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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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20/10/2015 13:39
 
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L'indissolubilità del matrimonio è un dogma di fede
 

Tra i tanti messaggi usciti in questi giorni dal Sinodo non mancano quelli che, pur essendo presentati come meri adattamenti “pastorali” alla mutata situazione sociologica, propongono in realtà un radicale cambiamento della dottrina dogmatica e morale della Chiesa. Dottrina che nella sua presunta astrazione viene contrapposta all’azione pastorale, cioè alla vita reale. 

di Antonio Livi

Tra i tanti messaggi usciti in questi giorni dal Sinodo non mancano quelli che, pur essendo presentati come meri adattamenti “pastorali” alla mutata situazione sociologica, propongono in realtà un radicale cambiamento della dottrina dogmatica e morale della Chiesa, in particolare per quanto riguarda i sacramenti del Battesimo, della Penitenza, del Matrimonio e dell’Eucaristia. Le obiezioni che sono state sollevate da importanti Pastori all’interno del Sinodo (basi pensare al Prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, cardinal Gerhard Müller), preceduti e seguiti da autorevoli teologi all’esterno di esso, non sono certamente dettati da pregiudizi ideologici o da prese di posizione conservatrici, ma solo dalla doverosa difesa di quegli elementi essenziali del dogma e della morale cattolica che l’azione pastorale non può mai obliterare, ma deve invece sempre riproporre opportunamente ed efficacemente affinché il Popolo di Dio li comprenda, li ami e li viva in ogni tempo e in ogni luogo.  

La replica a tali obiezioni è spesso sconcertante. Gli autori delle proposte più inquietanti vanno ripetendo che le riforme da loro richieste non toccano la dottrina, oppure che la pastorale non deve essere “condizionata” dalla dottrina, essendo questa fatta di nozioni astratte, di per sé lontane dalla vita reale, lì dove sono impegnati gli “operatori della pastorale”. In ambedue i casi, quando dicono “dottrina” non si sa mai a che cosa si riferiscono concretamente. Devo dire che, anche in questo caso, uno dei peggiori guai derivanti dalle polemiche sulle riforme che il Sinodo dovrebbe introdurre nella prassi della Chiesa è proprio la crescente confusione dei termini (non sociologici, ma teologici) della questione e di conseguenza la sostanziale ambiguità del discorso. Lo ha deprecato persino uno dei circuli minores del Sindo che si sta svolgendo in questi giorni, quello denominato “Anglicus D” e moderato dal cardinale canadese Thomas Collins, quando si è espresso contro l’Instrumentum laboris (il testo che fa da guida ai lavori sinodali) lamentando che in questo documento «non si trova alcuna definizione di matrimonio» e che questa è «una grave mancanza che provoca ambiguità in tutto il testo».

Io, per amore di chiarezza (prerequisito di ogni confronto di opinioni, specie in teologia), preferisco parlare semplicemente di “dogma”, come ho fatto in varie pubblicazioni recenti che entrano nel vivo del dibattito attuale (prima Dogma e liturgia, poi Dogma e spiritualità e infine Dogma e pastorale, edite tutte e tre dalla Leonardo da Vinci). E per “dogma” intendo (e ho buoni motivi per credere che tutti dovrebbero intenderlo così) la fede della Chiesa, ossia la dottrina cattolica certa, in quanto garantita dal Magistero e proposta a tutti i fedeli in termini espliciti e definitivi come verità rivelata da Dio, prima con Profeti e poi con Cristo Gesù. Nella nozione di “dogma” rientrano dunque:

1) Le formule liturgiche che costituiscono il “Credo”, ossia la solenne professione di fede dellaChiesa; si tratta dei “simboli”, come sono quelli che si recitano nella celebrazione eucaristica (il Simbolo degli Apostoli e il Simbolo Niceno-costantinopolitano) e altri ancora, come il Simbolo Atanasiano (che espone in modo dettagliato i termini del mistero trinitario).

2) I libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, ossia la Sacra Scrittura, il cui contenuto è considerato dalla Chiesa come «la Parola di Dio messa per iscritto», nel senso che essa ha come autori gli agiografi, i quali però esprimono fedelmente ciò che Dio stesso ha loro ispirato. Nella Sacra Scrittura ciò che è esplicitamente insegnato da Dio appartiene al dogma in modo immediato; ciò che invece richiede di essere esplicitato o interpretato appartiene al dogma in modo mediato, ossia quando la Chiesa si pronuncia autorevolmente sulla sua corretta interpretazione, essendo il Magistero, per espressa disposizione di Cristo stesso, garante della divina ispirazione della Scrittura e sua infallibile.

