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Documento della CEI su FAMIGLIA E MATRIMONIO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2013 12:23
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02/02/2013 12:06
 
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CAPITOLO IV - VERSO LA CELEBRAZIONE DELLE NOZZE

19. Dal rischio dell’isolamento a una viva fraternità

Il compito della Chiesa locale si esprime nell’educare progressivamente i fidanzati
alla comprensione della fede nel sacramento, per condurli a prendere parte
consapevolmente alla celebrazione nuziale, riconoscendo il significato dei gesti e dei
testi. A tale scopo la comunità parrocchiale, sotto la guida del proprio parroco, ha il
compito di formulare itinerari e iniziative per la preparazione al matrimonio, così da
aiutare i fidanzati a porsi progressivamente nel mistero di Cristo, a servizio della Chiesa
e del mondo.
Lo stesso Rito del matrimonio riconosce alla comunità un ruolo indispensabile e la
invita a parteciparvi pienamente, impegnandosi anche ad aiutare i fidanzati a scoprire il
valore del loro amore, sia per la comunità ecclesiale che per quella civile. Occorre
quindi che la comunità cristiana riconosca che i fidanzati e gli sposi sono risorse
preziose. Varrà quindi la pena cogliere ogni occasione per far sentire coinvolti tutti i
fedeli a valorizzare la presenza sponsale all’interno della comunità.
L’esperienza di un cammino di preparazione alle nozze è occasione propizia di
missionarietà, in quanto diventa per la coppia il momento favorevole per riscoprire una
fede adulta, a seguito, per alcuni, di un prolungato vuoto di formazione cristiana; il
percorso con altre coppie è anche un’opportunità straordinaria per fare esperienza
ecclesiale. È importante quindi che essi incontrino una Chiesa accogliente, che si
accosta con premura al loro progetto di vita e che è disponibile ad accompagnarli in una
storia di amore umanamente e spiritualmente ricca, anche dopo le nozze.
Questa educazione della comunità ecclesiale va fatta utilizzando al meglio le tante
occasioni che si vengono a presentare negli incontri e negli appuntamenti della
parrocchia. Suggeriamo qui alcuni possibili segni concreti che, a discrezione della
Chiesa locale e del singolo parroco, possono venire realizzati nel presentare
ufficialmente i fidanzati all’assemblea liturgica durante il percorso di preparazione al
matrimonio:
- inserire periodicamente una intenzione particolare nella preghiera dei fedeli;
- annunciare con gioia il fatto che una nuova famiglia stia venendo ad abitare in
quel territorio;
- affidare pubblicamente il mandato agli sposi che durante l’anno
accompagneranno i fidanzati nel percorso di preparazione;
- invitare caldamente a partecipare alla celebrazione di ogni matrimonio; a tale
scopo è opportuno, almeno qualche volta, celebrare le nozze nell’Eucaristia
domenicale.

20. L’incontro con il parroco

Per consentire il cammino di preparazione, i fidanzati sono invitati a presentarsi al
parroco, cui spetta procedere all’istruttoria e al cosiddetto esame prematrimoniale,
possibilmente circa un anno prima della data prevista per le nozze. Il parroco a cui
rivolgersi può essere uno dei due delle parrocchie di residenza dei nubendi, a loro
discrezione. In questo primo colloquio è cura del sacerdote accogliere la richiesta di
celebrazione del matrimonio cristiano, aiutando la coppia a chiarire le ragioni di tale
scelta e invitandola a partecipare agli itinerari per i fidanzati programmati dalla
parrocchia o dalla diocesi. Il parroco deve tener conto della diversa situazione spirituale
dei singoli fidanzati, che richiede molte volte approcci differenziati, e favorire, sin da
allora, anche forme personalizzate di riscoperta della fede, avvalendosi della
collaborazione di famiglie che siano di riferimento per queste giovani coppie.
In questo colloquio, o in più colloqui, il parroco pone cura e attenzione
nell’accompagnare i fidanzati a compiere una scelta libera e consapevole, che interpella
non solo le loro convinzioni ideali e di fede, da riscoprire e rafforzare in occasione del
matrimonio, ma anche tutte le dimensioni dell’intelletto e della volontà che necessitano
di essere accolte con grande maturità, perché la chiamata al matrimonio sia il più
possibile libera e consapevole, e così pienamente umana.
Il colloquio, come facilmente si intuisce, dovrebbe aiutare la persona a comunicare
sinceramente i propri punti di vista e le proprie decisioni in ordine al matrimonio,
manifestando in modo libero e autentico i contenuti del proprio progetto matrimoniale.
Infatti, «il diritto a contrarre matrimonio – ha richiamato Benedetto XVI – presuppone
che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza così
come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una cerimonia nuziale.
Lo ius connubii, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio. Non
si negherebbe, quindi, lo ius connubii laddove fosse evidente che non sussistono le
premesse per il suo esercizio, se mancasse, cioè, palesemente la capacità richiesta per
sposarsi, oppure la volontà si ponesse un obiettivo che è in contrasto con la realtà
naturale del matrimonio»20. In questa fase, quindi, da parte dei pastori è opportuno
l’esercizio di un sapiente discernimento, in un accompagnamento premuroso che si
avvalga eventualmente di coppie mature e prudenti come collaboratori.

