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13/18 agosto 2014 Visita Apostolica del Papa in Corea

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2014 11:58
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16/08/2014 14:15
 
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VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
NELLA REPUBBLICA DI COREA 
IN OCCASIONE DELLA VI GIORNATA DELLA GIOVENTÙ ASIATICA

(13-18 AGOSTO 2014)

INCONTRO CON LE COMUNITÀ RELIGIOSE IN COREA

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Training Center "School of Love" (Kkottongnae)
Sabato, 16 agosto 2014

Video

 

Buonasera! C’è un piccolo problema. Se c’è una cosa che mai si deve trascurare è la preghiera, ma oggi faremo la preghiera personalmente. Vi spiego perché non possiamo pregare i Vespri insieme: perché abbiamo un problema di tempo col decollo dell’elicottero. Se non decolliamo in tempo, c’è il pericolo di finire “sfasciati” sulla montagna! Adesso faremo solamente una preghiera alla Madre. Tutti insieme, preghiamo la Madonna tutti insieme. E poi parleranno i due presidenti e poi io.

Ave o Maria...

Cari fratelli e sorelle in Cristo,

vi saluto tutti con affetto nel Signore: è bello essere con voi oggi e condividere questo momento di comunione. La grande varietà di carismi e di attività apostoliche da voi rappresentata arricchisce la vita della Chiesa in Corea ed oltre, in modo meraviglioso. In questa celebrazione dei Vespri, nella quale abbiamo cantato – dovevamo avere cantato! - le lodi della bontà di Dio, ringrazio voi e tutti i vostri fratelli e sorelle per l’impegno che ponete nell’edificare il Regno di Dio. Ringrazio Padre Hwang Seok-mo e Suor Scholastica Lee Kwang-ok, Presidenti delle conferenze coreane delle religiose e dei religiosi.

[T]

Le parole del Salmo: «Vengono meno la mia carne e il mio cuore; ma Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre» (Sal 73,26) ci fanno pensare alla nostra vita. Il Salmista esprime gioiosa fiducia in Dio. Tutti sappiamo che, anche se la gioia non si esprime allo stesso modo in tutti i momenti della vita, specialmente in quelli di grande difficoltà, «sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato» (Evangelii gaudium, 6). La ferma certezza di essere amati da Dio è al centro della vostra vocazione: essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo. Solo se la nostra testimonianza è gioiosa potremo attrarre uomini e donne a Cristo; e tale gioia è un dono che si nutre di una vita di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, della celebrazione dei Sacramenti e della vita comunitaria, che è molto importante. Quando queste mancano, emergeranno le debolezze e le difficoltà che oscureranno la gioia conosciuta così intimamente all’inizio del nostro cammino.

Per voi, uomini e donne consacrati a Dio, tale gioia è radicata nel mistero della misericordia del Padre rivelata nel sacrificio di Cristo sulla croce. Sia che il carisma del vostro Istituto si orientati più alla contemplazione, sia piuttosto alla vita attiva, la vostra sfida è quella di diventare “esperti” nella divina misericordia proprio attraverso la vita in comunità. Per esperienza so che la vita comunitaria non è sempre facile, ma è un terreno provvidenziale per la formazione del cuore. Non è realistico non attendersi dei conflitti: sorgeranno incomprensioni e occorrerà affrontarle. Ma nonostante tali difficoltà, è nella vita comunitaria che siamo chiamati a crescere nella misericordia, nella pazienza e nella perfetta carità.

[T]

L’esperienza della misericordia di Dio, nutrita dalla preghiera e dalla comunità, deve plasmare tutto ciò che siete e tutto ciò che fate. La vostra castità, povertà e obbedienza diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio nella misura in cui rimanete saldi sulla roccia della sua misericordia. Questa è la roccia. Questo avviene in modo particolare per quanto riguarda l’obbedienza religiosa. Un’obbedienza matura e generosa richiede che aderiate nella preghiera a Cristo, il quale, assumendo la forma di servo, imparò l’obbedienza mediante la sofferenza (cfr Perfectae caritatis, 14). Non ci sono scorciatoie: Dio desidera i nostri cuori completamente, e ciò significa che dobbiamo “distaccarci” e “uscire da noi stessi” sempre di più. Un’esperienza viva della premurosa misericordia di Dio sostiene anche il desiderio di raggiungere quella perfetta carità che scaturisce dalla purezza di cuore. La castità esprime la vostra donazione esclusiva all’amore di Dio, il quale è la roccia dei nostri cuori. Sappiamo tutti quanto impegno personale ed esigente ciò comporti. Le tentazioni in questo campo richiedono umile fiducia in Dio, vigilanza, perseveranza e apertura del cuore al fratello saggio o alla sorella saggia, che il Signore pone sulla nostra strada.

