15). I ministri della Chiesa non hanno una loro capacità personale, una loro virtus; non è di loro pertinenza purificare dai peccati e conferire la grazia. "Questo lo compie Cristo", in forza del suo potere, a prescindere dai sacerdoti, personalmente santi o personalmente indegni. Anche questi ultimi non impediscono la comunione con la Chiesa e la configurazione a Cristo. Dichiara l'Angelico: i sacramenti sono, per loro natura, destinati a rendere conformi non al ministro ma al Signore (Summa Theologiae, III, 64, 5-6). Ambrogio insegnava: "La funzione del vescovo è un dono dello Spirito Santo (De paenitentia, I, 8)".

    D'altronde, ogni altro genere di azione nel sacramento - come quella di chi lo celebra o lo riceve - è segnata dal carattere della ministerialità dipendente: "Opera soltanto nella modalità del ministero (Summa Theologiae,III, 64, 1, 3m)" - afferma ancora Tommaso d'Aquino - senza una propria signoria.
    Gli apostoli e i loro successori "sono vicari di Dio (ibidem, 64, 2, 3m)", ai quali, come non è dato di istituire un'altra Chiesa o di trasmettere un'altra fede, così non è concesso di istituire altri sacramenti: "La Chiesa di Cristo viene edificata dai sacramenti sgorgati dal costato di Cristo appeso alla croce (ibidem, III, 64, 2, 3m)".

    Ma occorre, ora, riportarci al secondo luogo e al secondo momento per l'intelligenza dell'Eucaristia, quello del sacrificio della croce, al quale essa è totalmente riferita. Solo così è possibile rendersi conto pienamente di che cosa Gesù nell'Ultima Cena abbia lasciato alla sua Chiesa.
    In altre parole, si possono capire il contenuto e la ragione dell'Eucaristia, se si ricerca quale sia, secondo il disegno divino, il contenuto e la ragione del "corpo dato" e del "sangue versato", cioè il contenuto e la ragione della morte del Signore sul Calvario.



    (©L'Osservatore Romano 8 luglio 2011)


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 18/07/2011 09:49

    Il primo Congresso Eucaristico Nazionale dopo il Motu Proprio prevede anche la forma extraordinaria !




    E’ stato varato il programma ufficiale del XXV Congresso Eucaristico Nazionale che si terrà in Ancona e in diversi centri della Metropolia dal 4 all’11 settembre prossimi.
    Tutti i fedeli , legati all’antica liturgia valorizzata dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” e dalla recente Istruzione “Universae Ecclesiae”, possono usufruire di questa preziosa possibilità :
    “Nel corso della settimana verrà celebrata la Santa Messa nella forma extraordinaria del Rito Romano nel Santuario di Campo Cavallo di Osimo, come già avviene”.
    http://www.congressoeucaristico.it/congresso_eucaristico_nazionale/settimana_cen/00004009_Lunedi_5.html
    Ringraziamo S.E.Rev.ma Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Roberto Peccetti, Vicario Generale dell’Arcidiocesi e il Dott.Marcello Bedeschi , Segretario Generale del Congresso Eucaristico Nazionale.


    Andrea Carradori



    *******************

    Card. Cañizares: il Corpus Domini torni ad essere celebrato il giovedì


    “Sarebbe dire a tutti che Cristo è il centro di ogni cosa”


     

    CITTA' DEL VATICANO, martedì, 28 giugno 2011 (ZENIT.org).- Tornare a celebrare la festa del Corpus Domini di giovedì mostrerebbe che Cristo occupa il posto centrale e aiuterebbe a collegarla al Giovedì Santo.

    Lo ha affermato il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Cardinale Antonio Cañizares, ai microfoni della “Radio Vaticana” in occasione della festa del Corpo e Sangue di Cristo, celebrata in molti luoghi domenica 26 giugno.

    “Credo che esaltare la festa del Corpus Domini di per sé, separata dalla domenica, sarebbe una realtà gioiosa e portatrice di speranza perché presupporrebbe dire in mezzo alla settimana a tutte le persone che davvero Cristo è il centro di tutto”, ha dichiarato.

    Per ottenere ciò, il porporato ha proposto di “vivere sempre più intensamente la festa del Corpus Domini nel giorno in cui si celebra attualmente, la domenica”.

    Secondo il Cardinal Cañizares, se si vive intensamente questa festa, anche se di domenica, non tarderà ad arrivare il giorno in cui “si potrà tornare a celebrare di nuovo, com'è stato storicamente, la festa del Corpus Domini il giovedì, il che evoca, in qualche modo, il Giovedì Santo”.

    Il porporato si è riferito anche a un detto che raccoglie la tradizione popolare spagnola di celebrare la festa dell'Eucaristia il giovedì: “Nell'anno ci sono tre giovedì che splendono più del sole: il Corpus Domini, il Giovedì Santo e il Giorno dell'Ascensione”.

    “Il mio desiderio personale da moltissimo tempo è che si torni a celebrare il Corpus Domini il giovedì”, ha confidato l'ex Arcivescovo di Toledo e primate di Spagna.

    Per lui, questa festa significa “riconoscere che Dio è qui”, e andare per le strade in processione con il Santissimo è un invito ad adorare il Signore, una confessione pubblica della fede in Lui e un riconoscere che procedere “accanto al Signore è quello che conta davvero per il rinnovamento e la trasformazione della società”.

    “E' un giorno di gioia molto grande soprattutto in Spagna – ha aggiunto –, e per questo la festa del Corpus Domini dovrebbe avere un rilievo sempre maggiore in tutte le comunità e tra tutti i cristiani, per proclamare il fatto reale che Cristo è presente nell'Eucaristia, che Cristo è con noi”.

     







    [Modificato da Caterina63 19/07/2011 23:38]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 01/08/2011 11:20
    Verso il Congresso eucaristico italiano



    È allora che avviene la Chiesa


    di Inos Biffi

    Se nel Corpo dato di Gesù e nel Sangue sparso si ritrova il compimento della «grazia», si comprende che, «alla vigilia della sua passione» (Anafora i) egli non abbia affidato agli uomini -- e ora, quale Signore risorto, non continui ad affidare -- altro, se non se stesso nell'atto del suo sacrificio pasquale.
    Tutti gli uomini, senza eccezione, ne abbisognano, per essere conformi al progetto divino. In riferimento al suo Corpo e al suo Sangue Gesù dice agli apostoli: «Prendete e mangiate»; «Prendete e bevete» (Matteo, 26, 26-28).
    Ma che significa: «mangiare» il Corpo di Cristo dato e «bere» il suo Sangue sparso? Significa assumere e iscrivere realmente in sé la sorte di Gesù Cristo. Vuol dire diventarne consorti.

    In tal modo la predestinazione eterna dell'uomo nel Figlio risorto da morte si avvera nella storia singolare. L'uomo che «mangia la carne» e «beve il sangue» di Cristo (Giovanni, 6, 53-57) diviene solidale con lui nell'evento del suo sacrificio e quindi nell'oggettiva speranza della risurrezione. Nell'Eucaristia, scrive Tommaso d'Aquino, «è portata a compimento l'unione tra l'uomo e il Cristo della passione» o il «Cristo che ha patito» (Summa Theologiae, III, 73, 3, 3m).
    Più analiticamente. Mediante la «comunione con il corpo di Cristo» e la «comunione al sangue di Cristo» (1 Corinzi, 11, 16), l'uomo riceve in sé l'amore con cui il Padre lo ha mirabilmente amato donandogli il Figlio crocifisso, divenendo «figlio nel Figlio»: l'Eucaristia -- dichiara san Tommaso attingendo alla teologia greca -- è «un cibo capace di rendere divino l'uomo e di inebriarlo della divinità» (Super Evangelium sancti Ioannis lectura, n. 972). Ancora, nella comunione l'uomo accoglie l'amore con cui lo ama Gesù Cristo, che si consegna a lui e lo serve nell'intensità della carità della croce; si fa partecipe dell'adorazione e della carità filiale di Gesù, lasciandosi offrire in sacrificio con lui e offrendo al Padre l'immolazione stessa del Signore: l'Eucaristia è il vertice del culto cristiano, «il sacrificio della Chiesa» (Summa Theologiae, III, 63, 6, c); entra a far parte della carità fraterna di Gesù Cristo, che ha donato la sua vita per la moltitudine e diventa a sua volta capace di amore vero.

    Così, in virtù della comunione alla «mensa del Signore», l'uomo, il credente, ottiene tutto l'inesauribile valore del sacrificio della croce. Come osserva Tommaso d'Aquino: «Ciò che è rappresentato attraverso questo sacramento è la passione di Cristo; per ciò esso produce nell'uomo l'effetto che la passione di Cristo ha prodotto nel mondo. È il motivo per cui, a commento del passo di Giovanni 19, 34: “Subito uscì sangue e acqua”, il Crisostomo dice: “Poiché da qui hanno avuto inizio i sacri misteri, quando ti accosti al tremendo calice, accostati esattamente come per bere dallo stesso costato di Cristo”» (Ibidem, III, 79, 1, c).
    A quella mensa è, dunque, elargita all'uomo -- al credente -- «la redenzione mediante il sangue [di Cristo], la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia» (Efesini, 1, 7), in modo tale da risultare in Cristo a sua volta uomo nuovo e riscattato, ossia un Adamo conforme a Cristo. In questa comunione è rivissuto il mistero della passione e della morte del Signore, che è condizione e pegno di risurrezione.
    «L'effetto proprio di questo sacramento -- dichiara san Tommaso -- è la conversione dell'uomo in Cristo, in modo che dica con l'Apostolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”» (In quartum sententiarum, 12, 2, 1, sol. 1). «Il corpo di Cristo non viene mutato in colui che lo mangia, ma lo muta in se stesso spiritualmente» (In quartum sententiarum, 12, 1, 2, sol. v). La comunione eucaristica fonda così l'imitazione reale imprescindibile, la concreta sequela di Cristo, il prosieguo nella vita del destino di Gesù Cristo, che è identicamente il destino di ogni uomo.

    Gesù ha istituito l'Eucaristia perché ogni uomo muoia con lui per risorgere con lui. Certo, deve trattarsi di una comunione «spirituale»: ossia di una comunione che, mediante l'assunzione del sacramento, ne raggiunge la «realtà». Ci sono, infatti, due modi -- secondo Tommaso d'Aquino -- di ricevere il corpo e il sangue di Cristo: l'uno puramente sacramentale, l'altro anche spirituale.

    Col primo si riceve «solo il sacramento, senza il suo effetto»; col secondo si assume il sacramento e la sua efficacia profonda, la sua res: allora abbiamo la «manducazione spirituale nella quale si percepisce l'effetto di questo sacramento, consistente nell'unione con Cristo attraverso la fede e la carità» (Summa Theologiae, III, 80, 1, c).
    «Mangiare Cristo spiritualmente significa essere incorporati a lui, il che avviene mediante la fede e la carità» (In quartum sententiarum, 9, 1, 2, sol. iv).
    E «tutti sono tenuti a mangiare almeno spiritualmente, dal momento che questo significa essere incorporati a Cristo. Senza il desiderio di ricevere questo sacramento non ci può essere salvezza per l'uomo» (Summa Theologiae, III, 80, 11, c). D'altra parte, «chi mangia e beve spiritualmente, diviene partecipe dello Spirito Santo, per mezzo del quale siamo uniti a Cristo con l'unione della fede e della carità e diventiamo membra della Chiesa» (Super Evangelium sancti Ioannis lectura, n. 973).

    Siamo partiti dal luogo e dal momento dell'Ultima Cena, profezia reale del sacrificio della croce. Ci siamo quindi portati a questo sacrificio, dal quale siamo stati rimandati alla sua attuale presenza, o al suo sacramento, quando il Corpo dato e il Sangue sparso, ossia il destino di Cristo, sono assunti e condivisi.
    Esattamente allora avviene la Chiesa, e, avvenendo la Chiesa, l'Eucaristia raggiunge il suo fine e appare riuscita. Ora, la Chiesa è esattamente l'umanità che, ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore, muore con lui e nella condivisione della sua morte inizia la risurrezione. O anche: la Chiesa è l'umanità in cui, grazie all'Eucaristia, convive tutto il mistero di carità di cui il Crocifisso è «simbolo». O ancora: è l'umanità riscattata, che si offre con Cristo al Padre e con lui lo adora; l'umanità dove opera la fraternità e il servizio della croce.

