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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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21/10/2015 17:32
 
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I Padri del Sinodo
 

«Schiacciante maggioranza contro la comunione ai divorziati risposati, secondo un osservatore nell’aula del Sinodo». Così il giornalista francese Sebastien Maillard (lavora al quotidiano cattolico La Croix) ha riassunto la giornata dei lavori di ieri al Sinodo. E dopo gli oltre 700 emendamenti sulle prime tre parti dell’Instrumentum da parte dei circoli minori, è probabile che ci sia davvero tale maggioranza dei Padri contraria all’Eucaristia per i divorziati risposati.

di Lorenzo Bertocchi


Le relatio dei circoli minori sulla terza parte dell’Instrumentum laboris dovevano essere presentate ieri, invece, lo saranno oggi. I lavori si sono protratti oltre il previsto, ma una cosa la possiamo affermare: dopo gli oltre 700 modi, cioè emendamenti e precisazioni, piovuti sulle prime due parti dell’Instrumentum, ce ne sono tantissimi anche sulla discussa terza parte, quella che contiene gli elementi più dibattuti dentro e fuori l’Aula del Sinodo.

Ieri, dopo il consueto briefing con la stampa, il giornalista francese Sebastien Maillard (lavora al quotidiano cattolico La Croix) ha twittato 85 caratteri di fuoco. «Schiacciante maggioranza contro la comunione ai divorziati risposati, secondo un osservatore nell’aula del Sinodo», così ha buttato il sasso nel mare social. Visto il numero ingente di modi presentati dai circoli anche sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, è probabile che ci sia davvero una maggioranza dei padri che esclude il cambiamento dell’attuale prassi per l’accesso all’Eucaristia dei divorziati risposati. Questo, ovviamente, sarà tutto da verificare. Una certa garanzia che i vari modi presentati verranno ben tenuti in considerazione in sede di stesura del documento finale è data dal fatto che gli stessi relatori dei vari circoli, tra cui anche monsignor Chaput, monsignor Kurtz, i cardinali Coleridge e Piacenza, hanno lavorato fino a tardi per lo “scrutinio” di tutti i modi presentati. 

Un'altra voce piuttosto insistente riguarda la possibile soluzione dei nodi del Sinodo con una sorta di “devolution” verso le Chiese locali. Appare significativo quanto ricordato ieri in sala stampa dal cardinale Wilfried Napier, uno dei quattro presidenti delegati. «Il Sinodo darà grande impulso alle Chiese locali per garantire buoni matrimoni attraverso una buona preparazione, ma anche un chiaro insegnamento». Questa, senza lanciarci in improbabili pronostici, potrebbe essere la via definitiva che imboccherà il Sinodo. E cioè, per dirla con uno slogan, «devoluzione pastorale, ma non dottrinale», una via che non manca di sollevare forti perplessità anche in molti padri sinodali, una via che sarà tutta da decifrare. Soprattutto rispetto alle questioni più complesse e delicate per la fede. 

Significativo a questo proposito è quanto ha dichiarato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. «La Dottrina», ha detto a Radio Vaticana, «riguarda l’indissolubilità del matrimonio, ma la parte pastorale è quella che vive e si relativizza anche alle situazioni, naturalmente con un principio, come diceva anche Papa Benedetto XVI quando parlava del Concilio: “C’è una continuità, non c’è una contraddittorietà all’interno della Dottrina». A questo dobbiamo aggiungere che ancora ieri pomeriggio dentro l’Aula non si aveva totale certezza di come sarà votato il documento finale sabato prossimo. É di qualche giorno fa la voce che il Papa potrebbe anche istituire una commissione per approfondire ancora sui temi più controversi, per arrivare poi alla sua decisione finale durante l’Anno giubilare che è ormai alle porte. Su questo, ci dicono dall’Aula, «le dicerie vanno e vengono». Comunque, il segretario generale, cardinale Lorenzo Baldisseri, ha recentemente dichiarato che si andranno a votare i singoli paragrafi, così come fu nel 2014.

Un'altra questione di cui si discute molto riguarda l’interpretazione mediatica del Sinodo. La voce più forte l’hanno sollevata coloro che ritenevano i cardinali “conservatori”, e ambienti a loro legati, come i veri responsabili di indebite pressioni mediatiche. L’apice si è toccato con la vicenda della lettera dei 13 cardinali, una lettera che, invece, sembra aver dato i suoi effetti positivi. Almeno a sentire il cardinale Napier, uno dei firmatari della lettera, che innanzitutto ribadisce che non c’è stato nessun tentativo di condizionare il Sinodo, ma i firmatari hanno agito «nello spirito che ha chiesto il Papa», vale a dire quello di «parlare con sincerità e ascoltare con umiltà». 

