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Vuoi davvero sapere cosa pensa la FSSPX (i Lefebvriani) ? Non accontentarti delle voci, informati

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2015 22:55
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23/05/2009 11:45
 
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Intervista a mons. de Gallareta, vescovo lefebvriano



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- Eccellenza, lei ha detto nel suo sermone che [la revoca delle scomuniche] aveva aumentato il numero di fedeli nel mondo, dopo il decreto del 21 gennaio.

Sì, in effetti, dopo il Motu Proprio, diverse migliaia di sacerdoti hanno chiesto il DVD che insegna a pregare la Messa tradizionale. Inoltre dopo questo decreto c’è un sacco di persone nuove che sono in contatto con i nostri conventi e seminari.

- Molti si chiedono perché il papa ha emesso il decreto del 21 gennaio. Alcuni parlano di una volontà di assorbire la Fraternità Sacerdotale di San Pio X e di metterla tacere. Altri parlano di un semplice atto di benevolenza del Papa. Qual è il Suo parere su questo argomento?

E’ difficile capire le intenzioni, ma da quello che si può dedurre dai fatti, ci sono probabilmente diverse ragioni. Mi sembra indiscutibile che vi sia da parte del Papa una certa volontà di ristabilmento della giustizia e benevolenza. Ma è chiaro che essi si aspettano che tali azioni e i contatti con Roma permettano loro di incorporarci all'interno della "dinamica chiesa", che limerebbe le spine che secondo loro noi abbiamo, per esempio, essere tanto rigidi e intransigenti, come dicono, sulla dottrina. Ossia si aspettando di "moderarci" un po’, incorporando anche alcune nostre cose positive.
Un altro aspetto importante è il desiderio di Benedetto XVI di dimostrare la continuità del Concilio Vaticano II con la Tradizione: se vuole dimostrare che vi è continuità, ci deve essere permesso di esistere e di vivere entro i confini della Chiesa. Certo, questa visione delle cose e di noi stessi è il più grande pericolo dei contatti a venire.

- Possiamo parlare di un papa tradizionalista?

No. Purtroppo no. Benedetto XVI ha inteso esplicitamente negarlo. Si sente pienamente e teologicamente identificato con il Concilio Vaticano II. Il suo insegnamento e il suo governo della Chiesa rientrano perfettamente nello spirito del Concilio. La prova è che vuole incorporarci alla Chiesa ufficiale, ma all'interno di una concezione ecumenica. Sta praticando dell’ecumenismo nei nostri confronti.
Tuttavia, vi è un cambiamento di atteggiamento nei confronti della tradizione: non è più di persecuzione, ma, in una certa misura, di accettazione. Questo cambiamento di atteggiamento, più sincero, più aperto circa la tradizione, fornisce una base per affrontare i colloqui con la Roma. Il buono, il nuovo dell’attuale Papa, è questo cambiamento di atteggiamento e di accettazione che il Concilio e il magistero postconciliare devono essere in continuità con la tradizione. Si tratta di un punto di contatto e di partenza che ci permette di discutere.

- Nella sua lettera ai vescovi del mondo, 12 marzo, il Papa ha affermato che "i problemi da affrontare adesso sono essenzialmente di natura dottrinale, e si riferiscono principalmente all'accettazione del Concilio Vaticano II e al magistero postconciliare dei Papi ". Quali sono i problemi dottrinali di cui Benedetto XVI ha parlato?

Sono precisamente le novità ispirate ai principi liberali, neomodernisti, come per esempio la libertà religiosa, la libertà di coscienza, l'ecumenismo, il democratismo che entrò nella chiesa con la visione della "Chiesa comunione", "Chiesa popolo di Dio", e attraverso la collegialità, che limita l'autorità del Papa e dei vescovi. In sintesi, è la svolta antropocentrica, di umanesimo e di personalismo che sono entrati nella Chiesa, e hanno operato una rivoluzione copernicana. Siamo passati da una concezione cristocentrica, teocentrica, a una sorta di culto dell'uomo, come lo rivendicò Papa Paolo VI.

- Secondo il decreto del 21 gennaio, dovrebbero iniziare colloqui dottrinali tra la Fraternità Sacerdotale San Pio X e il Vaticano. Nella Fraternità di San Pio X, più volte si è dichiarato di voler "guardare al Concilio Vaticano II alla luce della Tradizione". Come comprendere questa espressione?

Tale espressione richiede certa precisione. Ciò significa che il criterio per una spiegazione di ogni dottrina della Chiesa è la sua conformità alla tradizione. Pertanto studiare il Concilio alla luce della Tradizione significa respingere tutto ciò che è in contraddizione con l'insegnamento e l'insegnamento tradizionale, e accettare ciò che è armonioso e coerente con ciò che si crede da sempre, ovunque e da tutti: che è la definizione della tradizione.