    In questo senso si deve dire che la Chiesa nasce dall'Eucaristia -- sacramento del sacrificio pasquale -- e insieme ne è il fine e il frutto. Sempre secondo Tommaso: «Effetto di questo sacramento è l'unione del popolo cristiano a Cristo»; o «popolo congiunto con Cristo» (Summa Theologiae, III, 74, 6, c); il suo significato quanto al presente è «l'unità ecclesiastica, alla quale gli uomini sono associati grazie a questo sacramento, per cui viene denominato comunione o sinassi» (Ibidem, III, 73, 4, c); nell'Eucaristia «il popolo viene incorporato a Cristo» (Ibidem, III¸74, 8, 2m). L'Eucaristia «riesce» nella Chiesa. E la Chiesa è la memoria viva di Gesù. È, quindi, a sua volta, il Corpo dato e il Sangue sparso, e quindi la continuità e l'evidenza reale della tradizione di Gesù, simboleggiata nella sua lavanda dei piedi all'Ultima Cena (Giovanni, 13, 2.17). Per questo la Chiesa è la «novità» di ogni Eucaristia.

    Il sacrificio di Cristo non è rinnovato, perché è intramontabilmente nuovo; continuamente rinnovata da quel sacrificio è invece la Chiesa. Ogni Eucaristia è destinata a far emergere la Chiesa in sacrificio con lui; essa è la sua nuova offerta. Essa -- diceva sopra san Tommaso -- «è un cibo capace di rendere divino l'uomo e di inebriarlo della divinità». E aggiunge: «Lo stesso vale in rapporto al corpo mistico -- qui solo significato -- se chi si comunica diviene partecipe dell'unità della Chiesa» (Super Evangelium sancti Ioannis lectura, n. 972).
    Ancora l'Angelico: «Chi mangia la carne di Cristo e beve il sangue spiritualmente diviene partecipe dell'unità ecclesiale, che si attua con la carità, secondo Romani, 12, 5: “Voi tutti siete un solo corpo in Cristo”. Chi invece non mangia in questo modo si trova fuori dalla Chiesa, e di conseguenza fuori dalla carità, per cui non ha la vita in se stesso, secondo 1 Giovanni, 3, 4: “Chi non ama rimane nella morte”» (Ibidem, n. 969).
    D'altra parte, è anche vero che la Chiesa «fa» l'Eucaristia. Nell'Ultima Cena Cristo si è consegnato agli apostoli e alla loro fede. Si è «confidato» alla Chiesa come alla sua Sposa. In lei, mediante il ministero sacerdotale, è celebrata l'Eucaristia ed è sacramentalmente ripresentato e ricevuto il corpo e il sangue del Signore.

    È la Chiesa -- immediatamente nella figura degli apostoli e dei loro successori -- che ha ricevuto il mandato della memoria e la grazia per poterla efficacemente attuare. Essa non acquista mai la signoria e la «proprietà» del Corpo e del Sangue del Signore: li potrà sempre e solo ricevere dal Padre e da Cristo in virtù dello Spirito. Questo Corpo e questo Sangue le saranno ogni volta donati nella misura della sua premurosa docilità al mandato, della sua fedeltà e del suo affetto sponsali. Lo stesso ministero, tutto esercitato in persona Christi -- nel nome di Cristo e per la presenza della sua grazia -- significherà questo fedele e memore amore della Chiesa, che riconosce nel corpo e nel sangue del convito eucaristico tutto il suo bene.
    Annota Tommaso: «Nel sacramento dell'Eucaristia è sostanzialmente contenuto il bene comune spirituale di tutta la Chiesa» (Summa Theologiae, III, 65, 3, 1m) la quale lo riceve nell'attesa della venuta del Signore. È la ragione per la quale l'Eucaristia è il sacramento della speranza della Chiesa. Nella «frazione del pane», mentre commemora la passione del Signore e la condivide, la Chiesa ne attende la venuta (1 Corinzi, 11, 26) nella speranza di condividere con lui la risurrezione. La celebrazione eucaristica è in questo tempo l'intrattenimento più intimo e più gioioso della Chiesa col Risorto.

    Per questo l'Eucaristia è il sacramento dell'obiettiva e sicura speranza della Chiesa. Al riguardo splendidamente di nuovo Tommaso osserva: «Cristo, durante il tempo di questo nostro pellegrinaggio, non ci ha privati della sua presenza corporale, ma in questo sacramento ci unisce a sé attraverso la verità del suo corpo e del suo sangue»; ora, «una così familiare unione di Cristo con noi, rende questo sacramento il segno del massimo amore e il sostegno della nostra speranza» (Ibidem, III, 75, 1, c).
    Mentre nell'Adoro te devote cantava: «O Gesù, che ora scorgo ancor velato, quando si avvererà quello di cui ho tanta sete? Cioè di contemplarti apertamente e quindi di essere beato nella visione della tua gloria».

    (L'Osservatore Romano 31 luglio 2011)


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 27/08/2011 14:11
    Lettere del Papa http://www.carmelitanescalzeparma.it/img/papa.che.scrive.gif
    agli inviati al Congresso eucaristico di Ancona e per i 600 anni del miracolo eucaristico di Ludgreb in Croazia

    Una benedizione del Papa alla “diletta nazione croata”, che tra pochi giorni festeggia un importante anniversario religioso. È quanto si evince dalla lettera con la quale Benedetto XVI nomina il cardinale Josef Tomko suo inviato speciale per le celebrazioni che ricorderanno, il 4 settembre prossimo, i 600 anni del miracolo eucaristico di Ludberg. E simile nei contenuti è anche la lettera di nomina pontificia per il cardinale Giovanni Battista Re, che rappresenterà il Papa al Congresso eucaristico nazionale di Ancona, in programma dal 3 all’11 settembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Senza l’Eucaristia non possiamo essere veri cristiani e la stessa Chiesa non può edificarsi per la salvezza degli uomini”. Lo afferma Benedetto XVI in un passaggio in latino della lettera di nomina al cardinale Tomko e certamente deve averlo ben compreso – con l’impatto che solo un tale prodigio può esercitare – il sacerdote che 600 anni fa, mentre celebrava Messa dubitando in cuor suo sulla verità della transustanziazione, si vide trasformare quello che stringeva tra le mani in un calice colmo di sangue. Da quel lontano 1411, il “miracolo eucaristico di Ludbreg” è oggetto di venerazione per i fedeli croati, che nel corso dei secoli sono stati testimoni di innumerevoli guarigioni ottenute mentre erano in preghiera davanti alla reliquia. Lo stesso Benedetto XVI vi aveva fatto cenno tre mesi fa, il 5 giugno, durante la Messa celebrata a Zagabria davanti a migliaia di famiglie cristiane. “Cari genitori, - aveva detto in quella circostanza – impegnatevi sempre ad insegnare ai vostri figli a pregare, e pregate con essi”:

    “Avvicinateli ai Sacramenti, specie all’Eucaristia – quest’anno celebrate i 600 anni del ‘miracolo eucaristico di Ludbreg’; introduceteli nella vita della Chiesa; nell’intimità domestica non abbiate paura di leggere la Sacra Scrittura, illuminando la vita familiare con la luce della fede e lodando Dio come Padre”.
    Mentre in Croazia, il 4 settembre prossimo, si festeggerà questo importante anniversario, il giorno prima, ad Ancona, avrà avuto inizio il 25.mo Congresso eucaristico nazionale italiano. Vi sarà dunque una stretta correlazione fra le due sponde dell’Adriatico, con i partecipanti all’importante raduno marchigiano invitati – al pari di quelli croati – a riflettere con chiarezza sul “peso peculiare del Sacramento della Carità nella vita e nell’opera di ogni credente”, secondo quanto scrive Benedetto XVI nella lettera con la quale nomina il cardinale Giovanni Battista Re suo inviato al Congresso eucaristico. Congresso che sarà concluso dal Papa stesso, l’11 settembre, quando si recherà in visita ad Ancona.

    Una storia antica ritorna anche in una terza lettera del Pontefice, che nomina il cardinale Renato Raffaele Martino suo rappresentante alla celebrazione del Millenario dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava, anch’essa in programma il 4 settembre. L’Abbazia fu fondata da Sant’Alferio, un nobile salernitano, che nel 1011 si diede alla vita eremitica nella grotta Arsicia. L’afflusso di molti discepoli rese necessaria la costruzione di un monastero, che nei secoli successivi custodì le vite di numerosi Santi e Beati. A costoro fa riferimento Benedetto XVI nella lettera al cardinale Martino, auspicando che il loro esempio serva a “suscitare nei fedeli un più fervente senso religioso, una fede più salda e più certi propositi”.

     Radio Vaticana
    [Modificato da Caterina63 27/08/2011 14:16]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 05/09/2011 21:31
    Embarassed la "correzione fraterna" è un dovere morale, UN SERVIZIO... Benedetto XVI ne ha parlato proprio domenica all'Angelus....  
     
    " c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio


    Amici e a Voi Cari Vescovi, Padri Amati, con queste parole del santo Padre desideriamo condividervi un profondo dolore.... l'Eucarestia dell'apertura del Congresso Eucaristico che invece di essere una Messa SACRA con tutto quel che il termine comporta, si è svolta in una forma misera, FRIVOLA, senza il Crocefisso sull'Altare, SENZA INGINOCCHIATOI.... Può essere COERENTE svolgere una Liturgia per il Congresso Eucaristico senza inginocchiatoi e senza una minima ADORAZIONE?
    La cronaca del triste evento ve la riporto dai testimoni ivi presenti e addolorati quanto noi che non possiamo fare altro che condividere questa ennesima ferita al Corpo di Cristo....PREGANDO E SUPPLICANDO GIUSTIZIA!

    Perché la Liturgia di Benedetto XVI non è riuscita a sbarcare al Congresso Eucaristico di Ancona?


    Due partecipanti al XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, un Sacerdote e un laico, ci hanno scritto delle loro considerazioni dopo aver assistito ieri alla Messa inaugurale presieduta dal Legato Pontificio Cardinale Giovanni Battista Re.
    Anche noi avevamo seguito con molto interesse, ma con poca speranza, quella celebrazione trasmessa ieri dalla TV.
    Ringraziamo per questi primi commenti “ a caldo” i due convegnisti e promettiamo agli amici, in Italia e all'estero, “FANS” dell’ impostazione liturgica del nostro amatissimo Papa Benedetto XVI, che continueremo a commentare con serena obiettività le altre Liturgie del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona.
    Come gesto di carità propongo una piccola raccolta di fondi per dotare di una veste tale alcuni seminaristi. A differenza di quelli “più nobili” del Seminario Regionale, che ne sono provvisti, ci sono altri seminaristi che non la posseggono. Il nostro gruppo liturgico , che vanta un perenne stato di povertà e di autotassazione, ne ha 15 che potrebbe mettere a disposizione .
    Sul Concerto di ieri sera del Maestro Giovanni Allevi con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, fortemente voluto dalla Regione Marche, avremo l’onore di postare un qualificato commento scritto per noi da un noto “musicista di chiesa”.
    Ecco dunque i primi commenti sulla Santa Messa di ieri. Andrea Carradori


    “Cari amici, per quanto riguarda le musiche (non sappiamo da chi sono state composte N.D.R.), dobbiamo fare la considerazione che , essendo tutte nuove composizioni, sono state cantate solo dai cantori. Cosa non grave se si fosse trattato di composizioni di spessore artistico : il Papa più volte ci ha insegnato che l’ascolto diventa preghiera attiva. Sentir tuttavia cantare : GIORNO DI CONCORDIA (termine molto usato dagli Illuministi dei secoli.XVIII-XIX che fecero erigere in territorio marchigiano diversi teatri con questo nome N.D.R.) IL SEME DEL CAMPO, PANE PER NOI SPEZZATO ecc ecc non ha provocato in me quella desiderata elevazione spirituale. La Liturgia di ieri è stata molto sciatta, forse l’elemento più vistoso è stato vedere diverse donne, anche se “ ministri straordinarie dell’eucaristia” sono state invitate a distribuire l’Eucaristia pur avendo a disposizione molti sacerdoti e tanti seminaristi.
    Bisognava lanciare il messaggio che i fedeli non si aspettassero,in assenza del Papa, altre repliche delle belle celebrazioni come quelle di Venezia, di San Marino e di Madrid.
    E’ stato come dire chiaramente ai fedeli : "Quando non c'è il Papa non vi aspettate le belle liturgie di Venezia, San Marino e Madrid !”

