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Il Concistoro (creazione di nuovi Cardinali)

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2013 15:49
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02/02/2009 13:17
 
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LA GIOIA FRATERNA DEI NEO CARDINALI.............

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Attorno al Padre e al Pastore


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GIANFRANCO GRIECO

"Nella vigilia della solennità dell'Annunciazione del Signore ci siamo qui riuniti, fratelli e sorelle carissimi, per rivolgere preghiere e suppliche a Dio onnipotente affinché, per intercessione della Vergine, Madre di Cristo nostro Salvatore, ci accompagni benigno con la sua grazia". Apriva con queste parole Benedetto XVI la celebrazione del Concistoro Ordinario Pubblico per la creazione di quindici nuovi Cardinali, l'imposizione della Berretta e l'assegnazione del Titolo o della Diaconia, svoltasi nella mattina di venerdì 24 marzo in Piazza San Pietro. E proseguiva: "Ci disponiamo infatti a compiere un atto gradito e grave del nostro ministero. Esso riguarda anzitutto la Chiesa di Roma, ma interessa pure l'intera comunità ecclesiale: chiameremo a far parte del Collegio dei Cardinali alcuni nostri fratelli, perché siano uniti alla Sede di Pietro con più stretto vincolo, divengano membri del Clero di Roma, cooperino più intensamente al nostro servizio apostolico".
Essi - proseguiva - "insigniti della sacra porpora, dovranno essere intrepidi testimoni di Cristo e del suo Vangelo nella Città di Roma e nelle regioni più lontane. Pertanto, con l'autorità di Dio onnipotente, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, creiamo e proclamiamo solennemente Cardinali di Santa Romana Chiesa questi nostri Fratelli".


Piazza San Pietro ritornava ancora una volta ad essere il cuore del mondo ecclesiale. Per la prima volta Benedetto XVI aveva la gioia di imporre la Berretta cardinalizia a 15 "benemeriti ecclesiastici".

Il Concistoro aveva inizio alle ore 10.30 con il canto d'ingresso intonato dalla Cappella Sistina: "Exultate, iusti, in Domino...". Benedetto XVI faceva il suo ingresso sul Sagrato accompagnato da un lungo applauso e prendeva posto alla Cattedra. Alla sua destra erano presenti 136 Cardinali, giunti a Roma per partecipare all'Incontro svoltosi nella giornata di giovedì 23. Tra questi, erano Angelo Sodano, Segretario di Stato, Decano del Collegio Cardinalizio e il Card. Roger Etchegaray, Vice-Decano. Erano inoltre presenti Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e numerosi presbiteri della Curia Romana e delle Chiese di provenienza dei nuovi Porporati. In tutto oltre trecento.

Dopo aver rivolto all'assemblea il saluto liturgico, il Santo Padre leggeva la formula di creazione dei Cardinali. Ogni nome veniva accolto da un lungo applauso che significava comunione e manifestava gioia.

Quindi il Cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a nome di tutti i neo Porporati rivolgeva al Santo Padre un indirizzo di omaggio e di gratitudine (il testo viene pubblicato nelle pagine 6/7).
Nell'"Orazione colletta", il Papa pregava Dio perché la Chiesa, "fedele alla sua missione, condivida sempre le gioie e le speranze dell'umanità, e si riveli come lievito e anima del mondo, per rinnovare in Cristo la comunità dei popoli e trasformarli nella tua famiglia". Veniva quindi cantato in latino da Massimo Scapin, il passo tratto dalla prima Lettera di san Pietro apostolo (5,1-11). Raimundo Pereira cantava, in gregoriano, il Salmo responsoriale (Salmo 88), mentre don Diego Pisano, cantava, in latino, il brano del Vangelo secondo Marco 10, 32-45: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire dare la propria vita in riscatto per molti".



Professione di fede e giuramento


Dopo l'omelia di Papa Benedetto XVI i Cardinali facevano coralmente la "Professione di fede" davanti al Popolo di Dio. Quindi, in latino, giuravano fedeltà e obbedienza al Santo Padre e ai suoi Successori: "Ego (...) sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis (...), promitto et iuro, me ab hac hora deinceps, quamdiu vixero, fidelem Christo eiusque Evangelio atque oboedientem beato Petro sanctaeque Apostolicae Romanae Ecclesiae ac Summo Pontifici Benedicti XVI...". Insieme giuravano di "conservare sempre con le parole e con le opere la comunione con la Chiesa cattolica; di non manifestare ad alcuno quanto mi sarà affidato da custodire e la cui rivelazione potrebbe arrecare danno o disonore alla Santa Chiesa; di svolgere con grande diligenza e fedeltà i compiti ai quali sono chiamato nel mio servizio alla Chiesa, secondo le norme del diritto. Così mi aiuti Dio onnipotente".


