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Lavori Sinodo Famiglia 2015 testi ufficiali ed interventi del Pontefice

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2015 18:06
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25/10/2015 19:18
 
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  Un Marco Tosatti intelligente, affidabile e serio   comunque è quanto abbiamo detto in altro spazio qui e non dimentichiamo che i titoloni italiani sono diretti magistralmente dal vaticaninsider, per nulla affidabile e di certo rigore modernista.... oserei dire che la presentazione più omogenea e seria è questa: 
Il Daily Telegraph :
“Il Sinodo si è concluso. Niente di sostanziale è cambiato. L’insegnamento cattolico rimane lo stesso. E così dovrebbe essere. I termini della salvezza non cambiano a seconda delle circostanze presenti. E’ della Chiesa cattolica che parliamo, non di un partito politico. Sui divorziati risposati è stato lavorato un certo grado di compromesso affermando che quelli in questa situazione devono essere reintegrati nella Chiesa, ma fermandosi prima di permettere la piena Comunione”.


 


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IL SINODO È FINITO. LE “SINODATE” ANCHE?

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È finalmente finito il sinodo ordinario sulla famiglia, non senza prima aver introdotto la nuova dottrina delle “attenuanti”

Immaginiamo di ascoltare quale sottofondo le parole di Mina in “parole, parole, parole, soltanto parole, parole” d’amor…, per comprendere quanto di sentimentalismo, la nuova dottrina del momento, ha impregnato e accompagnato ogni mirabile sforzo nella conclusione dei lavori del Sinodo 2015 (cliccare qui per leggere la relatio finale).

È finita per ora! E sarebbe da cantare il Te Deum… a proposito, una volta si cantava al termine delle grandi assise sinodali, ma già, questa è la chiesa dell’ “ammmmore” e della tenerezza, il Te Deum la offuscherebbe!

12176132_10206826203165382_91232364_oMa come è finita? Non certo come hanno intitolato i mass-media e c’era da aspettarselo: silenzio assoluto sui temi fondamentali quali il “no” deciso all’unanimità sulle unioni omosessuali e il fatto che nessuna decisione è stata presa a riguardo della comunione ai divorziati-risposati.

Un “no” deciso anche a riguardo dell’uso dei contraccettivi di ogni specie e risma ed anzi, c’è stato un inaspettato (ma era certamente da noi sperato) appoggio e sostegno sia all’Humanae vitae di Paolo VI quanto allaFamiliaris consortio di Giovanni Paolo II e dove leggiamo testualmente:

43. Il Beato Paolo VI, sulla scia del Concilio Vaticano II, ha approfondito la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia.In particolare, con l’Enciclica Humanae Vitae, ha messo in luce il legame intrinseco tra amore coniugale e generazione della vita:«l’amore coniugale richiede dagli sposi che essi conoscano convenientemente la loro missione di paternità responsabile, sulla quale oggi a buon diritto tanto si insiste e che va anch’essa esattamente compresa. […] L’esercizio responsabile della paternità implica dunque che i coniugi riconoscano i propri doveri verso Dio, verso se stessi, verso la famiglia e verso la società, in una giusta gerarchia dei valori» (HV, 10).

44. Nella Lettera alle famiglie Gratissimam Sane e soprattutto con l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II ha indicato la famiglia come “via della Chiesa”, ha offerto una visione d’insieme sulla vocazione all’amore dell’uomo e della donna, ha proposto le linee fondamentali per la pastorale della famiglia e per la presenza della famiglia nella società.

Dunque le linee fondamentali per una corretta pastorale restano quelle gettate e segnalate in questi grandi documenti, anche a dispetto di certi preti che ultimamente hanno lavorato sodo contro, ingannando molti lettori sulla presunta “superata” disciplina della Chiesa incisa in questi testi e generando molta confusione.

Non pochi presunti “vaticanisti” hanno scoperto l’acqua calda. Per loro la novità del Sinodo sta nel fatto che i Vescovi, finalmente, hanno inventato una nuova dottrina, quella delle ATTENUANTI.

Ma le “attenuanti” la Chiesa le ha sempre tenute in considerazione tanto che, non per nulla, ha da secoli  istituito il Tribunale detto prima della Sacra Rota. Il punto da approfondire sarebbe allora valutare in che modo la Chiesa ha fatto uso di questo Tribunale ieri e di come lo sta usando oggi. Quali e dove gli usi e gli abusi e fino a che punto la Chiesa può spingersi.

