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ESORTAZIONE APOSTOLICA: Evangelii gaudium

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2014 13:39
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26/11/2013 13:47
 
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INTERVENTO DI S.E. MONS. LORENZO BALDISSERI

Il documento Evangelii Gaudium (EG) del Santo Padre Francesco nasce dalla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana" (2012), come annuncio di gioia ai cristiani discepoli e missionari e a tutta l’umanità. Il Santo Padre ha avuto nelle mani le Propositiones dei Padri sinodali, le ha fatte proprie, rielaborandole in modo personale, ed ha scritto un documento programmatico e esortativo, utilizzando la forma di "Esortazione Apostolica", la cui centralità è la missionarietà, a tutto campo. Ciò che colpisce fin dalle prime pagine è la presentazione gioiosa del Vangelo - perciò Evangelii Gaudium -, che si esprime addirittura con la ripetizione, in tutto il testo, della parola "gioia" per ben 59 volte.

Il Papa ha tenuto conto delle Propositiones citandole 27 volte. Su questa base, proveniente dalla riflessione dei Padri sinodali, egli sviluppa l’Esortazione in un solido quadro dottrinale, fondato sui riferimenti biblici e magisteriali, con una presentazione tematica dei vari aspetti della fede, ove si affermano i principî e le dottrine incarnate nella vita. Tale sviluppo è arricchito da rimandi ai Padri della Chiesa, tra cui Sant’Ireneo, Sant’Ambrogio e Sant’Agostino - per citarne alcuni -; è ulteriormente sostenuto dall’apporto di Maestri medioevali come il Beato Isacco della Stella, San Tommaso d’Aquino e Tommaso da Kempis; tra i teologi moderni compaiono il Beato John Henry Newman, Henri De Lubac e Romano Guardini, e altri scrittori, tra cui Georges Bernanos.

In modo particolare, è da notare la frequentazione, nel testo, di vari riferimenti ad Esortazioni Apostoliche come l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI (13 occorrenze), e ad altre Post-sinodali come Christifideles laici; Familiaris consortio; Pastores dabo vobis; Ecclesia in Africa, in Asia, in Oceania, in America, in Medio Oriente, in Europa; Verbum Domini. Inoltre, si registra l’attenzione data ai pronunciamenti degli Episcopati latinoamericani, come ai documenti di Puebla e di Aparecida; a quello dei Patriarchi Cattolici del Medio Oriente nella XVI Assemblea; a quelli delle Conferenze Episcopali di India, Stati Uniti, Francia, Brasile, Filippine e Congo.

Il tema della sinodalità è introdotto già all’interno della parte iniziale che tratta "La trasformazione missionaria della Chiesa". Nella prospettiva della «Chiesa in uscita» (n. 20) «da sé verso il fratello» (n. 179), il Santo Padre propone una «pastorale in conversione» a 360 gradi, partendo dalla parrocchia (cfr. n. 28), dalle comunità di base, movimenti ed altre forme associative (cfr. n. 29), dalle Chiese particolari (cfr. n. 30), fino «a pensare a una conversione del papato» (n. 32). Si percepisce che egli desidera includere in questa «pastorale in conversione» una speciale attenzione all’espressione collegiale dell’esercizio del primato; pertanto afferma: «anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello ad una conversione pastorale» (n. 32).

Riferendosi al Concilio Vaticano II, in analogia con le antiche Chiese patriarcali, il Santo Padre auspica che le Conferenze Episcopali possano «sviluppare un contributo molteplice e fecondo perché l’affetto collegiale trovi concrete applicazioni» (LG n. 22; EG n. 32). Questa espressione di sinodalità aiuterebbe a concrete attribuzioni circa l’autorità dottrinale e di governo (cfr. n. 32). Sotto il profilo ecumenico - grazie anche all’esperienza della presenza al Sinodo del Patriarca di Costantinopoli e dell’Arcivescovo di Canterbury (cfr. n. 245) -, la sinodalità si esprime in modo particolare, poiché, attraverso il dialogo «con i fratelli ortodossi, i cattolici hanno la possibilità di apprendere qualcosa di più circa il significato della collegialità episcopale e sull’esperienza della sinodalità» (n. 246).

