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NOTIZIARIO CATTOLICO-ORTODOSSO (notizie e aggiornamenti)

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2011 23:01
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Come commento autorevole delle Lezioni di cristologia del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP,
presentiamo il testo della DICHIARAZIONE CRISTOLOGICA DI GIOVANNI PAOLO II E SUA
SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE,
preceduto da un discorso introduttivo di Giovanni Paolo II dell'11 novembre 1994.
In questa Dichiarazione appare evidente l'accordo circa il dogma cristologico, così come è stato formulato al
Concilio di Calcedonia.

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA
DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE
Venerdì, 11 novembre 1994


Sua Santità,
1. Sono passati esattamente dieci anni da quando ho avuto la gioia di darle il benvenuto qui in occasione
della sua prima visita ufficiale a questa Sede Apostolica. Questo piacere è rinnovato oggi anche perché Lei è
accompagnato da una delegazione di eminenti Vescovi del vostro Sacro Sinodo. Con le parole dell'apostolo
Paolo, io desidero per voi "grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Gesù Cristo Signore nostro (1 Tm 1,
2).
Al tempo della sua precedente visita Lei ha condiviso con me il suo ardente desiderio che un giorno una
dichiarazione del Papa di Roma e del Patriarca Cattolico della Chiesa Assira dell'Est potesse esprimere la
comune fede in Gesù Cristo delle nostre due Chiese, il Figlio Incarnato di Dio, nato dalla Vergine Maria. Gli
storici e i teologi immediatamente iniziarono ad esaminare molto attentamente le conseguenze cristologiche
del Concilio di Efeso. In un'atmosfera di fraternità e reciproca fiducia, un utile dialogo ci ha messo in
condizione di oltrepassare le ambiguità ed i malintesi del passato. Oggi noi siamo giunti alla Dichiarazione
Cristologica Comune che stiamo per firmare insieme. Ciò rappresenta un'importante testimonianza che non
mancherà di esser motivo di gioia fra i fedeli delle due nostre Chiese.

2. Da parte mia, sono fiducioso che questo accordo spalancherà ampi orizzonti al livello della collaborazione
pastorale. Di grande importanza sarà il rafforzamento della cooperazione nella formazione spirituale e
teologica dei futuri preti e del laicato responsabile. Lo stesso discorso è valido per la catechesi dei bambini e
dei giovani: dobbiamo rivolgere tutto l'interesse possibile in questa direzione.
Inoltre "solleciti per le necessità dei fratelli" (Rm 12, 13), non dovremmo anche cercare di coordinare i nostri
sforzi per venire incontro con dignità e per aiutare realmente coloro che sono allontanati dalle loro patrie o
sono costretti ad emigrare per severe pene che stanno sopportando (cf. Unitatis redintegratio, 18)? Noi non
dimentichiamo la lunga notte di dolore sopportata dalla vostra comunità Siriana Orientale, che fu
sparpagliata, perseguitata e massacrata lungo i secoli per aver professato il nome di Cristo. Coloro che a
dispetto di ogni cosa sono rimasti nelle loro nazioni nel Medio Oriente - e che hanno dovuto fronteggiare la
guerra e ingiuste privazioni di ogni tipo - sappiano che la Santa Sede si adopererà con i mezzi a sua
disposizione, in particolare attraverso i contatti con i Governi e le Organizzazioni Internazionali, per
diminuire le loro sofferenze e se possibile farle cessare. In ultimo, una Chiesa così contraddistinta nel suo
passato per il suo eroismo riguardo alla fedeltà al credo religioso, non può rimanere emarginata nel mondo
cattolico, e specialmente nelle Chiese del Medio Oriente. Noi speriamo di poter essere in grado di aiutarvi a
distruggere qualsiasi isolamento che ancora sussista.

