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Ultimo Aggiornamento: 03/04/2018 23:55
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03/11/2012 23:25
 
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La Vergine e il ciclone

 

Il passaggio del ciclone Sandy ha lasciato dietro di sé immagini diverse. Molte sono state colte dagli obiettivi e dalle telecamere. Nessuna, probabilmente, avrà mai l’intensità di quelle che si sono fissate sugli occhi di chi ha vissuto momenti di paura e di sofferenza. Una mi ha colpito più di tutte.

E’ quella di una statua della Vergine Immacolata, una delle immagini più diffuse nella cattolicità. Ad esser precisi, si tratta della Madonna della Medaglia Miracolosa, così come si è mostrata a S. Caterina Labouré nella Parigi del 1830.

Nessun rapporto tra il ciclone e le lontane apparizioni. Qualche rapporto, invece, c’è tra Parigi e New York, la metropoli che è diventata l’emblema stesso di questo singolare evento atmosferico. Dalla capitale francese, infatti, è giunta la Statua della Libertà, donata agli Stati Uniti per celebrare il primo centenario dell’Indipendenza. E’ forse meno conosciuto il fatto che la Statua inneggiasse, fin dalla sua ideazione, alla libertà della Repubblica di Francia. Siamo, tuttavia, nella seconda metà dell’Ottocento, nell’epoca del grande progresso industriale. In quel periodo la stessa Parigi sarà dominata dalla Torre concepita come ingresso alla grande Esposizione celebrativa del primo centenario della Rivoluzione. All’ingegner Eiffel si deve, tra l’altro, la costruzione dell’armatura interna della Statua, sul piedistallo della quale venne posta successivamente una lastra con queste parole: “Datemi coloro che sono esausti, i poveri, le folle accalcate che bramano di respirare libere, i miseri rifiuti delle vostre coste brulicanti; mandatemi chi non ha casa, squassato dalle tempeste, io sollevo la fiaccola accanto alla porta d’oro!”.

Cos’era avvenuto in quegli anni nella Francia che esaltava così tanto la libertà? Il tentativo di restaurazione della Monarchia aveva incontrato l’opposizione delle masse, coalizzate in quel movimento che passerà alla storia con il nome de “La Comune”. Il pretesto politico non poteva non avere ripercussioni religiose. Quella che a Bakunin apparve come una base del socialismo rivoluzionario, lasciò sul campo diversi morti. Marx aveva considerato: “Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno come l’araldo glorioso di una nuova società. I suoi martiri hanno per urna il grande cuore della classe operaia. I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti”. E ai preti non andò affatto bene. In quella triste esperienza di socialismo rivoluzionario, i preti (cioè la Chiesa) pagarono un prezzo molto alto, così come era avvenuto nella Rivoluzione che aveva chiuso il secolo precedente. Alcuni sacerdoti vennero uccisi dalla folla inferocita. Il 24 maggio 1871 venne fucilato persino l’ arcivescovo di Parigi, mons. Georges Darboy.

Nelle apparizioni di Rue de Bac a S. Caterina Labouré, la Vergine aveva preannunciato: “Ci saranno morti, il clero di Parigi avrà vittime, monsignore l’arcivescovo morirà. Figlia mia, la Croce verrà disprezzata, la getteranno per terra, e allora scorrerà il sangue per le strade. Verrà nuovamente aperta la ferita al costato di Nostro Signore. Verrà il momento in cui il pericolo sarà talmente grave, da far credere che tutto sia perduto. Figlia mia, tutto il mondo sarà nella tristezza. Ma abbiate fiducia! Proprio allora io sarò con voi; avrete modo di riconoscere la mia visita”. (19 luglio 1830). Quando poi fu mostrata alla veggente l’immagine da far riprodurre sulle medaglie, apparve anche una scritta attorno alla Vergine: “O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi” (27 novembre 1830).


La Francia, la libertà, il progresso…Lourdes è ancora lontana (si noti, però, il richiamo al mistero dell’Immacolata Concezione). Prima la Vergine si mostrerà, dolente, a La Salette (1846). Poi, tredici anni dopo Massabielle, a ridosso di quei fatti tragici, a Pont-Main (1871). Eppure un filo unisce queste apparizioni, sull’identico scenario di eventi che apparvero come un autentico ciclone abbattutosi sulla Francia cattolica e sull’Europa.

Non sappiamo se il cielo, in qualche modo, abbia parlato anche attraverso questa statua, che la furia di Sandy non ha potuto abbattere. Essa è rimasta là, nella sua nicchia dorata. Non vogliamo vedervi nessun legame con situazioni politiche o sociali, ma soltanto una presenza nella furia devastatrice della natura. Come a ricordare che l’uomo, impotente davanti a fenomeni naturali, si crede ormai onnipotente sul versante di un progresso morale che finisce, inevitabilmente, per abbrutirlo. Non sempre è libertà ciò che egli vuole porre a fondamento della società. Maria ci ricorda che le espressioni augurali poste sotto la Statua della Libertà non possono convivere con la libertà da Dio, con la povertà morale, con la distruzione sistematica della casa in cui l’uomo deve abitare.
Nuove masse di uomini si muovono alla ricerca di un approdo sicuro.

Sono gli innumerevoli esuli dall’espropriazione che l’uomo fa di se stesso in questa nostra società liquida, i figli inconsapevoli di quel nuovo peccato che è di popoli interi. Forse non è un caso, nei disegni imperscrutabili di Dio, che quest’immagine sia rimasta, e proprio nel quartiere Queens di New York, così chiamato perché, quando venne istituita la Contea omonima, nel 1683, era regina consorte d’Inghilterra la cattolica Caterina di Braganza, che ebbe a soffrire non poco per la sua fede e per l’avere accanto un marito alquanto libertino.
La Libertà, sovrana terrena che spesso semina morte in nome del progresso, non è distante, in questa porzione d’America, dalla Sovrana del Cielo e della terra, le cui mani sono aperte per tutti. Anche per chi ha dimenticato la regalità di Cristo e vaga, esule, di fronte allo smarrimento provocato da un ciclone culturale che s’abbatte a dosi piccole, continue, mascherate di civiltà.
Ci conforta quella presenza materna, e il riconoscere, con Jean Guitton, che “per quanto si possa prevedere, il piano divino è di lasciar fare alla libertà umana l’esperienza amara dei suoi frutti di catastrofe, per intervenire all’ultimo atto, all’ultimo momento, con un’arca, un arcobaleno, un avvenimento, una salvezza non più sperata”.

 di don Antonio Ucciardo



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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