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Se vogliamo essere Cristiani, dobbiamo essere mariani

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2016 22:55
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02/12/2008 18:29
 
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Il "principio mariano" nella Chiesa

"Se vogliamo essere Cristiani,
dobbiamo essere mariani"


"La vera devozione alla Santissima Vergine conforma un’anima a Gesù Cristo".



Al’Angelus del 26 Dicembre 2005, Papa Benedetto XVI ebbe a dire che "dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare". Questo ammonimento del Papa invita a rivolgere il pensiero e la preghiera a Maria: a Colei che è la prima e la più perfetta dei seguaci di Cristo, a Colei che può aiutarci a vivere con coerenza il Vangelo, nei tempi difficili che attraversiamo.

Un grande missionario del sec. XVIII, San Luigi Maria da Montfort, riconobbe nella Missione predicata al popolo un mezzo efficacissimo per ravvivare lo spirito del Cristianesimo nei fedeli. A quanti frequentavano la Missione faceva rinnovare ad uno ad uno, in modo solenne, le promesse del santo Battesimo, dinanzi al libro del Vangelo e all’immagine di Maria.

È così che nel cuore stesso del "Trattato della vera devozione" troviamo, scritto a caratteri maiuscoli, questo titolo: La parfaite consécration à Jésus-Christ. Ad esso segue una pagina che è tutta un polisillogismo fortemente concatenato e stringente che porta alla seguente categorica affermazione: "La perfetta consacrazione a Gesù Cristo non è altro che una perfetta e totale consacrazione alla Santissima Vergine".

La riportiamo qui perché essa contiene in sintesi tutto il pensiero e il messaggio mariano del Santo di Montfort: "Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Ne consegue che la più perfetta di tutte le devozioni è senza dubbio quella che ci conforma, unisce e consacra in modo più perfetto a Gesù Cristo. Ora, poiché fra tutte le creature Maria è la più conforme a Gesù Cristo, ne consegue che fra tutte le devozioni quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione alla Santissima Vergine, sua Madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo".



Copertina della "Marialis cultus" di Papa Paolo VI, rieditata dalla LEV nel 30° dell'Esortazione Apostolica.


Accogliere Maria è accogliere Gesù

Quasi a commento di queste pagine del Montfort, riferisco qui l’insegnamento del Santo Padre Paolo VI.: "Dice l’Apostolo che ha tracciato la struttura fondamentale del Cristianesimo: ‘Quando arrivò la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, nato da Donna’. E Maria – ci ricorda il Concilio – "non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza". Questa dunque non è una circostanza occasionale, secondaria, trascurabile; essa fa parte essenziale, e per noi uomini importantissima, bellissima, dolcissima del mistero della Salvezza. Cristo a noi è venuto da Maria, lo abbiamo ricevuto da Lei... Se vogliamo essere Cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui conduce" [Dall’Omelia nel Santuario della Madonna di Bonaria, presso Cagliari, il 24 Aprile 1970].

Leggiamo inoltre nell’Esortazione apostolica Marialis cultus [2 Febbraio 1974]: "Nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende [...]. Certamente la genuina pietà cristiana non ha mai mancato di mettere in luce l’indissolubile legame e l’essenziale riferimento della Vergine al Divin Salvatore" [MC, 25].

Alla luce dei pensieri mariani qui riportati, del Santo di Montfort e del Papa Paolo VI, è facile comprendere le amare riflessioni di F.W. Faber: "Gesù non è conosciuto, perché Maria è lasciata in dimenticanza! Se Maria fosse almeno conosciuta! Quanto più facilmente diverremmo immagini viventi di Gesù, nostro Signore e Salvatore!".

E che dire "dell’alto prezzo da pagare per vivere con coerenza il Vangelo?". Non dimentichiamo le condizioni poste ripetutamente da Gesù a chi vuol essere suo discepolo: rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la propria croce, e lo segua. Non dimentichiamo l’alto prezzo pagato da Gesù per il nostro riscatto [cfr. 1Pt 1, 18].

Alberto Rum

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"…Abbi il coraggio di osare con Dio"

Maria, eco di Dio



"La Vergine intona ancora e sempre il "Magnificat": quando la si onora o ci si dona a lei, Dio è onorato poiché a Dio ci si dona per mezzo di Maria e in Maria" (VD 222).


Il 21 Novembre 1964 - giorno che la Liturgia consacra alla memoria della "Dedicazione" che Maria fece a Dio di se stessa fin dall’infanzia, mossa dallo Spirito Santo - il Papa Paolo VI così disse nel discorso conclusivo della Terza Sessione del Concilio Vaticano II: "Maria, umile serva del Signore, è tutta relativa a Dio e a Cristo, unico Mediatore e Redentore nostro", tanto che "la devozione a Maria, lungi dall’essere fine a se stessa, è mezzo invece essenzialmente ordinato ad orientare le anime a Cristo e così congiungerle al Padre, nell’amore dello Spirito Santo".