3) Le formule dogmatiche emanate dal mistero ecclesiastico in forma solenne (concili ecumenici, speciali pronunciamenti del Papa ex cathedra)  o anche in forma ordinaria, quando però la dottrina è esposta come definitiva e irriformabile.

Un esempio assolutamente pertinente, nel  contesto delle discussioni in atto nel Sinodo sulla famiglia, è la norma morale circa l’indissolubilità del matrimonio, già come contratto naturale, e pertanto ancora di più come sacramento della Nuova Legge, ossia quando si tratta di un matrimonio tra battezzati. La norma si trova espressamente enunciata da Cristo stesso nei Vangeli, in termini tali da non richiedere alcuna interpretazione del suo significato essenziale e della sua portata pratica. La Chiesa, infatti, l’ha recepita alla lettera, inserendola in un coerente corpus dottrinale, costituito da documenti del magistero solenne (come quelli del Concilio di Trento) e del magistero ordinario (dall’enciclica Casti connubii di Pio XI all’enciclica Familiaris consortio di Giovanni Paolo II), sulla base del quale sono state promulgate le vigenti leggi della Chiesa (vedi il Codice di Diritto Canonico del 1983). 

Lo stesso dicasi della necessità di non avere compromessi con il peccato al momento di accostarsi alla comunione eucaristica, come ammonisce in termini perentori san Paolo. Insomma, la materia matrimoniale ha nella Sacra Scrittura e nel Magistero una formulazione precisa e definitiva: siamo in presenza di articuli fidei, ossia di elementi essenziali della dottrina cattolica certa e definita, ragione per cui ipotizzare una prassi pastorale in contrasto con essa significa, non solo ignorare ma proprio contraddire  il dogma cattolico, quali che siano gli argomenti dialettici con cui si cerca di dissimulare tale contraddizione. 

Tra gli argomenti dialettici più spesso adoperati c’è la pretesa necessità di superare, con una prassi attenta alla concretezza delle situazioni esistenziali, quello che sarebbe il limite della dottrina sul matrimonio, ossia la sua “astrattezza” e la sua “lontananza dalla vita”. Parlare i questi termini costituisce  una vera e propria assurdità dal punto di vista teologico. In teologia tutti dovrebbero sapere che la verità rivelata ha un carattere intrinsecamente ed eminentemente pragmatico: è una “verità che salva”, è la misericordia di Dio che viene incontro all’uomo, incapace di salvarsi con le sole risorse della sua intelligenza e della sua volontà, mostrandogli la meta cui deve giungere e fornendogli i mezzi per raggiungerla. In teologia tutti – ripeto - dovrebbero sapere che la verità rivelata non è qualcosa di meramente teorico e distante dalla vita, visto che tutti citano le parole stesse di Gesù, il Rivelatore del Padre, che dice di sé: «Io sono la via, la verità e la vita». 

Per di più, come faceva notare già nel Medioevo Tommaso d’Aquino, la rivelazione contiene non solo verità metafisiche (la Trinità, le due nature nell’unica Persona di Cristo, l’azione carismatica dello Spirito Santo che santifica tutti i fedeli e assicura alla Chiesa l’infallibilità e l’indefettibilità) ma anche verità storiche, ben in evidenza nel Credo (la creazione, il peccato originale, il diluvio universale, la vocazione di Abramo, la liberazione del popolo di Israele dalla cattività in Egitto, e finalmente, «giunta la pienezza dei tempi», la nascita del Salvatore da Maria Vergine, la sua Passione, morte e resurrezione, la sua Ascensione in Cielo).
Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, non solo contempla la verità metafisica della “Presenza reale” di Cristo sotto le specie del pane e del vino, ma fa anche “memoria” degli eventi salvifici realizzati da Dio nella “storia della salvezza” e che culminano, appunto, nel Sacrificio della Croce. Dunque, che il dogma sia astratto e lontano dalla vita reale, non lo possono certamente pensare né i Pastori, se sono fedeli al loro compito di “maestri della fede”, né i teologi se sono fedeli al loro compito ecclesiale di interpretazione razionale della fede che essi professano assieme a tutti gli altri fedeli.


