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La Quaresima nella Liturgia Bizantina (l'importanza del Digiuno)

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2009 19:12
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14/03/2009 20:51
 
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La terza domenica di quaresima nella tradizione bizantina

E il ladrone
divenne teologo


di Manuel Nin

"Gioisci, o Croce, per la quale in un attimo il ladrone divenne teologo, gridando:  "Ricordati di me, Signore, nel tuo regno". Della sua sorte facci partecipi". Questo tropario del martedì della terza settimana di quaresima raccoglie la confessione di fede del ladrone e di tutta la Chiesa che confessa il Signore crocefisso come re, Signore e datore di vita. Dalla sera del lunedì della terza settimana di quaresima al venerdì della quarta settimana la liturgia bizantina celebra e contempla la santa Croce come luogo di vittoria di Cristo sul peccato e la morte.

Tutte le liturgie cristiane hanno lungo l'anno liturgico diverse feste della Croce, che di solito hanno origine da celebrazioni a Gerusalemme nate dalla venerazione solenne della Croce il Venerdì santo, come racconta Egeria intorno all'anno 383.

Nella tradizione bizantina, in diversi giorni si celebra in modo speciale la Croce, ricordando che essa è presente nel cuore della vita della Chiesa, come l'albero è presente al centro del paradiso. Ogni mercoledì e venerdì si cantano tropari dedicati alla Croce, a cui sono dedicati il 14 settembre per l'Esaltazione della Croce, la terza domenica di quaresima, il 7 maggio e il 1 agosto. La celebrazione in questa domenica quaresimale ha un'origine costantinopolitana, legata a una traslazione di una reliquia della Croce da Apamea in Siria a Costantinopoli nel vi secolo, dov'è poi attestata dal patriarca Germano (715-730).
 

La terza domenica è messa nel mezzo della quaresima, con una settimana che la prepara - facendola pregustare - e un'altra che la prolunga. In alcuni tropari della terza settimana si accenna al desiderio della "visione" della Croce, quasi che la liturgia volesse metterci in ansia per arrivare alla domenica.

I testi liturgici mettono anche in rilievo i passi veterotestamentari che prefigurano la Croce di Cristo:  l'albero del paradiso (Genesi, 2, 9); Giacobbe che incrocia le braccia per benedire i figli di Giuseppe (Genesi, 48, 14); Mosè con le mani alzate sul popolo che combatteva Amalek (Esodo, 17, 8); il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Numeri, 21, 4). I testi della terza domenica ci presentano la Croce come porta del paradiso:  la quaresima infatti comincia con l'espulsione di Adamo dall'Eden e diventa un cammino di ritorno. Come se la pedagogia di Dio, che ci vuol riportare al paradiso, a metà del nostro cammino ce ne facesse vedere già l'accesso, cioè la Croce.

All'inizio della Divina liturgia della terza domenica di quaresima, la Croce è presa dall'altare, innalzata e posta su un vassoio con fiori ed erbe profumate, quindi portata dal sacerdote in processione e deposta al centro della chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci viene presentata in termini di sofferenza, ma in termini di gioia e di vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebriamo la Croce di Cristo che ci ristora, ci dà la vita e rende già presente la risurrezione di Cristo:  "Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa Risurrezione". Nei tropari cantati durante la processione e l'adorazione della Croce immagini contrastanti collegano l'Antico e il Nuovo Testamento:  "Oggi il Signore dell'universo si lascia inchiodare sulla Croce, riceve la corona di spine colui che cavalca i cieli sulle nubi, rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua mano ha modellato l'uomo, colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure, Croce vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell'incorruttibilità, porta del paradiso".

La venerazione della Croce nella terza domenica di quaresima vuole sottolineare che essa ha valore in rapporto con Cristo e ci ricorda che il Signore vi fu crocifisso per la salvezza dell'uomo. Adorando la Croce è Cristo stesso che adoriamo, e anche i gesti esterni di adorazione e venerazione - le prostrazioni, i baci alla Croce - coinvolgono, con i canti e le preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza, all'esperienza della presenza misericordiosa di Dio attraverso il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto.

La terza domenica situa la Chiesa nel cuore della quaresima, del cammino in cui siamo chiamati a seguire Cristo secondo la sua parola:  "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua". Con una celebrazione nella gioia per venerare la Croce come albero della vita:  "Una volta mediante l'albero il serpente aveva chiuso l'Eden, ma l'albero della Croce lo apre a tutti coloro che desiderano purificarsi col digiuno e le lacrime". Il nuovo paradiso dove questo albero viene piantato è la Chiesa, e la Croce per la venerazione è collocata al centro della chiesa:  "Si è rivelato un altro paradiso, cioè la Chiesa. Come una volta, essa porta l'albero della vita, la tua Croce o Signore, il cui contatto ci fa comunicare con l'immortalità".

La Croce dunque come albero della vita, la Chiesa come paradiso, aspetti presenti nella liturgia e nell'iconografia orientali e latine. Nel bellissimo mosaico della Croce di San Clemente a Roma, senza differenza tra Oriente e Occidente, contempliamo la bellezza della Croce che non mostra la sofferenza, la morte, ma la serenità, il sonno, la pace:  colui che vi è appeso, vi dorme. Una Croce dalla cui base germogliano rami abbondanti e vigorosi che avvolgono tutta l'abside, tutto il creato, a indicare che dalla Croce nasce la vita. Croce che ha attorno dodici colombe e quattro ruscelli ai piedi, icona della Chiesa che nasce dalla Croce da cui sgorgano i quattro Vangeli.

Uno dei tropari della terza domenica riassume in modo molto bello la teologia della Croce:  "Tre croci piantò Pilato sul Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l'Ade la vide e disse a quelli di laggiù:  "O miei ministri e miei eserciti, chi ha conficcato un chiodo nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all'improvviso, le mie viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori, infuria il mio spirito, e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero erano stati dati:  un albero li introduce di nuovo nel paradiso"".



(©L'Osservatore Romano - 15 marzo 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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