Dal canto suo il testo finale sinodale dice:

82. Per tanti fedeli che hanno vissuto un’esperienza matrimoniale infelice, la verifica dell’invalidità del matrimonio rappresenta una via da percorrere.

Non è una novità è la strada che la Chiesa ha sempre tenuto in considerazione.

Ma è ovvio che il passaggio da questo Tribunale, per i risposati che volessero accedere alla Comunione, è obbligatorio semplicemente perché la Chiesa non può sostenere due matrimoni.

Resta allora il problema di quei matrimoni che il Tribunale reputa validi, cosa fare con i risposati le cui seconde nozze restano illecite e ricadono nel sesto comandamento?

Qui le parole dei Padri sinodali e del papa si sciolgono in uno tsunami di grandi proporzioni: il “caso per caso”, le attenuanti, l’ammmmore, la misericordia come se prima, in passato, avessimo avuto una Madre cattiva e matrigna mentre oggi abbiamo finalmente una Madre misericordiosa….

La loro colpa è anche nell’uso di un linguaggio assolutamente inadatto a comprendere la portata della legge di Dio e alla disobbedienza di questa. Si ha paura di dire le cose come stanno e il papa continua ad accusare di rigidità quanti usassero le parole contenute nella Dottrina per spiegare a queste persone come stanno realmente le cose. Ed è certo che modificare l’uso del linguaggio finisce inevitabilmente per nascondere la dottrina o metterla a tacere, con i risultati che stiamo appunto vedendo.

12171975_10206826203125381_1015138795_oMa i Padri sinodali hanno difeso la HV e la FC, dunque le chiacchiere mediatiche o dei vari vaticanisti di turno, stanno a zero.

Quando si cita o si difende un Documento lo si intende nella sua integrità e i padri lo hanno detto che nella FC ci sono “le linee fondamentali per la pastorale della famiglia”. Non si tratta perciò di un solo paragrafo, ma di tutto l’insieme.

Il n. 53 del testo finale sinodale, dice:  “Lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cf. Gv 1,9; GS, 22) ispira la cura pastorale della Chiesa verso i fedeli che semplicemente convivono o che hanno contratto matrimonio soltanto civile o sono divorziati risposati. Nella prospettiva della pedagogia divina, la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto: invoca con essi la grazia della conversione…”. LA GRAZIA DELLA CONVERSIONE… questo è l’approdo dell’accompagnamento e del cammino per queste persone a cui si riferiscono i padri sinodali.

La confusione, cari Padri, nasce dall’aver abbandonato quel saggio consiglio del Nostro Signore Gesù Cristo: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno…” (Mt.5,37), che sapeva senza dubbio quel che diceva e che per aver obbedito la Chiesa si è trovata bene in campo dottrinale in questi duemila anni mentre, è inutile nasconderselo, i problemi di oggi che non sono solo di natura sociale e culturale del nostro tempo, hanno origine anche dal nuovo linguaggio del mondo che è quello della politica corretta, quello della paura di cosa poi diranno i mass-media, quello del “se dico così” almeno continueranno a darmi l’ottoxmille, quello del compromesso con il mondo.

Come conclusione delle nostre riflessioni vogliamo condividervi quelle di un “nonno di strada” che esprime cinque punti semplici e nodali di cui uno indiscutibile,apparso qui su La nuova bussola quotidiana.

Riportiamo qui solo alcuni punti che facciamo completamente nostri:

  1. Non sento, in questo periodo, l’invito primario a convertirsi a Cristo, anche e forse soprattutto quando si parla di famiglia.
  2. In questo contesto pluriforme, non sento più parlare della virtù della castità, neppure da parte di tanti padri sinodali. Hanno forse vergogna della integralità di Cristo, di fronte ad un mondo che assume altri criteri molto più sbrigativi e istintivi? Stanno forse dimenticando che è possibile a Dio ciò che sembra impossibile agli uomini?
  3. Giustamente questo giornale ha rilevato che nel Sinodo pare che si parli molto poco del peccato originale, senza del quale non si capiscono tante cose. Teniamo  presente, ad esempio, che la maggioranza dei divorziati non ha nessuna intenzione di comunicarsi dopo la rottura del matrimonio. Ho l’impressione che, su questo specifico tema, molti non abbiano a cuore la “misericordia”, ma altro.
  4. Ma oggi è molto difficile sentire parlare di sacrificio, oltre che di peccato originale. Probabilmente, qualche teologo inorridirà di fronte a quanto ho qui espresso. Pazienza, sono pronto a correggermi. Solo sul punto n. 1 non si può discutere, anche se è quello più messo sotto silenzio.