    Alessandro, un giovane liceale che ha preso parte al GMG di Madrid, ci ha scritto :
    “ Dopo la straordinaria esperienza della GMG di Madrid, in cui abbiamo avuto ancora una volta la conferma che sotto questo pontificato stanno riprendendo centralità alcuni elementi "tradizionali"come l'inginocchiarsi davanti al SS.mo Sacramento, i grandi silenzi, la scelta di brani musicali seri così come le recite collettive del Santo Rosario, la Chiesa italiana ha iniziato a vivere un nuovo maxi- raduno: il congresso eucaristico nazionale di Ancona. Soprattutto in un momento come questo, in cui c'è molta confusione su ciò che riguarda il mistero dell'Eucarestia, l'evento di questa settimana dovrebbe essere la giusta occasione per focalizzare l'attenzione su ciò che essa è veramente e su quanto riguarda la presenza reale di Cristo in essa. La perdita di fede sul mistero dell'Eucarestia è stata senza dubbio aiutata non tanto dalla modernizzazione della vita, quanto da un certo "lasciarsi secolarizzare" della Chiesa Cattolica, e questo è avvenuto in primo luogo con la liturgia, che è il culmine e la fonte della vita della Chiesa. Trovo perciò sconcertante il fatto che la Messa di apertura del XXV congresso eucaristico nazionale presieduta da un importante cardinale della curia romana abbia avuto la santa comunione distribuita da ministranti donne nonostante la massiccia presenza di consacrati.
    Mi chiedo il perché di questa scelta. Non vorrei esagerare, ma ho avuto sinceramente l'impressione che sia stata fatta apposta...
    Quando il Santo Padre starà in Ancona domenica prossima ci confermerà come sempre nella fede : attraverso i gesti liturgici più antichi e con la parola di carità e di verità”

    Nell'impossibilità di postare anche una piccola parte delle e mail che mi sono pervenute ( tutti devotamente affezionati all'impostazione liturgica di Papa Benedetto XVI ) aggiungo quanto ha scritto di un giovane Professore del Nord Italia : "
    " Da semplice fedele vorrei esprimere alcune considerazioni sull’importante messa di apertura del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona.
    Al di là di molti particolari, suscettibili probabilmente di differenti valutazioni in base alle diverse sensibilità liturgiche, una cosa è emersa, a mio avviso, con chiarezza, sia nei particolari che nell’insieme della celebrazione: un’impressionante allontanamento dall’insegnamento e dall’esempio dato dal Santo Padre negli ultimi anni su come vadano vissute e celebrate le S. Messe in occasione di questi grandi raduni.
    Sono rimasto sbalordito già nel constatare la nudità dell’altare: è vero che su di esso non devono esserci troppi oggetti e tantomeno orpelli estranei alla celebrazione; tuttavia esistono delle norme precise nel Messale, che non sarò io a dover ricordare. I candelieri sono facoltativi? Un Congresso che si definisce “Eucaristico” non dovrebbe essere attento a queste cose? Cosa ci vuole a mettere una croce al centro dell’altare? A meno che si voglia dire che non è necessaria… ma non so se togliendo di mezzo Gesù Cristo si vada tanto lontano…
    Si vuole la semplicità? Bene. Nessuno ha detto di piazzare al centro dell’altare una croce alta due metri tempestata di pietre preziose… Ma un crocifisso proprio non lo si poteva trovare? La verità è senz’altro che non ci si è posti minimamente il problema, o, probabilmente, purtroppo, mi spiace dirlo, forse non lo si è voluto fare intenzionalmente.
    Su altri aspetti, come la distribuzione della S. Eucaristia non in ginocchio e fatta “ministre straordinarie” quando non ne ricorrevano certamente le condizioni, i canti decisamente non all’altezza, l’assenza in pratica della lingua latina, ecc… valgono le medesime considerazioni.
    Ebbene io dico questo: si vede chiaramente che il Papa non vuole imporre nulla: se avesse voluto avrebbe potuto imporre uno svolgimento diverso della celebrazione, perché ne ha facoltà e ne ha tutti i mezzi. Invece sta aspettando che qualcuno capisca. E’ troppo buono? Qualcuno dice anche questo. Io che non sono nessuno mi limito a guardare.
    Certamente non è da ascrivere nessuna colpa al Card. Re, che sarà arrivato lì e avrà trovato le cose già pronte. Però non posso non pensare che, se solo avesse espresso il desiderio che fosse messa una croce al centro di quell’altare, la croce sarebbe magicamente comparsa nel giro di pochi minuti. Conterà ancora qualcosa il parere di un Cardinale.
    Invece manca la voglia. Ma questa guerra sotterranea al Vicario di Cristo non produrrà i risultati sperati. Perché la restaurazione della liturgia è iniziata. Lentamente prende forma. E credo qualcuno dovrà vergognarsi Domenica prossima quando a celebrare sarà il S. Padre".



    Inviamo un'e-mail di disapprovazione per la Messa inaugurale del XXV Congresso Eucaristico di Ancona a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mariano Crociata, Segretario Generale della CEI a questo indirizzo :
    segretariogenerale@chiesacattolica.it


    ************************

    per il video e per ulteriori commenti alla discussione, cliccate sul titolo dell'argomento... e pieghiamo le nostre ginocchia davanti al Tabernacolo e in ogni Messa, in segno di riparazione...
    [SM=g1740720]
    Vi supplichiamo! Si celebri la Santa Messa come sta chiedendo il Santo Padre; riportate il Crocefisso sugli Altari altrimenti ci sarà difficile difenderlo dai muri delle città; riportateci gli inginocchiatoi perchè possiamo comprendere chi abbiamo davanti, chi stiamo andando a ricevere....
    Se riprenderemo a piegare le nostre ginocchia alla Comunione, impareremo a tenerle ben ritte davanti alle sfide del nostro tempo
    !




    [Modificato da Caterina63 05/09/2011 21:33]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 06/09/2011 21:02
    Émilie-Marie Tamisier e i congressi eucaristici

    L’intuizione di una donna

    Lucetta Scaraffia

    Il primo congresso eucaristico si tenne nel 1881 a Lille, con un titolo emblematico: L’Eucaristia salva il mondo. Si dava così inizio alla copiosa serie di congressi eucaristici — nazionali, diocesani, internazionali — che ha costellato il cattolicesimo contemporaneo, fino all’ultimo, ad Ancona. Non molti sanno che l’idea di questi incontri venne a una donna, la francese Émilie-Marie Tamisier, una delle tante laiche che hanno dedicato la loro vita alla difesa della Chiesa in anni in cui le polemiche anticattoliche erano particolarmente aspre. Tamisier, fin da bambina particolarmente devota all’Eucaristia, ebbe l’intuizione di organizzare attività per il risveglio religioso, in un contesto che si stava velocemente secolarizzando, centrandole intorno al culto eucaristico.

    Il progetto le venne mentre era alla messa di consacrazione della Francia al Sacro Cuore nella cappella della Visitazione di Paray-le-Monial, lo stesso luogo dove Margherita Maria Alacoque aveva avuto le visioni da cui prese inizio il culto moderno del Sacro Cuore. Il nesso fra queste due devozioni è evidente: sono entrambe legate al Corpo di Cristo, quindi all’Incarnazione, e di conseguenza anche al realizzarsi storico della Chiesa. Ed entrambe propongono un centro sacro verso il quale dirigere la propria fede, in un mondo che si sta sempre più disperdendo fra mille stimoli, proposte, ideologie che tendono a offuscare la ricerca della verità: un simbolo chiaro e comprensibile a tutti, come il Sacro Cuore, al tempo stesso carico di significato teologico e valore spirituale.

    Il primo congresso, per desiderio di Tamisier, avrebbe dovuto tenersi a Liegi, patria di Giuliana di Mont-Cornillon, promotrice della festa del Corpus Domini, ma poi per motivi politici si decise per la Francia. Probabilmente, se pure in modo implicito, Tamisier voleva sottolineare come la proposta di nuove devozioni, nuove feste e nuove modalità di incontro con Gesù fosse venuta, per tre volte, da una donna, capace di immaginare quale potesse essere il modello di religiosità atto a riaccendere la fede in momenti di crisi.
    L’idea dei congressi è tipicamente ottocentesca, come aveva lucidamente intuito l’arcivescovo di Torino Davide Riccardi che, nel 1894, così la spiegava: «L’età nostra ha le sue speciali costumanze, e private e pubbliche, tra le quali stanno pure i Congressi. In niun altro tempo se ne convocarono tanti di forme e scopi diversissimi. Congressi scientifici, congressi letterari, congressi economici, congressi politici, congressi sociali, congressi di ogni genere»; e così proseguiva: «Fra queste varie forme di adunanze e assemblee figurano pure da qualche tempo quei Congressi che noi non esitiamo a riguardare per i più nobili ed i più importanti di tutti, voglio dire i Congressi a scopi religiosi».
    Del resto, ricorda Umberto Dell’Orto nella sua Guida storica ai congressi eucaristici nazionali. Napoli 1891 - Ancona 2011 (Milano, Ancora, 2011), le associazioni cattoliche che in Italia si occupavano di problemi sociali si erano proprio in quegli anni riunite nell’Opera dei Congressi.

    I congressi eucaristici sembrano quindi a Tamisier un modo moderno per coinvolgere tante persone, per riportare l’attenzione di un vasto pubblico sulla cultura religiosa e sulle sue proposte di soluzione dei problemi del tempo. Con un aspetto inedito rispetto alle altre assemblee: quello di concentrare l’attenzione dei partecipanti non solo sui discorsi e le relazioni, ma soprattutto intorno al culto eucaristico, celebrato con particolare solennità e intensità.
    Ma prima di vedere realizzato questo progetto, Tamisier dovette impegnarsi a lungo, e in una prima fase, durata circa un decennio, si limitò a organizzare in Francia pellegrinaggi a santuari che conservavano tracce di miracoli eucaristici.

    Questi prodigi, verificatisi in seguito a profanazione dell’ostia da parte di nemici della religione, ricoprivano un significato speciale in anni in cui la memoria delle violenze profanatrici della Rivoluzione era ancora vicina, e in cui l’anticlericalismo francese assumeva spesso forme molto aggressive.
    Solo in una seconda fase, appoggiata e consigliata da alcuni ecclesiastici, Tamisier riuscì a coinvolgere Papa Leone XIII nel suo progetto congressuale: per realizzarlo non risparmiò fatiche, viaggi, raccolte di fondi, dedicando tutta la sua vita alla promozione di quello che vedeva come un nuovo ed efficace metodo di riportare al centro dell’attenzione pubblica la Chiesa. Un lavoro tenace e abile ma nascosto — il suo nome non fu mai fatto ufficialmente — e quindi in gran parte dimenticato. Come spesso è stato il lavoro delle donne nella Chiesa.

    Estetica eucaristica tra San Vitale a Ravenna e San Pietro in Vaticano

    L'arte e l'Uomo
    che si è dato nel pane

    di TIMOTHY VERDON

    Di loro stessa natura, l'architettura e l'arte della Chiesa hanno un rapporto privilegiato con l'Eucaristia, nascendo e sviluppandosi al servizio di comunità che celebrano i sacramenti cristiani, di cui il principale - fons et culmen di tutta la vita ecclesiale - è quello del corpo e sangue di Cristo.
    Gli edifici di culto costruiti da queste comunità servono in primo luogo ad accogliere assemblee eucaristiche, e gli arredi interni similmente rimandano all'Eucaristia, con programmi d'immagini concentrati nelle aree celebrative, che non di rado esplicitano il rapporto col sacramento mediante soggetti quali l'Ultima Cena o la Cena d'Emmaus, chiaramente allusivi all'Eucaristia.