21. Il Rito del matrimonio


Auspicando che l’intensa fase di discernimento abbia avuto buon esito, si esorta il
parroco o, in accordo con lui, il sacerdote o il diacono che assisteranno al matrimonio, a
promuovere uno o più incontri con i prossimi sposi per prepararli alla celebrazione
liturgica delle nozze. In questo momento, tenendo conto delle varie situazioni di fede
che si possono presentare, va valorizzata e spiegata ai fidanzati la bellezza della liturgia
nuziale, aiutandoli a comprendere il significato di ogni gesto rituale e della preghiera
della Chiesa, ad avvalersi della possibilità prevista dal Rito stesso di personalizzare
alcune parti: potranno scegliere le letture bibliche, tra quelle proposte dal lezionario;
preparare i canti e le preghiere; individuare persone adatte a cui affidare ministeri e
compiti specifici. Si può anche invitare i fidanzati a rendersi animatori e promotori di
una celebrazione viva e partecipata, ricordando la loro identità e il loro ruolo come
ministri del sacramento. È opportuno poi aiutarli a far propri i criteri con cui può essere
preparata e animata la celebrazione, tenendo presenti anche le indicazioni più concrete
che a tal fine sono state predisposte nelle varie diocesi.
Il Rito del matrimonio, in questo particolare momento, si rivela uno strumento ricco
e prezioso sotto il profilo teologico e per la sapienza umana. Gli stessi fidanzati sono

________________________________________
20 BENEDETTO XVI, Discorso alla Rota Romana, 22 gennaio 2011.

***

chiamati a cogliere questa sorprendente densità già nel vivere la dimensione sponsale
del proprio battesimo.
«Nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che,
pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena
appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio, essendo
battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede»21. Il Rito, venendo incontro in
particolare a queste situazioni, ha predisposto la possibilità della celebrazione del
sacramento nella liturgia della Parola, per coloro che da tempo non frequentano la
Messa, prevedendo al termine la consegna della Bibbia, nell’auspicio di incoraggiare un
itinerario di riscoperta del battesimo in chiave sponsale.

La novità del Rito è, dunque, in tutte le sue varie forme, la sottolineatura della