Te Deum laudamus, dunque, anche questa è finita, ad ogni giorno basta la sua pena, andiamo ora a raccogliere i cocci per riportare in prima linea il valore del contenuto dottrinale del Vangelo per la salvezza delle nostre anime e di quelle del nostro prossimo.


APPROFONDIMENTI:






Sinodo sulla famiglia
 

Sono tantissime le persone che accorrono, nelle città in cui fanno sosta, a pregare sull'urna con le spoglie dei genitori di Santa Teresa di Lisieux, canonizzati lo scorso 18 ottobre, durante il Sinodo. Perché è questa la bellezza della famiglia cattolica, che attrae: perché la santità è la risposta più adeguata alle sfide  della famiglia. Ma è ciò che purtroppo il Sinodo dei vescovi non ha comunicato, dando invece l'idea di una Chiesa che cede alle logiche del mondo.

 

- «No alla spiritualità del miraggio», di M. Introvigne
- Il Sinodo finisce con un compromesso, di L. Bertocchi

di Riccardo Cascioli


Il vero Sinodo? Quello di Luigi e Zelia Martin
di Riccardo Cascioli26-10-2015
Luigi e Zelia Martin

«Mamma ha vissuto la Speranza cristiana: questa speranza era veramente il clima di famiglia. In casa non si sentiva parlare che della vita eterna, non c’era che questa che contasse. Nell’educazione dei suoi figli, la sua preoccupazione dominante era il Cielo e il distacco dalle cose della terra: ella ce ne parlava sempre».

«Un mese dopo l’entrata al Carmelo di Teresa, nel maggio 1888, alla grata del parlatorio papà disse: “Figlie mie, ritorno ora da Alencon dove ho ricevuto nella chiesa di Notre-Dame, tali grandi grazie e consolazioni che ho fatto questa preghiera: ‘Mio Dio è troppo!... Sì, sono troppo felice, non si può andare in cielo così. Voglio soffrire qualcosa per voi… E mi sono offerto…”. La parola Vittima morì sulle labbra. Non osò pronunciarla davanti a noi, ma noi abbiamo compreso».

Questo è come Celina, sorella di santa Teresina e una delle cinque figlie suore, ricorda i suoi genitori Luigi e Zelia Martin, i primi coniugi santi, canonizzati da papa Francesco lo scorso 18 ottobre, nel mezzo del Sinodo sulla famiglia. Due brevi passaggi, ma che possono dare l’idea di che cosa sia una famiglia cattolica. Non un ideale astratto, ma una fede vissuta quotidianamente tra gioie e sofferenze grandi, con un amore reciproco che riflette l’Amore di Dio. Una famiglia in cui si impara che l’unica cosa che conta davvero è camminare verso la santità.

È questa la bellezza che attira le persone. Dovunque l’urna con le reliquie dei coniugi Martin faccia sosta (Roma, Lisieux, ieri a Monza, oggi a Como) il popolo accorre numeroso e desideroso: per pregarli, per imparare a vivere così, per condividere per qualche momento quell’esperienza di Cielo, di eternità, che tutti noi – consapevoli o no – desideriamo: per noi stessi e per le nostre famiglie così imperfette.

È la bellezza della famiglia cristiana di cui il mondo, tutto il mondo, ha bisogno e che al mondo avremmo desiderato mostrare in questi due anni di Sinodo continuo sulla famiglia. Se è vero – come ha ricordato papa Francesco facendo eco ai suoi predecessori – che sulla famiglia si gioca il futuro del mondo e se è vero che mai come oggi la famiglia è minacciata, questa della santità è la risposta più adeguata, quella che va alla radice del problema.