Tali affermazioni riportano il pensiero alle pagine del "Trattato della vera devozione" e del "Segreto di Maria", dove San Luigi Maria da Montfort invita a contemplare la splendida icona di Maria, "eco di Dio", da lui delineata con mano maestra: "Maria è la meravigliosa eco di Dio. Quando si grida ‘Maria!’ essa risponde: ‘Dio!’ (SM 21). "Tu non pensi mai a Maria, senza che Maria pensi a Dio al tuo posto; tu non lodi e non onori Maria, senza che Maria con te lodi e onori Dio. Maria è tutta relativa a Dio e potrei dire: ella è la relazione a Dio, che esiste solo in rapporto a Dio: è l’eco di Dio, che non dice e ripete che Dio. Se tu dici Maria, ella dice Dio. Santa Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto; Maria, l’eco fedele di Dio, intonò "L’anima mia magnifica il Signore".

Ciò che Maria fece quella volta, lo fa tutti i giorni; quando la si loda, la sia ama, la si onora, o ci si dona a lei, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato, a Dio ci si dona per mezzo di Maria e in Maria" (VD 222).


Messaggio dell’Immacolata al mondo contemporaneo

Quasi a commento di queste pagine del Montfort, piace riportare qui alcuni brani dell’Omelia pronunciata dal Santo Padre Benedetto XVI, l’8 Dicembre 2005, durante la Concelebrazione Eucaristica, nella solennità dell’Immacolata.

È da notare come L’Osservatore Romano abbia presentato l’Omelia del Papa sotto questo titolo a grandi lettere: L’Immacolata all’uomo di oggi: "Compromettiti con Dio!".

Tale messaggio dell’Immacolata al mondo contemporaneo viene raccolto dal Papa nella contemplazione di due icone mariane: la Figlia di Sion e la Donna del Protovangelo.

1] La Figlia di Sion – Dice il Papa: "Maria è "il santo resto" d’Israele a cui i Profeti hanno fatto riferimento. In lei è presente la vera Sion, quella pura, la vivente dimora di Dio. In lei dimora il Signore, in lei trova il luogo del Suo riposo. Lei è la vivente casa di Dio, il quale non abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell’uomo... Maria è l’Israele santo; ella dice "sì" al Signore, si mette pienamente a Sua disposizione e diventa così il tempio vivente di Dio".

2] La Donna del Protovangelo – Dopo aver avvertito che "tutti portiamo dentro di noi una goccia del veleno" del modo di pensare illustrato nelle immagini del Libro della Genesi, il Papa così prosegue: "Questo dobbiamo imparare nel giorno dell’Immacolata: l’uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà. Solo l’uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà […]".

Detto questo, il Papa trasmette il messaggio che la Madre di Dio rivolge all’uomo di oggi, a ciascuno di noi: "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede!".

Queste forti e vigorose espressioni di Benedetto XVI mettono bene in luce l’icona di Maria "eco di Dio", e rimandano, a loro volta, ad altre pagine del Montfort che invitano a comprometterci davvero con Dio, sull’esempio dell’Immacolata Madre del Signore.

Alberto Rum


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Perché secondo Charles Journet la Chiesa è mariana
Tra la morte e la vita
il mistero ha il volto di una donna


di Piero Viotto

La chiesa è mariana non solo per il "mistero dell'incarnazione", perché Maria a Nazaret è madre di Cristo, il Verbo di Dio, ma anche per il "mistero della compassione", perché Maria ai piedi della croce ha partecipato alla redenzione, ha ricevuto in consegna l'apostolo Giovanni, e tutti noi. Così la Chiesa nasce dal cuore ferito di Gesù e di Maria. Si può dire che la mariologia è una parte dell'ecclesiologia.
Charles Journet (1891-1975), sulla base dei Padri della Chiesa, che egli cita ripetutamente, attraverso le argomentazioni dei teologi, seguendo il realismo esistenziale di san Tommaso, e anche le intuizioni poetiche di Charles Péguy e di Paul Claudel, cerca, per quanto è possibile, l'intelligenza di questi misteri, utilizzando immagini tratte dal mondo delle scienze naturali e delle matematiche nei cinque volumi del suo trattato, La chiesa del Verbo incarnato (1941-1962). Ma per conoscere le sue riflessioni teologiche sono forse più importanti i numerosi ritiri spirituali, Entretiens, tenuti nei conventi di clausura, che il cardinale Georges Cottier, che ha sostituito Journet nella direzione della sua rivista "Nova et vetera", sta pubblicando presso la casa editrice svizzera Parole et silence.