Terminato il giuramento, la Cappella Sistina intonava il canto: "Tu es Petrus", composto dal Maestro Giuseppe Liberto per l'inizio solenne del ministero di Pastore universale della Chiesa di Benedetto XVI, il 24 aprile 2005



Imposizione della Berretta


Il Papa imponeva poi la Berretta rossa e assegnava il Titolo o la Diaconia a ciascun nuovo Cardinale. Il Santo Padre ricordava che la Berretta rossa sta a significare che si deve essere pronti a comportarsi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del Popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Chiesa.


Ogni Cardinale, secondo l'ordine di creazione, si avvicinava al Papa e si metteva in ginocchio. Il Papa imponeva a ciascuno la Berretta rossa assegnando una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell'Urbe. Quindi consegnava la Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, scambiando l'abbraccio di pace. Ciascun neo Porporato scambiava poi l'abbraccio di pace con tutti gli altri Cardinali, mentre la Sistina cantava: "Euntes in mundum universum".



La preghiera universale


Alla preghiera dei fedeli venivano levate suppliche, in francese, per la Chiesa affinché, "docile al comando e all'esempio del suo Signore, sappia prodigarsi per tutti i figli dispersi nel mondo, con una carità che non conosca frontiere, generando tutti i popoli alla fede e raccogliendoli nell'unità"; in filippino, "per il Papa Benedetto XVI, stabilito da Dio successore di Pietro e pastore del gregge di Cristo" affinché "nel suo instancabile ministero per la nuova evangelizzazione sia sempre ricolmo della sapienza, della consolazione e della fortezza dello Spirito Santo"; in inglese, "per i Cardinali creati in questo Concistoro e per tutti i membri del Collegio Cardinalizio" affinché "attenti alle parole del divino Maestro, considerino la dignità alla quale sono stati chiamati come un segno che sollecita un più intenso servizio del Vangelo e un più grande amore per la Chiesa"; in polacco, "per i capi delle Nazioni e tutti coloro che le governano" affinché "sappiano realizzare concretamente le attese di libertà, di giustizia, di pace e di solidarietà che sono nel cuore di tutti i popoli"; in cinese, "per tutti coloro che ancora soffrono a causa della loro fede cristiana" affinché "nella preghiera esperimentino la certezza della comunione di tutta la Chiesa, e possano un giorno raccogliere nella gioia ciò che per lunghi anni hanno seminato nella pazienza e nell'amore"; in spagnolo, "per noi qui riuniti in preghiera, con Maria, Regina degli Apostoli" affinché "coscienti della nostra dignità di battezzati, possiamo crescere nella comunione ecclesiale, secondo il modello della Chiesa apostolica, nell'ascolto della parola, nella preghiera, nella frazione del pane, nella testimonianza della carità".

Il canto del "Pater Noster", in latino, concludeva un rito composto e solenne. Il Concistoro si concludeva con la Benedizione Apostolica del Papa e con il canto dell'antifona mariana: "Alma Redemptoris Mater": "O Santa Madre del Redentore, porta dei cieli, stella del mare...".

I cristiani di Roma, erano, come sempre, particolarmente coinvolti in questo grande avvenimento. In tanti respiravano e rivivevano la gioiosa esperienza del Grande Giubileo dell'Anno 2000 e le indimenticabili celebrazioni per il XXV anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II, che come ricordava il Santo Padre all'omelia, ne celebrava ben nove Concistori, "contribuendo così in maniera determinante a rinnovare il Collegio Cardinalizio, secondo gli orientamenti che il Concilio Vaticano II e il Servo di Dio Paolo VI avevano dato".



Universalità della Chiesa

Benedetto XVI annunciava questo Concistoro Ordinario Pubblico a conclusione dell'udienza generale di mercoledì 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro. In quella occasione, comunicava di aver nominato 15 Cardinali appartenenti a 11 Nazioni: 3 dall'Italia; 2 dalla Francia; 2 dagli Stati Uniti d'America; 1 dalla Polonia; 1 dalla Spagna; 1 dal Ghana;1 dalla Corea; 1 dal Venezuela; 1 dalla Cina; 1 dalla Slovenia; 1 dalle Filippine;1 dalla Polonia. Anche in questa schiera si rispecchiava l'universalità della Chiesa con la molteplicità dei suoi carismi e ministeri.



