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Omelie del Papa nella Messa delle 7 del mattino a Santa Marta (4)

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2015 12:35
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18/06/2015 11:15
 
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Il Papa: siamo deboli, ma dobbiamo avere la forza di perdonare




Papa Francesco a Santa Marta - OSS_ROM





18/06/2015 



Il cristiano sia consapevole che, senza l’aiuto del Signore, non può camminare nella vita. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha, quindi, sottolineato che soltanto possiamo pregare bene se siamo in grado di perdonare i fratelli e avere il cuore in pace. Il servizio di Alessandro Gisotti:


 


Debolezza, preghiera, perdono. Francesco ha sviluppato la sua omelia su questi tre punti sottolineando innanzitutto che siamo “deboli”, una debolezza che “tutti noi portiamo dopo la ferita del peccato originale”.


Senza l’aiuto del Signore non possiamo fare un passo 
Siamo deboli, ha ribadito, “scivoliamo nei peccati, non possiamo andare avanti senza l’aiuto del Signore”:

“Chi si crede forte, chi si crede capace di cavarsela da solo almeno è ingenuo e alla fine rimane un uomo sconfitto da tante, tante debolezze che porta in sé. La debolezza che ci porta a chiedere aiuto al Signore poiché ‘nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto’, abbiamo pregato. Non possiamo fare un passo nella vita cristiana senza l’aiuto del Signore, perché siamo deboli. E quello che è in piedi abbia cura di non cadere perché è debole”.

Anche deboli nella fede, ha proseguito. “Tutti noi abbiamo fede – ha affermato – tutti noi vogliamo andare avanti nella vita cristiana ma se noi non siamo consci della nostra debolezza finiremo sconfitti tutti”. Per questo è bella quella preghiera che dice: “Signore io so che nella mia debolezza nulla posso senza il tuo aiuto”.

La nostra preghiera non ha bisogno di troppo parole
Il Papa ha così rivolto il pensiero alla “preghiera”. Gesù, ha rammentato, “insegna a pregare” ma non “come i pagani” che pensavano di “venire ascoltati a forza di parole”. Francesco ricorda la madre di Samuele che chiedeva al Signore la grazia di avere un figlio e, pregando, appena muoveva le labbra. Il sacerdote che era lì, ha affermato, la guardava e si era convinto che fosse ubriaca e la rimproverò:

“Soltanto muoveva le labbra perché non riusciva a parlare… Chiedeva un figlio. Si prega così, davanti al Signore. E la preghiera, poiché noi sappiamo che Lui è buono e sa tutto su di noi e sa le cose di cui noi abbiamo bisogno, incominciamo a dire quella parola: ‘Padre’, che è una parola umana, certamente, che ci dà vita ma nella preghiera soltanto possiamo dirla con la forza dello Spirito Santo”.

“Incominciamo la preghiera con la forza dello Spirito che prega in noi – esorta il Papa - pregare così, semplicemente. Col cuore aperto nella presenza di Dio che è Padre e sa, sa di quali cose noi abbiamo bisogno prima di dirle”.

Il perdono è una grande fortezza, una grazia del Signore
Infine, Francesco rivolge l’attenzione al perdono, sottolineando come Gesù insegni ai discepoli che se loro non perdoneranno le colpe agli altri, neppure il Padre perdonerà le loro:

“Soltanto possiamo pregare bene e dire ‘Padre’ a Dio se il nostro cuore è in pace con gli altri, con i fratelli. ‘Ma, padre, questo mi ha fatto questo, questo mi ha fatto questo e mi ha fatto quello...’ – ‘Perdona. Perdona, come Lui ti perdonerà’. E così la debolezza che noi abbiamo con l’aiuto di Dio nella preghiera diviene fortezza perché il perdono è una grande fortezza. Bisogna essere forti per perdonare ma questa fortezza è una grazia che noi dobbiamo ricevere dal Signore perché noi siamo deboli”.







