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Sinodo dei Vescovi INSTRUMENTUM LABORIS evangelizzazione e trasmissione della fede

Ultimo Aggiornamento: 28/10/2012 17:04
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19/06/2012 14:19
 
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INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA

Il giorno 11 ottobre dello scorso anno 2011 il Santo Padre Benedetto XVI ha emanato la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio che ha per titolo Porta fidei per l’indizione dell’Anno della fede con inizio, dopo un anno esatto, l’11 ottobre 2012, durante lo svolgimento della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.

Per la concomitanza con la celebrazione sinodale il testo pontificio assume un carattere di riferimento diretto con chi voglia percepire lo spirito che anima il Motu proprio con i suoi connotati biblici, teologici, spirituali, pastorali nella commemorazione anniversaria di speciali eventi ecclesiali, quali il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il dato che accomuna l’argomento sinodale e quello del Motu proprio si trova negli stessi titoli e consiste nella fede, che li unisce in una relazione talmente solida da far ritenere il documento pontificio come una chiara lezione sull’argomento sinodale.

"Porta della fede" è una formula cha ha un doppio significato dipendente dal modo di considerare la fede come mezzo o come termine. Così la fede come mezzo è una porta che conduce a Dio; la fede come termine suppone anteriormente la porta che conduce alla fede stessa. E le prime parole del Motu proprio illustrano esattamente questa doppia valenza: «La porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma» (Porta fidei, 1). La comunione con Dio e la Parola di Dio sono gli indicatori di questa doppia accezione: la fede immette nella comunione con Dio, la Parola di Dio immette nella fede.

E questo punto di connessione tra il Sinodo e il Motu proprio determina poi altre correlazioni come sono i due eventi anniversari del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, come atti della vita della Chiesa che hanno dato alla fede un determinato e determinante punto di luce e di forza.

Se la fede è la porta su Dio, la Parola di Dio è la porta sulla fede. L’annuncio del Vangelo non è solo il puntuale ingresso alla fede, ma è anche il permanente canale della trasmissione attraverso i tempi nella comunità dei figli dell’uomo, che è la famiglia o la civitas, e nella comunità dei figli di Dio, che è la Chiesa.

«La fede proviene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). Sono queste le parole di Paolo, che stanno all’origine del tema sinodale e anche degli atti preparatori del lavoro dell’assemblea, dei quali l’Instrumentum laboris oggi presentato pubblicamente rappresenta il culmine.

La fede, che è il termine dell’attività evangelizzatrice, non sarà solo l’oggetto della riflessione sinodale limitata al tempo di tre settimane, perché l’Anno della fede impegnerà la Chiesa universale, sul lungo periodo, in un suo più intenso coinvolgimento nella meditazione sulla fede e nel suo evolversi nella prassi pastorale, proiettata sull’odierno campo di un mondo connesso, ma anche globalizzato, vale a dire diffuso su una superficie che rischia di diventare anonima, piatta o liquida, come la chiamano, quanto a significato di vita per il singolo come persona cosciente e per le comunità umane, nella loro insopprimibile aspirazione alla connessione con il trascendente.

A questa fede si accede tramite il Vangelo e se il mondo oggi dispiega in ampiezza e in intensità una quantità immensa di messaggi e di comportamenti, che per di più si susseguono con una rapidità tale che frequentemente uno rischia di travolgere l’altro, sembra che la cultura della novità sia il codice interpretativo dell’habitat globalizzato. Pertanto per sottrarre la fede al rischio della decadenza giornaliera causata dal vortice autodistruttivo della novitas, non resta che confermare al Vangelo l’attestato di permanenza quotidiana e al suo annuncio una sorta di capacità di contrasto nella ricerca di una sua propria novità di linguaggio, di forme, di adattamento, che rinnovi la coscienza della stabilità e della grazia del Vangelo stesso.

La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana è il programma della vita della Chiesa nell’interpretare la missione nativa dei discepoli del Signore, inviati precisamente a questa forma di continuità con la Parola del Maestro, che non deve mancare in nessun tempo, nella contemporaneità della Chiesa con le diverse epoche. Nel nostro tempo la novità della evangelizzazione potrebbe consistere, tra l’altro, nella ricerca di suggerire all’uomo di oggi, con il suo linguaggio, il riscontro vitale del culto delle cose non effimere, che coprano una lunga durata, di cui anche gli storici laici parlano. La stessa crisi odierna dell’economia globale sembra non escludere questo fondo di ricerca di stabilità, di onestà, cioè di verità dal volto perenne.