dimensione battesimale dei nubendi, e di conseguenza dell’importanza della comunità
cristiana all’interno della quale il sacramento si celebra. Si consiglia quindi di agevolare
la scelta e l’uso delle varie possibilità rituali, facendole approfondire alle coppie fin
dall’inizio del percorso di preparazione al matrimonio, perché li possano gradualmente
scoprire. La liturgia, e nello specifico la celebrazione del matrimonio con i suoi riti,
attua con parole e gesti un evento di salvezza, e manifesta il significato profondo di ciò
che gli sposi stanno vivendo e attuando. La storia della salvezza infatti è descritta dalla
Bibbia come una storia d’amore tra Dio e il suo popolo, che culmina nelle nozze tra
Cristo e la sua Chiesa, per la quale egli dona pienamente se stesso e che unisce a sé
come suo corpo. Nei sacramenti, in particolare nella celebrazione della Messa e anche
nel sacramento del matrimonio, si celebra la fedeltà del Signore con il suo popolo e gli
sposi vengono associati a tale potenza d’amore. Il rito diviene così una “parola
creativa”, rendendo gli sposi un’icona della sponsalità tra Cristo e la Chiesa e
sacramento permanente del suo amore, di cui ormai sono soggetto attivi e protagonisti.
Ecco la grande realtà del matrimonio e l’altissima vocazione degli sposi all’interno della
comunità cristiana e della società: quella di rappresentare e rendere presente, attraverso
l’amore sponsale, l’amore di Cristo per gli uomini e la fedeltà a lui della Chiesa.
La liturgia nuziale deve esprimere pienamente il significato ecclesiale del
matrimonio attraverso uno stile celebrativo improntato a una gioiosa semplicità, che
favorisca il coinvolgimento dell’intera comunità ecclesiale in cui gli sposi sono inseriti.
A tale scopo, i fidanzati siano aiutati a cogliere la bellezza del rito e a vivere pienamente
il loro ruolo di ministri del sacramento, e la comunità dei fedeli sia guidata a partecipare
in modo consapevole alla liturgia nuziale, predisponendone accuratamente ogni aspetto.

22. La riscoperta di una fede adulta in una Chiesa accogliente


Oggi più che mai, occorre un profondo invito alla sobrietà nel vivere la

preparazione dell’evento. La celebrazione delle nozze può diventare occasione per
esprimere «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6) con gesti di
condivisione verso i poveri e per mostrare attenzione alle necessità della comunità
parrocchiale. È auspicabile che ogni parrocchia, zona pastorale o diocesi, organizzi
periodicamente, oltre al consueto itinerario di preparazione, con una cadenza legata al
numero di matrimoni da celebrare nell’anno, un momento di ritiro spirituale o un
incontro di preghiera per i futuri sposi, a cui possibilmente invitare le famiglie di origine

_______________________________________
21 Rito del matrimonio, n. 7.

***

e i testimoni delle nozze. Il cammino di preparazione alla celebrazione si concluderà
con la segnalazione della nuova famiglia al parroco del luogo ove essa prenderà dimora,
per favorirne l’inserimento nella nuova comunità parrocchiale. Riguardo al luogo della
celebrazione, «il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i
fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte»22. Quanto poi al
momento delle nozze, si ricordi quanto afferma il Direttorio di pastorale familiare: «per
sottolineare la dimensione ecclesiale della celebrazione e il coinvolgimento dell'intera
comunità parrocchiale, può essere talvolta opportuna una celebrazione del rito del
matrimonio durante una delle messe di orario. Per gli stessi motivi sono normalmente
da sconsigliare celebrazioni nuziali nel giorno di domenica in momenti diversi da quelli
delle messe di orario. È comunque necessario che in ogni diocesi vengano precisati
criteri e vengano offerte direttive al riguardo, onde favorire una prassi comune»23.
Queste indicazioni relative alla celebrazione nel giorno del Signore e nella parrocchia
vogliono superare una concezione privatistica del matrimonio, purtroppo molto diffusa.

23. Itinerari di fede: verso la celebrazione


Abbiamo già sottolineato l’opportunità che il percorso di preparazione al
matrimonio non sia compiuto negli ultimi mesi prima della celebrazione, ma venga
anticipato almeno di un anno, affinché possa incidere in modo significativo sul progetto
di vita della coppia, fino a rendere possibile anche una decisione diversa rispetto alle
nozze, una volta comprese le caratteristiche del matrimonio cristiano. Il numero degli
incontri deve permettere di affrontare almeno i temi essenziali del matrimonio cristiano
e della relazione di coppia. Un approccio equilibrato e realistico suggerisce di impostare
i percorsi su un numero di circa dodici incontri. Soggetto degli itinerari di fede verso il
matrimonio è la comunità cristiana, che attua così la sua opera di evangelizzazione.
Pertanto i percorsi di fede verso il sacramento del matrimonio non possono essere
delegati ad altri (cfr n. 26), in quanto costituiscono un impegno primario della Chiesa
che, con la presenza e partecipazione dei suoi vari membri, esprime la varietà dei
carismi, annuncia il Vangelo e si propone ai fidanzati nel concreto vissuto della loro
esistenza. Proprio in questa occasione, talvolta essi fanno di nuovo, spesso dopo anni,
l’esperienza della Chiesa che li cerca e li accoglie con premura. La proposta di percorsi
di fede verso il sacramento del matrimonio incontra oggi le molteplici situazioni di vita
dei destinatari dovute al lavoro, allo studio, alla maggiore mobilità, e richiede anche una
formulazione nuova e duttile, che però non deve mai contraddire il carattere di percorso
e negare, di fatto, la presenza e la soggettività della comunità cristiana.
Anche quando ci si avvale del contributo di esperti e di professionisti per affrontare
alcune tematiche, è opportuno che il gruppo sia accompagnato nel cammino da una
équipe fissa di animatori, costituita – come già detto – da un sacerdote, da coppie di
sposi e da persone consacrate, in proporzione ragionevole rispetto al numero di coppie
di fidanzati partecipanti. Questa sinergia tra diverse figure è importante: i fidanzati
hanno così la possibilità di sperimentare dal vivo la complementarità e cordiale
collaborazione tra i ministeri e i carismi con cui si edifica la Chiesa.