    Ma l'impatto visivo dello stesso sacramento è forte - nelle messe di rito latino il pane e il vino consacrati vengono "mostrati" ai credenti, "innalzati" perché tutti li possano "vedere" - così che, avvicinato all'altare dove si celebra, quasi ogni soggetto sacro assume connotati eucaristici: la Madonna col Bambino, che invita a meditare la corporeità assunta da Dio all'interno della relazionalità umana; i santi cristiani, la cui rappresentazione evoca la comunione tra persone creata dal sacrificio del corpo di Cristo e che diventa suo "corpo mistico"; e eventi dell'antica historia salutis quali il sacrificio d'Isacco o la manna scesa per il popolo d'Israele nel deserto, che la Chiesa "rilegge" alla luce dell'Eucaristia.

    La centrale importanza della celebrazione eucaristica nella vita della primitiva comunità cristiana, testimoniata da Giustino Martire già nel II secolo, trova eloquenti riflessi nell'arte catacombale del III secolo in scene agapiche e in codificate formulazioni simboliche come Il pesce eucaristico con una cesta di pani nelle catacombe di San Callisto, a Roma. Simili immagini alludono al mistero senza però tentarne l'esegesi, ed è solo nei secoli successivi - nei secoli dei concili cristologici e della mistagogia patristica - che l'arte cristiana inventa meccanismi atti a introdurre nel mistero del sacramento del corpus Christi. La più esplicita "esegesi eucaristica" dei primi secoli cristiani è offerta dal programma realizzato in un'altra chiesa ravennate, San Vitale, dove nella profondità dell'abside due mosaici raffigurano un'ideale processione offertoriale, con gli uomini da una parte, le donne dall'altra: l'imperatore Giustiniano e l'imperatrice Teodora con le rispettive scorte di dignitari tra cui, alla sinistra di lui, il vescovo che ultimò San Vitale nel 547, Massimiano.

    Questi personaggi contemporanei dovevano essere visti (come i ministri sacri che si sarebbero seduti sotto i mosaici) in rapporto al principale segno dell'area liturgica, l'altare, collocato in un alto vano antistante l'abside, così che i doni che Giustiniano e Teodora portano su grandi vassoi sono chiaramente da intendere come quelli per il sacrificio celebrato all'altare, l'Eucaristia. Nel vano dell'altare stesso, nei timpani degli archi a destra e sinistra della mensa, troviamo sacrifici veterotestamentari che collegano il "presente" di Giustiniano e Teodora al "passato" della storia della salvezza. Dalla parte di Giustiniano (a sinistra per chi entra, ma alla destra del celebrante quando questi è alla sedia), vediamo l'incontro di Abramo con tre misteriosi viaggiatori a Mamre, quando gli venne promessa la nascita di Isacco, e poi il suo sacrificio dello stesso Isacco su Monte Moria. Dalla parte opposta, sono raffigurati i rispettivi sacrifici di Abele e Melchisedek. Così la liturgia in cui l'imperatore e l'imperatrice recano doni all'altare è rivelata come continuazione nel presente di un lontano passato in cui le offerte di alcuni uomini erano graditi a Dio, il quale, proprio nel contesto liturgico-sacrificale, benedice e dà la vita.

    Abramo che, servendo Dio a tavola a Mamre ricevette la promessa di un figlio, e che, pronto ad offrire quel figlio sull'altare, si sentì dire "perché tu hai fatto questo (...) io ti benedirò"; Abele che, offrendo un agnello diventa figura della Chiesa che offre l'Agnello Cristo; e Melchisedek che offriva pane e vino: sono tutti personaggi ed eventi "segnici" riferiti all'Eucaristia. Non è perciò un caso che in ambo questi mosaici troviamo anche mense che sembrano altari eucaristici: il tavolo di Mamre imbandito con tre pani segnati dalla croce, e l'altare splendidamente rivestito su cui Melchisedek praticamente "canta Messa", con l'ostia grande e il calice.

    Il vero soggetto dell'intero programma, in un certo senso, è la liturgia eucaristica celebrata all'altare posto tra i due mosaici, ed è altamente significativo che, in questo periodo che vide la redazione quasi definitiva di molti testi liturgici, troviamo qui raffigurati precisamente i personaggi biblici ricordati nel Canone Romano, quando la Chiesa chiede al Padre di volgere "sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l'oblazione pura e santa di Melchisedek, tuo sommo sacerdote". Nel Canone Romano, questa preghiera segue immediatamente una descrizione dell'azione liturgica stessa - "In questo sacrificio, o Padre, noi tuoi ministri e il tuo popolo santo offriamo alla tua maestà divina (...) la vittima pura, santa e immacolata, pane santo della vita eterna e calice dell'eterna salvezza" - e quindi, oltre a collocare la comunità che prega in rapporto ai personaggi veterotestamentari, la colloca, soprattutto, in rapporto a Cristo.

    Non sorprende perciò vedere a San Vitale, nel catino dell'abside, in linea con l'altare e sopra la sedia del vescovo, l'immagine del Salvatore risorto, vestito della porpora imperiale e assiso su una sfera celeste, che porge una corona gemmata al martire Vitale. Visto nel contesto della messa, nella prospettiva del passato (Abele, Abramo e Melchisedek) e del presente (Giustiniano e Teodora), questa immagine rivela il futuro, il ritorno alla fine dei tempi di Colui che, nell'Eucaristia, è già in mezzo alla sua Chiesa. Sopra l'ostia innalzata all'altare di San Vitale come pignus futurae gloriae, contempliamo precisamente quella gloria, Cristo che "porta con sé il premio".
    Cinquant'anni dopo i mosaici di San Vitale a Ravenna, a Roma viene operato un significativo cambiamento architettonico in una delle maggiori chiese della Cristianità, la basilica di San Pietro in Vaticano, eretta dall'imperatore Costantino nel primo IV secolo e quindi già vecchia di duecento anni all'epoca che c'interessa.

    L'intervento, voluto dal Papa a cui la tradizione attribuisce una prima riforma del canto ecclesiastico, nonché il riordino e la codificazione dei riti, san Gregorio Magno (590-604), conferma la tendenza a drammatizzare l'esperienza visiva della Messa, ingrandendo il presbiterio di San Pietro e innalzandolo di un metro e quarantacinque centimetri. Laddove il presbiterio originale non invadeva il transetto, ad eccezione del ciborio della Memoria di Pietro, ora l'intera area celebrativa fu portata avanti di quattro metri, creando uno spazio rituale molto più ampio; e mentre prima la visuale era dominata dalla Memoria nel suo casamento marmoreo, ora emergevano solo i novanta centimetri superiori della Memoria, trasformati in altare.

    Lo scopo dell'intervento, infatti, era di permettere al Papa di celebrare la messa direttamente sulla Memoria, sulla tomba di Pietro, nella logica devozionale più tardi espresso da san Massimo di Torino: "Giustamente e per una certa somiglianza è stato stabilito di collocare il sepolcro dei martiri nel luogo dove si celebra la morte del Signore (...); coloro che sono morti a causa della sua morte riposano nel suo sacramento" (Sermones, 77). La sola differenza era che, a San Pietro, non fu il sepolcro ma l'altare a essere collocato in posizione sin dal I secolo.

    Questo intervento, pensato certamente in funzione della nuova articolazione rituale della liturgia eucaristica, ebbe anche l'effetto di creare un nuovo clima di mistero intorno all'altare papale e alla tomba dell'Apostolo, ormai praticamente assorbito dall'altare. Nel medesimo spirito era poi la sistemazione di colonne vitinee di marmo - quelle successivamente replicate in bronzo e in grande scala dal Bernini - davanti alla piattaforma presbiteriale, dove, distanziate dall'altare, con la loro trabeazione configuravano un divisorio successivamente chiamata perghula che teneva i fedeli lontani dall'altare. Quando poi, a metà VIII secolo, Gregorio III collocò altre sei colonne vitinee davanti all'altare (regalo dall'esarca di Ravenna Eutichio), l'effetto barriera era completo, grazie anche all'aggiunta di alti cancelli.

    Gregorio III, intrepido difensore dell'arte al servizio della fede, inviò un rappresentante a Costantinopoli nel 731 con lettere per l'imperatore, per indurlo a revocare l'ingiurioso editto contro le sacre immagini, e nel novembre di quell'anno convocò a San Pietro un sinodo per condannare il movimento iconoclasta. Nella logica di questa sua presa di posizione, poi, abbellì la perghula davanti all'altare papale con icone, trasformandola in vera e propria iconostasi bizantina e, in quel modo, esaltando il ruolo delle immagini nell'esperienza percettiva dei fedeli che partecipavano alla liturgia eucaristica.

    Fu l'inizio di un graduale processo di ierofanizzazione dell'area presbiteriale in occidente: un processo che, in San Pietro, riceverà nuovo impulso mezzo secolo dopo, sotto Adriano I (772-795), il quale fa ricoprire il pavimento dell'area celebrativa con lastre d'argento del peso di centocinquanta libbre, ne riveste le pareti con lastre d'oro e cinge il tutto con una balaustra d'oro del peso di 1328 libbre. Adriano I rifà anche i cancelli del presbiterio in argento, appendendo al loro esterno sei nuove immagini d'argento raffigurando Cristo, Maria, gli arcangeli Gabriele e Michele, i santi Andrea e Giovanni. Inoltre, perché tanto splendore fosse pienamente visibile, donò un candelabro cruciforme capace di portare 1365 candele: prima indicazione di una passione per effetti d'illuminotecnica che sarà caratteristica delle celebrazioni vaticanensi nei secoli successivi.

    Tutte queste opere d'oreficeria massiccia - la balaustra, le lastre parietali e pavimentali, il candelabro - finirono in mano ai saraceni che invasero Roma nel 846, e non sono più. Ma l'immagine che la sola loro catalogazione proietta, dal sapore decisamente orientale, suggerisce una "estetica eucaristica" destinata a durare in occidente fino al medioevo avanzato, di cui l'opera superstite esemplare è la Pala d'Oro della basilica marciana di Venezia, il cui nucleo più antico risale al "dogado" di Pietro Orseolo negli anni 976-78, anche se verrà ultimata solo nel 1345.

    Larga tre metri e quarantotto e alta un metro e quaranta, è un assemblaggio di ottantatre lastre d'oro con immagini in smalto cloisonné e trentotto piccoli tondi in smalto raffiguranti angeli. La superficie è tempestata di 1300 perle, 400 granati, 300 smeraldi, 90 ametiste, 15 rubini e 4 topazi.
    Vista alla luce delle lampade nella luminosità diffusa dell'interno mosaicato di San Marco, la Pala d'Oro "sfavilla di miriadi di scintille, ora qui ora là, facendo presentire altre luci non terrestri che riempiono lo spazio celeste", per usare una frase di Pavel Florenskij. È un effetto, questo, vicino alla spiritualità esicasta: la corrente mistica ed estatica che si sviluppa nel mondo bizantino dal XI al XIV secolo e che riceve eloquente articolazione negli scritti di Gregorio Palamas. Tra gli obiettivi dell'esicasmo c'era quello di contemplare l'increata, eterna luce di Dio, accecante per occhi mortali - traguardo, questo, che entrerà a far parte della spiritualità eucaristica occidentale dal medioevo in avanti. Alla messa celebrata davanti alla Pala d'Oro, come nell'esposizione del Santissimo in ostensori gemmati nei secoli successivi, i fedeli vedevano l'ostia avvicinata a materiali preziosi e a brillanti colori cavati dai luoghi segreti della terra.

