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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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13/10/2015 12:54
 
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 La puntata (finale?) sulla questione della Lettera.... dopo la risposta (vedi sopra) di Lombardi arriva la replica provata di Sandro Magister.....

  La lettera dei tredici cardinali al papa. Seconda puntata della storia

Sicuro il testo e sicuri i nomi dei firmatari, salvo approssimazioni marginali. Certissima, soprattutto, la posta in gioco: il controllo delle procedure, decisive per l'esito del sinodo 

di Sandro Magister


__________


ROMA, 14 ottobre 2015 – Due giorni fa, il servizio messo in rete di prima mattina da www.chiesa è scoppiato come una bomba dentro e fuori il recinto del sinodo sulla famiglia:

> Tredici cardinali hanno scritto al papa. Ecco la lettera

Nelle ore successive, quattro dei tredici cardinali indicati nel servizio come firmatari della lettera hanno negato d'averla sottoscritta. Nell'ordine: i cardinali Angelo Scola, André Vingt-Trois, Mauro Piacenza e Péter Erdõ.

Ma nel pomeriggio due cardinali di primo piano, entrambi presenti nell'elenco di www.chiesa, hanno detto di aver effettivamente firmato una lettera a papa Francesco.

Il primo è stato il cardinale australiano George Pell, prefetto in Vaticano della segretaria per l'economia, indicato come colui che avrebbe personalmente consegnato la lettera al papa. E l'ha fatto con un comunicato sul "National Catholic Register":

> A spokesperson for Cardinal Pell...


Nel comunicato, Pell dice che "sembra vi siano errori sia nel contenuto [della lettera] che nell'elenco dei firmatari".

Ma torna a insistere su due delle "preoccupazioni" affidate all'attenzione del papa nella lettera pubblicata da www.chiesa.

La prima a proposito di coloro – una "minoranza" – che nel sinodo "vogliono cambiare gli insegnamenti della Chiesa sulle dovute disposizioni necessarie per la ricezione della comunione", quando invece "non esiste una possibilità di cambiamento della dottrina".

La seconda riguardo "la composizione del comitato di redazione della 'Relatio finalis' e la procedura con la quale sarà presentata ai padri sinodali e votata".

Anche nel suo intervento in aula nel tardo pomeriggio di lunedì 5 ottobre Pell aveva dato voce a queste e alle altre "preoccupazioni" esplicitate nella lettera, in particolare circa l'"Instrumentum laboris" posto a base della discussione e la natura della "Relatio finalis".

E l'indomani mattina, martedì 6 ottobre, sia Francesco sia il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo, erano intervenuti alla riapertura dei lavori in aula proprio per replicare punto per punto – in sostanza negativamente – sulle questioni che la lettera aveva sollevato. 

Dopo Pell, nel pomeriggio di lunedì 12 ottobre, l'altro cardinale intervenuto a confermare d'aver firmato una lettera al papa è stato l'arcivescovo di Durban, Sudafrica, Wilfrid Fox Napier, uno dei quattro presidenti delegati del sinodo, in un'intervista a John Allen, Michael O'Loughlin e Inés San Martín su "Crux", il portale d'informazione sulla Chiesa del "Boston Globe":

> Cardinal clash on doubts about process at the Synod of Bishops

Napier ha detto che la lettera da lui firmata era "differente" da quella pubblicata e riguardava specificamente la commissione di dieci membri nominata dal papa per l'elaborazione della relazione finale.

Ma nel resto dell'intervista ha fatto sue con impressionante franchezza proprio tutte quelle "preoccupazioni" di tanti padri sinodali di cui la lettera apparsa su www.chiesa era portatrice.

Ecco nel box qui di seguito come "Crux" ha riportato le parole del cardinale, compresa una correzione da lui successivamente fatta introdurre, evidenziata in maiuscolo:

----------

Napier è convinto che alcune delle critiche hanno fondamento.

Tra l'altro, egli contesta la composizione del comitato di dieci membri per la redazione della relazione finale.

“Io sarei proprio d’accordo" con le preoccupazioni circa “la scelta delle persone che scriveranno il documento finale”, ha detto Napier, aggiungendo che egli in realtà NON contesta “il diritto di papa Francesco di scegliere in questo”.

“Per avere un’espressione equa degli interessi del sinodo, [come per esempio] di ciò che la Chiesa in Africa davvero vorrebbe veder accadere", ha detto, allora dovrebbero essere scelte persone diverse.