[T]

Mediante il consiglio evangelico della povertà sarete capaci di riconoscere la misericordia di Dio non soltanto quale sorgente di fortezza, ma anche come un tesoro. Sembra contraddittorio, ma essere poveri significa trovare un tesoro. Anche se siamo affaticati, possiamo offrirgli i nostri cuori appesantiti da peccati e debolezze; nei momenti in cui ci sentiamo più fragili, possiamo incontrare Cristo, che si fece povero affinché noi diventassimo ricchi (cfr 2 Cor 8,9). Questo nostro bisogno fondamentale di essere perdonati e guariti è in sé stesso una forma di povertà che non dovremmo mai dimenticare, nonostante tutti i progressi che faremo verso la virtù. Dovrebbe inoltre trovare espressione concreta nel vostro stile di vita, sia personale che comunitario; penso in particolare al bisogno di evitare tutte quelle cose che possono distrarvi e causare sconcerto e scandalo negli altri. Nella vita consacrata la povertà è sia un “muro” che una “madre”. È un “muro” perché protegge la vita consacrata, è una “madre” perché la aiuta a crescere e la conduce nel giusto cammino. L’ipocrisia di quegli uomini e donne consacrati che professano il voto di povertà e tuttavia vivono da ricchi, ferisce le anime dei fedeli e danneggia la Chiesa. Pensate anche a quanto è pericolosa la tentazione di adottare una mentalità puramente funzionale e mondana, che induce a riporre la nostra speranza soltanto nei mezzi umani, distrugge la testimonianza della povertà che Nostro Signore Gesù Cristo ha vissuto e ci ha insegnato. E ringrazio, su questo punto, il Padre presidente e la Suora presidente, perché hanno parlato giustamente del pericolo che la globalizzazione e il consumismo recano alla povertà religiosa. Grazie.

[T]

Cari fratelli e sorelle, con grande umiltà, fate tutto ciò che potete per dimostrare che la vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo. Non trattenetelo solo per voi stessi; condividetelo, portando Cristo in ogni angolo di questo amato Paese. Lasciate che la vostra gioia continui a trovare espressione nei vostri sforzi di attrarre e coltivare vocazioni, riconoscendo che tutti voi avete parte nel formare gli uomini e le donne consacrati quelli che verranno dopo di voi, domani. Sia che vi dedichiate alla vita contemplativa, sia a quella apostolica, siate zelanti nell’amore per la Chiesa in Corea e nel desiderio di contribuire, mediante il vostro specifico carisma, alla sua missione di proclamare il Vangelo e di edificare il popolo di Dio nell’unità, nella santità e nell’amore.

Vi affido tutti, in modo speciale i membri anziani e infermi delle vostre comunità - un saluto speciale per loro dal cuore. Vi affido alle amorevoli cure di Maria, Madre della Chiesa, e vi do di cuore la benedizione. Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo.

   

 

VIAGGIO APOSTOLICO
DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
NELLA REPUBBLICA DI COREA 
IN OCCASIONE DELLA VI GIORNATA DELLA GIOVENTÙ ASIATICA

(13-18 AGOSTO 2014)

INCONTRO CON I LEADER DELL'APOSTOLATO LAICO

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO


Centro di Spiritualità (Kkottongnae)
Sabato, 16 agosto 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle,

sono grato di avere questa opportunità di incontrare voi, che rappresentate le molte espressioni del fiorente apostolato dei laici in Corea: sempre è stato fiorente! E’ un fiore che rimane! Ringrazio il Presidente del Consiglio dell’Apostolato Laico Cattolico, il Signor Paul Kwon Kil-joog, per le gentili espressioni di benvenuto da parte vostra.

La Chiesa in Corea, come sappiamo, è erede della fede di generazioni di laici che hanno perseverato nell’amore di Gesù Cristo e nella comunione con la Chiesa, nonostante la scarsità di sacerdoti e la minaccia di gravi persecuzioni. Il beato Paul Yun Ji-chung e i martiri oggi beatificati rappresentano un capitolo straordinario di tale storia. Essi diedero testimonianza alla fede non soltanto mediante le loro sofferenze e la morte, ma anche con la loro vita di amorevole solidarietà l’uno verso l’altro nelle comunità cristiane, caratterizzate da esemplare carità.

