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Se vogliamo essere Cristiani, dobbiamo essere mariani

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2016 22:55
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19/10/2009 21:55
 
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«ALLA VERGINE AFFIDO
L’ANNO SACERDOTALE»


«Cari sacerdoti, la celebrazione del 150 anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney (1859, foto) segue immediatamente le celebrazioni appena concluse del 150 anniversario delle apparizioni di Lourdes (1858). Già nel 1959 il beato Papa Giovanni XXIII aveva osservato: "Poco prima che il Curato d’Ars concludesse la sua lunga carriera piena di meriti, la Vergine Immacolata era apparsa, in un’altra regione di Francia, ad una fanciulla umile e pura, per trasmetterle un messaggio di preghiera e di penitenza, di cui è ben nota, da un secolo, l’immensa risonanza spirituale. In realtà la vita del santo sacerdote, di cui celebriamo il ricordo, era in anticipo un’illustrazione vivente delle grandi verità soprannaturali insegnate alla veggente di Massabielle. Egli stesso aveva per l’Immacolata Concezione della Santissima Vergine una vivissima devozione, lui che nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e doveva accogliere con tanta fede e gioia la definizione dogmatica del 1854". Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della sua Santa Madre .

Alla Vergine Santissima affido questo Anno sacerdotale, chiedendole di suscitare nell’animo di ogni presbitero un generoso rilancio di quegli ideali di totale donazione a Cristo ed alla Chiesa che ispirarono il pensiero e l’azione del Santo Curato d’Ars. Con la sua fervente vita di preghiera e il suo appassionato amore a Gesù crocifisso Giovanni Maria Vianney alimentò la sua quotidiana donazione senza riserve a Dio e alla Chiesa. Possa il suo esempio suscitare nei sacerdoti quella testimonianza di unità con il Vescovo, tra loro e con i laici che è, oggi come sempre, tanto necessaria». Così si è espresso Benedetto XVI il 16 giugno all’apertura dell’Anno sacerdotale.
  


   

«FORTUNATE LE FAMIGLIE
DOVE SI RECITA IL ROSARIO»

  
«M
io padre, architetto, diceva il rosario in auto, aveva persino composto alcuni inni da cantare all’inizio di ogni mistero. Recitavamo la corona insieme quando tornavo per le vacanze; e faccio tuttora la stessa cosa nei Paesi dove mi trovo».
Questa testimonianza è di padre René Laurentin, il più noto mariologo francese.

«Il rosario insomma è una preghiera di sempre. I Domenicani poi hanno inventato un sacco di piccoli accorgimenti per rinnovarla: seguendo il ritmo del respiro, richiamando il mistero dopo ogni Ave Maria.

«Il rosario è una devozione antica, attribuita a san Domenico nel XIII secolo e messa a punto dal domenicano Alano de la Roche nel 1473. Siccome i contadini e la gente del popolo non potevano recitare i 150 salmi come i monaci, sono state loro proposte le 150 Ave Maria, raggruppate in 5 decine per meditare i grandi misteri della vita di Cristo e di Maria. Però è anche una preghiera moderna, in quanto è semplice e non presenta difficoltà. La si può recitare ovunque: in chiesa o a casa, a letto o camminando o anche lavorando, come facevano molti contadini.

«Fortunate le famiglie che sanno dare ai loro figli il gusto della preghiera. I bambini vi sono sensibili. Alcune giovani coppie li abituano fin dalla culla alla loro preghiera quotidiana, prendendoli in braccio; e spesso questi neonati sono incuriositi e sorridono. In circostanze del genere talvolta arriva anche il cane di casa, e si accuccia in silenzio ai loro piedi... Con gli adolescenti è più difficile. È l’età in cui si forma una personalità autonoma e ciò richiede ai genitori molta comprensione, pazienza, tolleranza, ma anche fermezza perché la personalità si formi senza deformarsi, né distruggersi attraverso tutte le droghe moderne» 

(da un intervista apparsa sul Timone, n. 25/03).
   


   

LUCIA E LA CONSACRAZIONE
DELLA RUSSIA 25 ANNI FA

  
La consacrazione della Russia fu fatta solennemente da Giovanni Paolo II il 25 marzo del 1984 (25 anni fa). Ricordando quell’evento, che più di ogni altro portò al crollo del comunismo, padre Luis Kondor svd, vice-postulatore della causa dei pastorelli di Fatima, racconta: «Dopo tre giorni dalla consacrazione andai al Carmelo di Coimbra a parlare con suor Lucia  e lei mi disse che il Cielo aveva accettato la consacrazione. Le chiesi: Quale sarà il segno? . Mi rispose: "Presti attenzione all’Est, da lì verrà la risposta"».
 