“Noi non vorremmo rivedere in quel comitato lo stesso tipo di persone che erano già lì la volta precedente e che ci hanno causato il dolore che abbiamo avuto”, ha detto, riferendosi alla controversa relazione intermedia del sinodo del 2014, che sembrava abbracciare una linea progressista su alcune questioni dibattute.

Napier ha anche detto di essere preoccupato che il documento preparatorio del sinodo, conosciuto come “Instrumentum laboris”, abbia troppa influenza sul risultato finale, invece che il contenuto effettivo dei lavori del sinodo.

“È come se il testo base resti l''Instrumentum laboris', non quello che viene fuori delle discussioni del gruppo, cioè le preoccupazioni che devono essere portate in primo piano come proposte per il documento finale da consegnare al papa”, ha detto.

Napier ha detto che la valanga di richieste da parte dei media sulle procedure sinodali riflette le preoccupazioni reali all'interno dell’aula.

“L'incertezza è abbastanza generalizzata, altrimenti tutti voi non porreste le stesse domande”, ha detto.

Napier ha detto che neanche i partecipanti al sinodo capiscono bene come il documento finale del sinodo sarà plasmato, né ciò che Francesco intende fare con esso, un’incertezza che rende legittime le preoccupazioni circa il risultato.

“Questo tipo di incertezza mi preoccupa: in che direzione vanno veramente i lavori se non si sa qual è l’obiettivo?”, ha detto.

Alla domanda se lui teme che il risultato finale sia già stato determinato, Napier ha risposto solo che “a questo punto è difficile dirlo".

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La sera di lunedì 12 ottobre le cose stavano dunque a questo punto.

Ma quando a Roma era quasi mezzanotte, a New York è esploso un secondo clamoroso "scoop", questa volta sul prestigioso settimanale dei gesuiti della Grande Mela, "America", voce nobile del cattolicesimo progressista americano in campo teologico, culturale e politico:

> Thirteen Cardinals, Including Di Nardo and Dolan, Challenged Pope’s Decisions on Synod

L'autore del servizio è Gerard O'Connell, il vaticanista e corrispondente da Roma della testata, irlandese, professionista di riconosciuta autorevolezza nonché marito della giornalista argentina Elisabetta Piqué, amica e biografa autorizzata di Jorge Mario Bergoglio.

Con tranquilla sicurezza, dopo "aver appreso da fonti informate", i gesuiti di New York confermano fin nel titolo che la lettera consegnata al papa il giorno d'apertura dei lavori sinodali era effettivamente sottoscritta da tredici cardinali, tutti padri sinodali, due dei quali degli Stati Uniti, gli arcivescovi di New York e di Houston.

E nel corpo dell'articolo forniscono l'elenco completo dei tredici cardinali, che rispetto a quello pubblicato due giorni prima da www.chiesa ha quattro nomi nuovi, al posto dei quattro che avevano smentito d'aver firmato.

I quattro nomi nuovi sono dello statunitense Daniel N. Di Nardo, del keniano John Njue, del messicano Norberto Rivera Carrera e dell'italiano Elio Sgreccia.

Il giorno dopo uno di questi, Rivera Carrera, dichiarerà però anche lui di non aver firmato la lettera.

E di conseguenza la lista provvisoria dei firmatari è ora la seguente, a parziale correzione di quella data inizialmente da www.chiesa.

In ordine alfabetico:

- Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, Italia, teologo, già primo presidente del Pontificio istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia;
- Thomas C. Collins, arcivescovo di Toronto, Canada;
- Daniel N. Di Nardo, arcivescovo di Galveston-Houston e vicepresidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti;
- Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York, Stati Uniti;
- Willem J. Eijk, arcivescovo di Utrecht, Olanda;
- Gerhard L. Müller, già vescovo di Ratisbona, Germania, dal 2012 prefetto della congregazione per la dottrina della fede;
- Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafrica, presidente delegato del sinodo in corso come già della precedente sessione dell'ottobre 2014;
- John Njue, arcivescovo di Nairobi, Kenya;
- George Pell, arcivescovo emerito di Sydney, Australia, dal 2014 prefetto in Vaticano della segreteria per l'economia;
- Robert Sarah, già arcivescovo di Konakry, Guinea, dal 2014 prefetto della congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti;
- Elio Sgreccia, Italia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita;
- Jorge L. Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, Venezuela.

Quanto al contenuto della lettera, "America" ne riporta numerose citazioni. E tutte corrispondono perfettamente al testo pubblicato da www.chiesa.

