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Ultimo Aggiornamento: 03/04/2018 23:55
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03/03/2011 09:26
 
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Si riaccendono le polemiche.... ecco l'ennesima strumentalizzazione alle parole del Pontefice:


"Papa Benedetto ha dichiarato inequivocabilmente che il popolo ebraico non era - e quindi non è - responsabile della morte di Gesù"



si tratta del secondo volume, in uscita, del libro di Benedetto XVI sul Gesù di Nazareth...

Sarebbe AUSPICABILE, ora.... che i tanti VATICANISTI in giro per il web, pronti a lanciare anatemi contro il mondo Tradizionale....siano altrettanto solleciti per spiegare a questi MEDIA e titoloni di giornali che la notizia, buttata così facendola apparire come una RISCRITTURA (dice Repubblica, sic!) dei Vangeli... è il solito FALSO....e la solita MANIPOLAZIONE alle parole del Papa...

la questione del "deicidio" fu già chiarita AL CONCILIO DI TRENTO....

598 La Chiesa, nel magistero della sua fede e nella testimonianza dei suoi santi, non ha mai dimenticato che « ogni singolo peccatore è realmente causa e strumento delle [...] sofferenze » del divino Redentore. (434) Tenendo conto del fatto che i nostri peccati offendono Cristo stesso, (435) la Chiesa non esita ad imputare ai cristiani la responsabilità più grave nel supplizio di Gesù, responsabilità che troppo spesso essi hanno fatto ricadere unicamente sugli Ebrei:

« È chiaro che più gravemente colpevoli sono coloro che più spesso ricadono nel peccato. Se infatti le nostre colpe hanno condotto Cristo al supplizio della croce, coloro che si immergono nell'iniquità crocifiggono nuovamente, per quanto sta in loro, il Figlio di Dio e lo scherniscono con un delitto ben più grave in loro che non negli Ebrei. Questi infatti – afferma san Paolo – se lo avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria (1 Cor 2,8). Noi cristiani, invece, pur confessando di conoscerlo, di fatto lo rinneghiamo con le nostre opere e leviamo contro di lui le nostre mani violente e peccatrici ». (436)..........

..........

Queste parole del Catechismo Cattolico CHE RICHIAMANO L'ESPRESSIONE USATA DALLO STESSO CONCILIO DI TRENTO.. .ci rammentano la storia del nostro passato...passato in cui la Chiesa ha dovuto, pian piano, camminare con gli uomini di ogni tempo nel bene come nel male, nella buona e nella cattiva sorte.....

Si legge spesso in particolare il cosiddetto "deicidio" ( cioè solo gli ebrei sarebbero responsabili della morte di Cristo ).
Qui si confondono le opinioni di certi teologi con la dottrina autentica della Chiesa.
La dottrina della Chiesa ha sempre detto che Gesù è stato ucciso dai nostri peccati: vedi catechismo di Trento


Studiamo ancora il Concilio di Trento.... Benedetto XVI non fa altro che ripartire da li...

GESU' E' STATO UCCISO DAI NOSTRI PECCATI

Scrive il Catechismo di Trento(1546): " In Gesù Cristo Nostro Signore si verificò questo di speciale: che morì quando volle morire e sostenne una morte non già provocata dalla violenza altrui, ma una morte volontaria, di cui aveva egli stesso fissato il luogo e il tempo. Aveva scritto infatti Isaia: è
stato sacrificato perché lo ha voluto ( Isa LIII,7 ).

E il Signore stesso disse di sé prima della passione: Io do la mia vita per riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie; ma io la do da me stesso e sono padrone di darla, e padrone di riprenderla ( Giov., X, 17,18 ).(...)

Chi indaghi la ragione per la quale il Figlio di Dio affrontò la più acerba delle passioni, troverà che, oltre la colpa ereditaria dei progenitori, essa deve riscontrarsi principalmente nei peccati commessi dagli uomini dall'origine del mondo sino ad oggi, e negli altri che saranno commessi fino alla fine del mondo. Soffrendo e morendo, il Figlio di Dio nostro salvatore mirò appunto a redimere ed annullare le colpe di tutte le età, dando al Padre soddisfazione cumulativa e copiosa.



e infine ancora:

Per meglio valutarne
l'importanza, si rifletta che non solamente Gesù Cristo soffrì per i peccatori, ma che in realtà i peccatori furono cagione e ministri di tutte le pene subìte. Scrivendo agli Ebrei, l'Apostolo ci ammonisce precisamente:
pensate a Colui che tollerò tanta ostilità dai peccatori, e l'animo vostro non si abbatterà nello scoraggiamento. ( Ebr.XII,3 ).

