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E le porte degli inferi non prevarranno

Ultimo Aggiornamento: 27/07/2011 15:40
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15/12/2008 18:11
 
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La speranza e la fiducia della Chiesa e dei Cattolici


Visti i tanti denigratori della Chiesa Cattolica ( ma Gesù ci aveva avvisati che ciò sarebbe successo) abbiamo pensato che non sarebbe male inserire ciò che di buono ha fatto la Chiesa Cattolica nei 2000 anni di esistenza, soprattutto in quel credere alla promessa del Cristo: E LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO...dando così testimonianza di fortezza, sacro Timor di Dio, Fiducia, martirio...

L’opera della Chiesa


Nel suo noto volume sulla Rivoluzione francese, Pierre Gaxotte ci fa dono di questa memorabile pagina:

"Al tempo dei Romani, un’epoca rude e razionale, la Chiesa aveva recato la consolazione nella miseria, il coraggio di vivere, L’abnegazione, la carità, la pazienza, la speranza di una vita migliore, improntata a giustizia. Quando l’Impero crollò sotto i colpi dei barbari, essa rappresentò il rifugio delle leggi e delle lettere, delle arti e della politica.

Nascose nei suoi monasteri tutto ciò che poteva essere salvato della cultura umana e della scienza. In piena anarchia la Chiesa era riuscita, in sostanza, a costituire una società viva e ordinata, la cui civiltà faceva ricordare e rimpiangere i tempi tranquilli, ormai passati. Ma c’è di più: essa va incontro agli invasori, se li fa amici, li rende tranquilli, ne opera la conversione, ne convoglia l’affluire, ne limita infine le devastazioni. Davanti al vescovo che rappresenta un aldilà misterioso, il Germano viene assalito dal timore, e retrocede. Egli risparmia le persone, le case, le terre. L’uomo di Dio diventa il capo della città, il difensore dei focolari, del lavoro, l’unico protettore degli umili su questa terra.

Più tardi, quando l’epoca dei saccheggi e degli incendi sarà passata, quando occorrerà ricostruire, amministrare, negoziare, le Assemblee e i Consigli accoglieranno a braccia aperte gli uomini della Chiesa, gli unici capaci di redigere un trattato, portare un’ambasceria, eleggere un principe.
Fra le continue disgrazie (...), mentre nuove invasioni ungheresi, saracene, normanne assillano i paesi, mentre il popolo disperso si agita senza alcun indirizzo, la Chiesa ancora una volta tiene fermo.

Essa fa risorgere le tradizioni interrotte, combatte i disordini feudali, regola i conflitti privati, impone tregue e opera accordi. I grandi monaci Oddone, Odilone, Bernardo innalzano al di sopra delle fortezze e delle città il potere morale della Chiesa, l’idea della Chiesa universale, il sogno dell’unità cristiana. Predicatori, pacificatori, consiglieri di tutti, arbitri in ogni questione, essi intervengono in ogni caso e dappertutto, veri potentati internazionali, di fronte ai quali ogni altro potere terrestre non resiste che a malapena.

Attorno ai grandi santuari e alle abbazie si intrecciano relazioni e viaggi. Lungo le grandi strade, dove camminano le lunghe processioni di pellegrini, nascono le canzoni epiche. Le foreste spariscono di fronte all’assalto dei monaci che dissodano la terra. All’ombra dei monasteri le campagne rifioriscono (celebre è la canalizzazione della pianura padana); i villaggi già rovinati rinascono. Le vetrate delle chiese e le sculture delle cattedrali sono il libro pratico nel quale il popolo si istruisce (...). I Appannaggi, ricchezze, onori, tutto si mette ai piedi degli uomini della Chiesa, e l’imponenza di questa riconoscenza basta da sola a far valutare la grandezza dei benefici seminati da essi".


(Pierre Gaxotte)[SM=g1740717]



ELOGIO DI PIO IX


Autore: Franco Cardini, Il Timone - n. 10.


Papa molto amato, ma anche odiato e calunniato.
Giovanni Paolo II lo beatifica, il mondo laicista lo condanna.
Ritratto di un Papa che fu santo e re. E profeta: vide prima di tutti i guasti che avrebbero prodotto il materialismo comunista e liberista.


"Benedite, gran Dio, l’Italia": l’invocazione intensa e commossa di Pio IX, un secolo e mezzo dopo che fu proferita, si legge non senza un qualche imbarazzo. Il Mastai Ferretti era un italiano nato a Senigallia, nello Stato Pontificio, era un uomo del suo tempo, l’Ottocento, che per qualcuno è il secolo formidabile del Romanticismo che si apre con Napoleone e si chiude alla vigilia della prima Guerra mondiale, e per qualcun altro è soltanto il siècle imbécille. Non gli si può certo rimproverare di aver cullato qualche entusiasmo per gli ideali di patria, di unità e di libertà. Non ci si può meravigliare se il suo entusiasmo di patriota cattolico si scaldò per alcuni anni alla fiamma del federalismo neoguelfo.