Durante il Grande Giubileo dell’anno 2000 il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede scriveva: «La nuova evangelizzazione deve sottomettersi al mistero del grano di senape e non pretendere di produrre subito il grande albero. […] Certo, dobbiamo usare in modo ragionevole i metodi moderni di farci ascoltare - o meglio, di rendere accessibile e comprensibile la voce del Signore….Non cerchiamo ascolto per noi - non vogliamo aumentare il potere e l’estensione delle nostre istituzioni, ma vogliamo servire al bene delle persone e dell’umanità dando spazio a Colui che è la Vita. Questa espropriazione del proprio io offrendolo a Cristo è la condizione fondamentale del vero impegno per il Vangelo» (J. Ratzinger, La nuova evangelizzazione, OR 11-12 dicembre 2000, p. 11).

Il segreto della nuova evangelizzazione sta proprio nel suo oggetto, cioè l’annuncio di Gesù Cristo che «è lo stesso ieri oggi e nei secoli» (Ebr 13,8). C’è una cristologia dell’evangelizzazione che dell’annuncio è l’anima e ne sorregge il dinamismo in ogni tempo, stimolando anche il discepolo di oggi a farsi tutto a tutti in tutto (cfr. 1Cor 9,22), nel sapersi spendere (cfr. 2Cor 12,15), nell’interpretare le novità, nell’adottare metodi nuovi, con nuovo ardore e entusiasmo. Una volta Pietro disse a Gesù: «Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,69). Alcune traduzioni inseriscono un avverbio: "Tu solo hai parole di vita eterna", finendo paradossalmente per indebolire l’espressione della fede nella unicità di Cristo, che si afferma proprio nel contrasto tra il "Da chi", cioè tutti gli altri, e il "Tu", che si accredita con le Parole di vita eterna che possiede. Gesù di Nazaret è l’evangelizzatore (cfr. Mc 1,14), anzi è il Vangelo stesso di Dio per l’umanità (cfr. Gv 1,14), che ripeteva di se stesso: Io sono il pane, io sono la luce, io sono la porta, io sono il pastore (cfr. Gv 6,35; 8,12; 10,7.9,11), e chiese ai discepoli perentoriamente: «Voi chi dite che io sia?» (Mc 8,29), insegnando così che la risposta della fede è quella derivante dall’annuncio dell’"Io sono". Dire questo all’uomo di oggi suppone il riferimento costante alla persona del Cristo di Dio (cfr. Mt 16,16), con la successiva ricerca del modo migliore per conoscere l’uomo odierno nella sua identità e nelle sue attese, nel suo linguaggio e nei suoi strumenti di conoscenza.

Lo strumento che oggi la Chiesa ha nelle sue mani, perché attraverso di essa il Vangelo diventi effettivamente la porta della fede nel modo odierno, è la dottrina del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, che sembra essere il più autorevole trattato di teologia cattolica apparso dopo il medesimo Concilio. La felice coincidenza dei due anniversari annunciati da Benedetto XVI nel Motu proprio permette di cogliere la reale portata di questi due corpi dottrinali.

Nel documento Porta fidei il Santo Padre adotta solo due volte il termine "nuova evangelizzazione", mentre insiste diffusamente sulla fede come compito e grazia: «E proprio l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è stata da me convocata, nel mese di ottobre del 2012, sul tema de La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Sarà quella un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede» (n. 4). «Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede» (n. 7).

Verrebbe da pensare che i due libri per l’oggi della fede, il Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica, debbano considerarsi come le due tavole per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, mentre l’impostazione e lo spirito del documento Porta fidei presentano una efficace metodologia alla vigilia dei lavori sinodali, dai quali si attende un ulteriore passo nella trasmissione della fede all’uomo di oggi.

[SM=g1740758] ATTENZIONE, SCARICATE QUI IL DOCUMENTO INTEGRALE:

Instrumentum Laboris - «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana» (19 giugno 2012)
[Francese, Inglese, Italiano, Latino, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]



[SM=g1740771]

[Modificato da Caterina63 19/06/2012 14:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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