Invece, bisogna riconoscere che la percezione comune – mondiale - dopo questa maratona sinodale è di una Chiesa cattolica sostanzialmente avvitata sulla comunione ai divorziati risposati. È vero, l’immagine non è completamente corretta, perché la Relatio finale contiene molti punti dedicati alla riproposizione dei fondamenti di una famiglia – uomo e donna sposati in un matrimonio indissolubile e aperti alla vita – ma la responsabilità non è tutta dei media, è in buona parte dei portavoce del Sinodo che di giorno in giorno si sono alternati per la conferenza stampa quotidiana, e che hanno corroborato questa immagine.

Ad ogni modo ciò che è passato nell’opinione pubblica – piaccia o meno - non è una proposta concreta, una luce a cui guardare per illuminare il cammino di famiglie ordinarie, di coppie in difficoltà, di uomini e donne che devono fare i conti con i cocci che sono l’unica cosa che resta del loro matrimonio, di giovani che vivono in culture che esigono forme disumane di rapporto. No, è stata trasmessa invece l’immagine di una Chiesa che cede alla logica del mondo, che ragiona come il mondo: comunione ai divorziati risposati sì o no? Unioni gay sì o no? Coppie di fatto buone oppure no? 

Non una Chiesa più che mai decisa a indicare la strada della santità, unica risposta adeguata alle attese del mondo e valida in ogni circostanza, soprattutto le più dolorose; ma una Chiesa preoccupata di mettere a posto le coscienze delle persone, anche quando è la coscienza stessa a gridare l’inadeguatezza della risposta.
Non una Chiesa che costringe a guardare in alto, ma che invece si preoccupa essenzialmente di risolvere i problemi.

Questa è una Chiesa che interessa ai media, perché parla la loro lingua, la lingua di un potere a cui è rimasta solo la Chiesa cattolica da omologare; basta guardare l’entusiasmo con cui i giornaloni laicisti stanno accompagnando e tifando per una presunta rivoluzione, per «la nuova Chiesa» come l’ha definita un padre sinodale (e non parliamo della sguaiatezza di certi vaticanisti ben accreditati, clicca qui). Ma è una Chiesa che interessa molto meno al popolo, che invece accorre assetato laddove passano le spoglie dei coniugi Martin.

Se questo è il punto, passa in secondo piano anche la disputa sulle interpretazioni della Relatio finale del Sinodo (probabilmente alla fine ognuno farà come vuole); anche l’ennesima vergognosa manipolazione con i giornaloni di cui sopra, che annunciano festosi la comunione per i divorziati risposati anche se di comunione in tutta la Relatio non si parla affatto; anche la constatazione di una profonda divisione nella Chiesa; anche l’attesa per le decisioni del Papa.

Diversi vescovi si sono sforzati di raccontare quanto è stata bella l’esperienza del Sinodo, e non lo mettiamo in dubbio. Ma il popolo cristiano, confuso dai suoi pastori, fa affidamento sulle coppie già beatificate e sui santi Luigi e Zelia Martin, la cui canonizzazione – evento extrasinodale - si dimostrerà il punto più alto del Sinodo.

- «No alla spiritualità del miraggio»di M. Introvigne
- Il Sinodo finisce con un compromesso, di L. Bertocchi





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Sinodo. Voti rovesciati?

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Abbiamo ricevuto la lettera di una persona esperta di numeri, matematica, percentuali e lettura delle stesse che ci offre un’interpretazione interessante della recente votazione sulla Relazione Finale al Sinodo dei vescovi. È interessante, perché offre un’interpretazione completamente diversa da quella finora accreditata su chi ha votato pro e/o contro, e perché.

di Marco Tosatti (26-10-2015)

Abbiamo ricevuto la lettera di una persona esperta di numeri, matematica, percentuali e lettura delle stesse che ci offre un’interpretazione interessante della recente votazione sulla Relazione Finale al Sinodo dei vescovi. È interessante, perché offre un’interpretazione completamente diversa da quella finora accreditata su chi ha votato pro e/o contro, e perché. E l’immagine che ne esce è profondamente diversa dal panorama corrente. E che sposta l’interesse dal tema dei divorziati risposati a quello delle unioni omosessuali e sull’ideologia gender, dove il testo è molto netto, con grande maggioranza di consensi L’autore, che come abbiamo detto è un esperto di questi temi, fa riferimento ai risultati pubblicati dal sito ufficiale della Santa Sede. Ma ecco il testo:

e436890c-61b8-3649-a9ad-f334f1ab02f6«Se si analizza il voto per paragrafi, si nota che, indubbiamente, i padri sinodali che si sono opposti alle formule non sono stati pochi (il massimo è il 31% di “no” sul par. 85). Tuttavia, siamo lontanissimi dalla spaccatura che i media riportano, quando affermano che sul tema dei divorziati-risposati il testo è passato per un solo voto. Ebbene, che significa che meno di un terzo dei padri ha votato “no”? Che la frangia vittoriosa dei “si” è proprio quella dei “conservatori”, ossia di coloro che hanno voluto un testo che non dicesse proprio nulla di nuovo rispetto al magistero (è stato giustamente richiamata la Familiaris consortio, che viene riproposta nei paragrafi 84 e 85). (N.D.R. E forse sulla stessa linea può essere letta la dichiarazione del card. Pell, secondo cui è significativo che nel testo non si parli assolutamente di Comunione).

Che l’ala della “discontinuità” sia uscita sconfitta e abbia, scontenta, votato “no” lo si capisce se si va a vedere quali sono gli altri paragrafi rispetto ai quali il dissenso è alto e supera il 10%. Si tratta, anzitutto, del paragrafo 76, che ha messo una pesante pietra tombale sulla “via ecclesiale” all’ideologia gender e sulle ipotizzate aperture della Chiesa alla ideologia gay.

Siccome è un paragrafo lapidario e radicale, è matematico che quel 14% di no sia venuto tutto dall’ala “aperturista”. Possiamo dunque assumere che il 31% di no al paragrafo 85 ed il 27% di no al paragrafo 84 siano costituiti per circa metà, del dissenso manifestato da coloro che non hanno digerito il paragrafo 76. La restante metà, è fatta in parte, ancora una volta, da “aperturisti delusi” e in piccola parte da quei padri conservatori che, pur approvando la sostanza dei paragrafi 84 e 85, hanno però disapprovato il fatto che il loro senso non sia stato più chiaramente esplicitato, per evitare che taluni possano maliziosamente o involontariamente fraintenderlo.

Come faccio ad affermare ciò?

Lo faccio analizzando il voto relativo al paragrafo 86. Il paragrafo 86, infatti, è la chiave per leggere correttamente il n. 84 ed il n. 85, laddove esso prescrive che “… siccome nella legge non vi è gradualità…” allora occorre che “… il discernimento non possa prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo…”. Si tratta di dottrina tradizionale allo stato puro, che i più preoccupati tra i conservatori dell’effetto mediatico, volevano fosse inserita nel corpo del n. 85, per evitare che coloro che, nell’epoca di Twitter, non riescono a leggere più di dieci righe alla volta, non cadessero nell’equivoco o non “ci marciassero” (come diciamo a Roma). E quindi, il voto negativo sul n. 86 è sostanzialmente, ancora una volta, un dissenso tutto degli “innovatori”.

Riassumendo, quindi, la situazione della Relatio Finalis sui temi della morale coniugale più seguiti dal vasto pubblico, è ragionevole ritenere sia quella seguente:

a) La posizione sulla disciplina dei sacramenti per i divorziati risposati è in linea col magistero precedente, ed è stata sostenuta a maggioranza larghissima (stimo il 75%) dei padri sinodali. Un voto nel solco della continuità e, in tal senso, un voto a larga prevalenza conservatrice.

b) La posizione è stata avversata da una minoranza (stimo il 25%) di “aperturisti” o “innovatori”. Si tratta di una percentuale fisiologica, non patologica.

c) La posizione è stata avversata da una piccolissima minoranza di padri conservatori (5%), che pur non essendo in dissenso sulla sostanza, hanno avuto perplessità circa la forma.

Poi vi è la chiusura sul tema gay, che è quasi da concilio ecumenico e resterà nella storia della Chiesa. È il vero evento che, silenzioso come una grande stella che esplode lontano di giorno, ma della quale poi ci si accorge nella notte, conferma che la Chiesa è il segno di contraddizione di sempre e che nella tempesta mantiene il suo corso”.

Fonte: lastampa.it


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Anche noi qui siamo dello stesso parere.....





[Modificato da Caterina63 26/10/2015 16:32]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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