_______________________________________________________________
22 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio. Documento
pastorale dell’Episcopato italiano, 20 giugno 1975, n. 84.
23 Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, n. 82.

***

Rispetto ai metodi utilizzati per la conduzione degli incontri, l’esperienza evidenzia
l’opportunità di creare momenti ricchi di confronto all’interno della coppia e fra le
coppie partecipanti, che vedano il coinvolgimento dei fidanzati a partire dalla loro
concreta situazione di vita, evitando le lezioni frontali. È molto apprezzato, e quindi
consigliabile, il lavoro in piccoli gruppi, coordinati e stimolati dalle coppie di sposi
dell’équipe. Si tratta in sostanza di costruire un clima nel quale i fidanzati si sentano
protagonisti del loro cammino di formazione, in un contesto di relazioni interpersonali
significative. Perché ciò si verifichi, sono necessarie alcune condizioni. Il primo passo è
quello di accogliere i fidanzati con familiarità e amore, accettandoli come sono,
amandoli senza giudicarli e accompagnandoli per un tratto di strada nello stile di
Emmaus (cfr Lc 24,13-35): ascoltandoli, condividendo il loro cammino, partecipando
alle loro emozioni e difficoltà, e aiutandoli a scoprire, con l’aiuto della parola di Dio, la
profondità e la bellezza del mistero che stanno vivendo. L’ambiente in cui si svolgono
gli incontri deve essere accogliente, familiare e mettere a proprio agio i fidanzati. Il
numero delle coppie in ogni gruppo sia compatibile, oltre che con le risorse di animatori
disponibili, con la possibilità di conoscere bene ogni persona e di ascoltare e di far
intervenire tutti.
È auspicabile che tutti gli operatori, i sacerdoti, adeguatamente formati già dal
seminario, le persone consacrate, gli sposi accompagnatori, siano sempre più preparati
al ministero di accompagnamento dei fidanzati verso il matrimonio. Certamente può
essere un buon inizio la formazione sul campo con l’affiancamento a persone già
esperte, ma non è sufficiente. È necessario che vengano approntati percorsi formativi,
con appositi sussidi, sia sui contenuti che sul metodo, a livello diocesano o regionale, e
gli operatori siano stimolati e sostenuti, in tutte le forme necessarie, nell’impegno che
questi percorsi comportano. Un’altra realtà, anch’essa riscontrabile nell’esperienza
pastorale, è la grande varietà di sussidi utilizzati per l’articolazione dei corsi. Senza
nulla togliere alla loro validità, l’enorme frammentazione riscontrata non giova
certamente alla possibilità di offrire a tutti i fidanzati un percorso completo, equilibrato,
coerente.
Se non pochi dei fidanzati che richiedono il sacramento del matrimonio sono da
tempo distanti dalla pratica religiosa e dalla partecipazione attiva alla vita della
comunità cristiana, non possiamo dimenticare che vi sono giovani che scelgono di
sposarsi in chiesa con una chiara coscienza di fede, magari dopo cammini pluriennali
all’interno della comunità. È bene che a loro siano offerte occasioni formative più
approfondite e distese nel tempo, con cammini più prolungati e articolati, anche con la
collaborazione delle aggregazioni laicali che, portando metodologie e carismi loro
propri, da tempo collaborano efficacemente con la pastorale familiare diocesana. È da
simili coppie che possono scaturire gli operatori della pastorale familiare di domani, e
possono nascere le opportune iniziative di continuità, quali ad esempio i gruppi
famiglia, per proseguire l’accompagnamento dei fidanzati dopo il matrimonio.