Papa: accumuliamo ricchezze che valgono alla borsa del cielo

Papa Francesco: le ricchezze devono servire per il bene di tutti

19/06/2015

Le ricchezze accumulate per se stessi sono all’origine di guerre, famiglie distrutte, perdita di dignità. La “lotta di ogni giorno” è invece amministrare le ricchezze che si possiedono e quelle della terra “per il bene comune”. È una delle considerazioni di fondo dell’omelia di Papa Francesco alla Messa del mattino, celebrata in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Non sono “come una statua”, le ricchezze. Ferme, in un certo senso ininfluenti sulla vita di una persona. “Le ricchezze – constata Papa Francesco – hanno la tendenza a crescere, a muoversi, a prendere il posto nella vita e nel cuore dell’uomo”. E se la molla che spinge quell’uomo è l’accumulo, le ricchezze arriveranno a invadergli il cuore, che finirà “corrotto”. Ciò che invece salva il cuore è usare della ricchezza che si ha “per il bene comune”.

L'avidità corrompe e distrugge
A indirizzare l’omelia del Papa è il Vangelo del giorno, il brano in cui Gesù insegna ai discepoli questa verità: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Quindi, li avverte: “Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo”. Certo, riconosce Francesco, “alla radice” dell’accumulo “c’è la voglia di sicurezza”. Ma il rischio di farlo solo per se stessi e dunque di restarne schiavi è altissimo:

“Alla fine queste ricchezze non danno la sicurezza per sempre. Anzi ti portano giù nella tua dignità. E questo in famiglia: tante famiglie divise. Anche nella radice delle guerre c’è questa ambizione, che distrugge, corrompe. In questo mondo, in questo momento, ci si sono tante guerre per avidità di potere, di ricchezze. Si può pensare alla guerra nel nostro cuore. ‘Tenetevi lontano da ogni cupidigia!’, così dice il Signore. Perché la cupidigia va avanti, va avanti, va avanti… E’ uno scalino, apre la porta: poi viene la vanità - credersi importanti, credersi potenti.. – e, alla fine, l’orgoglio. E da lì tutti i vizi, tutti. Sono scalini, ma il primo è questo: la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze”.

Quello che ho è per gli altri
Francesco riconosce anche che “accumulare è proprio una qualità dell’uomo” e che “fare le cose e dominare il mondo è anche una missione”. Allora “questa – afferma – è la lotta di ogni giorno: come gestire le ricchezze della terra bene, perché siano orientate al Cielo e diventino ricchezze del Cielo”:

“C’è una cosa che è vera, quando il Signore benedice una persona con le ricchezze: lo fa amministratore di quelle ricchezze per il bene comune e per il bene di tutto, non per il proprio bene.  E non è facile diventare un onesto amministratore, perché sempre c’è la tentazione della cupidigia, del diventare importante. Il mondo ti insegna questo e ci porta per questa strada. Pensare agli altri, pensare che quello che io ho è al servizio degli altri e che nessuna cosa che ho la potrò portare con me. Ma se io uso quello che il Signore mi ha dato per il bene comune, come amministratore, questo mi santifica, mi farà santo”.

Non giocare col fuoco
Noi, osserva il Papa, sentiamo spesso le “tante scuse” delle persone che passano la vita ad accumulare ricchezze. Da parte nostra, chiede invece Francesco, “tutti i giorni” dobbiamo “domandarci: ‘Dove è il tuo tesoro? Nelle ricchezze o in questa amministrazione, in questo servizio per il bene comune?”:

“E’ difficile, è come giocare col fuoco! Tanti tranquillizzano la propria coscienza con l’elemosina e danno quello che avanza loro. Quello non è l’amministratore: l’amministratore prende per sé quello che avanza e dà agli altri, in servizio, tutto. Amministrare la ricchezza è uno spogliarsi continuamente del proprio interesse e non pensare che queste ricchezze ci daranno salvezza. Accumulare, sì, va bene. Tesori, sì, va bene: ma quelli che hanno prezzo – diciamo così – nella ‘borsa del Cielo’. Lì, accumulare lì!”.





[Modificato da Caterina63 19/06/2015 12:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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