Il quale testo è stato dato per "autentico", poche ore dopo lo "scoop" di "America", anche dal quotidiano di Buenos Aires "La Nación", con la firma di Elisabetta Piqué, secondo quanto "saputo da buone fonti del Vaticano":

> Una carta aumenta las intrigas en el sínodo

Il che non vieta che la lettera effettivamente consegnata al papa possa includere qualche minima variante. Di forma, non di sostanza.

Perché la sostanza resta quella che il comunicato del cardinale Pell e più ancora l'intervista del cardinale Napier hanno confermato: una diffusa e crescente inquietudine tra molti padri sinodali per l'insistenza nell'imporre loro come base di discussione un documento, l'"Instrumentum laboris", che ogni giorno di più si rivela inadeguato, e il timore che esso invada con le proprie ambiguità anche la "Relatio finalis", la cui stesura è nelle mani di una commissione tutta nominata dall'alto, con la prevalenza schiacciante dei novatori.

Al posto di una "Relatio finalis" lunga, discorsiva e ancora condizionata dall'"Instrumentum laboris", insidiosa e complicata nel momento di passare ai voti, col rischio di doverla approvare o respingere in blocco, molti padri sinodali preferirebbero infatti che alla fine si voti punto per punto su sintetiche e chiare "propositiones", nelle quali semplicemente far confluire i risultati della discussione in corso, come si è fatto in tanti sinodi del passato e in certa misura anche nel sinodo del 2014.

Questa inquietudine ha covato sotto la cenere, durante tutta la prima settimana del sinodo, compressa da chi detiene il controllo sulle procedure, in primis papa Francesco e i due segretari generale e speciale.

Ma proprio l'uscita alla luce del sole della lettera dei tredici cardinali – con il conseguente esplodere della discussione – ha di fatto restituito ai padri sinodali una più concreta possibilità di governare in prima persona i processi e gli approdi di questo decisivo summit della Chiesa mondiale.

__________


Nella conferenza stampa di martedì 13 ottobre, il direttore della sala stampa vaticana Federico Lombardi ha letto una dichiarazione a proposito della lettera dei tredici cardinali, in pratica prendendone atto:

"Chi ha diffuso questa lettera giorni dopo [la sua consegna al papa] ha compiuto un atto di disturbo non voluto da chi l'ha scritta… Che si possano fare osservazioni sulla metodologia del sinodo, che è nuova, non stupisce, ma una volta stabilita, c'è l'impegno di tutti ad applicarla nel migliore dei modi. Alcuni dei 'firmatari' sono anche moderatori eletti dei circoli minori e vi lavorano intensamente, e il clima generale è positivo… Continuiamo a lavorare senza farci confondere".

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I precedenti servizi di www.chiesa sul sinodo in corso:

> Tredici cardinali hanno scritto al papa. Ecco la lettera (12.10.2015)

> Sinodo. Un tweet non fa primavera (10.10.2015)

> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori (8.10.2015)

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La lettera dei tredici cardinali ha dato spunto ai fautori più agguerriti di un cambio di paradigma nella dottrina e nella pastorale del matrimonio di esercitarsi con polemiche sfrenate direttamente contro chi l'ha scritta e firmata.

Un esempio eclatante di invettiva contro i padri sinodali "avversari di papa Francesco" è il commento di Massimo Faggioli, professore di storia del cristianesimo alla University of St. Thomas a Minneapolis e membro di spicco della cosiddetta "scuola di Bologna", apparso il 13 ottobre sull'edizione italiana di Huffington Post:

> L'attacco a Francesco: la lettera dei tredici (e non solo)

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Gli ultimi tre precedenti servizi di www.chiesa:

12.10.2015
> Tredici cardinali hanno scritto al papa. Ecco la lettera
Ma Francesco ha respinto in blocco le loro richieste. E intanto dal programma del sinodo è sparita la "Relatio finalis"

10.10.2015
> Sinodo. Un tweet non fa primavera
Mai così segreti i lavori dell'assise. Inservibili le notizie fornite dai canali ufficiali. Inesistenti le traduzioni per i padri che non conoscono l'italiano. Il simbolico gesto di rottura dei vescovi polacchi.............

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NOTIZIE CHE I MEDIA NON DICONO DAL SINODO:
un parroco di Trieste scrive al Papa e con sua sorpresa il Papa gli telefona, parlano della vita parrocchiale e dopo qualche tempo il Papa chiama questo parroco tra i padri sinodali.... 
la bellezza di tutto ciò sta nel cuore dei problemi discussi dal parroco, nulla di ideologico ma al contrario problemi concreti visti alla luce del Vangelo.... di cui però nulla è stato fatto trapelare dai Media....

