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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (4)

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2015 12:35
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01/06/2015 11:57
 
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  Papa Francesco: è dallo scarto che Dio “tira fuori la salvezza"




Papa Francesco nella cappella di Casa S. Marta - OSS_ROM





01/06/2015



Troppe volte abbiamo detto a Gesù “vattene” non riconoscendolo in un fallimento. Ma la “vittoria dell’amore di Dio” per l’uomo si manifesta proprio nell’apparente “fallimento” della Croce di suo Figlio. È questo che racconta la parabola dei vignaioli omicidi, commentata da Papa Francesco durante la Messa del mattino celebrata a Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:


Una pietra di scarto che diventa fondamento. Un patibolo scandaloso che sembra la fine di una storia piena di speranze e invece è l’inizio della salvezza del mondo. Dio costruisce sulla debolezza, ma se uno ne legge le pagine la “storia di amore fra Dio e il suo popolo – osserva Papa Francesco – sembra essere una storia di fallimenti”. Come la parabola dei vignaioli omicidi, proposta dal Vangelo del giorno, che appare, dice Francesco, come il “fallimento del sogno di Dio”. C’è un padrone che costruisce una bella vigna e ci sono gli operai che uccidono chiunque sia l’inviato del padrone. Ma è proprio da quelle morti che tutto prende vita:


“I profeti, gli uomini di Dio che hanno parlato al popolo, che non sono stati ascoltati, che sono stati scartati, saranno la sua gloria. Il Figlio, l’ultimo inviato, che è stato scartato proprio, giudicato, non ascoltato e ucciso, è diventato la pietra d’angolo. Questa storia, che incomincia con un sogno d’amore, e che sembra essere una storia di amore, ma poi sembra finire in una storia di fallimenti, finisce con il grande amore di Dio, che dallo scarto tira fuori la salvezza; dal suo Figlio scartato, ci salva a tutti”.


Non dimentichiamo la Croce
È qui che la logica del fallimento “si rovescia”, afferma il Papa. E Gesù lo ricorda ai capi del popolo, citando la Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”. Ed è “bello leggere nella Bibbia”, prosegue Francesco, anche dei “lamenti di Dio”, del Padre che “piange” quando il popolo “non sa ubbidire a Dio, perché vuole diventare dio lui” stesso:

“La via della nostra redenzione è una strada di tanti fallimenti. Anche l’ultimo, quello della croce, è uno scandalo. Ma proprio lì l’amore vince. E quella storia che incomincia con un sogno d’amore e continua con una storia di fallimenti, finisce nella vittoria dell’amore: la croce di Gesù.
Non dobbiamo dimenticare questa strada, è una strada difficile.
Anche la nostra!
Se ognuno di noi fa un esame di coscienza, vedrà quante volte, quante volte ha cacciato via i profeti. Quante volte ha detto a Gesù: ‘Vattene’, quante volte ha voluto salvare se stesso, quante volte abbiamo pensato che noi eravamo i giusti”.

Memoria di quel seme d'amore
Allora, non dimentichiamo mai, conclude Francesco, che è nella morte in croce del Figlio che si manifesta “l’amore di Dio col suo popolo”:

“Ci farà bene fare memoria, memoria di questa storia di amore che sembra fallita, ma alla fine vince. E’ la storia di fare memoria nella storia della nostra vita, di quel seme di amore che Dio ha seminato in noi e come è andata, e fare lo stesso che ha fatto Gesù a nome nostro: si umiliò”. 




Il Papa: non annacquare identità cristiana in una religione soft

Messa del Papa a Casa Santa Marta - OSS_ROM

09/06/2015

Salvaguardare l’identità cristiana lasciando che lo Spirito Santo ci porti avanti nella vita. E’ uno dei passaggi dell’omelia mattutina di Papa Francesco a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia da chi vuole trasformare il cristianesimo in una “bella idea” e chi ha invece sempre bisogno “di novità dell’identità”. Quindi, ha ribadito che un altro rischio per la testimonianza cristiana è la mondanità di chi “allarga la coscienza” così tanto da farci entrare dentro tutto. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Qual è l’identità cristiana? Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dalle parole di San Paolo ai Corinzi dove parla proprio dell’identità dei discepoli di Gesù. E’ vero, ha detto, che “per arrivare a questa identità cristiana”, Dio “ci ha fatto fare un lungo cammino di storia” fino a quando inviò suo Figlio.