Non ci si può scandalizzare se dinanzi agli sviluppi centralistici, autoritari e giacobini dell’ala prevalente del movimento di unità nazionale, la coscienza del suo ruolo di capo della Chiesa e di principe di uno Stato italico che aveva diritto e bisogno di preservare la sua sovranità lo spinse a chiamarsi fuori da un coro unitario sempre più egemonizzato dal militarismo e dall’espansionismo annessionistico dei piemontesi e dal radicalismo giacobino dei garibaldini.


Ho francamente qualche disagio a tornare su Pio IX dopo le polemiche nate nell’estate scorsa dalla sua beatificazione e dalla mostra che all’interno del Meeting di Rimini è stata dedicata a una rilettura della storia del Risorgimento.
 
Quanto al primo tema, non riesco francamente a convincermi che in un paese nel quale la religione cattolica è ancora forte e diffusa
anche se non più maggioritaria — sia ancora tanto radicata l’ignoranza relativa al carattere e al meccanismo dei processi di beatificazione e di canonizzazione: processi tipici ed esclusivi dell’ambito ecclesiale, che la Chiesa conduce iuxta sua propria principia e all’unico fine di stabilire se il candidato alla canonizzazione ha vissuto o no in grado eroico le virtù cristiane.


Per i cattolici, la proclamazione di un santo è uno dei pochissimi casi nei quali il pontefice romano è direttamente assistito dallo Spirito Santo e quindi infallibile. Ma nella canonizzazione non hanno alcun peso le opzioni politiche o culturali del candidato alla santità: elevare Luigi IX di Francia alla gloria degli altari non comporta affatto il santificare la prassi e gli obiettivi della "settima" e della "ottava" crociata; riconoscere la santità di Giovanna d’Arco non comporta per nulla una sanzione delle sue qualità tattiche o strategiche; beatificare Pio IX non comporta l’approvazione del suo comportamento politico in quanto sovrano dello Stato Pontificio.

Un santo può anche essere stato uno sprovveduto, uno sciocco, un fallito: questo non conta, lo Spirito soffia dove vuole. Un santo è un eroe delle virtù cristiane: la Chiesa ne decreta l’eroicità, il pontefice la legittima, lo Spirito Santo assiste quale Supremo Garante. Questo è tutto.

E non ci sono eccezioni o perplessità protestanti, o laiche, o musulmane, o ebree che tengano.


Ma bastano le ragioni della santità a ben giudicare Pio IX?

Credo che a correttamente valutarne l’opera sia necessario apprezzare anche le sue caratteristiche civili. Papa Mastai Ferretti sostenne con grande dignità l’urto dell’espansionismo piemontese e dell’aggressività massonica: difese con moderazione ma con fermezza la libertà del suo piccolo Stato investito dalla furia di forze che non esitarono ad abbandonarsi a un vero e proprio atto di brigantaggio internazionale culminato nell’aggressione e nell’invasione di uno Stato sovrano.

Il Piemonte sabaudo, ampliatosi e legittimatosi in Regno d’Italia, si comportò con lo Stato Pontificio come Hitler e Stalin, settant’anni dopo, si sarebbero comportati con la Polonia. Non è ultracattolico il dirlo: è semplicemente esito d’un’occhiata senza pregiudizi al mondo della storia.


Pio IX portò con dignità e con fermezza la sua croce: sovrano senza più regno, prigioniero nella sua stessa casa, adulato e calunniato al tempo stesso.

Difese il potere temporale: quel potere che, grazie a un’ottima e provvidenziale scelta concorde di Santa Sede e Governo italiano, è tornato sia pur simbolicamente a riproporsi mezzo secolo dopo la sua brigantesca soppressione. Non v’è dubbio che il potere temporale ha appesantito e compromesso la vita della Chiesa cattolica; ma è stato il prezzo che essa ha pagato per non finir a fungere da cappellana di palazzo di potenti della terra, come e invece accaduto alle chiese riformate e ortodosse.


Pio IX volle il Sillabo: ch’è "datato", ma che in più punti conserva intatto il suo valore profetico. Alludo ai commi 58 — 59, relativi al materialismo assoluto, che suonano profetica condanna del materialismo comunista non meno che dell’ipermaterialsrno iperliberista che presiede alla globalizzazione.


Bibliografia


* Alessandro Gnocchi Mario Palmaro, Formidabili quei Papi. Pio IX e Giovanni XXIII: due ritratti in controluce, Ancora, Milano 2000.

* Roberto De Mattei, Pio IX, Piemme, Casale Mon.to (AL) 2000.

* Rino Cammilleri, Elogio del Sillabo, Leonardo, Milano 1994.

* Angela Pellicciari Risorgimento da riscrivere, Ares, Milano 1998.

* Gerlando Lentini, La bugia risorgimentale. Il Risorgimento italiano dalla parte degli sconfitti, Il Cerchio, Rimini 1999.

* Paolo Gulisano, O Roma o morte! Pio IX e il Risorgimento, Il Cerchio, Rimini 2000.


[Modificato da Caterina63 15/01/2009 17:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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