_______________________

leggi anche; 

Santi genitori e santi figli. Ecco dove trovarli

di Angelo Busetto




Napier, la voce della verità sulla lettera dei tredici cardinali

 

C'è voluto questo arcivescovo sudafricano per chiarire pubblicamente le vere ragioni della lettera, di cui è uno dei firmatari. Tutto nasce nel sinodo del 2014 e nelle manovre di alcuni per forzarne gli esiti. Ecco testuali le sue parole 

di Sandro Magister
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351162 



ROMA, 21 ottobre 2015 – Già quattro giorni prima che la lettera dei tredici cardinali a Francesco diventasse di dominio pubblico, veniva additato tra i "cospiratori" che volevano sabotare il sinodo e colpire lo stesso papa:

> La lettera dei tredici cardinali. Un antefatto chiave

E dopo la pubblicazione della lettera, l'aggressione contro di lui e gli altri firmatari è continuata con ancor più virulenza, con il fattivo sostegno dei gestori vaticani dell'informazione sinodale.

Finché è venuto il giorno, ieri, martedì 20 ottobre, in cui il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban, Sudafrica, ha finalmente potuto dire la sua verità, sul sinodo e sulla lettera dei tredici al papa, nella cornice ufficiale della quotidiana conferenza stampa moderata da padre Federico Lombardi:

> Press briefing...

Alla conferenza stampa Napier è intervenuto in qualità di copresidente delegato del sinodo. Una presenza obbligata. Ed era la prima volta che uno dei tredici firmatari della lettera compariva nella sala stampa vaticana, dopo l'esplosione del caso.

Una domanda "ad hoc" per lui non poteva mancare. E infatti è arrivata, puntuale e polemica, ad opera di un giornalista di punta del cattolicesimo "liberal" americano, Robert Mickens, fondatore e direttore di "Global Pulse Magazine".

La domanda di Mickens e la risposta del cardinale Napier, entrambe pronunciate in inglese, sono integralmente trascritte e tradotte più sotto. Ma per meglio capirle occorre premettere qualche annotazione.

Il libro che Mickens sospetta sia stato ispirato dal cardinale Napier è "The Rigging of a Vatican Synod?", del vaticanista Edward Pentin del "National Catholic Register", edito la scorsa estate in forma di E-Book da Ignatius Press: una ricostruzione dettagliata della "manipolazione" del sinodo del 2014.

E infatti, nella sua risposta, per spiegare i moventi della lettera dei tredici cardinali, Napier parte proprio dalle manovre che lui stesso scoperse e smascherò pubblicamente nel sinodo dello scorso anno.

Di quelle manovre, Napier ricorda la dinamica essenziale. Si svilupparono in particolare nella scrittura e nella pubblicazione della "Relatio" di metà sinodo e poi ancora nella redazione della "Relatio" finale.

L< commissione incaricata di redigere le due "Relatio", tutta nominata da papa Francesco, era allora composta dai seguenti padri sinodali:

- Cardinale Péter Erdõ, relatore generale del sinodo;
- Cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale;
- Bruno Forte, segretario speciale;
- Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio per la cultura;
- Cardinale Donald W. Wuerl, arcivescovo di Washington;
- Victor Manuel Fernández, Argentina;
- Carlos Aguiar Retes, Messico;
- Peter Kang U-Il, Corea;
- Adolfo Nicolás Pachón, preposito generale dei gesuiti.

Forte, Wuerl e Fernández furono i più attivi e spregiudicati nello spingere avanti la loro "agenda", come Napier la chiama oggi. Ma le reazioni dell'aula sinodale furono talmente forti da indurre Francesco a includere lo stesso Napier e un vescovo australiano, Denis J. Hart, nella commissione, nella fase finale del sinodo.

Anche quest'anno la commissione per la stesura della "Relatio" finale è stata tutta nominata da Francesco, che vi ha ricollocato di nuovo i tre suddetti, uno dei quali, Wuerl, è stato anche, nei giorni scorsi, il più offensivo nell'attaccare pubblicamente i tredici firmatari della lettera al papa, Napier compreso:

> Cardinal Wuerl Calls Out Pope’s Opponents

Non sorprende, quindi, che Napier riconduca proprio agli avvenimenti dell'ottobre 2014 le "preoccupazioni" sottoposte quest'anno all'attenzione del papa nella lettera dei tredici cardinali, perché le forzature di allora non si ripetano oggi. 

Napier giudica positiva la risposta ottenuta da Francesco, già il giorno dopo la consegna della lettera.

Ma fa anche capire che proprio l'aver risvegliato l'attenzione del sinodo sui rischi esposti nella lettera ha giocato a favore di un più corretto svolgimento dei lavori, dato il conseguente maggiore controllo esercitato da tutti sulla commissione che ha il compito di scrivere la "Relatio".