Una corale partecipazione

Insieme con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano presenti l'Arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato; Giovanni Lajolo, Segretario per i Rapporti con gli Stati; Mons. Gabriele Caccia, Assessore per gli Affari Generali; Mons. Pietro Parolin, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati; Mons. Tommaso Caputo, Capo del Protocollo.

In posti riservati erano presenti l'Arcivescovo James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia; l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere di Sua Santità; Mons. Paolo De Nicolò, Reggente della Casa Pontificia; Mons. Georg Gänswein, Segretario particolare di Benedetto XVI; Mons. Mieczyslaw Mokrzycki, della Segreteria particolare del Santo Padre, gli altri membri della Famiglia Pontificia.

Significativa la presenza di undici Delegazioni ufficiali: Spagna, guidata da José Bono, Ministro della Difesa; José Maria Barreda Fontes, Presidente della Comunità di Castilla la Mancha; e Seguito di tredici persone; Francia, guidata da Pascal Clement, Ministro della Giustizia e Seguito di quindici persone; Ghana, da Joseph Henry Mensah, Senior Minister e Seguito di sette persone; Slovenia, da Milan Zver, Ministro dell'Istruzione e Seguito composto da una persona; Polonia, da Elzbieta Jakubiak, Segretario di Stato, Capo di Gabinetto del Presidente e Seguito di cinque persone); Italia, da Marcello Pera, Presidente del Senato; Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera dei Deputati; Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Seguito di quindici persone; Venezuela, da Maria Pilar Hernandez, Vice Ministro degli Esteri e Seguito di dieci persone; Filippine, da Evangelina Lourdes Arroyo, figlia del Presidente della Repubblica e Seguito di sette persone. Attraverso le Delegazioni ufficiali erano rappresentati in Piazza San Pietro i popoli dei nuovi Cardinali, ulteriore testimonianza di universalità, di unità e di comunione ecclesiale.

Sul sagrato e sulla Piazza i fedeli innalzavano gonfaloni e stendardi dei luoghi di provenienza dei Porporati; sventolavano bandiere, con fierezza e con entusiasmo.

Per questa felice occasione, infatti, erano stati organizzati numerosi pellegrinaggi che, oltre a manifestare affetto e stima per i nuovi Porporati, confermavano la fedeltà al Successore di Pietro. Erano presenti numerose autorità civili delle terre di origine e di missione dei quindici Cardinali; i sindaci delle città di provenienza dei nuovi Cardinali; il Prof. Lorenzo Ornaghi, Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore con un folto gruppo di medici; professori della Università Jaghellonica di Cracovia; Madre Tekla Famiglietti, Abbadessa Generale dell'Ordine del Santissimo Salvatore di santa Brigida.

Il servizio liturgico era svolto da dodici ministranti del Pontificio Collegio "Maria Mater Ecclesiae". Insieme con il Coro della Cappella Sistina, diretto dal Maestro Giuseppe Liberto cantava il Coro dell'assemblea "Mater Ecclesiae" guidato da Suor Dolores Aguirre.

Dall'alto della Loggia della Benedizione pendeva l'arazzo con lo stemma del Papa. Sull'alto dell'entrata principale che porta nell'atrio un secondo arazzo ornava la facciata del Maderno: "Cristo con gli Apostoli". Risuonavano le parole del Papa rivolte ai nuovi Cardinali per ben cinque volte diceva: "Conto su di voi... la Chiesa offra al mondo in modo incisivo l'annuncio e la sfida della civiltà dell'amore".