Journet, nel Trattato e nelle Meditazioni, ha molto riflettuto sulla natura della messa per affermare che durante il brevissimo tempo che intercorre nella doppia consacrazione, noi siamo, per un breve momento, realmente presenti all'unico sacrificio di Cristo in croce, proprio come Maria al Calvario, partecipi di una "mediazione ascendente" - nella quale Maria sacrifica suo figlio al Padre, per la salvezza degli uomini - e di una "mediazione discendente" - nella quale Maria "dispone i nostri cuori ad accogliere la salvezza".
L'eucarestia va considerata sotto due aspetti: nel tempo, come "segno sacrificale", al momento centrale della messa, che ci porta a essere presenti alla morte di Cristo, e nello spazio, come "segno sacramentale", nel pane consacrato, ove Cristo risorto è presente, fino a quando si conservano "le apparenze proprie e naturali del pane". Il teologo sviluppa due interessanti osservazioni, nella prima scrive "il sacerdote che si astiene dal celebrare per accontentarsi di comunicarsi ignora ciò per cui la Chiesa lo ha ordinato", nella seconda sottolinea che la Chiesa non è tanto il luogo dell'assemblea dei cristiani, quanto il luogo della presenza personale di Cristo fra di noi, che costituiamo il suo corpo, che continua nella storia.
Maria è "il prototipo della Chiesa", e a questo tema il teologo svizzero dedica un intero capitolo del Trattato, per precisare con esattezza le modalità del ruolo di Maria e dei cristiani nel processo della redenzione. "I meriti del Cristo suscitano i meriti della Chiesa, non per "addizione", ma per partecipazione, non alla maniera di una "giustapposizione", ma alla maniera di "compenetrazione", come l'Essere di Dio suscita l'essere dell'universo". Cristo è l'unico redentore, perché la grazia "risiede in Lui in primo luogo, come nella sua sorgente, e nella Chiesa, fin dalla sua apparizione cresce in dipendenza da Lui".

Ciò premesso, nella riflessione di Journet si fa un'analisi delle differenze tra la "correndenzione collettiva" della Chiesa, che riguarda gli uomini di ciascun tempo storico e di ciascun gruppo sociale, e la "correndenzione personale" di Maria, che "è assolutamente universale e riguarda gli uomini di tutti i tempi, per cui è anteriore e avviluppa la mediazione della Chiesa", anche se Lei stessa è avvolta nella redenzione del Cristo.
Journet esemplifica queste relazioni, osservando che l'azione di santa Monica agisce direttamente su sant'Agostino, ma essa è supportata dall'azione redentrice del Cristo, come la luna che è in orbita gravitazionale della terra, ma questa è nell'orbita gravitazionale del sole. Queste immagini non sono soltanto un aiuto intellettuale per conoscere meglio il mistero, ma rimandano alla realtà della comunione dei santi: "Ci sono delle anime che sostengono altre anime, come un pianeta sostiene i suoi satelliti". Tutta la redenzione è in Cristo, e non aumenta nel tempo, proprio come, osserva Journet, "dopo la creazione non c'è, intensivamente, più essere, ma solamente molte partecipazioni all'essere". La differenza tra la redenzione e la corredenzione non è una questione di quantità, ma di qualità, l'azione del Cristo è un fatto ontologico, Lui solo può essere mediatore, e meritare, a livello di giustizia, la nostra salvezza; l'azione di Maria, della Chiesa, dei singoli cristiani è un atto morale, che nell'amore e per amore partecipa alla redenzione.

Nell'universo spirituale Maria è la prima redenta, ma in maniera assolutamente unica, perché, per il mistero dell'immacolata concezione è stata preservata dal peccato originale, prima della Chiesa e in vista della Chiesa. In Maria c'è il massimo di corredenzione, e Journet si serve anche della matematica per trovare un esempio esplicativo, dicendo che la Chiesa nel suo divenire tende verso questo massimo, che è Maria, come "la curva tende al suo asintoto".

Journet riflettendo sull'Apocalisse considera anche il ruolo di Maria come sposa del Cristo in quanto parte eminente della Chiesa, non in quanto madre di Gesù, perché sarebbe errato mescolare le due prospettive, quella mistica e quella ontologica. Maria è sposa del Cristo nella prospettiva evangelica del "Chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, è mio fratello, sorella, madre". La teologia di Journet è sempre attenta a queste sottili, ma importanti distinzioni, spinge al massimo la riflessione intellettuale della teologia, ma non la risolve nel linguaggio dell'esperienza mistica.

Dopo queste argomentazioni Journet conclude "Cristo è nostro fratello perché la nostra sorella Maria è sua madre", e precisa che la salvezza avviene nella storia, perché Maria e i santi nel cielo non possono più acquisire meriti, ma soltanto distribuirli, in quanto "l'intercessione non meritoria nel cielo si appoggia sulla intercessione meritoria della terra, per sollevare tutto l'universo del tempo storico e per conseguenza tutto l'universo del purgatorio". E lascia l'ultima parola a sant'Agostino "un grande mistero ha voluto che la morte ci fosse venuta da una donna e la vita ci fosse ridonata da una donna, e che il diavolo fosse vinto dalla nostra doppia natura, femminile e maschile" (De agone cristiano, cap. XXII).



(©L'Osservatore Romano - 10 agosto 2008)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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