Questo, ha detto ancora Napier, ha determinato la risposta del Papa in aula che ha sgomberato il campo da ogni ambiguità, soprattutto ha marcato la differenza rispetto al Sinodo del 2014. «Io», ha detto il cardinale sudafricano, nel 2014 «ero anche nella commissione per la redazione del documento finale e sembrava che si spingesse in una certa direzione, sembrava esserci una ideologia o agenda particolare». Quindi, a sentire Napier, sembra proprio che le preoccupazioni della lettera dei 13 cardinali fossero più che legittime, e hanno sortito il loro effetto rendendo i lavori più trasparenti e collegiali. 

   


Relazioni Circoli minori su terza parte Instrumentum laboris

Circoli minori - OSS_ROM

Circoli minori - OSS_ROM

21/10/2015 

Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia si lavora, oggi, alla preparazione della Relazione finale che verrà presentata e votata in Aula sabato prossimo. Spetterà poi al Papa decidere se renderla pubblica o meno. Ieri pomeriggio, intanto, i tredici Circoli minori hanno presentato le loro Relazioni sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, dedicata al tema “La missione della famiglia oggi”. Il servizio di Isabella Piro:

Il Sinodo è ancora in cammino
C’è ancora molta strada da fare e le vie da percorrere sono tante: così, in sintesi, si può riassumere quanto emerge dalla terza tornata di relazioni dei Circoli minori. Due, in particolare, le tematiche più dibattute, intorno alle quali si riscontrano approcci diversi: da una parte, la questione dei divorziati risposati e del loro accesso ai Sacramenti, dall’altra quella delle persone con tendenze omosessuali.

Divorziati risposati: accompagnamento, ma secondo approcci diversi
Nel primo caso, in generale c’è accordo sulla necessità di accompagnare ed accogliere le famiglie ferite, secondo una “pedagogia della misericordia” che eviti atteggiamenti settari e sposi la pastorale con la dottrina, senza “annacquarla”. Restano però aperte tante possibilità su come mettere in pratica tale atteggiamento: c’è chi suggerisce l’analisi dei singoli casi, affidata alla responsabilità del vescovo o delle Conferenze episcopali locali, nell’ottica del decentramento e secondo opportuno discernimento; chi ribadisce che la questione è dottrinale e quindi di competenza di un Concilio e non di un Sinodo; chi ipotizza un Foro interno specifico; chi guarda ai processi di nullità matrimoniali – resi più brevi dal Motu proprio di Papa Francesco “Mites Iudex” – come esempio di un’efficace vicinanza alle persone in difficoltà, che permetta di non derogare alla dottrina.

Auspicato intervento del Papa, per dare “un colpo d’ala” a famiglie ferite
Altre proposte per i divorziati risposati puntano sulla loro comunione spirituale e sulla così detta “via penitenziale”, anche se alcuni preferiscono chiamarla “via della riconciliazione” o anche “itinerario di carità”. Consapevoli della complessità della questione, i Padri Sinodali si richiamano alla funzione consultiva, e non deliberativa, dell’Assemblea episcopale. Di qui, l’auspicio di un intervento specifico del Papa, anche in vista del Giubileo della misericordia, affinché – sottolinea in particolare qualche Circolo – il Pontefice crei un’apposita Commissione incaricata di approfondire questo tema, dando così “un colpo d’ala” alle famiglie ferite. E comunque i Circoli minori ribadiscono: il Sinodo non si giudica solo dal tema dei divorziati risposati.

Le persone con tendenze omosessuali: tema del Sinodo o no?
Anche sul tema delle persone con tendenze omosessuali si registrano approcci diversi: fermo restando la necessità di accogliere tali persone senza discriminarle, da alcune parti si sottolinea che tale questione non rientra nella tematica del Sinodo e che quindi andrebbe trattata – suggerisce un Circolo – in un meeting sinodale separato. In ogni caso, comune è la posizione dei Circoli nel respingere l’adozione di bambini per le coppie omosessuali e l’equiparazione tra il matrimonio e le unioni gay.