(©L'Osservatore Romano - 25 Marzo 2006)

CAPPELLA PAPALE E CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I NUOVI CARDINALI PER LA CONSEGNA DELL’ANELLO CARDINALIZIO , 25.03.2006

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Nell'Anello l'intreccio
tra il principio petrino e quello mariano


Segno di dignità, di sollecitudine pastorale
e di più salda comunione con la Sede di Pietro


Dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa tiene la seguente omelia:


OMELIA DEL SANTO PADRE


Signori Cardinali e Patriarchi,
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

E’ grande motivo di gioia per me presiedere questa Concelebrazione con i nuovi Cardinali, dopo il Concistoro di ieri, e considero provvidenziale che essa si svolga nella solennità liturgica dell’Annunciazione del Signore. Nell’Incarnazione del Figlio di Dio, infatti, noi riconosciamo gli inizi della Chiesa. Da lì tutto proviene. Ogni realizzazione storica della Chiesa ed anche ogni sua istituzione deve rifarsi a quella originaria Sorgente. Deve rifarsi a Cristo, Verbo di Dio incarnato. E’ Lui che noi sempre celebriamo: l’Emmanuele, il Dio-con-noi, per mezzo del quale si è compiuta la volontà salvifica di Dio Padre. E tuttavia (proprio oggi contempliamo questo aspetto del Mistero) la Sorgente divina fluisce attraverso un canale privilegiato: la Vergine Maria. Con immagine eloquente san Bernardo parla, al riguardo, di aquaeductus (cfr Sermo in Nativitate B.V. Mariae: PL 183, 437-448). Celebrando l’Incarnazione del Figlio non possiamo, pertanto, non onorare la Madre. A Lei fu rivolto l’annuncio angelico; Ella lo accolse e, quando dal profondo del cuore rispose: "Eccomi … avvenga di me secondo la tua parola" (Lc 1,38), il Verbo eterno incominciò ad esistere come essere umano nel tempo.

Di generazione in generazione resta vivo lo stupore per questo ineffabile mistero. Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’Angelo dell’Annunciazione, domanda: "Dimmi, o Angelo, perché è avvenuto questo in Maria?". La risposta, dice il Messaggero, è contenuta nelle parole stesse del saluto: "Ave, o piena di grazia" (cfr Sermo 291,6). Di fatto, l’Angelo, "entrando da Lei", non la chiama con il nome terreno, Maria, ma col suo nome divino, così come Dio da sempre la vede e la qualifica: "Piena di grazia – gratia plena", che nell’originale greco è 6,P"D4JTµX<0, "amata" (cfr Lc 1,28). Origene osserva che mai un simile titolo fu rivolto ad essere umano, e che esso non trova riscontro in tutta la Sacra Scrittura (cfr In Lucam 6,7). E’ un titolo espresso in forma passiva, ma questa "passività" di Maria, che da sempre e per sempre è l’"amata" dal Signore, implica il suo libero consenso, la sua personale e originale risposta: nell’essere amata Maria è pienamente attiva, perché accoglie con personale disponibilità l’onda dell’amore di Dio che si riversa in lei. Anche in questo Ella è discepola perfetta del suo Figlio, che nell’obbedienza al Padre realizza interamente la propria libertà. Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato la stupenda pagina in cui l’Autore della Lettera agli Ebrei interpreta il Salmo 39 proprio alla luce dell’Incarnazione di Cristo: "Entrando nel mondo Cristo dice: … Ecco, io vengo per compiere, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,5-7). Di fronte al mistero di questi due "Eccomi", del Cristo e della Vergine, che si rispecchiano l’uno nell’altro e formano un unico Amen alla volontà d’amore di Dio, noi rimaniamo attoniti e, pieni di riconoscenza, adoriamo.

Che grande dono, Fratelli, poter tenere questa suggestiva celebrazione nella solennità dell’Annunciazione del Signore! Quanta luce possiamo attingere da questo mistero per la nostra vita di ministri della Chiesa. In particolare voi, cari nuovi Cardinali, quale sostegno potrete avere per la vostra missione di eminente "Senato" del Successore di Pietro! Questa provvidenziale coincidenza ci aiuta a considerare l’evento odierno, in cui risalta in modo particolare il principio petrino della Chiesa, alla luce dell’altro principio, quello mariano, che è ancora più originario e fondamentale.

L’importanza del principio mariano nella Chiesa è stata particolarmente evidenziata, dopo il Concilio, dal mio amato Predecessore Papa Giovanni Paolo II, coerentemente col suo motto Totus tuus. Nella sua impostazione spirituale e nel suo instancabile ministero si è resa manifesta agli occhi di tutti la presenza di Maria quale Madre e Regina della Chiesa. Più che mai questa presenza materna fu da lui avvertita nell’attentato del 13 maggio 1981 in Piazza San Pietro
.