 


Sinodo. Parroco invitato dal Papa: famiglie ritrovino calore

Il Sinodo sulla famiglia in Vaticano - OSS_ROM

Il Sinodo sulla famiglia in Vaticano - OSS_ROM

13/10/2015

Altra sfida da raccogliere per la Chiesa è il rapporto famiglia-lavoro. Se ne discute al Sinodo in Vaticano dove viene evidenziata la duplice problematica rappresentata da un lato dalla piaga della disoccupazione e dall’altro dal “troppo lavoro” che spesso minaccia la vita familiare. Ne parla al microfono del nostro inviato Paolo Ondarzadon Roberto Rosa, parroco di San Giacomo Apostolo a Trieste, nominato personalmente dal Papa tra i Padri sinodali:

R. – É stata una cosa imprevista, iniziata con una lettera che io ho inviato al Papa nei primi giorni di agosto su alcune questioni pastorali. Gli ho scritto senza neppure pensare che l’avrebbe letta. Qualche giorno dopo mi è giunta una telefonata diretta di Papa Francesco, il quale aveva la mia lettera in mano e assieme abbiamo parlato di alcuni problemi pastorali, della famiglia. Poi ci siamo salutati. Qualche giorno dopo, mi è arrivata la nomina, inaspettata, di partecipare come padre sinodale a questo Sinodo sulla famiglia.

D. – Qui al Sinodo, quindi, porta i problemi concreti vissuti dalla gente che frequenta la sua parrocchia e che lei sperimenta ogni giorno…

R. – È quello che io posso portare; l’esperienza di una vita quotidiana accanto alle persone, alle famiglie, soprattutto portando quella che è la bellezza dell’amore umano vissuto nella famiglia, ma anche quelli che sono i problemi delle famiglie di oggi.

D. – Quali sono i problemi delle famiglie, oggi, che lei ritiene più urgenti?

R. – Prima di tutto, quello del lavoro. Molte volte manca un lavoro continuativo per cui la famiglia soffre di questa mancanza, perché quando manca il lavoro, manca il pane e quindi la dignità. Poi, dall’altra parte invece, c’è anche un assolutizzare il lavoro, quando entrambi i genitori lavorano per stare meglio dal punto di vista economico, per avere di più, però poi trascurano quella che è l’intimità della vita famigliare, come lo stare a tavola insieme, non c’è tempo... I figli – lo vedo in parrocchia – risentono di questa assenza dei genitori dovuta tante volte al lavoro. Tante famiglie giovani vedono che i loro genitori sono stanchi, parlano poco…

D. – Rimane poco tempo, poca energia da dedicare alla famiglia?

R. – Poca energia da dedicare alla famiglia, per cui i giovani hanno l’impressione che la famiglia sia qualcosa che stanchi. Quando, poi, la famiglia diventa un albergo, non ci si parla, non ci si vuole bene, non ci perdona, non ci si accoglie, c’è veramente il rischio anche di arrivare qualche volta alla separazione.

D. – Turni, spesso anche scomodi, a cui sempre più frequentemente vengono sottoposti molti lavori. Ad esempio, il lavoro domenicale: penso agli esercizi commerciali o addirittura al lavoro notturno. Anche queste sono cose che vanno a incidere sull’equilibrio della famiglia, sulla serenità, sulla condivisione in famiglia...

R. – Si pensi per esempio all’impossibilità, qualche volta, di celebrare la festa in famiglia anche dal punto di vista cristiano: si è lì, come se fosse un giorno come tutti gli altri, perché magari la mamma lavora in un supermercato, il papà è impegnato da un’altra parte, i figli non riescono nemmeno a venire in chiesa, non possono muoversi. Qualche volta, c’è la fortuna di avere i nonni anche e soprattutto per la trasmissione della fede.

D. – Lo stato delle cose oggi porta anche ad un confronto tra generazioni lontane, i nonni e i nipoti proprio per questo motivo, dettato dal lavoro, dall’impossibilità dei genitori a seguire come prima, come una volta, i propri figli…

R. – Certamente. È una fortuna avere i nonni che aiutano a legare la famiglia, a tenerla unita. Molte volte sono loro che portano i ragazzi in parrocchia, a scuola, che li seguono, sempre in contatto con i genitori. Per cui, in questo momento sono figure che vanno valorizzate.

D. – Tornando al tema del lavoro, il Sinodo che prospettive può offrire? La Chiesa può aiutare nello stabilire un rapporto equilibrato con la dimensione del lavoro?