Famiglia, soggetto di evangelizzazione. Più preparazione per matrimonio
Queste, dunque, le tematiche più discusse. Ma altrettante, se non di più, sono quelle sulle quali i tredici Circoli minori si trovano d’accordo: la prima riguarda la capacità della famiglia di essere soggetto, e non solo oggetto, di evangelizzazione, e quindi la necessità che la Chiesa rilanci e sostenga di più questa sua dimensione. Poi, il tema della preparazione al matrimonio: tutte le Relazioni ribadiscono il bisogno di percorsi formativi accurati, incentrati sulla Parola di Dio e suddivisi in tre fasi temporali: remoti, prossimi ed immediatamente a ridosso delle nozze.

Chiesa rinnovi il suo linguaggio, senza snaturare i suoi insegnamenti
Altro punto evidenziato dalla maggior parte delle Relazioni, quello del linguaggio: la Chiesa deve rinnovarlo – dicono i Circoli – trasformarlo da statico a dinamico, per rendere più accessibili a tutti i suoi insegnamenti, senza snaturarli, ed aprire così un nuovo dialogo con le famiglie. Ad esempio: per i divorziati risposati non si parli più di “esclusione” dal Sacramento eucaristico, bensì di “astensione”. Ancora: le tredici Relazioni ribadiscono l’importanza di evidenziare la bellezza e la gioia della sessualità e della corporeità all’interno della vita coniugale, così come di ricordare gli insegnamenti dell’Enciclica “Humanae Vitae” di Paolo VI, a proposito della generatività e della castità. A tal proposito, in particolare, si sottolinea il bisogno di approfondire i temi della genitorialità responsabile e dell’educazione dei figli.

Matrimoni misti, un’opportunità di dialogo interreligioso
Un altro argomento molto presente in diverse Relazioni riguarda le adozioni, con il suggerimento di valorizzarle maggiormente e di dare risalto alla tutela dei bambini. Ancora: molti Circoli minori si soffermano sui matrimoni misti e suggeriscono di evidenziarne gli aspetti positivi, come la loro apertura al dialogo interreligioso, mentre da più parti si auspica una maggiore attenzione alle tematiche familiari legate al dramma della malattia e della morte. Riguardo, poi, alle coppie conviventi o sposate civilmente, i Padri Sinodali ne ribadiscono l’irregolarità, ma suggeriscono comunque di puntare su quegli aspetti positivi che possano portarle al matrimonio sacramentale.

Attenzione ai padri separati, spesso vittime di povertà
Da segnalare, inoltre, alcune proposte singole: porre maggiore attenzione ai padri separati o divorziati, spesso nuove vittime della povertà; apprezzare il coraggio delle donne vittime di violenza che decidono di dare alla luce i loro figli, nonostante i pregiudizi sociali che spesso che le colpiscono; dare voce a chi è costretto all’incesto o cade preda della tratta di esseri umani; non dimenticare le famiglie di rifugiati, di migranti o di chi vive tra guerre e conflitti.

Instrumentum laboris necessita di maggiore organicità
Infine, i Circoli minori definiscono la terza parte dell’Instrumentum laboris eccessivamente disorganica e ne suggeriscono in parte la riorganizzazione, in parte la riscrittura, in vista della Relazione finale da consegnare al Papa.






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EL FRANCISCO DESCONOCIDO

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Qual è il vero pensiero di papa Francesco sulla questione omosessuale? Lo rivelò l’allora cardinale Bergoglio nei suoi dialoghi con il rabbino Skorka.

Siamo troppo abituati a leggere i titoli e ciò che riportano certi Media, da aver dimenticato il ricorso alle “fonti originali” nelle quali spesso, il soggetto di cui si vuole interpretare il pensiero distortamente, ha invece parlato esprimendolo chiaramente.

Lo abbiamo detto diverse volte e ci piace ripeterlo, questo Blog non è contro il Papa, ma ha scelto nella maniera più semplice ed inoffensiva di raccontare – nelle e dalle cronache appunto – certi gesti, atti, o espressioni improvvisate di Bergoglio che spesso fuoriescono da certa canonicità creando imbarazzi, ambiguità ed anche false interpretazioni.

Skorka-and-Francis-photo-credit-León-Muicey-2E allora, per essere ogni tanto anche noi, non chiari ma di più, chiarissimi, vi offriamo un dialogo originale ed integro, ossia, senza alcun nostro intervento, dal libro Il Cielo e la terra, un dialogo tra l’allora cardinale Bergoglio e il suo amico rabbino della comunità ebraica in Argentina Abraham Skorka.

Qui emerge, integralmente, il pensiero di Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco e che per quanto i modernisti e progressisti si affrettino a definirlo “cambiato, modificato”, a noi risulta invece persistere e ad essere più valorizzato oggi che è diventato il Vicario di Cristo.