A ricordo di quel tragico evento egli volle che un mosaico raffigurante la Vergine dominasse, dall’alto del Palazzo Apostolico, su Piazza San Pietro, per accompagnare i momenti culminanti e la trama ordinaria del suo lungo pontificato, che proprio un anno fa entrava nell’ultima fase, dolorosa e insieme trionfale, veramente pasquale. L’icona dell’Annunciazione, meglio di qualunque altra, ci fa percepire con chiarezza come tutto nella Chiesa risalga lì, a quel mistero di accoglienza del Verbo divino, dove, per opera dello Spirito Santo, l’Alleanza tra Dio e l’umanità è stata suggellata in modo perfetto. Tutto nella Chiesa, ogni istituzione e ministero, anche quello di Pietro e dei suoi successori, è "compreso" sotto il manto della Vergine, nello spazio pieno di grazia del suo "sì" alla volontà di Dio. Si tratta di un legame che in tutti noi ha naturalmente una forte risonanza affettiva, ma che ha prima di tutto una valenza oggettiva. Tra Maria e la Chiesa vi è infatti una connaturalità che il Concilio Vaticano II ha fortemente sottolineato con la felice scelta di porre la trattazione sulla Beata Vergine a conclusione della Costituzione sulla Chiesa, la Lumen gentium.


Il tema del rapporto tra il principio petrino e quello mariano lo possiamo ritrovare anche nel simbolo dell’anello, che tra poco vi consegnerò. L’anello è sempre un segno nuziale. Quasi tutti voi lo avete già ricevuto nel giorno della vostra Ordinazione episcopale, quale espressione di fedeltà e d’impegno a custodire la santa Chiesa, sposa di Cristo (cfr Rito dell’Ordinazione dei Vescovi). L’anello che oggi vi conferisco, proprio della dignità cardinalizia, intende confermare e rafforzare tale impegno, a partire ancora una volta da un dono nuziale, che vi ricorda il vostro essere prima di tutto intimamente uniti a Cristo, per compiere la missione di sposi della Chiesa.
Ricevere l’anello sia dunque per voi come rinnovare il vostro "sì", il vostro "eccomi", rivolto al tempo stesso al Signore Gesù, che vi ha scelti e costituiti, e alla sua santa Chiesa, che siete chiamati a servire con amore sponsale. Le due dimensioni della Chiesa, mariana e petrina, si incontrano dunque in quello che costituisce il compimento di entrambe, cioè nel valore supremo della carità, il carisma "più grande", la "via migliore di tutte", come scrive l’apostolo Paolo (1 Cor 12,31; 13,13).


Tutto passa in questo mondo. Nell’eternità solo l’Amore rimane. Per questo, Fratelli, profittando del tempo propizio della Quaresima, impegniamoci a verificare che ogni cosa nella nostra vita personale, come pure nell’attività ecclesiale in cui siamo inseriti, sia mossa dalla carità e tenda alla carità. Anche per questo ci illumina il mistero che oggi celebriamo. Infatti, il primo atto che Maria compì dopo aver accolto il messaggio dell’Angelo, fu di recarsi "in fretta" a casa della cugina Elisabetta per prestarle il suo servizio (cfr Lc 1,39). Quella della Vergine fu un’iniziativa di autentica carità, umile e coraggiosa, mossa dalla fede nella Parola di Dio e dalla spinta interiore dello Spirito Santo. Chi ama dimentica se stesso e si mette al servizio del prossimo. Ecco l’immagine e il modello della Chiesa! Ogni Comunità ecclesiale, come la Madre di Cristo, è chiamata ad accogliere con piena disponibilità il mistero di Dio che viene ad abitare in essa e la spinge sulle vie dell’amore. E’ questa la strada su cui ho voluto avviare il mio pontificato invitando tutti, con la prima Enciclica, a edificare la Chiesa nella carità, quale "comunità d’amore" (cfr Enc. Deus caritas est, Seconda parte). Nel perseguire tale finalità, venerati Fratelli Cardinali, la vostra vicinanza, spirituale e fattiva, mi è di grande sostegno e conforto. E per questo vi ringrazio, mentre invito voi tutti, sacerdoti, diaconi, religiosi e laici, ad unirvi nell’invocazione dello Spirito Santo, affinché il Collegio dei Cardinali sia sempre più ardente di carità pastorale, per aiutare tutta la Chiesa a irradiare nel mondo l’amore di Cristo, a lode e gloria della Santissima Trinità.

Amen!

[00439-01.02] [Testo originale: Italiano]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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