24. Percorsi personalizzati per cercatori di Dio


Quando una coppia si presenta agli incontri di gruppo dove si propone un cammino

educativo e di fede, occorre un attento discernimento da parte del presbitero e dei suoi
collaboratori per dare loro un aiuto adeguato. Accanto a quella comunitaria è necessario
offrire un’accoglienza specifica, con dialoghi individuali finalizzati a costruire percorsi
di fede personalizzati attenti alla coppia e alla persona. Una persona che si dichiara non
credente o poco credente, ma che accetta e rispetta il suo partner per la fede che ha, non
va lasciata nella condizione iniziale: è proprio l’amore umano che apre al dialogo e alla
comprensione dell’altro e della sua fede. Spesso i non credenti pongono interrogativi
fondamentali, che hanno radice nel mistero dell’uomo, che non sono scontati anche per i
credenti: la loro posizione, se non è pregiudiziale, li apre ad una ricerca che aiuta il
proprio partner e il gruppo stesso. Da questo deriva l’importanza dell’ascolto e del
dialogo, da parte del presbitero o della coppia animatrice, per far sentire ciascuno
accolto e messo a proprio agio. A partire da qui, facendosi compagni di cammino della
coppia, si può iniziare una pre-evangelizzazione e poi una vera evangelizzazione,
illuminando la riscoperta della fede.

Ogni autentico cammino ecclesiale porta in sé molteplici dimensioni: è cammino in
una comunità e in un gruppo, è cammino di coppia e comporta una crescita personale.
Queste caratteristiche si intrecciano tra loro e solo così risulteranno formative e
condurranno ad una fede adulta.
Importante è ripensare e offrire itinerari di tipo catecumenale, nello spirito e nei
contenuti, che accompagnino alla presa di coscienza e riscoperta della vocazione
battesimale in chiave sponsale. Un itinerario siffatto, nella partecipazione alla vita della
comunità cristiana, sostiene la coppia nel maturare, nella riscoperta di Cristo e della
Chiesa, l’incontro con il Dio vivente.
Proprio partendo da un religioso ascolto del vissuto di questi fratelli e sorelle
cercatori di Dio «affiora la risposta: la preghiera, la Parola di Dio, i sacramenti, il
servizio, l’attesa della casa futura, sono le esperienze concrete in cui è possibile
incontrare il Dio di Gesù Cristo»24 e maturare una risposta libera e consapevole alla
chiamata al matrimonio e alla famiglia.
Con l’aumento del numero di queste situazioni differenziate nella comunità
cristiana, si rende sempre più necessario formare e incrementare il numero di operatori
pastorali che affianchino i presbiteri e che si assumano per vocazione questo servizio di
accompagnatori, educatori e testimoni della bellezza della vocazione sponsale e
familiare cristianamente vissuta.

25. L’accompagnamento delle persone che convivono

Oggi molte coppie si presentano a chiedere il matrimonio cristiano e a compiere il

cammino di preparazione in una condizione di convivenza. È una situazione che
richiede un’ulteriore riflessione, per assumere un criterio pastorale unitario e
appropriato. Se da una parte dobbiamo accompagnare per tutto il tempo possibile le
coppie già conviventi che chiedono il matrimonio cristiano, perché comprendano la
realtà del sacramento che chiedono e si rafforzino nell’amore, dall’altra non possiamo
rassegnarci a un generale senso di impotenza di fronte al dilagare di un fenomeno che

_______________________________________________________________________________
24 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai

cercatori di Dio, 12 aprile 2009, cap. III. Per possibili percorsi con tali coppie e nei gruppi dove questi
vengono ad inserirsi, si può attingere alla lettera citata. Sono inoltre utili tutti quei suggerimenti già
presenti nella Nota pastorale del Consiglio Episcopale Permanente Orientamenti per il risveglio della fede
e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, 8 giugno 2003.

***

[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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