Un altro elemento significativo, a questo proposito, è rappresentato dalla ricezione, nella Esortazione Apostolica - che è un documento a carattere universale - degli stimoli pastorali provenienti dalle varie Chiese locali del mondo. Ciò significa mostrare l’esercizio della collegialità in atto. In tale senso, il rilievo dato dal Santo Padre all’uscita missionaria della Chiesa verso le periferie esistenziali, mediante la conversione pastorale, proviene dalla sua personale esperienza di Arcivescovo di Buenos Aires e in quanto direttamente coinvolto nella stesura del documento di Aparecida (cfr. n. 25). A tale esperienza pastorale si deve pure l’ampio spazio dedicato alla pietà popolare, che in America Latina e Caraibi «i vescovi chiamano anche "spiritualità popolare" o "mistica popolare". Si tratta di una "vera spiritualità incarnata nella cultura dei semplici"» (n. 124).

Facendo eco ad una celebre definizione di San Tommaso, secondo cui "la grazia suppone la natura", il Santo Padre, attingendo al documento di Puebla, conia la bella espressione: «La grazia suppone la cultura, e il dono di Dio si incarna nella cultura di chi lo riceve» (n. 115). Questo aperto apprezzamento per le diverse culture che si dispongono all’accoglienza del Vangelo, e lo informano con le loro ricchezze, conduce il Santo Padre a ridimensionare la pretesa assolutezza di qualsiasi cultura, per cui «non è indispensabile imporre una determinata forma culturale, per quanto bella e antica, insieme con la proposta evangelica» (n. 117). Al riguardo, «i Vescovi dell’Oceania hanno chiesto che lì la Chiesa "sviluppi una comprensione e una presentazione della verità di Cristo che parta dalle tradizioni e dalle culture della regione"» (n. 118).

Altri temi sono affrontati con riferimenti precisi, provenienti da diverse regioni del mondo. Il dialogo tra le religioni, posto in termini di apertura nella verità e nell’amore, è presentato dal testo del Papa: «in primo luogo come una conversazione sulla vita umana o semplicemente, come propongono i Vescovi dell’India "un’attitudine di apertura verso di loro, condividendo le loro gioie e le loro pene"» (n. 250). Nei confronti dell’Islam «è indispensabile l’adeguata formazione degli interlocutori, non solo perché siano solidamente e gioiosamente radicati nella loro propria identità, ma perché siano capaci di riconoscere i valori degli altri, di comprendere le preoccupazioni sottostanti ai loro reclami e di portare alla luce le convinzioni comuni. […] Di fronte ad episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’Islam deve portarci ad evitare odiose generalizzazioni, perché, come hanno insegnato i Patriarchi Cattolici del Medio Oriente, "noi sappiamo che il vero Islam e il Corano sono innocenti di ogni violenza"» (n. 253).

Particolarmente cara al Santo Padre, in ragione della sua urgenza mondiale, è "La dimensione sociale dell’evangelizzazione", alla quale dedica una parte consistente del documento. L’esperienza latinoamericana e caraibica di una Chiesa profondamente immersa nella vita del popolo ha provocato una cura attenta ai poveri, agli esclusi, agli oppressi, ed ha suscitato anche una grande riflessione teologica, le cui ripercussioni hanno varcato i confini, assumendo volti contestuali propri, nelle diverse aree del mondo, partecipi della medesima condizione sociale (cfr. n. 176 segg.). Nella sua esposizione del tema, il Papa parla dell’inclusione sociale dei poveri, che presenta come un grido per la giustizia e la dignità, che la Chiesa deve ascoltare (cfr. n. 186 segg.). Sono in gioco anche le cause strutturali della povertà. Non si tratta solo di solidarietà spicciola, ma di trasformazioni strutturali. «Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci» (n. 189). Non si esclude nemmeno il grido di interi popoli che reclamano i loro diritti come nazioni, ai quali deve essere permesso «di giungere con le loro forze ad essere artefici del loro destino» (PP n. 15, EG n. 189).

Infine, trattando del rapporto tra bene comune e pace sociale, il Papa afferma che «l’annuncio di pace non è quello di una pace negoziata, ma la convinzione che l’unità dello Spirito armonizza tutte le diversità» (n. 230), perché lo Spirito Santo ipse armonia est.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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