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AC(Alleanza Cattolica )News 005-2009 — Mary Ann Glendon rifiuta la Medaglia Laetare conferitale dall'Università Cattolica Notre Dame

Roma, 8 maggio 2009. Il testo originale e la traduzione italiana della lettera con cui Mary Ann Glendon ha rifiutato la medaglia Laetare, conferitale dall’Università Cattolica Notre Dame degli stati Uniti.

Mary Ann Glendon è nata il 7 ottobre 1938 a Pittsfield (MA), e vive con il marito, Edward R. Lev, a Chestnut Hill, nel Massachusetts. Hanno tre figlie.

È professore di legge all’Università di Harvard, e si occupa in particolare di diritti umani, diritto comparato, diritto costituzionale e teoria del diritto.

Nel 1994, fu nominata da Papa Giovanni Paolo II membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Nel 1995 ha guidato la delegazione della Santa Sede alla Conferenza ONU di Pechino sulla donna. È stata ambasciatrice degli USA presso la Santa Sede.

 

 

27 aprile 2009
Rev. John I. Jenkins, C.S.C.
Presidente
University of Notre Dame


Caro Padre Jenkins,

quando lei mi ha informato nel dicembre 2008 che ero stata scelta per ricevere la Medaglia Laetare della Notre Dame, mi sono profondamente commossa. Conservo ancora il ricordo di quando ho ricevuto una laurea ad honorem dalla Notre Dame nel 1996, e mi sono sempre sentita onorata che il discorso inaugurale da me pronunciato quell’anno sia stato incluso nell’antologia delle più importanti prolusioni della Notre Dame. Per questo ho cominciato immediatamente a lavorare al discorso di accettazione, che desideravo fosse all’altezza dell’occasione, dell’onore della medaglia, dei vostri studenti e docenti.

Il mese scorso, quando lei mi ha chiamato per dirmi che il discorso inaugurale sarebbe stato fatto dal Presidente Obama, le ho accennato al fatto che avrei dovuto riscrivere il mio discorso. Nelle settimane successive, il compito che mi era sembrato così piacevole è stato reso complesso da numerosi di fattori.

Primo, nella mia qualità di consultrice da lungo tempo della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, non ho potuto che provare disappunto per la notizia che Notre Dame aveva anche deciso di dare una laurea ad honorem al presidente. Questo, come lei deve sapere, era in contrasto con la richiesta esplicita del 2004 dei vescovi degli Stati Uniti, che istituzioni cattoliche “non devono dare onorificenze a coloro che agiscono in modo difforme rispetto ai nostri principi morali fondamentali” e che queste persone “non devono ricevere premi, onorificenze o tribune che possano suggerire un supporto alle loro azioni”.
Quella richiesta, che non intende in nessun modo controllare o interferire con la libertà di un’istituzione di invitare e di impegnarsi in un serio dibattito con chiunque desideri, mi sembra così ragionevole che non riesco proprio a comprendere perché un’università cattolica dovrebbe ignorarla.

Successivamente ho appreso che gli argomenti diffusi da Notre Dame in risposta alle critiche diffuse per la sua decisione includevano due affermazioni che implicavano che il mio discorso di accettazione avrebbe in qualche modo bilanciato l’evento:

• “il Presidente Obama non sarà l’unico a parlare. Mary Ann Glendon, già ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Vaticano, parlerà in quanto insignita con la Medaglia Laetare”

• “Pensiamo che il fatto che il presidente venga a Notre Dame, veda i nostri diplomati, incontri i nostri dirigenti, e ascolti un discorso di Mary Ann Glendon sia una cosa buona per il presidente e per le cause che ci stanno a cuore”

Una cerimonia di inaugurazione, purtuttavia, dovrebbe essere un giorno di gioia per i diplomati e per le loro famiglie. Non è il posto giusto, né un breve discorso di accettazione il mezzo idoneo, per mettere in discussione i problemi molto seri sollevati dalla decisione di Notre Dame – irrispettosa della posizione definita dai vescovi degli Stati Uniti – di onorare un importante e coerente oppositore della posizione della Chiesa su temi che riguardano fondamentali principi di giustizia.

Infine, in ragione di recenti notizie secondo cui altre scuole cattoliche stanno scegliendo ugualmente di ignorare le linee guida dei vescovi, sono preoccupata che l’esempio di Notre Dame possa avere un'infelice effetto a catena.

È dunque con grande tristezza che ho concluso di non poter accettare la Medaglia Laetare né partecipare alla cerimonia dei diplomi del 17 maggio.

Per far da parte inevitabili speculazioni sulle ragioni della mia decisione, diffonderò questa lettera alla stampa, ma non ho intenzione di fare alcun altro commento sulla questione in questo momento.

Yours Very Truly, Mary Ann Glendon

 

***

 

April 27, 2009
The Rev. John I. Jenkins, C.S.C.
President
University of Notre Dame

 

Dear Father Jenkins,

When you informed me in December 2008 that I had been selected to receive Notre Dame’s Laetare Medal, I was profoundly moved. I treasure the memory of receiving an honorary degree from Notre Dame in 1996, and I have always felt honored that the commencement speech I gave that year was included in the anthology of Notre Dame’s most memorable commencement speeches. So I immediately began working on an acceptance speech that I hoped would be worthy of the occasion, of the honor of the medal, and of your students and faculty.

Last month, when you called to tell me that the commencement speech was to be given by President Obama, I mentioned to you that I would have to rewrite my speech. Over the ensuing weeks, the task that once seemed so delightful has been complicated by a number of factors.

First, as a longtime consultant to the U.S. Conference of Catholic Bishops, I could not help but be dismayed by the news that Notre Dame also planned to award the president an honorary degree. This, as you must know, was in disregard of the U.S. bishops’ express request of 2004 that Catholic institutions “should not honor those who act in defiance of our fundamental moral principles” and that such persons “should not be given awards, honors or platforms which would suggest support for their actions.” That request, which in no way seeks to control or interfere with an institution’s freedom to invite and engage in serious debate with whomever it wishes, seems to me so reasonable that I am at a loss to understand why a Catholic university should disrespect it.

Then I learned that “talking points” issued by Notre Dame in response to widespread criticism of its decision included two statements implying that my acceptance speech would somehow balance the event:

• “President Obama won’t be doing all the talking. Mary Ann Glendon, the former U.S. ambassador to the Vatican, will be speaking as the recipient of the Laetare Medal.”

• “We think having the president come to Notre Dame, see our graduates, meet our leaders, and hear a talk from Mary Ann Glendon is a good thing for the president and for the causes we care about.”

A commencement, however, is supposed to be a joyous day for the graduates and their families. It is not the right place, nor is a brief acceptance speech the right vehicle, for engagement with the very serious problems raised by Notre Dame’s decision—in disregard of the settled position of the U.S. bishops—to honor a prominent and uncompromising opponent of the Church’s position on issues involving fundamental principles of justice.

Finally, with recent news reports that other Catholic schools are similarly choosing to disregard the bishops’ guidelines, I am concerned that Notre Dame’s example could have an unfortunate ripple effect.

It is with great sadness, therefore, that I have concluded that I cannot accept the Laetare Medal or participate in the May 17 graduation ceremony.

In order to avoid the inevitable speculation about the reasons for my decision, I will release this letter to the press, but I do not plan to make any further comment on the matter at this time.

Yours Very Truly, Mary Ann Glendon
 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)