Siamo peccatori, ma fiduciosi che Gesù ci rialza
“Anche noi – ha soggiunto – dobbiamo fare nella nostra vita un lungo cammino, perché questa identità cristiana sia forte” così da poterne dare “testimonianza”. “E’ un cammino – ha ripreso – che possiamo definire dalla ambiguità alla vera identità”:

“E’ vero, c’è il peccato, e il peccato ci fa cadere, ma noi abbiamo la forza del Signore per alzarci e andare con la nostra identità. Ma io direi anche che il peccato è parte della nostra identità: siamo peccatori, ma peccatori con la fede in Gesù Cristo. E non è soltanto una fede di conoscenza, no. E’ una fede che è un dono di Dio e che è entrata in noi da Dio. E’ Dio stesso che ci conferma in Cristo. E ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo, ci ha dato la caparra, il pegno dello Spirito nei nostri cuori. E’ Dio che ci dà questo dono dell’identità”.

Fondamentale, ha aggiunto, “è essere fedele a quest’identità cristiana e lasciare che lo Spirito Santo, che è proprio la garanzia, il pegno nel nostro cuore, ci porti avanti nella vita”. Non siamo persone che vanno “dietro ad una filosofia”, ha avvertito, “siamo unti” e abbiamo la “garanzia dello Spirito”.

L’identità cristiana è concreta, non una religione soft
“E’ un’identità bella – ha detto ancora – che si fa vedere nella testimonianza. Per questo Gesù ci parla della testimonianza come il linguaggio della nostra identità cristiana”. E questo anche se l’identità cristiana, giacché “siamo peccatori, è tentata, viene tentata; le tentazioni vengono sempre” e l’identità “può indebolirsi e può perdersi”. Il Papa mette in guardia da due vie pericolose:

“Prima quella del passare dalla testimonianza alle idee, annacquare la testimonianza. ‘Eh sì, sono cristiano. Il cristianesimo è questo, una bella idea. Io prego Dio’. E così, dal Cristo concreto, perché l’identità cristiana è concreta – lo leggiamo nelle Beatitudini; questa concretezza è anche in Matteo 25: l’identità cristiana è concreta – passiamo a questa religione un po’ soft, sull’aria e sulla strada degli gnostici. Dietro c’è lo scandalo. Questa identità cristiana è scandalosa. E la tentazione è: ‘No, no, senza scandalo’”.

La mondanità fa perdere sapore alla nostra testimonianza
“La croce – ha detto – è uno scandalo” e quindi c’è chi cerca Dio “con queste spiritualità cristiane un po’ eteree”, gli “gnostici moderni”. Poi, ha avvertito, ci sono “quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana” e hanno “dimenticato che sono stati scelti, unti” che “hanno la garanzia dello Spirito” e cercano: “‘Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?’ Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama ‘Gesù’ e niente di più”. Un’altra strada per fare passi indietro nell’identità cristiana, ha aggiunto, è la mondanità:

“Allargare tanto la coscienza che lì c’entra tutto. ‘Sì, noi siamo cristiani, ma questo sì…’ Non solo moralmente, ma anche umanamente. La mondanità è umana. E così il sale perde il sapore. E vediamo comunità cristiane, anche cristiani, che si dicono cristiani, ma non possono e non sanno dare testimonianza di Gesù Cristo. E così la identità va indietro, indietro e si perde, e questo nominalismo mondano che noi vediamo tutti i giorni. Nella storia di salvezza Dio, con la sua pazienza di Padre, ci ha portato dall’ambiguità alla certezza, alla concretezza dell’incarnazione e la morte redentrice del suo Figlio. Questa è la nostra identità”.

