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20 giugno 2015 a Roma da MAMMA E DA PAPA' per difendere la vera Famiglia umana

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2015 09:11
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Sesso: Femminile
10/06/2015 19:15
 
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Stop gender nelle scuole. La testimonianza di un padre




Manifestazione stop gender nelle scuole





10/06/2015 



Un evento di famiglie, esempio di cittadinanza attiva. E’ la manifestazione “stop gender nelle scuole” convocata per sabato 20 giugno alle 15:30 in piazza san Giovanni a Roma dal comitato “Difendiamo in nostri figli”. Tante le denunce da parte di genitori da più parti di Italia che lamentano l’introduzione dell’ideologia del gender nelle aule scolastiche. Un padre di Roma, che preferisce rimanere anonimo, racconta al microfono di Paolo Ondarza quanto accaduto a due dei suoi figli rispettivamente in una scuola elementare e in una materna dello stesso Istituto:


R. – La gran parte della popolazione è contraria all’introduzione di queste teorie di gender nelle scuole e negli asili. La gente non sa cosa viene insegnato dalle associazioni "Lgbt" nelle scuole e non sa qual è il fine, pensa che sia qualcosa di buono.


R.  – La gente non sa, come tu non sapevi cosa stesse accadendo nella classe di tuo figlio, in una scuola elementare di Roma…


R.  – Io ho avuto il vantaggio però che i miei figli con me parlano e mi raccontano tutto.


D. – Tu ci hai chiesto di rimanere anonimo per motivi di sicurezza…


R. – Anche per tutelare i miei figli e mia moglie che vivono nel quartiere ed è il motivo per cui ho cambiato scuola ai miei figli di punto in bianco.


D. – Che cosa è accaduto al tuo figlio più grande?


R. – Gli viene chiesto in classe dall’insegnante – che a me è rimasta sconosciuta però ha scritto il messaggio sul quaderno di mio figlio, con espressa richiesta – di portare un rossetto rosso in classe. La motivazione che è stata data era che serviva per scopi didattici non meglio specificati. Mio figlio mi ha raccontato vergognandosene e sentendosi umiliato che gli veniva imposto dalla maestra di doversi mettere il rossetto. Lo stesso rossetto veniva passato sulle labbra degli altri compagni dalla maestra. Mio figlio rispondeva all’insegnante: “Ma il rossetto lo mette solo mamma”.


D. – Tu a questo punto ti sei opposto?


R. – Ci siamo opposti per iscritto chiedendo la possibilità di avere un immediato incontro con gli insegnanti e con la direttrice della scuola. Nel contempo, ho dato il mio dissenso a questi insegnanti di continuare a mettere il rossetto sulle labbra di mio figlio. Hanno invece continuato. Non mi hanno voluto dare alcuna possibilità di parlare immediatamente con gli insegnanti, né la direttrice mi ha mai voluto ricevere. Abbiamo dovuto aspettare due mesi affinché potessimo parlare con gli insegnanti, quando c’è stato il solito colloquio di metà anno scolastico. C’è stato vagheggiato che l’uso del rossetto era stato deciso  per motivi didattici. Io però nel frattempo mi ero informato tramite conoscenti che stanno nell’ambito scolastico e mi avevano parlato di una teoria di gender, basata su criteri che non sono scritti da nessuna parte…


D. – Che non ha alla base studi scientifici, questo stai dicendo…


R. – Esatto.


D. – La tua decisione è stata drastica: hai dovuto ritirare tuo figlio dalla scuola…


R.  – Ho ritirato tutti i figli dalla scuola, ne avevo tre in questo Istituto e li ho spostati presso un altro Istituto, dove avevo maggiore fiducia e dove ho conosciuto gli insegnanti.


D. – E soprattutto dove c’era quell’alleanza scuola-famiglia che dovrebbe essere alla base di una corretta educazione…


R. – E’ fondamentale il rapporto tra genitori, figli e insegnanti.


D.  – Nella tua famiglia c’è stato un altro caso che ha riguardato il più piccolo…


R. – Sì, nello stesso periodo, la domenica mattina mio figlio viene nel mio letto piangendo e mi dice che lui quando avrebbe compiuto i 4 anni avrebbe voluto diventare una “femminuccia” perché questo gliel’aveva detto la maestra. Le assicuro che fino a quel momento non esisteva un pensiero del genere in nessuno dei miei figli, tantomeno in lui. Dunque, ho preso anche lui e l’ho spostato.


