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La Quaresima nella Liturgia Bizantina (l'importanza del Digiuno)

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2009 19:12
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06/04/2009 19:12
 
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La settimana santa nella tradizione bizantina

Ecco lo sposo che viene nel mezzo della notte




di Manuel Nin

Nella tradizione bizantina la settimana che precede la domenica delle Palme volta quasi le spalle alla penitenza quaresimale per guardare il Signore che sale a Gerusalemme per esservi crocifisso e risorgere. È una settimana che ci fa seguire il cammino di Gesù; i testi liturgici ci fanno avvicinare in un modo molto pedagogico a questo cammino, ma soprattutto a quello che si manifesterà pienamente nei giorni santi, cioè la filantropia di Dio manifestata in Gesù Cristo, il suo amore reale e concreto per l'uomo.
Già nel iv secolo è attestata proprio a Gerusalemme la celebrazione della risurrezione di Lazzaro prima delle Palme.

Al mattutino del mercoledì troviamo nei tropari sia Lazzaro morto sia il povero Lazzaro della parabola:  "I farisei, vestiti di porpora e di seta, hanno come tesoro la Legge e i Profeti; essi hanno fatto crocifiggere te, il Povero, fuori delle porte della città e hanno rifiutato malgrado la tua risurrezione te, che sei da sempre nel seno paterno. La grazia sarà per loro come la goccia di acqua desiderata dal ricco empio ed essi vedranno una moltitudine di pagani che nel seno di Abramo portano il vestito del battesimo e la porpora del tuo sangue".

Il giovedì sottolinea già la vittoria di Cristo sulla morte, il venerdì mescola la gioia per l'imminente risurrezione di Lazzaro a quella per l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, e il sabato unisce la risurrezione di Lazzaro a quella di Gesù:  "Volendo vedere la tomba di Lazzaro, o Signore, tu che volontariamente ti accingevi ad abitare una tomba".

Tutta la sesta settimana di quaresima s'inquadra in questa contemplazione dell'incontro ormai vicino tra Gesù e la morte, dell'amico per primo e la propria la settimana seguente. Così, la grande filantropia di Dio che si rivelerà nella croce di Cristo ci viene fatta pregustare nella filantropia verso l'amico Lazzaro.

La domenica delle Palme conclude la salita di Gesù verso Betania e Gerusalemme, iniziando quella verso la croce. L'ingresso regale di Gesù è visto come conseguenza della prima vittoria di Gesù sulla morte, quella di Lazzaro, ed è una nuova teofania:  "Colui che ha per trono il cielo e la terra come sgabello dei suoi piedi, il Verbo di Dio Padre, il Figlio coeterno, oggi viene a Betania, umilmente seduto su un puledro d'asina. Tu che cavalchi sui cherubini e sei esaltato dai serafini, come Davide monti su un puledro, o Buono". È chiara, dunque, la celebrazione dell'ingresso di Gesù:  ingresso come re a Gerusalemme; ingresso in umiltà nella vita sacramentale della comunità cristiana; ingresso nella vita di ogni cristiano e di ogni uomo.

Nei primi tre giorni della settimana santa viene messa in luce la figura di Cristo come sposo, e cioè le nozze di Dio con la Chiesa e l'umanità. Questo è comune a tutte le liturgie orientali:  le tradizioni siriache hanno la celebrazione detta "delle lampade", durante la quale viene pure rappresentata in chiesa la parabola delle dieci vergini. I tre giorni commemorano alcuni personaggi:  lunedì santo il patriarca Giuseppe, figura di Gesù, venduto dai suoi fratelli, portato alla sofferenza, esaltato da Dio che lo costituisce salvatore del suo popolo; martedì santo, nella prospettiva del tema dello sposo, le dieci vergini della parabola; mercoledì santo la donna peccatrice che unse i piedi di Gesù, arrivando con le lacrime e l'unzione con l'olio profumato - entrambi simboli battesimali - a contatto col Cristo incarnato, lo sposo che va incontro alla sua Chiesa.

Due testi centrano l'ufficiatura di questi tre giorni:  "Ecco lo sposo viene nel mezzo della notte, beato quel servo che troverà vigilante, indegno quel servo che troverà negligente! Guarda dunque, anima mia, di non lasciarti opprimere dal sonno, per non essere consegnata alla morte e chiusa fuori del Regno! Ma, vegliando, grida:  santo, santo, santo tu sei, o Dio; per intercessione della Madre di Dio abbi pietà di noi". A questo fa riscontro il secondo tropario:  "Vedo il tuo talamo adorno, o mio salvatore, e non ho la veste per entrare. Fa' risplendere la veste dell'anima mia, o tu che doni la luce, e salvami!". L'attesa dell'incontro con il vecchio Adamo cacciato dal paradiso all'inizio della quaresima diventa adesso molto più pressante e si mescola con l'immagine e il tema evangelico dell'arrivo e dell'incontro con lo sposo, che arriva nel mezzo della notte e il cui talamo nuziale è unicamente la croce.

Il giovedì santo celebra infine raggruppati la lavanda dei piedi, l'ultima cena, la preghiera di Gesù nell'orto e il tradimento di Giuda. I testi dell'ufficiatura riprendono il biasimo per Giuda traditore mettendo in guardia il cuore di qualsiasi cristiano di fronte alla possibilità di tradire colui che ci ha chiamati, ed è diventato nostro servo e amico. La mattina si celebra già il vespro, con la liturgia di san Basilio e la lavanda dei piedi (soltanto nelle cattedrali dal vescovo e nei monasteri).

"Mentre i gloriosi discepoli erano illuminati nella lavanda della cena, allora Giuda si ottenebrava, l'empio malato di cupidigia. E consegna te, il giudice giusto, in mano ai giudici iniqui. Vedi l'amico del danaro, per questo finisce impiccato! Fuggi l'anima insaziabile, che tanto ha osato contro il Maestro". In questo tropario che apre l'ufficio del mattutino, i termini "illuminati" e "lavanda" sono da collocare in un contesto chiaramente battesimale:  mentre Giuda entra nella notte, i discepoli sono illuminati.



(©L'Osservatore Romano - 6-7 aprile 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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