San Paolo, ha soggiunto, si vanta di Gesù “fatto uomo e morto per obbedienza”, “questa è l’identità ed è lì la testimonianza”. E’ una grazia, ha concluso, che “dobbiamo chiedere al Signore: che sempre ci dia questo regalo, questo dono di un’identità che non cerca di adattarsi alle cose” fino “a perdere il sapore del sale”.





Il Papa: cristiani servano gratuitamente, no a inganno delle ricchezze

Papa Francesco a Casa Santa Marta - OSS_ROM

11/06/2015 

“Cammino, servizio, gratuità”. E’ il trinomio sul quale Papa Francesco ha sviluppato l’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che un discepolo è chiamato a camminare per servire e ad annunciare il Vangelo gratuitamente, vincendo l’inganno “che la salvezza viene dalle ricchezze”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Cammino, servizio e gratuità”. Papa Francesco ha articolato la sua omelia su questi tre punti, commentando il passo del Vangelo odierno, in cui Gesù invia i discepoli ad annunciare la Buona Notizia. Gesù, ha esordito, invia a fare un cammino che non è una “passeggiata” ma è un invio con “un messaggio: annunciare il Vangelo, uscire per portare la Salvezza, il Vangelo della Salvezza”.

Portare la Buona Notizia attraverso un percorso interiore
Questo, ha soggiunto, “è il compito che Gesù dà ai suoi discepoli. Se un discepolo rimane fermo e non esce, non dà quello che ha ricevuto nel Battesimo agli altri, non è un vero discepolo di Gesù: gli manca la missionarietà, gli manca uscire da se stesso per portare qualcosa di bene agli altri”:

“Il percorso del discepolo di Gesù è andare oltre per portare questa buona notizia. Ma c’è un altro percorso del discepolo di Gesù: il percorso interiore, il percorso dentro di sé, il percorso del discepolo che cerca il Signore tutti i giorni, nella preghiera, nella meditazione. Anche quel percorso il discepolo deve farlo perché se non cerca sempre Dio, il Vangelo che porta agli altri sarà un Vangelo debole, annacquato, senza forza”.

Un discepolo di Gesù che non serve non è cristiano
“Questo doppio percorso – ha detto – è il doppio cammino che Gesù vuole dai suoi discepoli”. C’è poi la seconda parola: “Servire”. “Un discepolo che non serve gli altri – ha detto il Papa – non è cristiano. Il discepolo deve fare quello che Gesù ha predicato in quelle due colonne del cristianesimo: le Beatitudini e poi il ‘protocollo’ sul quale noi saremo giudicati, Matteo, (capitolo) 25”. Queste due colonne, ha avvertito, “sono la cornice proprio del servizio evangelico”:

“Se un discepolo non cammina per servire non serve per camminare. Se la sua vita non è per il servizio, non serve per vivere, come cristiano. E lì si trova la tentazione dell’egoismo: ‘Sì, io sono cristiano, per me sono in pace, mi confesso, vado a Messa, compio i comandamenti’. Ma il servizio! Agli altri: il servizio a Gesù nell’ammalato, nel carcerato, nell’affamato, nel nudo. Quello che Gesù ci ha detto che dobbiamo fare perché Lui è lì! Il servizio a Cristo negli altri”.

Servire gratuitamente, contrastare inganno delle ricchezze
La terza parola è “gratuità”. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, è il monito di Gesù. “Il cammino del servizio è gratuito – ha sottolineato – perché noi abbiamo ricevuto la salvezza gratuitamente, pura grazia: nessuno di noi ha comprato la salvezza, nessuno di noi l’ha meritata. E’ pura grazia del Padre in Gesù Cristo, nel sacrificio di Gesù Cristo”:

“E’ triste quando si trovano cristiani che dimenticano questa Parola di Gesù: ‘Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date’. E’ triste quando si trovano comunità cristiane, siano parrocchie, congregazioni religiose, diocesi, che si dimenticano della gratuità, perché dietro di questo e sotto questo c’è l’inganno (di presumere) che la salvezza viene dalle ricchezze, dal potere umano”.