Non vi anticipiamo altro, ciò che segue è quanto il Papa ritiene importante ancora oggi.

A. Skorka: Tornando al tema principale, la legge ebraica proibisce le relazioni tra uomini. La Bibbia afferma in modo chiaro che gli uomini non devono avere relazioni simili a quelle tra uomo e donna. Da lì discende tutto un modo di vedere le cose. L’ideale dell’essere umano, a partire dalla Genesi, è l’unione di un uomo e una donna. La legge ebraica è chiara in proposito: l’omosessualità non è prevista. D’altro canto, io rispetto qualsiasi individuo che mantenga un atteggiamento di pudore e intimità sul tema. Riguardo alla nuova legge, non mi convince dal punto di vista antropologico. Nel rileggere Freud e Lévi-Strauss, quando menzionano gli elementi che formano quella che conosciamo come cultura, e il valore che danno al divieto delle relazioni incestuose e all’etica sessuale, come numi del processo di civilizzazione, mi preoccupano i risultati che cambiamenti del genere possono produrre in seno alla nostra società.

J.M. Bergoglio: Concordo in pieno. Per definire il tema utilizzerei l’espressione «regresso antropologico», perché significherebbe indebolire un’istituzione millenaria che si è forgiata in accordo con la natura e l’antropologia. Cinquant’anni fa il concubinato non era comune quanto adesso. Era un termine chiaramente dispregiativo. Poi le cose sono cambiate. Oggi convivere prima di sposarsi, sebbene non sia giusto dal punto di vista religioso, non ha più il peso sociale negativo di cinquant’anni fa. È un fatto sociologico che non ha senz’altro la pienezza né la grandezza del matrimonio, istituto millenario degno di essere difeso.

Ecco perché abbiamo lanciato un monito sulla sua possibile svalorizzazione. Prima di modificare la giurisprudenza su un certo ambito occorre riflettere sulle possibili implicazioni. Anche per noi è importante quanto appena messo in evidenza da lei, ossia la base del diritto naturale menzionato nella Bibbia, l’unione dell’uomo e della donna. L’omosessualità è sempre esistita. L’isola di Lesbo, per esempio, era nota per ospitare donne omosessuali. Ma non era mai successo nella storia che si cercasse di darle lo stesso status del matrimonio. Veniva tollerata oppure non tollerata, era apprezzata o non apprezzata, ma mai equiparata. Sappiamo che durante alcuni cambiamenti epocali il fenomeno dell’omosessualità registrava una crescita. Ma nella nostra epoca è la prima volta che si pone il problema giuridico di assimilarla al matrimonio, cosa che giudico un disvalore e un regresso antropologico. Uso queste parole perché il tema trascende la questione religiosa, è prettamente antropologico. Di fronte a un’unione privata, non c’è un terzo o una società danneggiati. Se invece le si attribuisce la categoria di matrimonio e le si dà accesso all’adozione, ciò implica il rischio di danneggiare dei bambini. Ogni individuo ha bisogno di un padre maschio e una madre femmina che lo aiutino a plasmare la propria identità.

Insisto, la nostra opinione sul matrimonio fra persone dello stesso sesso non ha un fondamento religioso, ma antropologico. Quando Mauricio Macri, sindaco di Buenos Aires, non è ricorso in appello contro la sentenza pronunciata da un giudice di prima istanza che autorizzava le nozze omosessuali, sentii che dovevo dire qualcosa, per dare un orientamento, e mi vidi obbligato a esprimere la mia opinione. È stata la prima volta in diciotto anni da vescovo che ho richiamato l’attenzione di un pubblico funzionario. Se si analizzano le mie dichiarazioni di allora, non ho mai parlato di omosessuali né ho usato termini dispregiativi nei loro confronti. La prima dichiarazione diceva che quella sentenza era preoccupante perché denotava una certa contraddizione con la legge, dato che un giudice di prima istanza non può toccare il codice civile, mentre in quel caso lo faceva.

Inoltre, ammonivo sul fatto che un sindaco, custode della legalità, si esprimesse contro il ricorso in appello su tale verdetto. Macri rispose che quelle erano le sue convinzioni. Io le rispetto, ma un sindaco non dovrebbe trasferire le sue opinioni personali nella legge. Ripeto, non ho mai usato parole irriguardose nei confronti degli omosessuali, mi sono limitato a porre l’accento su una questione legale.