    Il Dio che si è fatto uomo, l'Uomo che si è dato nel pane, il pane fatto di chicchi germogliati nella terra da cui nascono oro e gemme, sono contemplate nell'inebriante varietà di un creato che rivela il Creatore, e che viene così ricapitolato, unificato, esaltato. Il cosmo intero in un disco di pane, vino che riflette lo sfavillio di rari metalli e gemme, il tutto nella luce di mille candele: ecco al servizio dell'Eucaristia materiali e forme d'arte che proiettano l'attenzione verso l'al di là di Dio.



    L'Osservatore Romano 7 settembre 2011


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 09/09/2011 11:30
    [SM=g1740722]  LA RIVINCITA....

    Com'è riuscita la devozione a sbarcare al Congresso Eucaristico di Ancona? La sacrosanta rivincita della religiosità tradizionale del popolo.





    Giovedì 8 settembre.
    Non avevo alcun dubbio : ancora una volta le Confraternite, le “Cenerentole d’Italia” equamente avversate e malmenate dai napoleonici, dai risorgimentali e dai “novatori” post conciliari, sono state le protagoniste dello sbarco della sacra devozione popolare al XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona.
    Grazie alle tante Confraternite italiane presenti alla lunga processione eucaristica di ieri, 8 settembre, mi sono sentito a mio agio, a casa mia.

    I Confratelli hanno portato, assieme alle artistiche Croci e ai tradizionali vessilli, una sana ventata di genuina sacralità popolare che mi hanno fatto dimenticare per un attimo :
    - i canti della Messa cantati solo dal coro ( io non li insegnerei neppure ai miei alunni di scuola media – che meritano di meglio-);
    – l’irriverente “freddezza” riservata al Santissimo Sacramento durante la Consacrazione, niente candele e niente incenso - avevano incensato anche all'offertorio - ( per fortuna diversi fedeli si sono inginocchiati a terra per l’atto di adorazione a Gesù Sacramentato);
    - le campane del Duomo e della Chiesa del Sacramento terribilmente silenti mentre passava la processione …
    - il servizio audio, dall’area portuale fino all’arrivo a piazza IV Novembre che è stato impeccabile e difatti non ha permesso ai migliaia di fedeli di pregare ne' di cantare ...

    Con involontaria ironia una vocina suggeriva “ Canto a pagina ….” C’era, in effetti, qualche fortunato che aveva in mano un librone che, durante il tragitto processionale , era già buio quando siamo arrivati in piazza Cavour, poteva esser letto solo con i “raggi x” di Superman
    Durante la lunga processione avremmo potuto recitare alcuni Rosari … ma non ci è stato dato di dire neppure un Padre Nostro o un’Ave Maria
    La voce, forte, del popolo si è fatta sentire quando ha potuto cantare quel che conosceva : Il tuo popolo in cammino, Simbolum77 e Dov’è carità e amore.Per il resto … silenzio , a parte qualche ritornello di salmo responsoriale cantato.

    La Provvidenza Divina, però, esiste !

    Giunti in piazza IV Novembre dove c’è stata la Benedizione Eucaristica , grazie al sacro silenzio, perché non c’era più il “collegamento audio” con l’area portuale dove stava il coro, i fedeli hanno finalmente potuto cantare il Tantum Ergo e il Salve Regina in canto gregoriano, intonati da un Sacerdote.
    Ecco, Eccellentissimi Vescovi e reverendissimi membri delle Commissioni Liturgiche, attenti alle sperimentazioni più assurde e sempre più distaccati dalla fede della gente, mirate la spiritualità del popolo assetato del sacro e della preghiera!

    Perchè non ci avete fatto pregare e cantare durante la processione ? I canti : Inni e canti sciogliamo fedeli; Noi vogliam Dio; T’adoriam Ostia divina, che tutti conoscono, avrebbero espresso la nostra fede per le vie di una Città "laica" che ha tollerato, per buon senso civico, quanto stavamo facendo.

    Dopo la riuscitissima adorazione eucaristica alla GMG di Madrid, di cui ho avuto anche diretta testimonianza di giovani e di Sacerdoti presenti, avevo scritto, pur sapendo dentro di me la risposta : “Ora tocca ai Vescovi : saranno capaci di comprendere il miracolo di Madrid ?”
    Andrea Carradori


    *****************

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 10/09/2011 14:50
    Il Papa ad Ancona per chiudere il Congresso eucaristico nazionale

    Proseguendo una tradizione inaugurata da Paolo VI nel 1977, Benedetto XVI sarà domani ad Ancona per la giornata conclusiva del XXV Congresso eucaristico nazionale italiano, in corso da sabato 3 settembre nel capoluogo e in altre città delle Marche. Il 24.mo viaggio in Italia del Papa, che coincide con il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre, durerà poco meno di dieci ore e sarà caratterizzato da appuntamenti significativi sul piano ecclesiale, ma anche sociale. Oggi le celebrazioni conclusive del Congresso, con la giornata dedicata al dialogo ecumenico, interreligioso e alle famiglie. Da Ancona, il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:

    Il Papa autore della ‘Sacramentum Caritatis’, convinto che ‘i cristiani abbiano bisogno di una più profonda comprensione della relazione tra Eucaristia e vita quotidiana’, giunge domani nella Metropolia di Ancona-Osimo per chiudere un Congresso che ha dedicato a questo tema otto giornate di celebrazioni e dibattiti.

    Per la seconda volta nelle Marche, dopo il viaggio a Loreto del 2007 in occasione dell’Agorà dei Giovani, Benedetto XVI arriverà in elicottero al Molo Wojtyla poco dopo le nove e troverà ad accoglierlo trecento vescovi, alloggiati in queste ore su un traghetto ormeggiato nel porto di Ancona, e decine di migliaia di fedeli, giunti da tutta Italia per rinnovare la fede nel Sacramento fonte e culmine della vita della Chiesa.

    Alle dieci il Papa presiederà la Celebrazione Eucaristica conclusiva e l’Angelus su un bianco palco di 800mq, presso il cantiere navale dell’azienda Fincantieri, con l’Adriatico alle spalle e la Cattedrale di S. Ciriaco all’orizzonte, incastonata sul verde Colle Guasco che domina il porto del capoluogo dorico. Centinaia di volontari, treni e trasporti gratis, faciliteranno l’afflusso dei pellegrini attesi in 70 mila per la Santa Messa.

    La coincidenza con il decimo anniversario dell’”attacco agli Usa” dell’11 settembre 2001, che sarà probabilmente ricordato da Benedetto XVI, ha suscitato l’interesse della stampa internazionale sul viaggio. Ma anche, sui giornali locali, qualche allarme in più sulla sicurezza della visita papale. Questa sarà affidata a circa 800 uomini sul porto e lungo i percorsi della papamobile. Previsto il blocco del traffico aereo e marittimo, mentre il centro di Ancona sarà off-limits per le auto.

    Alle 13.30 al pranzo con i vescovi nella residenza pastorale di Colle Ameno l’Eucaristia si farà gesto di solidarietà quando siederanno alla mensa del Papa cinque poveri assistiti dalla Caritas e sedici tra precari e cassintegrati di aziende marchigiane in crisi, come la Merloni di Fabriano e la stessa Fincantieri. Proprio in queste ore l’azienda navalmeccanica anconetana, che ha 550 dipendenti in cassa integrazione su 580, ha annunciato la ripartenza delle commesse per il mese di ottobre. Il gesto di Benedetto XVI è visto qui - non solo dai credenti - come un forte segno di incoraggiamento e speranza.

    Nel pomeriggio l’incontro con sacerdoti e famiglie delle 72 parrocchie dell’arcidiocesi, nel duomo cittadino di S. Ciriaco, e poi quello con almeno 500 coppie di giovani fidanzati nella centrale Piazza del Plebiscito, per rinnovare il valore eucaristico della scelta sacerdotale e matrimoniale. Saranno due promessi sposi anconetani a salutare il Papa in questa particolare occasione che rappresenta una prima volta nei viaggi papali. Infine, poco prima delle 19, la partenza di Benedetto XVI per il Vaticano chiuderà la giornata e il XXV Congresso eucaristico italiano.

    Congresso che sta vivendo oggi ad Ancona la sua ottava intensa giornata, caratterizzata in mattinata da un convegno ecumenico alla Mole Vanvitelliana, con rappresentanti delle chiese ortodosse e del mondo protestante, e dalla prima storica visita di alcuni vescovi cattolici alla Sinagoga cittadina. Nel pomeriggio il IV Pellegrinaggio delle famiglie per la famiglia, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, condurrà circa ventimila persone nell’area del cantiere navale, dove, sul palco già pronto per il Papa, andrà in scena uno spettacolo di musica, testimonianze e riflessioni dedicato alla famiglia. Poi, spenti i riflettori, la veglia di preghiera presieduta in San Domenico dal card. Bagnasco, presidente della CEI, creerà il clima spirituale adatto in attesa del Papa.

    “Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana” è il tema del XXV Congresso Eucaristico italiano che si è aperto il 3 settembre scorso. Alla vigilia della sua chiusura, il nostro inviato Fabio Colagrande ha chiesto un primo bilancio dei lavori all’arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, tra i principali artefici del raduno ecclesiale:

    R. - Il primo bilancio è buono, positivo, sia per la partecipazione sia per la qualità degli incontri. Mi ha colpito lo sforzo che i vari relatori hanno fatto per aiutare l’uditorio a comprendere il modo con cui questo Sacramento - che generalmente viene definito e pensato come un Sacramento ritualizzato all’interno di una celebrazione - possa dare senso alla quotidianità. Mi pare ci sia stata questa seminagione di attenzione e sono certo che gli ascoltatori riporteranno, nelle varie diocesi italiane, quanto hanno ascoltato qui, proprio per far sì che i discepoli di Gesù non vivano mai una sorta di distanza tra il celebrato ed il vissuto, tra il culto e la vita.

    D. - Come sta reagendo la città di Ancona a questi momenti di coinvolgimento?

    R. - Avvenimenti di questo tipo indubbiamente “sconvolgono” quella ferialità quasi monotona. Ho avuto strette di mano, suggerimenti, parole che mi hanno incoraggiato, piene di gratitudine, perché la città ha visto una meraviglia. Anche pregando, cantando e manifestando pubblicamente la fede si può dare un messaggio: una fede di popolo, una fede gioiosa, una fede responsabile.

    D. - Veniamo alla giornata di domani, con l’arrivo di Benedetto XVI, che celebrerà Messa in un luogo magnifico di Ancona, con il mare alle spalle e di fronte il colle Guasco e la Cattedrale. Il Papa compirà dei gesti che vogliono segnare una grande vicinanza alla gente, anche in questo momento di crisi economica…

    R. - Il Santo Padre compirà un duplice gesto: condividere il pasto con un gruppo di operai e con un gruppo di poveri. Oggi sono queste le due categorie più segnate dalla sofferenza derivante da questa crisi di cui si parla e che stiamo subendo. E’ una crisi occupazionale che, nella realtà di questa provincia, sta purtroppo crescendo e, in modo particolare, nella realtà di Ancona si vive con il caso della Fincantieri. Questo gesto vuole naturalmente essere un segno di attenzione e di paternità, quasi una visibilità della speranza. E’ significativo anche il fatto che il pranzo sia condiviso con un gruppo di poveri che stabilmente e quotidianamente partecipa alla mensa nata nell’immediato dopoguerra e fondata da un padre francescano minore, padre Guido, la cui opera ora viene portata avanti dall’ordine di suore fondato da questo padre.

    D. - Che segno darà Benedetto XVI a questo Congresso eucaristico?

    R. - Sono certo che il Papa ribadirà questa centralità dell’Eucarestia. Del resto, a me piace pensare che questo Congresso dia a questa Chiesa di Ancona-Osimo - che l’ha ospitato -, alle chiese delle Marche e a quelle italiane - visto che è comunque un Congresso nazionale -, questa consapevolezza: la Chiesa o è eucaristica o non è. (vv)

    © Copyright Radio Vaticana
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 11/09/2011 12:26

    Il Papa ad Ancona: Una spiritualità eucaristica è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate. Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa

    IL PAPA ALLA MESSA AD ANCONA:
    Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36).