R. – Penso di sì. Ma direi che la Chiesa, soprattutto, dovrebbe proporre a quelli che sono imprenditori cattolici, impegnati nell’area del commercio, nei supermercati per fare un esempio, a fare una scelta coraggiosa: vivere la domenica e farla vivere anche ai loro dipendenti. Va riscoperto il valore del lavoro, che chiaramente è uno strumento per portare avanti la propria famiglia – "ora et labora", noi siamo stati creati da Dio anche per lavorare – però, il fine ultimo della nostra vita non è il lavoro, è la festa. Direi che il Signore ci ha creati per la domenica. È lì che c’è il senso di tutto il lavoro.

D. – C’è un cammino da percorrere che è controcorrente rispetto a quello che la società a volte impone con i suoi ritmi e con le sue regole?

R. – Certo, il Vangelo va sempre controcorrente, è sempre una grande novità che rende più bella la vita degli uomini, del mondo, della Chiesa. Quindi riscoprire il Vangelo della vita, di una vita piena!






MIRABILE INTERVENTO, A NOME DELLA CHIESA POLACCA, DI MONS STANISLAW GADECKI AL SINODO

Sabato 10 ottobre, 2015

Desidero sottolineare innanzitutto che questo discorso non è solo la mia opinione personale, ma rappresenta il parere di tutta la Conferenza episcopale polacca.

1. E 'ovvio, che la Chiesa del nostro tempo deve - nello spirito della misericordia - sostenere i divorziati che vivono nuove unioni civili, prendersi cura di loro con un amore speciale in modo che non si sentano tagliati fuori da la Chiesa quando in realtà, come battezzati, hanno il dovere di prendere parte alla vita della Chiesa.
Lasciate quindi che siano incoraggiati ad ascoltare la Parola di Dio, a prendere parte al sacrificio della Santa Messa, a perseverare nella preghiera, a sostenere le opere di carità e di iniziative comuni per la giustizia, ad educare i figli nella fede cristiana così come a coltivare uno spirito di penitenza con atti di penitenza, in modo che in questo modo, giorno dopo giorno, possono lavorare per la grazia di Dio. Lasciate che la Chiesa mostri se stessa come una Madre misericordiosa e in questo modo li fortifichi nella fede e nella speranza. (Papa Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 84)

2. Tuttavia la Chiesa, nell'insegnamento della somministrazione della Comunione ai divorziati che vivono nuove unioni civili, non può piegarsi alla volontà della persona, ma alla volontà di Cristo (cfr Paolo VI, "Discorso alla Rota Romana," 28.01 0,1978; Papa Giovanni Paolo II, "Discorso alla Rota Romana," 1992/01/23, 1996/01/29).
La Chiesa non può permettersi di essere subordinata nè a falsi sentimentalismi nei confronti delle persone nè a falsi, anche se popolari, modelli di pensiero.

Convenire sul fatto che coloro che vivono more uxorio ["come se fossero sposati"] in unioni non sacramentali potrebbero essere in grado di ricevere la Santa Comunione è contro la Tradizione della Chiesa. Già fin dai primi sinodi Elwira, Arles, Neocezaria, che ha avuto luogo negli anni 304-319, i documenti confermano la dottrina della Chiesa, (cioè) che i divorziati risposati non possono ricevere la Santa Comunione.
La base di questo assunto sta nel fatto che il loro stato e il modo di vita è oggettivamente una negazione del vincolo di amore tra Cristo e la Chiesa ", che si esprime e realizza nell'Eucaristia" (Papa Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio , 84;. por 1 Kor 11, 27-29, Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 29; Francesco, Angelus, 16 Agosto 2015).

3. L'Eucaristia è il sacramento per i battezzati che vivono in uno stato di grazia sacramentale. Concedere Il permesso di ricevere la Santa Comunione a coloro che non sono in stato di grazia arrecherebbe un danno immenso alla grazia santificante, non solo nel ministero pastorale per le famiglie, ma anche nella dottrina della Chiesa.
In realtà la decisione di dare loro la Santa Comunione aprirebbe le porte a questo sacramento a tutti coloro che vivono in peccato mortale. Di conseguenza questo cancellerebbe il significato del sacramento della penitenza e distorcerebbe il senso della vita vissuta in stato di grazia. E ' inoltre necessario sottolineare che la Chiesa non può accettare il cosiddetto gradualismo della legge. (Papa Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 34).

( fonte Church Militant)

 
foto di Hermann Sta.
 

[Modificato da Caterina63 13/10/2015 19:37]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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