- Allora possiamo dire che scopo di questi colloqui è quello di "convertire Roma"? Non le sembra forse una manifestazione di arroganza? Un’illusione?

Il termine "convertire Roma" non è corretta. Si tratta piuttosto di un ritorno, di una riconversione. D'altro canto, è Dio che può illuminare le menti e i cuori a muoversi per essere in grado di tornare alla Tradizione della Chiesa. Arroganza sarebbe se, sulla base di idee nostre, nuove, ci erigessimo a giudici della dottrina della Chiesa. Ma è piuttosto il contrario: giudicare una serie di sviluppi alla luce di ciò che è stato sempre pensato e vissuto nella Chiesa. Quindi, c'è fedeltà e non orgoglio. Arroganza è proprio l'atteggiamento di coloro che hanno disprezzato l'insegnamento di duemila anni di Chiesa, sulla base di decisioni personali e totalmente contraria alla fede. Illusione? No. Perché non andiamo con false aspettative, vale a dire che non abbiamo un’aspettativa già stabilita. Riteniamo che sia nostro dovere di testimoniare la fede cattolica, difenderla e condannare gli errori ad essa contrari, però non sappiamo quanto frutto si trarrà da queste discussioni. Non sappiamo se poco, molto o nulla. Non sappiamo se appena iniziati i colloqui se ne pentiranno, o se saremo in grado di continuare. Abbiamo l'obbligo di farlo, è nostro dovere, ma è Dio che dà il frutto ... niente, trenta per cento, sessanta, cento per cento? Dio solo lo sa, e provvederà, ma per Dio nulla è impossibile.

– A suo tempo Monsignor [Lefebvre] consacrò quattro vescovi invocando uno stato di necessità. Ha parlato nella sua omelia di una "operazione sopravvivenza" della Chiesa. Dopo il Motu Proprio del 7 luglio 2007 che autorizza la messa tridentina e il decreto del 21 gennaio 2009 concernente la scomunica vi è ancora un tale stato di necessità?

Sì, lo stato di necessità non è causato solo da un’ingiusta condanna o anche solo per la scomparsa della liturgia tradizionale. La nostra battaglia non è finita con il Motu Proprio. Lo stato di necessità deriva dal cambiamento della fede, dall'introduzione di dottrine radicalmente opposte alla fede cattolica e alla tradizione. In questo senso, il problema rimane lo stesso e non è cambiato. Se vi è stato un certo miglioramento nella posizione della Chiesa per quanto riguarda la liturgia tradizionale, in nessun modo v’è stata una soluzione al problema dottrinale della Messa. Lo stato di necessità prosegue esattamente uguale, perché la questione della fede continua a sussistere.

- Quali prospettive vede per la Fraternità di San Pio X, in futuro? Un accordo con Roma? Un riconoscimento canonico?

Non sarà, in assoluto, in un futuro immediato o a medio periodo. Noi precisamente escludiamo questa possibilità. Sappiamo che fino a quando non vi è un ritorno alla tradizione da parte di Roma, qualsiasi accordo pratico o canonico è incompatibile con la confessione e difesa pubblica della fede, e vorrebbe dire la nostra morte. Nella migliore delle ipotesi, umanamente parlando, ci sono davanti diversi anni di discussioni.
[..]


Fonte: Secretum meum mihi



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L'intervista offre molti spunti interessanti, alcuni condivisibili altri meno, altri da discutere...per esempio:

mi trovo d'accordo quando il vescovo in questione si lamenta che la situazione con la FSSPX sia trattata in modo ecumenico...ma non mi trovo d'accordo che questa sia, secondo il vescovo, l'intenzione del Papa[SM=g1740733]

mi trovo d'accordo sui problemi scaturiti dal dopo Concilio con le false interpretazioni ed ermeneutiche che hanno portato effettivamente nella Chiesa il modernismo già denunciato profeticamente da san Pio X, ma non sono d'accordo sul fatto che ciò sia stata l'intenzione della Chiesa e del Concilio in sè...[SM=g1740733]

e così via... il problema sta nel fatto che per 40 anni si è seminato veleno contro la FSSPX, li si è condannati senza mai ascoltare le loro ragioni, ed oggi si vuole recuperare qualcosa di veramente PREZIOSO da loro....la difesa alla Tradizione... ciò non toglie che da parte loro ci si è chiusi in una difensiva che ha portato ad una situazione di stallo e che Benedetto XVI ha rimosso...

davvero siamo nelle Mani della Santa Vergine come ben specifica mons. Fellay...

[SM=g1740717] [SM=g1740720]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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