Più strettamente sono avvinti da questa colpa coloro, che più di frequente cadono in peccato. Perché se i nostri peccati trassero Gesù Cristo Nostro
Signore al supplizio della Croce, coloro che si tuffano più ignominiosamente nell'iniquità, di nuovo, per quanto è da loro, crocifiggono in sé il Figlio
di Dio e lo disprezzano ( ib. VI, 6 ).
Delitto ben più grave in noi che negli Ebrei.
Questi, secondo la tesimonianza dell'Apostolo, se avessero conosciuto il Re della gloria, non l'avrebbero giammai crocifisso ( I Cor.II,8 ); mentre noi, pur facendo professione di conoscerlo, lo rinneghiamo con i fatti, e quasi sembriamo alzar le mani violente contro di Lui ".
( Catechismo Tridentino, catechismo ad uso dei parroci, pubblicato dal Papa
S. Pio V per decreto del Concilio di Trento, trad. italiana a cura del P. Tito S. Centi, O.P., ed. Cantagalli Siena 1981, p. 79 e pp.82-83 ).



ordunque.... siano solleciti questi vaticanisti dalla penna solerte contro un certo tradizionalismo "nuovo" perchè è naturale che se nessuno parlerà, si alzeranno loro a dire che IL CONCILIO DI TRENTO LO AVEVA GIA' CHIARITO, ma detto da loro sembrerà l'ennesimo attacco al Papa, mentre il Papa non ha fatto altro che riportare la fede di Trento ai giorni nostri...


 apprendo così dal Blog di Raffaella:

"Confutare il deicidio e la verità di Gesù, ecco il cuore del libro del Papa (Rodari)"




Benedetto XVI e i responsabili della morte di Gesù.


di don Alfredo Morselli

L’anticipazione di alcuni stralci del nuovo libro di Benedetto XVI su Gesù non mancherà di suscitare polemiche e sciorinamenti di pareri di Perpetua – a cui siamo tristemente abituati. Ed è verosimile che ciò accada soprattutto a motivo delle pagine in cui il Pontefice esprime il suo pensiero circa le responsabilità nella condanna a morte di Nostro Signore Gesù Cristo, e circa le parole della folla, che invoca: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt 27,25).

Fin troppo facilmente profeta di queste reazioni allergiche (o entusiasmi da parte di progressisti, che esultanti proclameranno cambiamenti e/o rovesciamenti), vorrei qui semplicemente mostrare come Benedetto XVI riprende – né più né meno – la dottrina tradizionale.

Quali sono le tesi del Papa? Sono sostanzialmente due:

1) La responsabilità morale della morte di Gesù è principalmente dei capi e non del popolo ebraico o di tutti gli Ebrei, e l’espressione “i giudei” non deve farci pensare “al popolo d’Israele come tale”.

2) L’invocazione della folla “il suo sangue ricada su di noi” si muta in benedizione.

Per quanto riguarda la I tesi, mi basta riportare alcune parole di San Tommaso:

“Parlando dei giudei bisogna distinguere tra maggiorenti e la gente del popolo. I maggiorenti, che erano detti loro principi, certo lo conobbero, secondo l'autore delle Quaestiones Novi et Veteris Testamenti, come del resto gli stessi demoni riconobbero che egli era il Cristo promesso: "infatti essi vedevano avverarsi in lui tutti i segni predetti dai profeti". Essi però non conobbero la sua divinità: ecco perché l'Apostolo afferma, che "se l'avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria".


Si noti però che tale ignoranza non li scusava dal delitto: perché si trattava di un'ignoranza affettata. Essi infatti vedevano i segni evidenti della sua divinità: ma per odio ed invidia verso Cristo li travisavano, e così non vollero credere alle sue affermazioni di essere il Figlio di Dio. Di qui le parole del Signore: "Se io non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero peccato: ma ora non hanno nessuna scusa del loro peccato". E ancora: "Se non avessi compiuto tra loro le opere che nessun altro ha compiuto, non avrebbero peccato". Perciò si possono applicare ad essi le parole di Giobbe: "Essi dissero a Dio: Allontanati da noi, noi non vogliamo conoscere le tue vie".

Il popolo invece, che non conosceva i misteri della Scrittura, non conobbe pienamente né che egli era il Cristo, né che era Figlio di Dio: sebbene alcuni del popolo abbiano creduto in lui. E anche se talora essi sospettarono che fosse il Cristo, per la molteplicità dei segni e per l'efficacia del suo insegnamento, come nota l'evangelista Giovanni, tuttavia poi furono ingannati dai loro capi, al punto di non credere né che era il Figlio di Dio, né che era il Cristo. Di qui le parole di S. Pietro: "So che avete agito per ignoranza, al pari dei vostri capi"; cioè perché sedotti da essi” (S. Th. IIIª q. 47 a. 5 co).