Sulla questione delle adozioni a “coppie” omosessuali, il card. Bergoglio spiegava: «In genere si sostiene che per un bambino sarebbe meglio essere cresciuto da una coppia di persone dello stesso sesso, piuttosto che vivere in un orfanotrofio o in un istituto per minori. Va da sé che nessuna delle due situazioni è ottimale. Il problema è che lo Stato non fa ciò che dovrebbe. Occorre guardare i casi dei bambini che vivono in certi istituti dove si fa di tutto salvo recuperarli. Devono essere le ONG, le diverse confessioni religiose o altri tipi di organizzazioni a farsi carico di questi minori. Si dovrebbero anche snellire le pratiche di adozione, al momento eterne, affinché questi bambini possano trovare una famiglia disposta ad accoglierli. Ma una mancanza da parte dello Stato non giustifica un’altra mancanza dello stesso Stato. Occorre affrontare il problema di fondo. Più che una legge che consenta l’adozione alle persone dello stesso sesso, è necessario migliorare le norme sull’adozione, eccessivamente burocratiche e la cui attuale applicazione favorisce la corruzione».

A. Skorka: Concordo, è necessario migliorare la legge sull’adozione. Adottare un bambino, come insegnano i saggi del Talmud, è un precetto della massima importanza. La legislazione in materia dovrebbe prevedere celerità ed efficienza nell’analisi dei singoli fattori della procedura. Tornando al tema del matrimonio, anche qui c’è una dimensione che non possiamo accantonare, per quanto sia ovvia: quella dell’amore. Non a caso la Bibbia ricorre all’immagine degli innamorati per definire l’ultimo passo verso la ricerca di Dio. Un razionalista come Maimonide, il filosofo aristotelico del XII secolo, definiva l’amore tra Dio e l’uomo in termini paragonabili all’unione tra uomo e donna. L’omosessuale ama qualcuno che conosce, un suo pari. È facile per un uomo conoscere un altro uomo, laddove conoscere una donna è molto più complesso, perché occorre decifrarla. Un uomo può sapere alla perfezione quello che prova un altro uomo, o una donna quel che succede nel corpo e nella mente di un’altra donna. Scoprire l’altro sesso, invece, è un’autentica sfida.

J.M. Bergoglio: Parte della grande avventura, per riprendere le sue parole, consiste proprio nel decifrarsi a vicenda. Un sacerdote di mia conoscenza diceva che Dio ci ha fatti uomo e donna perché amassimo e ci amassimo. Di solito, nell’omelia per il matrimonio dico allo sposo che deve rendere lei più donna, e alla sposa che deve rendere lui più uomo. Nella Bibbia, Dio si mostra come educatore. «Io ti ho portato sulle spalle, ti ho insegnato a camminare», è scritto. Dovere del credente è far crescere i propri cuccioli, per così dire. Ogni uomo e ogni donna hanno il diritto di educare i figli ai propri valori religiosi. L’influenza dello Stato nella privazione di questa formazione può portare a fenomeni come il nazismo, dove i giovani erano indottrinati secondo valori estranei a quelli dei genitori. I totalitarismi tendono a offuscare l’educazione per tirare acqua al proprio mulino.





  QUESTO SI CHE ME GUSTA MUCHO   
Oh!!!! ora si che ci siamo e che i conti  tornano!!
 

Se di “novità” si vuol parlare nel Pontificato di Papa Francesco, non è nella dottrina ma NEL METODO E NEI MODI … e a meno che non abbiamo un Papa schizofrenico come io non credo affatto, sono certi giornalisti e certo clero progressista e pure modernista ad attribuire al Papa le loro schizofrenie dottrinali……
mentre il Papa Francesco sta dimostrando PERSEVERANZA DOTTRINALE alla quale richiede semplicemente “modi nuovi e misericordiosi” per applicarla e lo ha detto ieri all’udienza di mercoledì, chiedendo a noi di pregare affinchè il sinodo RICONOSCA LA DOTTRINA DI CRISTO VERSO I CONIUGI E IL MATRIMONIO, ecco le sue parole nel ricordare che oggi è la memoria di San Giovanni Paolo II 

“Carissimi, domani celebriamo la memoria di San Giovanni Paolo II, il Papa della famiglia. Siate suoi buoni seguaci nella premura per le vostre famiglie e per tutte le famiglie, specialmente quelle che vivono nel disagio spirituale o materiale. La fedeltà all’amore professato, alle promesse fatte e agli impegni che derivano dalla responsabilità siano la vostra forza. Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina. Benedico di cuore voi, qui presenti, e tutti i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!”











[Modificato da Caterina63 22/10/2015 11:51]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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