    *********

    il Papa pone al centro IL PRIMATO DELL'EUCARESTIA E DELL'INGINOCCHIARSI DAVANTI AL CRISTO-OSTIA-SANTA ANCHE NEL RICEVERLA quale testimonianza concreta per aiutare davvero il prossimo...
    se non ci inginocchiamo davanti all'Eucarestia, fa capire il Papa, NON POSSIAMO PIEGARCI DI FRONTE ALL'AFFAMATO...












    Pope Benedict XVI  arrives to celebrate mass in the Ancona harbour   on September 11, 2011.


    Alle ore 8.30 di questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI parte in elicottero dall’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per la Visita Pastorale ad Ancona, in occasione della chiusura del 25.mo Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi nella città delle Marche a partire dal 3 settembre, sul tema "Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana".
    All’arrivo - previsto per le ore 9.15 - al Molo Wojtyła del Porto di Ancona, il Papa è accolto dal Card. Giovanni Battista Re, Suo Inviato Speciale al Congresso Eucaristico Nazionale; dal Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; da S.E. Mons. Edoardo Menichelli, Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo; dal Dott. Gianni Letta, Sotto-Segretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rappresentante del Governo Italiano; da S.E. il Signor Francesco Maria Greco, Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede; dal Nunzio Apostolico in Italia, S.E. Mons. Giuseppe Bertello; dall’On.le Gian Mario Spacca, Presidente della regione Marche; dal Dott. Paolo Orrei, Prefetto di Ancona; dal Dott. Fiorello Gramillano, Sindaco di Ancona; dalla Dott.ssa Patrizia Casagrande Esposto, Presidente della Provincia di Ancona e dall’Avv. Luciano Canepa, Presidente dell’Autorità Portuale.
    Il Santo Padre raggiunge in auto l’area del Cantiere Navale di Ancona per la Santa Messa, accolto al Suo arrivo alla Sacrestia dall’Ing. Corrado Antonini, Presidente della Fincantieri, con l’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Bono e con il Direttore Area, Ing. Giuseppe Stecconi.
    La Concelebrazione Eucaristica a conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale inizia alle ore 10 ed è introdotta dal saluto del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Angelo Bagnasco. Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:

    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Carissimi fratelli e sorelle!

    Sei anni fa, il primo viaggio apostolico in Italia del mio pontificato mi condusse a Bari, per il 24° Congresso Eucaristico Nazionale.
    Oggi sono venuto a concludere solennemente il 25°, qui ad Ancona.
    Ringrazio il Signore per questi intensi momenti ecclesiali che rafforzano il nostro amore all’Eucaristia e ci vedono uniti attorno all’Eucaristia! Bari e Ancona, due città affacciate sul mare Adriatico; due città ricche di storia e di vita cristiana; due città aperte all’Oriente, alla sua cultura e alla sua spiritualità; due città che i temi dei Congressi Eucaristici hanno contribuito ad avvicinare: a Bari abbiamo fatto memoria di come “senza la Domenica non possiamo vivere”; oggi il nostro ritrovarci è all’insegna dell’“Eucaristia per la vita quotidiana”.
    Prima di offrivi qualche pensiero, vorrei ringraziarvi per questa vostra corale partecipazione: in voi abbraccio spiritualmente tutta la Chiesa che è in Italia. Rivolgo un saluto riconoscente al Presidente della Conferenza Episcopale, Cardinale Angelo Bagnasco, per le cordiali parole che mi ha rivolto anche a nome di tutti voi; al mio Legato a questo Congresso, Cardinale Giovanni Battista Re; all’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, ai Vescovi della Metropolìa, delle Marche e a quelli convenuti numerosi da ogni parte del Paese.
    Insieme con loro, saluto i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, e i fedeli laici, fra i quali vedo molte famiglie e molti giovani. La mia gratitudine va anche alle Autorità civili e militari e a quanti, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito di questo evento.

    “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” (Gv 6,60).
    Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga di Cafarnao, la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso. Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura: “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore” (Rm 14,8).

    “Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto…” – dicevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3), come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza del suo dono, diventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato che sfigura il volto dell’uomo e capaci di servire al vero bene dei fratelli.

    “Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è “frutto del lavoro dell’uomo”, e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora, “frutto della terra”, che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: “Padre (…), dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Mt 6,11).
    L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

    Da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma. Già la Legge data per mezzo di Mosè veniva considerata come “pane del cielo”, grazie al quale Israele divenne il popolo di Dio, ma in Gesù la parola ultima e definitiva di Dio si fa carne, ci viene incontro come Persona. Egli, Parola eterna, è la vera manna, è il pane della vita (cfr Gv 6,32-35) e compiere le opere di Dio è credere in Lui (cfr Gv 6,28-29).

    Nell’Ultima Cena Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande benedizione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come rendimento di grazie al Padre per il suo immenso amore. Gesù spezza il pane e lo condivide, ma con una profondità nuova, perché Egli dona se stesso. Prende il calice e lo condivide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto Egli dona la “nuova alleanza nel suo sangue”, dona se stesso. Gesù anticipa l’atto di amore supremo, in obbedienza alla volontà del Padre: il sacrificio della Croce. La vita gli sarà tolta sulla Croce, ma già ora Egli la offre da se stesso. Così la morte di Cristo non è ridotta ad un’esecuzione violenta, ma è trasformata da Lui in un libero atto d’amore, in un atto di auto-donazione, che attraversa vittoriosamente la stessa morte e ribadisce la bontà della creazione uscita dalle mani di Dio, umiliata dal peccato e finalmente redenta. Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui proveniamo e per anticipare la nuova condizione della vita piena in Dio, in attesa della quale viviamo.

    Ma che cosa comporta per la nostra vita quotidiana questo partire dall’Eucaristia per riaffermare il primato di Dio? La comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo (cfr 1 Cor 10,17), realizzando la preghiera della comunità cristiana delle origini riportata nel libro della Didaché: “Come questo pane spezzato era sparso sui colli e raccolto divenne una cosa sola, così la tua Chiesa dai confini della terra venga radunata nel tuo Regno” (IX, 4). L’Eucaristia sostiene e trasforma l’intera vita quotidiana. Come ricordavo nella mia prima Enciclica, “nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri”, per cui “un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata” (Deus caritas est, 14).

    La bimillenaria storia della Chiesa è costellata di santi e sante, la cui esistenza è segno eloquente di come proprio dalla comunione con il Signore, dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata. Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza.

    Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate.

    Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione.

    Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione. Una spiritualità eucaristica ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto. Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna.

    Cari amici, ripartiamo da questa terra marchigiana con la forza dell’Eucaristia in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e gli ambiti del nostro quotidiano. Non c’è nulla di autenticamente umano che non trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita quotidiana diventi dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le circostanze il primato di Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta al Padre (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 71). Sì, “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4): noi viviamo dell’obbedienza a questa parola, che è pane vivo, fino a consegnarci, come Pietro, con l’intelligenza dell’amore: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6,68-69).

    Come la Vergine Maria, diventiamo anche noi “grembo” disponibile ad offrire Gesù all’uomo del nostro tempo, risvegliando il desiderio profondo di quella salvezza che viene soltanto da Lui. Buon cammino, con Cristo Pane di vita, a tutta la Chiesa che è in Italia! Amen.

    Benedetto XVI ad Ancona
    Benedetto XVI ad Ancona





    ALL'ANGELUS:

    Cari fratelli e sorelle,

    prima di concludere questa solenne Celebrazione eucaristica, la preghiera dell’Angelus ci invita a rispecchiarci in Maria Santissima, per contemplare l’abisso d’amore da cui proviene il Sacramento dell’Eucaristia. Grazie al "fiat" della Vergine, il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Meditando il mistero dell’Incarnazione, ci rivolgiamo tutti, con la mente ed il cuore, verso il Santuario della Santa Casa di Loreto, dal quale ci separano solo pochi chilometri.

    La terra marchigiana è tutta illuminata dalla spirituale presenza di Maria nel suo storico Santuario, che rende ancora più belle e più dolci queste colline! A Lei affido in questo momento la città di Ancona, la Diocesi, le Marche e l’Italia intera, affinché nel popolo italiano sia sempre viva la fede nel Mistero eucaristico, che in ogni città e in ogni paese, dalle Alpi alla Sicilia, rende presente Cristo Risorto, sorgente di speranza e di conforto per la vita quotidiana, specie nei momenti difficili.

    Pope Benedict XVI walks to the altar to celebrate mass in the  Ancona's harbour on September 11, 2011.




    [Modificato da Caterina63 11/09/2011 16:32]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 11/09/2011 16:18
    [SM=g1740717]  Ti fidanzerò a me (Os 2,22)
    - Papa Benedetto XVI incontra i fidanzati   
    Domenica 11 settembre - ore 18.00 Piazza del Plebiscito - ANCONA


    Ogni nuova generazione è il vino migliore di Gesù per la Chiesa e per il mondo.
     
    Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno vino". E Gesù le rispose: "Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora". Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela".
    Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le anfore"; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: "Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto". Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: "Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora". Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
     
    Lettura dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-11)
     
    Al termine del Congresso Eucaristico Nazionale: una settimana intensa di cammino con Cristo pane di vita che ci ha rivelato ancora una volta la fedeltà del suo amore che accompagna e sostiene la vita di ogni uomo e delle nostre comunità, l’Eucaristia dice una parola di luce anche ai fidanzati e li sostiene nella ricerca e nel discernimento del progetto di Dio su di loro, fatto di crescita, di responsabilità e di grazia.
    Piazza del Plebiscito, gremita di fidanzati che hanno vissuto un tempo di preparazione attraverso letture, canti e meditazione, è lo scenario in cui, alla presenza di S. Ecc.za Mons. Edoardo Menichelli Arcivescovo di Ancona-Osimo, sarà accolto il Santo Padre.
    Il pomeriggio costituisce un intenso momento di confronto e di avvicinamento tra la Chiesa e i giovani fidanzati, che saranno chiamati in prima persona a testimoniare il loro amore e a rivolgersi al Santo Padre per manifestare non solo la bellezza e la gioia di tanto amore, ma anche ogni dubbio ed incertezza.
    Dunque le quattro fasi del tempo di Grazia del Fidanzamento:
     
    l’innamoramento
    la notte e la ricerca
    la responsabilità della scelta
    il progetto comune

     
    saranno i fulcri da cui partiranno un susseguirsi di letture e domande che toccheranno nel profondo la sensibilità e la spiritualità, non solo delle coppie ma anche dei singoli individui.
    L’animazione musicale a cura della Compagnia Aquero, ci accompagnerà attraverso queste quattro fasi, contribuendo a trasmettere le sensazioni ed emozioni legate ad ogni stadio di questo delicato percorso d’amore che tutto può e tutto supera.
     
    " Se siete fidanzati, Dio ha un progetto di amore sul vostro futuro di coppia e di famiglia ed è quindi essenziale che voi lo scopriate con l’aiuto della Chiesa, liberi dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga ostacoli alla gioia dell’amore ed impedisca in particolare di gustare pienamente quella felicità che l’uomo e la donna cercano nel loro reciproco amore. L’amore dell’uomo e della donna è all’origine della famiglia umana e la coppia formata da un uomo e da una donna ha il suo fondamento nel disegno originario di Dio (cfr Gn 2,18-25). Imparare ad amarsi come coppia è un cammino meraviglioso, che tuttavia richiede un tirocinio impegnativo".
    (Dal messaggio di Benedetto XVI per la XXII GMG 1 aprile 2007)


    Pope Benedict XVI gestures on September 11, 2011 as he arrives to mark the 10th anniversary of the September 11 attacks in Plebiscito square in Ancona.

    Pope Benedict XVI gestures on September 11, 2011 as he marked the 10th anniversary of the September 11 attacks in Plebiscito square in Ancona.


    (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con i giovani fidanzati in Piazza del Plebiscito, Ancona, 11 settembre 2011)

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari fidanzati!