Per quanto riguarda la seconda affermazione, basta citare S. Agostino:

“Risorto che fu il Signore, molti credettero. Non capivano allorché lo crocifiggevano, ma più tardi hanno creduto in lui, ed è stato loro perdonato un così grande delitto. Il sangue del Signore, che essi avevano versato, venne dato in dono agli stessi omicidi, non propriamente deicidi (ut non dicam deicidis); perché, se avessero conosciuto il Signore della gloria, mai lo avrebbero crocifisso. Agli omicidi è stato ora dato in dono il sangue dell'innocente che essi avevano versato: e così lo stesso sangue che essi avevano versato nella loro follia, hanno ora bevuto come grazia. Dite dunque a Dio: quanto sono terribili le tue opere! Perché terribili?Perché si è compiuta la cecità di una parte di Israele affinché entrasse la totalità delle genti. O totalità delle genti, di' a Dio: Quanto sono terribili le tue opere! Erallègrati, ma insieme trema; e non ti gloriare nei confronti dei rami tagliati. Dite a Dio: quanto sono da temere le tue opere!” (Enarr. in Ps. LXV, 5).
.

Conclusione

Oggi il modernismo propina la teoria della duplice via parallela di salvezza per Ebrei e cristiani (secondo la quale gli Ebrei non avrebbero bisogno di Gesù Cristo) e va a braccetto con le assurde pretese di certi esponenti ebrei, ad es. Renzo Gattegna, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che si esprimeva in questi termini:

«Al fine di proseguire con le iniziative dedicate alla reciproca comprensione e all’amicizia, un gesto utile, necessario e certamente apprezzato sarebbe una aperta dichiarazione di rinuncia da parte della Chiesa a qualsiasi manifestazione di intento rivolto alla conversione degli ebrei, accompagnata dall’eliminazione di questo auspicio dalla liturgia del Venerdì che precede la Pasqua. Sarebbe un segnale forte e significativo di accettazione di un rapporto impostato sulla pari dignità». («Un futuro di amicizia», Osservatore Romano, 10 novembre 2010, p. 5; articolo pubblicato senza alcun commento di disapprovazione).
La risposta al neo-modernismo non è un antigiudaismo da strapazzo; che fare allora? Non ho ricette, ma sempre Sant’Agostino mi va benissimo:
“Or dunque, voi genti che siete state chiamate, notate bene come nella sua severità Dio abbia reciso certi rami e come voi, per la sua bontà, vi siate state innestate. Voi siete divenute partecipi dell'abbondanza dell'olivo; ma non nutrite pensieri di alterigia, cioè, non vi insuperbite. Perché - dice - non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te.
Ancora di più dovete, anzi, spaventarvi, se vedete recisi i rami naturali. I giudei infatti discendono dai patriarchi; sono nati dalla stirpe di Abramo. Che cosa afferma l'Apostolo? Tu forse dici: i rami sono stati spezzati perché io sia innestato. Bene! Per l'incredulità sono stati spezzati. Ma tu, se stai saldo, è per la fede. Non insuperbirti dunque, ma temi! Se infatti Dio non ha risparmiato i rami naturali, neppure te risparmierà. Guarda quindi come certi rami sono stati spezzati e come tu stesso ci sei stato innestato.

"Non insuperbirti contro i rami spezzati, ma piuttosto di' a Dio: Quanto sono da temere le tue opere! Fratelli, se non dobbiamo inorgoglirci guardando i giudei, recisi tanto tempo addietro dalla radice dei patriarchi, ma dobbiamo piuttosto temere e dire a Dio: Quanto sono tremende le tue opere!, quanto meno dobbiamo rallegrarci per le ferite delle recenti scissioni! Un tempo sono stati recisi i giudei, e vi sono state innestate le genti. Dalla pianta così innestata sono stati tagliati via gli eretici; ma neppure contro costoro dobbiamo insuperbire, se non vogliamo meritarci di essere a nostra volta recisi, come gente che prova gusto nell'insultare i recisi. Fratelli miei, comunque sia il vescovo di cui voi udite la voce, noi vi scongiuriamo di stare in guardia! Tutti voi, che siete nella Chiesa, non insultate coloro che ne sono estranei, ma piuttosto pregate affinché anch'essi entrino nella Chiesa. Dio onnipotente può innestarli di nuovo”. (Enarr. in Ps. LXV, 5).

[Modificato da Caterina63 04/03/2011 09:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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