D. – I bambini sono influenzabili e soprattutto se ripongono, come dovrebbe essere, fiducia nei confronti degli insegnanti. Lei questo lo ha potuto riscontrare?


R. – Se gli insegnanti inculcano loro queste cose, crescono nel dubbio e rovinano loro l'infanzia. E io ho avuto la fortuna di poterli spostare prima che iniziassero altri corsi in queste scuole organizzati da associazioni Lgbt.


D. – Avete avuto problemi in seguito a questa vicenda?


R. – Siamo stati attaccati da molti genitori che ci dicevano che eravamo retrogradi, che io ero da denunciare in quanto omofobo, che mio figlio ero maschilista…


D.  – Tu evidenziavi il dato: non tutti i bambini hanno la possibilità di parlare con i loro genitori, perché impegnati con orari lavorativi difficili o perché hanno altri problemi o magari perché non tutti i bambini sono estroversi…


R. – Non si è mai tutti uguali, ognuno ha la propria situazione. Io ho avuto la fortuna che i miei figli mi parlano.







Educazione gender a scuola. La testimonianza di una mamma

Stop gender nelle scuole - RV

11/06/2015 

In piazza san Giovanni in Laterano a Roma il prossimo 20 giugno alle 15:30 con il comitato “Difendiamo i nostri figli”, ci saranno numerosi genitori provenienti da varie parti di Italia che lamentano l’indottrinamento gender subito a loro insaputa dai ragazzi nelle aule scolastiche. Tra loro c’è Tiziana Piedimonte: sua figlia nella scuola media di Capaci ha partecipato ad un corso contro il bullismo e la discriminazione, ma senza che i genitori fossero avvertiti che la didattica era affidata ad organizzazioni gay (Lgbt). Ascoltiamo la testimonianza raccolta da Paolo Ondarza:

R.  – Prima di tutto dobbiamo precisare che la scuola aveva proposto dei laboratori contro il bullismo e le discriminazioni. Io ho dato l’adesione. Il giorno 28 novembre nostra figlia a scuola, chiede alla maestra di poter chiamare a casa perché non si sente bene. Mio marito è andato a prenderla e la bambina ha cominciato a dire: “Papà, sai, c’erano due persone omosessuali in classe che parlavano di famiglia gay e che ci hanno spiegato che i figli si possono avere con l’inseminazione artificiale…”. Dopo una mezzoretta siamo tornati a scuola per informarci: abbiamo chiesto spiegazioni, chi fosse l’insegnante in classe e quali associazioni stavano sviluppando il laboratorio. Non mi hanno voluto dire niente di tutto questo. Un bambino che era all’interno di questa classe ha detto alla mamma che avevano fatto vedere anche immagini di omosessuali e lesbiche in intimità. Ora, noi stiamo cercando di accedere agli atti, capire cosa è successo, ma non so se la scuola risponderà... Sono assolutamente convinta che non si debba discriminare nessuno però, da qui a proporre ai ragazzi lezioni che contengano questioni di sessualità, senza il consenso dei genitori, no!

D.  – Ci sono state altre reazioni da parte dei ragazzi?

R. – C’è una bambina di seconda media, sua madre mi raccontava di essere andata a prenderla a scuola perché aveva chiamato anche lei a casa dicendo che non stava bene. Quando l’’ha presa da scuola, l’ha trovata in lacrime, diceva: “Mamma portami via, portami via!” La bambina non è riuscita a spiegare niente a sua madre, si è confidata con il padre, dicendogli che gli avevano spiegato la masturbazione. Io ho provato a parlare con questa ragazzina, ma tuttora ha il rifiuto.

D. – Perché la scuola secondo lei ha sbagliato?

R. – Io dico sempre che la scuola ha sbagliato a non avvisare noi genitori, perché siamo i primi educatori. Noi genitori conosciamo modi e tempi per spiegare ai nostri figli determinate cose: possiamo avere 10 figli, ma ogni figlio avrà il suo modo e il suo tempo in cui vanno spiegate determinate cose.

D. – Secondo lei dunque la manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del 20 giugno a Roma ha buone ragioni per essere organizzata?

R. – Le ragioni ci sono tutte. Noi genitori siamo i primi educatori. Articolo 26 comma 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, articolo 30 della Costituzione italiana: noi genitori ci dobbiamo riprendere il mano il nostro diritto di primi educatori, la scuola non può scavalcarci. Ci saranno genitori che magari diranno pure di sì a questi progetti: va bene, ma devono essere interpellati e non per questo tutti gli altri devono essere scavalcati.




[Modificato da Caterina63 11/06/2015 23:03]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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