    Sono lieto di concludere questa intensa giornata, culmine del Congresso Eucaristico Nazionale, incontrando voi, quasi a voler affidare l’eredità di questo evento di grazia alle vostre giovani vite. Del resto, l’Eucaristia, dono di Cristo per la salvezza del mondo, indica e contiene l’orizzonte più vero dell’esperienza che state vivendo: l’amore di Cristo quale pienezza dell’amore umano.
    Ringrazio l’Arcivescovo di Ancona-Osimo, Mons. Edoardo Menichelli, per il suo cordiale saluto, e tutti voi per questa vivace partecipazione; grazie anche per le domande che mi avete rivolto e che io accolgo confidando nella presenza in mezzo a noi del Signore Gesù: Lui solo ha parole di vita eterna, parole di vita per voi e per il vostro futuro!
    Quelli che ponete sono interrogativi che, nell’attuale contesto sociale, assumono un peso ancora maggiore. Vorrei offrirvi solo qualche orientamento per una risposta. Per certi aspetti, il nostro è un tempo non facile, soprattutto per voi giovani. La tavola è imbandita di tante cose prelibate, ma, come nell’episodio evangelico delle nozze di Cana, sembra che sia venuto a mancare il vino della festa. Soprattutto la difficoltà di trovare un lavoro stabile stende un velo di incertezza sull’avvenire. Questa condizione contribuisce a rimandare l’assunzione di decisioni definitive, e incide in modo negativo sulla crescita della società, che non riesce a valorizzare appieno la ricchezza di energie, di competenze e di creatività della vostra generazione.
    Manca il vino della festa anche a una cultura che tende a prescindere da chiari criteri morali: nel disorientamento, ciascuno è spinto a muoversi in maniera individuale e autonoma, spesso nel solo perimetro del presente.

    La frammentazione del tessuto comunitario si riflette in un relativismo che intacca i valori essenziali; la consonanza di sensazioni, di stati d’animo e di emozioni sembra più importante della condivisione di un progetto di vita. Anche le scelte di fondo allora diventano fragili, esposte ad una perenne revocabilità, che spesso viene ritenuta espressione di libertà, mentre ne segnala piuttosto la carenza. Appartiene a una cultura priva del vino della festa anche l’apparente esaltazione del corpo, che in realtà banalizza la sessualità e tende a farla vivere al di fuori di un contesto di comunione di vita e d’amore.

    Cari giovani, non abbiate paura di affrontare queste sfide! Non perdete mai la speranza. Abbiate coraggio, anche nelle difficoltà, rimanendo saldi nella fede. Siate certi che, in ogni circostanza, siete amati e custoditi dall’amore di Dio, che è la nostra forza. Per questo è importante che l’incontro con Lui, soprattutto nella preghiera personale e comunitaria, sia costante, fedele, proprio come è il cammino del vostro amore: amare Dio e sentire che Lui mi ama. Nulla ci può separare dall’amore di Dio! Siate certi, poi, che anche la Chiesa vi è vicina, vi sostiene, non cessa di guardare a voi con grande fiducia. Essa sa che avete sete di valori, quelli veri, su cui vale la pena di costruire la vostra casa!

    Il valore della fede, della persona, della famiglia, delle relazioni umane, della giustizia. Non scoraggiatevi davanti alle carenze che sembrano spegnere la gioia sulla mensa della vita. Alle nozze di Cana, quando venne a mancare il vino, Maria invitò i servi a rivolgersi a Gesù e diede loro un’indicazione precisa: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Fate tesoro di queste parole, le ultime di Maria riportate nei Vangeli, quasi un suo testamento spirituale, e avrete sempre la gioia della festa: Gesù è il vino della festa!
    Come fidanzati vi trovate a vivere una stagione unica, che apre alla meraviglia dell’incontro e fa scoprire la bellezza di esistere e di essere preziosi per qualcuno, di potervi dire reciprocamente: tu sei importante per me. Vivete con intensità, gradualità e verità questo cammino.

    Non rinunciate a perseguire un ideale alto di amore, riflesso e testimonianza dell’amore di Dio! Ma come vivere questa fase della vostra vita, testimoniare l’amore nella comunità? Vorrei dirvi anzitutto di evitare di chiudervi in rapporti intimistici, falsamente rassicuranti; fate piuttosto che la vostra relazione diventi lievito di una presenza attiva e responsabile nella comunità. Non dimenticate, poi, che, per essere autentico, anche l’amore richiede un cammino di maturazione: a partire dall’attrazione iniziale e dal “sentirsi bene” con l’altro, educatevi a “volere bene” all’altro, a “volere il bene” dell’altro. L’amore vive di gratuità, di sacrificio di sé, di perdono e di rispetto dell’altro.

    Cari amici, ogni amore umano è segno dell’Amore eterno che ci ha creati, e la cui grazia santifica la scelta di un uomo e di una donna di consegnarsi reciprocamente la vita nel matrimonio. Vivete questo tempo del fidanzamento nell’attesa fiduciosa di tale dono, che va accolto percorrendo una strada di conoscenza, di rispetto, di attenzioni che non dovete mai smarrire: solo a questa condizione il linguaggio dell’amore rimarrà significativo anche nello scorrere degli anni. Educatevi, poi, sin da ora alla libertà della fedeltà, che porta a custodirsi reciprocamente, fino a vivere l’uno per l’altro.

    Preparatevi a scegliere con convinzione il “per sempre” che connota l’amore: l’indissolubilità, prima che una condizione, è un dono che va desiderato, chiesto e vissuto, oltre ogni mutevole situazione umana.

    E non pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro. Bruciare le tappe finisce per “bruciare” l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile.

    La fedeltà e la continuità del vostro volervi bene vi renderanno capaci anche di essere aperti alla vita, di essere genitori: la stabilità della vostra unione nel Sacramento del Matrimonio permetterà ai figli che Dio vorrà donarvi di crescere fiduciosi nella bontà della vita. Fedeltà, indissolubilità e trasmissione della vita sono i pilastri di ogni famiglia, vero bene comune, patrimonio prezioso per l’intera società. Fin d’ora, fondate su di essi il vostro cammino verso il matrimonio e testimoniatelo anche ai vostri coetanei: è un servizio prezioso! Siate grati a quanti con impegno, competenza e disponibilità vi accompagnano nella formazione: sono segno dell’attenzione e della cura che la comunità cristiana vi riserva. Non siete soli: ricercate e accogliete per primi la compagnia della Chiesa.

    Vorrei tornare ancora su un punto essenziale: l’esperienza dell’amore ha al suo interno la tensione verso Dio. Il vero amore promette l’infinito! Fate, dunque, di questo vostro tempo di preparazione al matrimonio un itinerario di fede: riscoprite per la vostra vita di coppia la centralità di Gesù Cristo e del camminare nella Chiesa.

    Maria ci insegna che il bene di ciascuno dipende dall’ascoltare con docilità la parola del Figlio. In chi si fida di Lui, l’acqua della vita quotidiana si muta nel vino di un amore che rende buona, bella e feconda la vita. Cana, infatti, è annuncio e anticipazione del dono del vino nuovo dell’Eucaristia, sacrificio e banchetto nel quale il Signore ci raggiunge, ci rinnova e trasforma. Non smarrite l’importanza vitale di questo incontro: l’assemblea liturgica domenicale vi trovi pienamente partecipi: dall’Eucaristia scaturisce il senso cristiano dell’esistenza e un nuovo modo di vivere (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 72-73).

    Non avrete, allora, paura nell’assumere l’impegnativa responsabilità della scelta coniugale; non temerete di entrare in questo “grande mistero”, nel quale due persone diventano una sola carne (cfr Ef 5,31-32).
    Carissimi giovani, vi affido alla protezione di San Giuseppe e di Maria Santissima; seguendo l’invito della Vergine Madre – “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” – non vi mancherà il gusto della vera festa e saprete portare il “vino” migliore, quello che Cristo dona per la Chiesa e per il mondo. Vorrei dirvi che anch’io sono vicino a voi e a tutti coloro che, come voi, vivono questo meraviglioso cammino dell’amore. Vi benedico di vero cuore!




    [Modificato da Caterina63 11/09/2011 20:29]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 11/09/2011 20:34

    [SM=g1740717]  Il Papa incontra sacerdoti le famiglie insieme:


    "Vorrei soffermarmi brevemente sulla necessità di ricondurre Ordine sacro e Matrimonio all’unica sorgente eucaristica. Entrambi questi stati di vita hanno, infatti, nell’amore di Cristo, che dona se stesso per la salvezza dell’umanità, la medesima radice; sono chiamati ad una missione comune: quella di testimoniare e rendere presente questo amore a servizio della comunità, per l’edificazione del Popolo di Dio"





    (Discorso del Santo Padre in occasione dell'incontro con le famiglie e con i sacerdoti nella Cattedrale di San Ciriaco, Ancona, 11 settembre 2011)

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    Cari sacerdoti e cari sposi,

    il colle su cui è costruita questa Cattedrale ci ha consentito un bellissimo sguardo sulla città e sul mare; ma nel varcare il maestoso portale l’animo rimane affascinato dall’armonia dello stile romanico, arricchito da un intreccio di influssi bizantini e di elementi gotici. Anche nella vostra presenza – sacerdoti e sposi provenienti dalle diverse diocesi italiane – si coglie la bellezza dell’armonia e della complementarità delle vostre differenti vocazioni.
    La mutua conoscenza e la stima vicendevole, nella condivisione della stessa fede, portano ad apprezzare il carisma altrui e a riconoscersi all’interno dell’unico “edificio spirituale” (1 Pt 2,5) che, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù, cresce ben ordinato per essere tempio santo nel Signore (cfr Ef 2,20-21). Grazie, dunque, per questo incontro: al caro Arcivescovo, Mons. Edoardo Menichelli – anche per le espressioni con cui lo ha introdotto – e a ciascuno di voi.

    Vorrei soffermarmi brevemente sulla necessità di ricondurre Ordine sacro e Matrimonio all’unica sorgente eucaristica. Entrambi questi stati di vita hanno, infatti, nell’amore di Cristo, che dona se stesso per la salvezza dell’umanità, la medesima radice; sono chiamati ad una missione comune: quella di testimoniare e rendere presente questo amore a servizio della comunità, per l’edificazione del Popolo di Dio (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1534).

    Questa prospettiva consente anzitutto di superare una visione riduttiva della famiglia, che la considera come mera destinataria dell’azione pastorale. È vero che, in questa stagione difficile, essa necessita di particolari attenzioni. Non per questo, però, ne va sminuita l’identità e mortificata la specifica responsabilità. La famiglia è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa.

    A livello ecclesiale valorizzare la famiglia significa riconoscerne la rilevanza nell’azione pastorale. Il ministero che nasce dal Sacramento del Matrimonio è importante per la vita della Chiesa: la famiglia è luogo privilegiato di educazione umana e cristiana e rimane, per questa finalità, la migliore alleata del ministero sacerdotale; essa è un dono prezioso per l’edificazione della comunità. La vicinanza del sacerdote alla famiglia, a sua volta, l’aiuta a prendere coscienza della propria realtà profonda e della propria missione, favorendo lo sviluppo di una forte sensibilità ecclesiale. Nessuna vocazione è una questione privata, tantomeno quella al matrimonio, perché il suo orizzonte è la Chiesa intera. Si tratta, dunque, di saper integrare ed armonizzare, nell’azione pastorale, il ministero sacerdotale con “l’autentico Vangelo del matrimonio e della famiglia” (Enc. Familiaris consortio, 8) per una comunione fattiva e fraterna. E l’Eucaristia è il centro e la sorgente di questa unità che anima tutta l’azione della Chiesa.

    Cari sacerdoti, per il dono che avete ricevuto nell’Ordinazione, siete chiamati a servire come Pastori la comunità ecclesiale, che è “famiglia di famiglie”, e quindi ad amare ciascuno con cuore paterno, con autentico distacco da voi stessi, con dedizione piena, continua e fedele: voi siete segno vivo che rimanda a Cristo Gesù, l’unico Buon Pastore.