Tre parole, ha ripreso il Papa, “cammino come un invio per annunciare. Servizio: la vita del cristiano non è per se stesso, è per gli altri, come è stata la vita di Gesù”. E terzo: “gratuità. La nostra speranza è in Gesù Cristo che ci invia così una speranza che non delude mai”. Ma, ha ammonito, “quando la speranza è nella propria comodità nel cammino o la speranza è nell’egoismo di cercare le cose per sé e per non servire gli altri o quando la speranza è nelle ricchezze o nelle piccole sicurezze mondane, tutto questo crolla. Il Signore stesso lo fa crollare”.



 

Francesco: custodiamo il cuore dal “rumore pagano”

Papa Francesco celebra la Messa a Casa Santa Marta - OSS_ROM

15/06/2015 

Il cristiano impari a custodire il cuore dalle “passioni” e dai “rumori mondani”, per essere attento ad accogliere in ogni momento la grazia di Dio. È la riflessione che Papa Francesco ha offerto durante l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta. Il servizio diAlessandro De Carolis:

C’è un “momento favorevole” per accogliere il dono gratuito della grazia di Dio e quel momento è “adesso”. Il cristiano, dice Papa Francesco, deve esserne consapevole e dunque avere il cuore preparato ad accogliere quel dono, un cuore sgombro “dal rumore mondano” che è poi il “rumore del diavolo”.

Capire il tempo di Dio
A ispirare la riflessione del Papa sono entrambi le letture della liturgia. Da San Paolo, Francesco prende la sottolineatura a “non accogliere invano la grazia di Dio”, che si manifesta, afferma l’Apostolo, “ora”. Questo significa, osserva il Papa, che “in ogni tempo il Signore ci ridà la grazia”, il “dono che è gratuito”. Accogliamolo, esorta Francesco, facendo attenzione al resto che Paolo indica: “Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno”:

“E’ lo scandalo del cristiano che si dice cristiano, anche va in chiesa, va le domeniche a Messa ma vive non come cristiano, vive come mondano o come pagano. E quando una persona è così, scandalizza. Quante volte abbiamo sentito nei nostri quartieri, nei negozi: ‘Guarda quello o quella, tutte le domeniche a Messa e poi fa questo, questo, questo, questo…’. E la gente si scandalizza. E’ questo che Paolo dice: ‘Ma non accogliere invano’. E come dobbiamo accogliere? Prima di tutto è il ‘momento favorevole’, dice. Noi dobbiamo essere attenti per capire il tempo di Dio, quando Dio passa per il nostro cuore”.

Un cuore libero dalle passioni
E la soglia di questa attenzione, spiega Francesco, il cristiano la raggiunge se si mette in condizione di “custodire il cuore”, “allontanando ogni rumore che non viene dal Signore”, allontanando, suggerisce, le “cose che ci tolgono la pace”. Un cuore liberato dalle “passioni”, quelle che nel brano del Vangelo – nota Francesco – Gesù sintetizza nell’“occhio per occhio” rovesciandone la prospettiva con il “porgi l’altra guancia”, con le due miglia fatte insieme a chi ti ha costretto a farne uno:

“Essere libero dalle passioni e avere un cuore umile, un cuore mite. Il cuore viene custodito dall’umiltà, dalla mitezza, mai dalle lotte, dalle guerre. No! Questo è il rumore: rumore mondano, rumore pagano o rumore del diavolo. Il cuore in pace. ‘Non dare motivo di scandalo a nessuno perché non venga criticato il nostro ministero’, dice Paolo ma parla del ministero anche della testimonianza cristiana, perché non venga criticato”.

Sapienti e benevoli
Custodire il cuore per essere di Dio sempre ovvero, come elenca San Paolo, “nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni”:

“Ma sono cose brutte tutte queste e io devo custodire il mio cuore per accogliere la gratuità e il dono di Dio? Sì! E come lo faccio? Continua Paolo: ‘Con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità’. L’umiltà, la benevolenza, la pazienza, che soltanto guarda Dio, e ha il cuore aperto al Signore che passa”.



[Modificato da Caterina63 15/06/2015 20:42]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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