3. Dai miei contatti con i vostri fratelli Vescovi Caldei, che incontrerò ancora in questi giorni, posso
assicurarvi che essi sono pronti a promuovere il grande movimento verso la restaurazione dell'unità di tutti i
Cristiani in accordo con i principi del Decreto sull'Ecumenismo del Concilio Vaticano Secondo. Essi sono
veramente interessati a "Conservare, in una comunione di fede e di carità, quelle fraterne relazioni che, come
tra sorelle, dovrebbero esistere tra la Chiese locali" (Ivi, 14). Noi tutti riconosciamo che è di suprema
importanza capire, venerare, preservare e promuovere la ricca eredità di ciascuna delle nostre Chiese, e che
una diversità di tradizioni e riti non è in alcun modo un ostacolo all'unità. Questa diversità include la
capacità delle nostre Chiese di governarsi in accordo con le proprie regole e di mantenere alcune differenze
nelle espressioni teologiche che, come abbiamo constatato, sono spesso complementari più che in conflitto
(cf. Ivi, nn. 15-17). In tutte le cose ed in qualsiasi circostanza è essenziale che promuoviamo fra di noi il
rispetto reciproco e un profondo spirito di carità così da escludere ogni tipo di rivalità (cf. Ivi, 18).

4. Sua Santità e amati Fratelli: qui allora è lo spirito in cui la Chiesa Cattolica propone lo scambio di doni.
Insieme chiediamo alla Santissima Trinità, modello di vera Unità nella diversità, di rafforzare i nostri cuori
così che noi risponderemo al richiamo per una sola visibile Chiesa di Dio, una Chiesa veramente universale e
protesa al mondo intero così che il mondo possa essere convertito al Vangelo e così essere salvato, a gloria di
Dio. Possa Dio che ha iniziato questo buona opera in noi portarla a compimento in Gesù Cristo (cf. Fil 1, 6).
Amen.


(http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1994/november/documents/hf_jp-
ii_spe_19941111_chiesa-assira_it.html)



DICHIARAZIONE CRISTOLOGICA DI GIOVANNI PAOLO II
E SUA SANTITÀ MAR DINKHA IV, PATRIARCA
DELLA CHIESA ASSIRA DELL'ORIENTE
Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente


Sua Santità Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica e Sua Santità Mar Dinkha IV,
Catholicos-Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, rendono grazia a Dio che ha ispirato loro questo nuovo
incontro fraterno.

Essi lo considerano un passo fondamentale del cammino verso la piena comunione che dovrà essere
ristabilita tra le loro Chiese. In effetti, essi possono, d'ora in poi, proclamare insieme davanti al mondo la
loro fede comune nel mistero dell'Incarnazione.
Quali eredi e custodi della fede ricevuta dagli Apostoli, così come essa è stata formulata dai nostri Padri
comuni nel Simbolo di Nicea, noi confessiamo un solo Signore Gesù Cristo, figlio unigenito di Dio, nato dal
Padre prima di tutti i secoli, il quale, giunta la pienezza dei tempi, è disceso dal cielo e si è fatto uomo per la
nostra salvezza. Il Verbo di Dio, la seconda Persona della Santa Trinità, per la potenza dello Spirito Santo si
è incarnato assumendo dalla Santa Vergine Maria un corpo animato da un'anima razionale, con la quale egli
fu indissolubilmente unito sin dal momento del suo concepimento.
Perciò il nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua
umanità, consustanziale con il Padre e consustanziale con noi in ogni cosa, eccetto il peccato.

La sua divinità
e la sua umanità sono unite in un'unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né
separazione. In lui è stata preservata la differenza delle nature della divinità e dell'umanità, con tutte le loro
proprietà, facoltà ed operazioni. Ma lungi dal costituire "un altro e un altro", la divinità e l'umanità sono
unite nella persona dello stesso ed unico Figlio di Dio e Signore Gesù Cristo, il quale è l'oggetto di una sola
adorazione.