    Conformatevi a Lui, al suo stile di vita, con quel servizio totale ed esclusivo di cui il celibato è espressione. Anche il sacerdote ha una dimensione sponsale; è immedesimarsi con il cuore di Cristo Sposo, che dà la vita per la Chiesa sua sposa (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 24). Coltivate una profonda familiarità con la Parola di Dio, luce nel vostro cammino.

    La celebrazione quotidiana e fedele dell’Eucaristia sia il luogo dove attingere la forza per donare voi stessi ogni giorno nel ministero e vivere costantemente alla presenza di Dio: è Lui la vostra dimora e la vostra eredità. Di questo dovete essere testimoni per la famiglia e per ogni persona che il Signore pone sulla vostra strada, anche nelle circostanze più difficili (cfr ibid., 80). Incoraggiate i coniugi, condividetene le responsabilità educative, aiutateli a rinnovare continuamente la grazia del loro matrimonio. Rendete protagonista la famiglia nell’azione pastorale. Siate accoglienti e misericordiosi, anche con quanti fanno più fatica ad adempiere gli impegni assunti con il vincolo matrimoniale e con quanti, purtroppo, vi sono venuti meno.
    Cari sposi, il vostro Matrimonio si radica nella fede che “Dio è amore” (1Gv 4,8) e che seguire Cristo significa “rimanere nell’amore” (cfr Gv 15,9-10). La vostra unione – come insegna l’apostolo Paolo – è segno sacramentale dell’amore di Cristo per la Chiesa (cfr Ef 5,32), amore che culmina nella Croce e che è “significato e attuato nell’Eucaristia” (Esort. ap. Sacramentum caritatis, 29).

    Il Mistero eucaristico incida sempre più profondamente nella vostra vita quotidiana: traete ispirazione e forza da questo Sacramento per il vostro rapporto coniugale e per la missione educativa a cui siete chiamati; costruite le vostre famiglie nell’unità, dono che viene dall’alto e che alimenta il vostro impegno nella Chiesa e nel promuovere un mondo giusto e fraterno. Amate i vostri sacerdoti, esprimete loro l’apprezzamento per il generoso servizio che svolgono. Sappiate sopportarne anche i limiti, senza mai rinunciare a chiedere loro che siano fra voi ministri esemplari che vi parlano di Dio e che vi conducono a Lui. La vostra fraternità è per loro un prezioso aiuto spirituale e un sostegno nelle prove della vita.

    Cari sacerdoti e cari sposi, sappiate trovare sempre nella santa Messa la forza per vivere l’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, nel perdono, nel dono di sé stessi e nella gratitudine. Il vostro agire quotidiano abbia nella comunione sacramentale la sua origine e il suo centro, perché tutto sia fatto a gloria di Dio. In questo modo, il sacrificio di amore di Cristo vi trasformerà, fino a rendervi in Lui “un solo corpo e un solo spirito” (cfr Ef 4,4-6). L’educazione alla fede delle nuove generazioni passa anche attraverso la vostra coerenza. Testimoniate loro la bellezza esigente della vita cristiana, con la fiducia e la pazienza di chi conosce la potenza del seme gettato nel terreno. Come nell’episodio evangelico che abbiamo ascoltato (Mc 5,21-24.35-43), siate, per quanti sono affidati alla vostra responsabilità, segno della benevolenza e della tenerezza di Gesù: in Lui si rende visibile come il Dio che ama la vita non è estraneo o lontano dalle vicende umane, ma è l’Amico che mai abbandona. E nei momenti in cui si insinuasse la tentazione che ogni impegno educativo sia vano, attingete dall’Eucaristia la luce per rafforzare la fede, sicuri che la grazia e la potenza di Gesù Cristo possono raggiungere l’uomo in ogni situazione, anche la più difficile.
    Cari amici, vi affido tutti alla protezione di Maria, venerata in questa Cattedrale con il titolo di “Regina di tutti i Santi”. La tradizione ne lega l’immagine all’ex voto di un marinaio, in ringraziamento per la salvezza del figlio, uscito indenne da una tempesta di mare. Lo sguardo materno della Madre accompagni anche i vostri passi nella santità verso un approdo di pace.
    Grazie!


    Pope Benedict XVI greets a child during his visit in Ancona, central Italy, Sunday, Sept. 11, 2011. The Pontiff prayed for the victims of the Sept. 11 terror attacks and called on world leaders and others to resist what he calls the "temptation toward hatred."
    A girl applauds Pope Benedict XVI (L) on September 11, 2011 as he marked the 10th anniversary of the September 11 attacks in Plebiscito square in Ancona.



    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
  • OFFLINE
    Caterina63
    Post: 39.988
    Sesso: Femminile
    00 18/06/2012 14:40

    VIDEO MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
    PER LA CHIUSURA DEL 50°
    CONGRESSO EUCARISTICO INTERNAZIONALE A DUBLINO
    (10-17 GIUGNO 2012)

     

     

    Cari Fratelli e Sorelle,

    con grande affetto nel Signore, saluto voi tutti radunati a Dublino per il 50° Congresso Eucaristico Internazionale, in modo speciale il Cardinale Brady, l’Arcivescovo Martin, il clero, i religiosi e i fedeli dell’Irlanda, e tutti voi giunti da lontano per sostenere la Chiesa in Irlanda con la vostra presenza e le vostre preghiere.

    Il tema del Congresso – Comunione con Cristo e tra di noi – ci porta a riflettere sulla Chiesa quale mistero di comunione con il Signore e con tutti i membri del Suo corpo. Sin dai primi tempi la nozione di koinonia o communio è stata al centro della comprensione che la Chiesa ha di se stessa, al centro della sua relazione con Cristo suo fondatore e dei sacramenti che essa celebra, primo fra tutti l’Eucaristia. Mediante il Battesimo, noi siamo inseriti nella morte di Cristo, rinasciamo nella grande famiglia di fratelli e sorelle di Cristo Gesù; mediante la Confermazione, riceviamo il sigillo dello Spirito Santo, e condividendo l’Eucaristia, entriamo in comunione con Cristo e fra di noi in maniera visibile qui sulla terra. Riceviamo anche la promessa della vita eterna che verrà.

    Il Congresso inoltre si svolge in un periodo in cui la Chiesa in tutto il mondo si prepara a celebrare l’Anno della Fede, per commemorare il 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, un evento che lanciò il più ampio rinnovamento del Rito Romano mai visto prima. Basato su un apprezzamento sempre più profondo delle fonti della liturgia, il Concilio ha promosso la piena ed attiva partecipazione dei fedeli al Sacrificio eucaristico. Oggi, a distanza di tempo dai desideri espressi dai Padri Conciliari circa il rinnovamento liturgico, e alla luce dell’esperienza universale della Chiesa nel periodo seguente, è chiaro che il risultato è stato molto grande; ma è ugualmente chiaro che vi sono state molte incomprensioni ed irregolarità.

    Il rinnovamento delle forme esterne, desiderato dai Padri Conciliari, era proteso a rendere più facile l’entrare nell’intima profondità del mistero. Il suo vero scopo era di condurre la gente ad un incontro personale con il Signore, presente nell’Eucaristia, e così al Dio vivente, in modo che, mediante questo contatto con l’amore di Cristo, l’amore reciproco dei suoi fratelli e delle sue sorelle potesse anch’esso crescere. Tuttavia, non raramente, la revisione delle forme liturgiche è rimasta ad un livello esteriore, e la "partecipazione attiva" è stata confusa con l’agire esterno. Pertanto, rimane ancora molto da fare sulla via del vero rinnovamento liturgico. In un mondo cambiato, sempre più fisso sulle cose materiali, dobbiamo imparare a riconoscere di nuovo la presenza misteriosa del Signore Risorto, il solo che può dar respiro e profondità alla nostra vita.

    L’Eucaristia è il culto di tutta la Chiesa, ma richiede anche il pieno impegno di ogni singolo cristiano nella missione della Chiesa; contiene un appello ad essere il popolo santo di Dio, ma pure l’appello alla santità individuale; è da celebrarsi con grande gioia e semplicità, ma anche nella maniera più degna e riverente possibile; ci invita a pentirci del nostri peccati, ma anche a perdonare i fratelli e le sorelle; ci unisce insieme nello Spirito, ma anche ci comanda, nello stesso Spirito, di recare la buona novella della salvezza agli altri.

    Inoltre, l’Eucaristia è il memoriale del sacrificio di Cristo sulla croce, il suo corpo e il suo sangue offerto nella nuova ed eterna alleanza per la remissione dei peccati e la trasformazione del mondo. L’Irlanda è stata plasmata per secoli dalla Messa al livello più profondo e, dalla sua potenza e grazia, generazioni di monaci, di martiri e di missionari hanno vissuto eroicamente la fede nella propria terra e diffuso la Buona Novella dell’amore e del perdono di Dio ben al di là dei vostri lidi. Siete gli eredi di una Chiesa che è stata una potente forza di bene nel mondo, e che ha offerto a moltissimi altri un amore profondo e duraturo per Cristo e per la sua Santa Madre. I vostri antenati nella Chiesa in Irlanda seppero come impegnarsi per la santità e la coerenza nella vita personale, come predicare la gioia che viene dal Vangelo, come promuovere l’importanza di appartenere alla Chiesa universale in comunione con la Sede di Pietro, e come trasmettere alle generazioni future amore per la fede e le virtù cristiane. La nostra fede cattolica, imbevuta di un senso profondo della presenza di Dio, rapita dalla bellezza della creazione che ci circonda, e purificata mediante la penitenza personale e la consapevolezza del perdono di Dio, è una eredità che sicuramente è perfezionata e nutrita quando è deposta con regolarità sull’altare del Signore nel Sacrificio della Messa. Ringraziamento e gioia per una così grande storia di fede e di amore sono stati di recente scossi in maniera orribile dalla rivelazione di peccati commessi da sacerdoti e persone consacrate nei confronti di persone affidate alle loro cure.

    Al posto di mostrare ad essi la strada verso Cristo, verso Dio, al posto di dar testimonianza della sua bontà, hanno compiuto abusi su di loro e minato la credibilità del messaggio della Chiesa. Come possiamo spiegare il fatto che persone le quali hanno ricevuto regolarmente il corpo del Signore e confessato i propri peccati nel sacramento della Penitenza abbiano offeso in tale maniera? Rimane un mistero. Eppure evidentemente il loro cristianesimo non veniva più nutrito dall’incontro gioioso con Gesù Cristo: era divenuto semplicemente un’abitudine. L’opera del Concilio aveva in realtà l’intento di superare questa forma di cristianesimo e di riscoprire la fede come una relazione personale profonda con la bontà di Gesù Cristo. Il Congresso Eucaristico ha un simile scopo. Qui desideriamo incontrare il Signore Risorto. Chiediamo a Lui di toccarci nel profondo. Possa Colui che ha alitato sugli Apostoli a Pasqua, comunicando loro il suo Spirito, donare alla stessa maniera anche a noi il suo soffio, la potenza dello Spirito Santo, aiutandoci così a divenire veri testimoni del suo amore, testimoni della sua verità. La sua verità è amore. L’amore di Cristo è verità.

    Cari fratelli e sorelle, prego affinché il Congresso sia per ciascuno di voi una fruttuosa esperienza spirituale di comunione con Cristo e con la sua Chiesa. Allo stesso tempo, desidero invitarvi ad unirvi a me nell’invocare la benedizione di Dio sul prossimo Congresso Eucaristico Internazionale, che si terrà nel 2016 nella città di Cebu! Al popolo delle Filippine invio il mio caloroso saluto e l’assicurazione della mia vicinanza nella preghiera durante il periodo di preparazione di questa grande riunione ecclesiale. Sono sicuro che porterà un duraturo rinnovamento spirituale non soltanto a loro, ma ai partecipanti di tutto il mondo. Nel frattempo, affido ognuno dei partecipanti all’attuale Congresso all’amorevole protezione di Maria, Madre di Dio, e a san Patrizio, il grande patrono d’Irlanda; e, quale pegno di gioia e pace nel Signore, di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

     

    BENEDICTUS PP. XVI

    [SM=g1740720]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)