Questa preziosa eredità si prolunga nelle vostre opere di fede, di carità e di servizio. Oggi, come sempre, la Chiesa ha bisogno di una testimonianza credibile dei laici alla verità salvifica del Vangelo, al suo potere di purificare e trasformare il cuore umano, e alla sua fecondità nell’edificare la famiglia umana in unità, giustizia e pace. Sappiamo che vi è un’unica missione della Chiesa di Dio, e che ogni cristiano battezzato ha un ruolo vitale in questa missione. I vostri doni di laici, uomini e donne, sono molteplici e vario è il vostro apostolato, e tutto ciò che fate è destinato alla promozione della missione della Chiesa, assicurando che l’ordine temporale sia permeato e perfezionato dallo Spirito di Cristo e ordinato alla venuta del suo Regno. In modo particolare, desidero riconoscere l’opera delle molte associazioni direttamente coinvolte nell’andare incontro ai poveri e ai bisognosi. Come dimostra l’esempio dei primi cristiani coreani, la fecondità della fede si esprime in solidarietà concreta nei confronti dei nostri fratelli e sorelle, senza alcun riguardo alla loro cultura e allo stato sociale, perché in Cristo «non c’è greco o giudeo» (Gal 3,28). Sono profondamente grato a quanti di voi, con il lavoro e con la testimonianza, portano la consolante presenza del Signore alla gente che vive nelle periferie della nostra società. Questa attività non si esaurisce con l’assistenza caritativa, ma deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana. Non solo l’assistenza, ma anche lo sviluppo della persona. Assistere i poveri è cosa buona e necessaria, ma non è sufficiente. Vi incoraggio a moltiplicare i vostri sforzi nell’ambito della promozione umana, cosicché ogni uomo e ogni donna possa conoscere la gioia che deriva dalla dignità di guadagnare il pane quotidiano, sostenendo così le proprie famiglie. Ecco, questa dignità, in questo momento, è minacciata da questa cultura del denaro, che lascia senza lavoro tante persone… Noi possiamo dire: “Padre, noi diamo loro da mangiare”. Ma non è sufficiente! Colui e colei che sono senza lavoro devono sentire nel loro cuore la dignità di portare il pane a casa, di guadagnarsi il pane! Affido questo impegno a voi.

Desidero inoltre riconoscere il prezioso contributo offerto dalle donne cattoliche coreane alla vita e alla missione della Chiesa in questo Paese, come madri di famiglia, catechiste e insegnanti e in altri svariati modi. Allo stesso modo, non posso non sottolineare l’importanza della testimonianza data dalle famiglie cristiane. In un’epoca di crisi della vita familiare - lo sappiamo tutti -  le nostre comunità cristiane sono chiamate a sostenere le coppie sposate e le famiglie nell’adempiere la loro missione nella vita della Chiesa e della società. La famiglia rimane l’unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini imparano i valori umani, spirituali e morali che li rendono capaci di essere dei fari di bontà, di integrità e di giustizia nelle nostre comunità.

Cari amici, qualunque sia il contributo particolare che date alla missione della Chiesa, vi chiedo di continuare a promuovere nelle vostre comunità una formazione più completa dei fedeli laici, mediante una catechesi permanente e la direzione spirituale. In tutto ciò che fate, vi chiedo di agire in completa armonia di mente e di cuore con i vostri pastori, cercando di porre le vostre intuizioni, i talenti e i carismi al servizio della crescita della Chiesa nell’unità e nello spirito missionario. Il vostro contributo è essenziale, poiché il futuro della Chiesa in Corea, come in tutta l’Asia, dipenderà in larga parte dallo sviluppo di una visione ecclesiologica fondata su una spiritualità di comunione, di partecipazione e di condivisione dei doni (cfr Ecclesia in Asia, 45).

Ancora una volta esprimo la mia gratitudine per quanto fate per l’edificazione della Chiesa in Corea nella santità e nello zelo. Possiate trarre costante ispirazione e forza nel vostro apostolato dal Sacrificio eucaristico, dove l’amore per Dio e per l’umanità, che è l’anima dell’apostolato, viene comunicato e nutrito (cfr Lumen gentium, 33). Su di voi, sulle vostre famiglie e su quanti partecipano alle opere corporali e spirituali delle vostre parrocchie, delle associazioni e dei movimenti, invoco gioia e pace nel Signore Gesù Cristo e nell’amorevole protezione di Maria, nostra Madre.

Vi chiedo, per favore, di pregare per me. E adesso tutti insieme preghiamo la Madonna, e poi vi darò la benedizione.

Recita Ave Maria

Benedizione

Grazie tante e pregate per me. Non dimenticatelo!

   



[Modificato da Caterina63 16/08/2014 16:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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