Cristo pertanto non è un "uomo come gli altri" che Dio avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo,
come è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso Verbo di Dio, generato dal Padre prima della
creazione, senza principio per quanto è della sua divinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza un
padre, per quanto è della sua umanità. L'umanità alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è stata
sempre quella dello stesso Figlio di Dio. Per questa ragione la Chiesa assira dell'Oriente eleva le sue
preghiere alla Vergine Maria quale "Madre di Cristo nostro Dio e Salvatore". Alla luce di questa stessa fede,
la tradizione cattolica si rivolge alla Vergine Maria quale "Madre di Dio" e anche quale "Madre di Cristo".
Noi riconosciamo la legittimità e l'esattezza di queste espressioni della stessa fede e rispettiamo la preferenza
che ciascuna Chiesa dà ad esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.

Tale è l'unica fede che noi professiamo nel mistero di Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad
anatemi pronunciati nei confronti di persone o di formule. Lo Spirito del Signore ci accorda di comprendere
meglio oggi che le divisioni così verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.
Tuttavia, prescindendo dalle divergenze cristologiche che ci sono state, oggi noi confessiamo uniti la stessa
fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio.
D'ora in poi, noi desideriamo testimoniare insieme questa fede in Colui che è Via, Verità e Vita,
annunciandola nel modo più idoneo agli uomini del nostro tempo e affinché il mondo creda nel Vangelo di
Salvezza.

Il mistero dell'Incarnazione che noi professiamo insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso riguarda il
Figlio di Dio inviato per salvarci. L'economia della salvezza, che ha la sua origine nel mistero della
comunione della Santa Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo -, è portata a compimento attraverso la
partecipazione a questa comunione, secondo la grazia, nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Popolo
di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito.
I credenti diventano membra di questo corpo attraverso il sacramento del Battesimo, per il cui tramite, per
mezzo dell'acqua e dell'azione dello Spirito, essi rinascono come creature nuove. Essi sono confermati dal
sigillo dello Spirito Santo, che il sacramento dell'unzione conferisce. La loro comunione con Dio e tra loro è
pienamente realizzata dalla celebrazione dell'unica offerta di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia. Tale
comunione è ristabilita per i membri peccatori della Chiesa quando essi sono riconciliati con Dio e gli uni
con gli altri per mezzo del sacramento del Perdono. Il sacramento dell'ordinazione al ministero sacerdotale
nella successione apostolica è garante, in ogni Chiesa locale, dell'autenticità della fede, dei sacramenti e
della comunione. Vivendo di questa fede e di questi sacramenti, le Chiese cattoliche particolari e le Chiese
assire particolari possono, di conseguenza, riconoscersi reciprocamente come Chiese sorelle. Per essere piena
e totale, la comunione presuppone l'unanimità per quanto riguarda il contenuto della fede, i sacramenti e la
costituzione della Chiesa. Poiché tale unanimità, alla quale tendiamo, non è stata ancora raggiunta, non
possiamo purtroppo celebrare insieme l'Eucaristia che è il segno della comunione ecclesiale già pienamente
ristabilita.

Tuttavia, la profonda comunione spirituale nella fede e la reciproca fiducia che già esistono tra le nostre
Chiese, ci autorizzano d'ora in poi a considerare come sia possibile testimoniare insieme il messaggio
evangelico e collaborare in particolari situazioni pastorali, tra le quali, e in modo speciale, nel campo della
catechesi e della formazione dei futuri sacerdoti.
Rendendo grazia a Dio che ci ha concesso di riscoprire ciò che già ci unisce nella fede e nei sacramenti, ci
impegniamo a fare tutto il possibile per rimuovere quegli ostacoli del passato che impediscono ancora il
raggiungimento della piena comunione tra le nostre Chiese, per poter rispondere meglio all'appello del
Signore per l'unità dei suoi discepoli, una unità che deve essere evidentemente espressa in modo visibile. Per
superare tali ostacoli, costituiamo un comitato misto per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la
Chiesa assira dell'Oriente.

Roma, 11 novembre 1994.

MAR DINKHA IV - GIOVANNI PAOLO II

www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1994/november/document...
ii_spe_19941111_dichiarazione-cristologica_it.html

[SM=g1740757]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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