  • Non tutti i vescovi erano presenti

«Dopo la consacrazione, suor Lucia mi ha confermato che questo atto di affidamento era stato accettato…, perché, anche se non c’erano tutti i vescovi, c’era la partecipazione e collaborazione morale della maggioranza. Solo suor Lucia sa come ha scoperto questa partecipazione e collaborazione morale !».



 

  • Perché la consacrazione del 1982 non fu valida?

«La prima consacrazione fatta qui a Fatima, nel 1982, non era valida, perché Giovanni Paolo II non aveva invitato tutti i vescovi. Era contento il Papa di fare la consacrazione e aveva il testo preparato in cinque lingue e informò suor Lucia. Ma lei lo avvisò che non andava bene, perché non aveva invitato i vescovi. Il Papa non conosceva questo particolare e nessuno gliene aveva parlato…».

  • Come procede il Processo di beatificazione di suor Lucia?

«I documenti, è comprensibile, sono riservati. Nel Processo ve ne saranno da esaminare molti. C’è un grande lavoro per la Commissione storica. Speriamo che la Chiesa ci faccia presto questo regalo…». Per padre Kondor l’obbedienza è un imperativo categorico. Ricorda con nuovi particolari una obbedienza di suor Lucia prima di farsi suora.

«Lei non voleva prendere l’abito monacale: "Non voglio lasciare Fatima diceva non voglio lasciare mia madre". Prima di partire andò alla Cova d’Iria e, abbracciata all’albero piangendo, ripeteva: "Io non vado via di qui". Ad un certo punto si è sentita una mano sulla spalla. Era la Madonna: "Sono qui per la settima volta. Devi ubbidire al Vescovo, perché lui ti comunica la volontà di Dio".
Udita questa frase, ha avvertito come un ribaltarsi dei suoi sentimenti, ha provato una grande gioia ed ha cambiato umore. Non più triste e piagnucolosa, ma si sentì felice di fare la volontà di Dio, che le veniva comunicata attraverso le parole del Vescovo. Senza timore e incertezze si è congedata dalla famiglia e da tutti, parenti e amici. L’indomani è partita. La madre, questo è scritto nelle Memorie, le disse: "Figlia mia, se la Madonna veramente ti appare sarà lei a proteggerti. Ma se non è così, sarai la persona più disgraziata di questo mondo". Il tempo ha dimostrato, anche se non ce n’era bisogno, che la madre di Lucia era una donna straordinaria per fede e per carità e il Signore si è servito della sua severità per realizzare il messaggio di Fatima» (da Maria di Fatima, nn. 3-4-5/09).
   


   

Brevi
   

«Nel pomeriggio, recitando il rosario col Santo Padre, ricorda mons. Loris Capovilla  parlando dei Giardini vaticani, si passava davanti alla Grotta di Lourdes e alla Madonna della Guardia (di Genova, voluta da Benedetto XV)».
Ora va aggiunta l’icona della Madonna del buon consiglio, venerata nel Santuario agostiniano di Genazzano, opera mosaicata della Fabbrica di San Pietro, posta vicino al largo detto un tempo Campana cinese. È stata benedetta il 9 luglio dal Papa, che ha dato a tutto il viale, che collega con la Torre di San Giovanni, il nome di "Passeggiata Pio XII". Qui infatti Eugenio Pacelli era solito fermarsi a meditare.



Giancarlo Giuliani.


Quasi ideale conclusione dell’Anno paolino e celebrazione del 50 della consacrazione dell’Italia a Maria ricordando che tutta la teologia su Maria si basa sull’affermazione di Paolo: «Cristo, nato da donna» (Galati 4,4) l Opera Romana Pellegrinaggi ha voluto celebrare presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura il 75° della propria istituzione. Alla presenza del card. Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, è stata portata in basilica la statua della Madonna di Fatima. Era il 13 maggio.


Dall’estremo lembo Sud della penisola iberica oggi noto come Rocca di Gibilterra, «che continua a separare e unire l’Africa all’Europa» (Giovanni Paolo II) nel 1309 venivano ricacciati oltre lo Stretto gli invasori musulmani. A ricordo fu eretta una cappella mariana, oggi considerata giustamente Santuario di Nostra Signora d’Europa. Alle celebrazioni dei 7 secoli di storia mariana Benedetto XVI ha inviato come suo rappresentante il card. Saraiva Martins. Erano presenti a Gibilterra  il 5 maggio una ventina di rettori dei maggiori santuari d’Europa.



 

«Non possiamo limitarci ad auspicare che il popolo slovacco e ungherese vivano come fratelli. Dobbiamo chiedere a Dio e alla sua Madre Santissima di accogliere e vivere le radici cristiane dei nostri Paesi». Al Santuario di Mátraverebély-Szentkút i vescovi delle due nazioni si sono ritrovati il 6 giugno per la seconda volta (la prima volta il 28 giugno 2008) per un incontro di preghiera e di riconciliazione: «Non vogliamo nascondere i problemi del post-comunismo, ma ricreare ponti e non muri, nella fiducia reciproca nel nome di Maria».