Ma lasciamo la parola al botta e risposta tra Mickens e Napier. 

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MICKENS – Cardinale Napier, lei ha raccomandato un libro scritto da uno dei nostri colleghi, al quale suppongo che lei abbia collaborato, che in sostanza accusa la segreteria del sinodo e altri di aver manipolato il sinodo. Tredici cardinali hanno scritto una lettera al papa all'inizio di questa assemblea esprimendo preoccupazioni riguardo a irregolarità nella procedura. Lei se ne è dissociato? O forse può chiarire se ha collaborato anche a questa lettera? Oggi ci ha appena detto che la procedura le piace. Che cosa è cambiato dall'ultima assemblea a questa? È bastato che il papa abbia garantito che va bene? Oppure ha qualche altro motivo? Poiché non sembra che le procedure siano cambiate drasticamente. Ci può almeno spiegare che cosa è cambiato nella sua testa, al punto che ora può dirsi soddisfatto rispetto all'ultima assemblea? Grazie.

NAPIER – Penso che la prima cosa da dire è che nel precedente sinodo c’erano alcuni singoli elementi che erano motivo di preoccupazione. E uno in particolare è stato il presentare la relazione intermedia come se fosse venuta dal sinodo, come se facesse parte della deliberazione del sinodo. E questo non era vero, perché noi abbiamo ricevuto il documento circa un'ora dopo che voi dei media l’avevate ricevuto. E solo allora abbiamo cominciato a leggerlo.
E quel documento già diceva delle cose che io sapevo erano state dette nell’aula da due o tre persone al massimo. Ma era presentato come se quelle fossero la riflessione del sinodo. Ora questo certamente dava l'impressione che il sinodo fosse spinto in una certa direzione. Ho anche fatto parte della commissione che ha redatto il documento finale. E ci sono state anche lì alcune materie che ancora una volta venivano spinte in una certa direzione.
Quindi, in questo senso una particolare ideologia, o agenda, o come la si vuole chiamare, sembrava essere all’opera. E la lettera alla quale lei fa riferimento era una lettera privata di cardinali e vescovi al papa ed è stata anch'essa scritta nello spirito di ciò che papa Francesco aveva detto all'inizio del sinodo dello scorso anno, quando disse: "Per favore parlate apertamente e onestamente, ma ascoltate con umiltà". Ed era rivolta a lui in questo spirito.
Papa Francesco ha subito risposto con il discorso che ha fatto il giorno dopo, penso, che aveva ricevuto la lettera. E questo ha poi fatto una differenza enorme nel grado di sicurezza e di fiducia, perché le preoccupazioni sono state prese in considerazione, se ne è preso cura, e quindi da lì in poi tutti siamo andati avanti a lavorare nel sinodo a tutto vapore. E penso che questo è ciò che ho sperimentato, ed è il motivo per cui ritengo che questo sinodo riprende da dove quella prima settimana del sinodo precedente l'aveva lasciato, quando eravamo tutti ottimisti e impazienti di lavorare davvero sulle questioni, insieme, come una squadra, con quella sinodalità – il papa è così appassionato di usare questa parola –: collegialità e sinodalità, lavorando insieme come colleghi nella direzione di ciò che è meglio per la Chiesa.


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Sui retroscena del sinodo del 2014 e sul ruolo svolto allora dal cardinale Napier:

> La vera storia di questo sinodo. Regista, esecutori, aiuti
 (17.10.2014)

__________


I precedenti servizi di www.chiesa sul sinodo in corso:

> Sinodo. Il "cospiratore" che fa tutto alla luce del sole
 (19.10.2015)

> La lettera dei tredici cardinali. Un antefatto chiave (15.10.2015)

> La lettera dei tredici cardinali al papa. Seconda puntata della storia(14.10.2015)

> Tredici cardinali hanno scritto al papa. Ecco la lettera (12.10.2015)

> Sinodo. Un tweet non fa primavera
 (10.10.2015)

> Sinodo. Il primo colpo a segno è dei conservatori (8.10.2015)

 



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21.10.2015


 
 ATTENTI..... ANCHE QUESTO SITO VI CHIEDE SEMPRE DI VERIFICARE LE FONTI QUANDO SI PARLA DEL PAPA E DELLA CHIESA....

