Il fatto che i divorziati risposati, dopo debita penitenza e discernimento, possano riaccedere all'eucarestia è un altro argomento che mi spingerebbe oltre le richieste di Caterina.
Ma questo inciso non riguardava l'indissolubilità del matrimonio... spero di aver chiarito con questa risposta.
In riferimento all'inciso che ho orora riportato, volevo solo dire che è possibile, e per me auspicabile, cambiare la legislazione canonica attuale che prevede che i divorziati risposati non possano mai accedere all'eucarestia se non dopo lo sciogliemento della nuova unione.
Nei primi secoli ciò era possibile in tutta la Chiesa ed è ancora una prassi seguita dalle Chiese Orientali che possiedono un rituale apposito per l'inserimento dei risposati nell'ordine dei penitenti e la loro riammissione all'eucarestia, senza richiedere la frantumazione della nuova unione...
Capisco ed in parte condivido però anche le esigenze portate avanti dall'attuale Pontefice che ha paura che nella situazione secolarizzata in cui vivono i Cattolici d'Occidente ciò potrebbe essere letto come un'accettazione da parte della Chiesa del divorzio... è una situazione in cui ci si deve muovere "con le pinzette".
Ma, continuo a sottolinearlo: L'ALLEANZA SACRAMENTALE DEL MATRIMONIO PUò ESSERE SOLO UNA ED è INDISSOLUBILE.
Sulle coppie di fatto. Mi sembrava Caterina che tu non mi avessi chiesto una valutazione morale delle unioni omosessuali, ma del loro riconoscimento da parte dello stato.
In questa seconda ottica infatti, la bibbia condanna i rapporti sessuali fuori dall'unione matrimoniale quanto condanna i rapporti che tu definisci "contro natura". In questo senso sia una che l'altra sono situazioni incompatibili con l'attuale pensiero magisteriale cattolico, e quindi dovrebbero essere ambedue rifiutate.
Ma la situazione che molte coppie sia etero che omo vivano insieme e condividano tutta la loro vita come se "fossero sposati", per capirci, non può essere ignorata dallo stato: o la regolamenta, o la deve rifiutare... questa situazione in cui fa finta di niente mi sembra molto degna di Pilato. Era solo questo che volevo dire.
Se invece mi chiedevi la prima cosa che ho scritto, la valutazione morale degli atti omosessuali è per il mio povero cuore una situazione complessa, e davvero non penso di riuscire a stare nei termini che desideri tu per parlarne. Posso solo dire che è un problema dai molti aspetti e che ha bisogno di molti distinguo (esistono etero che hanno occasionalmente rapporti omosessuali, bisessuali veri e propri, omosessuali, trans operati e no, coppie fedeli e persone che cambiano ogni sera compagno... c'è un'omosessualità innata, una derivata da traumi subiti o da paure che non si vogliono affrontare, o causata dall'ambiente circostante ) e dunque richiede, come poi consigliato dai Padri Conciliari per tutte le nuove sfide che si aprivano alla Chiesa del XX secolo, che il Pensiero Teologico si aiuti con le riflessioni delle scienze umane... che non vuol dire accettare supinamente ciò che pensa la maggioranza (NON è QUESTO CHE VOGLIO DIRE); le ricerche serie su tale argomento sono ancora troppo poche per poter spingere il magistero a cambiare posizione.
E come hai detto tu un po' di tempo fa in qualche altro forum, non ritengo che il fatto che la chiesa vada più lenta dei tempi sia un male, ma anzi assicura solidità, accettando nel suo "bagaglio" non tutte le mode passeggere, ma solo quelle espressioni di autentica umanità e verità che possono sorgere nelle varie epoche.
Anche su questo tema, capisco e sono d'accordo con il comportamento cauto della Chiesa.
Ciò che mi dispiace è che ai vari divieti non si accompagna la creazione di un'effettiva pastorale delle persone omosessuali, con un coordinamento nazionale, la pubblicazione di sussidi da utilizzare dai parroci e cose del genere, come sono presenti per le altre classi di persone in situazioni difficili (come per i giovani, le famiglie, gli anziani, i malati, le prostitute, gli immigrati e altre particolari categorie di persone).
A Napoli sono stato infatti testimone diretto delle difficoltà di un mio amico, rettore di un convento nel Napoletano, che voleva inziare una pastorale con alcune coppie omosessuali che da un po' si confessavano da lui ma trovava pochi sussidi pratici per capire come svolgerla, ma solo documenti di tipo giuridico che precisavano più ciò che non si doveva fare che le linee concrete da seguire.
Spero di essere stato chiaro, Caterina.
Leggi bene prima di rispondere, così non mi dai dell'eretico per nulla .
E ricorda una cosa Caterina: non ho intenzione di mettermi al di sopra di nulla e nessuno, porto soltanto il contributo delle mie ricerche e le mie inquietudini a voi, sapendo che è volere di Cristo il fatto che i cristiani mettano in comune sia le cose belle che le cose brutte, sia le proprie certezze che le proprie inquietudini, come direbbe Paolo, "piangere con chi è nel pianto e ridere con chi è nella gioia".
Inoltre sono interiormente convinto delle parole di Gregorio Magno che in una lettera ad un amico gli comunicava come molte delle cose che da solo non riusciva a capire nelle scritture, poi gli erano chiare parlandone con la sua comunità. INSIEME possiamo capire...
Vostro servo in Cristo,
Ireneo