Nel Santuario mariano più importante del Piemonte, ad Oropa, mons. Francesco Ravinale, vescovo di Asti, ha voluto dare inizio all’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Con oltre quaranta sacerdoti e quasi duemila fedeli della Diocesi di Asti, mons. Ravinale è salito nel Santuario biellese, posto nel grandioso paesaggio alpino (a m. 1190), per testimoniare che «la Chiesa è mariana (Paolo VI a Bonaria) e che da Maria il sacerdote deve trarre l’esempio dell’amore alle anime».


 

Franco Albanesi, responsabile della Protezione civile nei giorni successivi al terremoto dell’Aquila, racconta che una madre aveva perso la parola nella disgrazia della morte del figlio e spersa se ne stava impietrita dal dolore vicino alle macerie di Onna. Alla visita del Papa, il 28 aprile, fu fatta avvicinare e Benedetto XVI le disse di non preoccuparsi: «Tuo figlio ha aperto le porte del paradiso». Così dicendo il Papa ha benedetto il suo rosario e glielo ha stretto in mano. Quella donna ha ritrovato la parola ed è corsa a porre quel rosario sulla tomba del figlio 
(Avvenire, 29.4.09).


Ricordando l’8 centenario (1209) dell’approvazione di Innocenzo III della forma di vita scelta da Francesco d’Assisi, gli storici mariani non possono ignorare che, trovandosi nella Marca di Ancona nel suo viaggio tra il 1208 e il 1209 nel convento del Comune di Sirolo, Francesco «mirò da lontano la Valle e la selva (di Loreto) e predisse la venuta (nel 1294), per mistero angelico, della sacrosanta Casa di Maria. E disse: O Valle fortunata! E corse a venerarla». Questa notizia è del 1597. Assai tardiva, ma la Basilica di Loreto ha voluto ricordarla raffigurando la visione di Francesco  in uno dei sottarchi della cupola.



 

«Il beato propagandista del paradiso» secondo Elsa Morante è il Beato Angelico (il domenicano fra Giovanni da Fiesole, 1395-1455). «Le sue Madonne, giovani e delicate, costituiscono un inno terreno alla dolcezza della maternità e all’umile e convinta accettazione della volontà di Dio», scrive Giovanni Marello. Una grande mostra per i 550 anni della morte è aperta ai Musei capitolini. Con motu proprio nel 1982 Giovanni Paolo II riconosceva ufficialmente il culto liturgico a fra Giovanni col titolo anche liturgico di Beato .


 

La Chiesa "ufficiale" (riconosciuta dal Governo) e la Chiesa "sotterranea" (fedele a Roma) sono unite nel ricordo della consacrazione della Cina a Maria, avvenuta 85 anni fa, nel 1924. In Santa Maria Maggiore a Roma, curiosamente, per la prima volta hanno pregato assieme sacerdoti cinesi sia "ufficiali" che "sotterranei" (Avvenire, 23.5.09). Il card. Ivan Dias, ricordando la Lettera ai cattolici della Cina del giugno 2007, ha detto che «in paradiso non vi saranno cattolici ufficiali e sotterranei… E il Papa vuole che l’unità si veda anche su questa terra».


La città di Imola per la celebrazione del Sinodo diocesano, riguardante l’attuazione del Vaticano II, si è rivolta idealmente alla Madonna del Piratello, patrona della Diocesi. «Nell’immagine della beata Vergine del Piratello ha affermato il vescovo Tommaso Ghirelli tutti ci rispecchiamo e ci riconosciamo Consapevoli delle nostre necessità, ci rivolgiamo a Maria per trovare la fiducia necessaria nel trasmettere i valori della fede. La fede che appare sempre più "sbiadita" per le nuove generazioni».


200 anni fa (1809) nasceva a Piovà d’Asti Guglielmo Massaia. Un missionario da porre accanto a figure come Matteo Ricci e Francesco Saverio. Creato cardinale nel 1884 da Leone XIII, dopo una vita passata tra i Galla in Etiopia, scriveva: «Ho celebrato la mia ultima Messa a Fekerièghemb davanti al gran crocifisso - (infatti fu cacciato nel 1879 dall’imperatore Johannes IV) - … Voglio che i monaci, rimasti nel Vicariato gallo, dalla consacrazione al Pater assistano sempre la Messa inginocchiati con le braccia distese: essi si immagineranno di trovarsi sul Calvario ai piedi della croce con Maria e come Maria offriranno il sacrificio per gli infedeli».


Fonte: Madre di Dio gennaio 2009


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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