Lombardi: notizia su salute Papa infondata, irresponsabile, inqualificabile

 

Padre Lombardi - AP

Padre Lombardi 

 

21/10/2015 

 

Totalmente infondata, gravemente irresponsabile e non degna di attenzione: così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha definito la notizia su una presunta patologia che avrebbe colpito il Papa: notizia diffusa da un organo di stampa italiano. Padre Lombardi, all’inizio del briefing odierno sul Sinodo, ha ribadito con forza la sua smentita, già diffusa ieri sera, dopo le verifiche fatte con le fonti opportune, compreso il Santo Padre. Ma ascoltiamo la sua dichiarazione:

“Nessun medico giapponese è venuto in Vaticano a visitare il Papa; non vi sono stati esami del tipo indicati dall’articolo. Gli uffici competenti mi hanno confermato che non vi sono stati voli di elicotteri arrivati in Vaticano dall’esterno, neppure nel mese di gennaio… Perlomeno ... se non erano fantasmi, non si sono visti! Posso confermare che il Papa gode di buona salute… Se eravate in Piazza stamattina lo avete visto anche voi. E se correte dietro di lui nei viaggi lo sapete. Al più ha qualche problema alle gambe, ma la testa mi sembra assolutamente perfetta!

Ribadisco che la pubblicazione avvenuta è un grave atto di responsabilità, assolutamente ingiustificabile e inqualificabile. Ed è ingiustificabile anche continuare ad alimentare simili informazioni infondate. Per cui ci si augura che questa vicenda si chiuda - quindi - immediatamente.



Piccola osservazione. Lo stesso quotidiano che ha pubblicato le notizie "scoop" sul Papa questa mattina, ha pubblicato vicino una intervista al prof. Maira, a proposito di tumori celebrali… Il prof. Maira mi ha telefonato, di sua iniziativa, questa mattina, dicendomi che si trovava a New York, che non sapeva nulla di nulla. Una gentile giornalista gli ha fatto una intervista generica sui tumori celebrali, senza dirgli assolutamente nulla del contesto per cui gliela faceva e in cui sarebbe stata pubblicata. Egli ha risposto a delle domande generiche sui tumori celebrali, ma poi ha visto – con sua enorme sorpresa – com’era stata collocata e presentata questa mattina. Questo è un piccolo particolare, tanto per capire il tipo di contesto in cui abbiamo avuto questa notizia, questa mattina”.



 






ECCEZIONALE UDIENZA di oggi DEL PAPA 

SUL VALORE DELLA FEDELTA'....


dice il Papa: Ai nostri giorni, l’onore della fedeltà alla promessa della vita famigliare appare molto indebolito. (...)
libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, anzi, si sostengono a vicenda, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali. Infatti, pensiamo ai danni che producono, nella civiltà della comunicazione globale, l’inflazione di promesse non mantenute, in vari campi, 
e l’indulgenza per l’infedeltà alla parola data e agli impegni presi!....
Sì, cari fratelli e sorelle, la fedeltà è una promessa di impegno che si auto-avvera, crescendo nella libera obbedienza alla parola data.

(...) E dico “miracolo”, perché la forza e la persuasione della fedeltà, a dispetto di tutto, non finiscono di incantarci e di stupirci. L’onore alla parola data, la fedeltà alla promessa, non si possono comprare e vendere. Non si possono costringere con la forza, ma neppure custodire senza sacrificio.

(..) Se san Paolo può affermare che nel legame famigliare è misteriosamente rivelata una verità decisiva anche per il legame del Signore e della Chiesa, vuol dire che la Chiesa stessa trova qui una benedizione da custodire e dalla quale sempre imparare, prima ancora di insegnarla e disciplinarla. La nostra fedeltà alla promessa è pur sempre affidata alla grazia e alla misericordia di Dio. 

L’amore per la famiglia umana, nella buona e nella cattiva sorte, è un punto d’onore per la Chiesa! Dio ci conceda di essere all’altezza di questa promessa. E preghiamo anche per i Padri del Sinodo: il Signore benedica il loro lavoro, svolto con fedeltà creativa, nella fiducia che Lui per primo, il Signore - Lui per primo! -, è fedele alle sue promesse. Grazie. 

  E ai polacchi (ma anche a noi) ha detto:

domani celebriamo la memoria di San Giovanni Paolo II, il Papa della famiglia. Siate suoi buoni seguaci nella premura per le vostre famiglie e per tutte le famiglie, specialmente quelle che vivono nel disagio spirituale o materiale. 
La fedeltà all’amore professato, alle promesse fatte e agli impegni che derivano dalla responsabilità siano la vostra forza. Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina. Benedico di cuore voi, qui presenti, e tutti i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!


 




[Modificato da Caterina63 23/10/2015 18:45]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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