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“Vi spiego chi è e come agisce Satana nella vita degli uomini”

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2012 11:11
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03/11/2012 11:11
 
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Ogni rivoluzione parte dall’abolizione delle parole (a cominciare da quelle di “mamma” e “papà”)

…inizia con l’abolire i nomi propri delle cose

prosegue con l’abolire le parole del “passato”

(che non raccontano cioè le verità ideologiche

ed evocano perciò i fantasmi della realtà invece che rimuoverla);

poi passa ad abolire la libertà di parola…

e, in finale, le persone che parlano,

a cominciare da chi ancora chiama le cose col proprio nome

 

Come già è accaduto in uno stato Usa, anche nella vicina Francia, guidata da un socialista che predica inesauste aperture ai diritti suggeriti da una feconda fantasia, è stata approvata una misura che elimina la dicitura di madre e padre dai documenti dello stato civile, sostituendola con gli incerti termini di genitore 1 e genitore 2. Tutto ciò per un malcelato senso di uguaglianza, che combatte ogni possibile turbamento ai capricci di chi, a partire dalle parole, intende mistificare la realtà dei fatti.

di  Federico Basso Zaffagno da papalepapale.com

 

La nuova “follia” del politicamente corretto in Francia: “mamma” e “papà” vanno in pensione. Arrivano “genitore1″ e “genitore2″

E’ di questi giorni l’ultima di una serie di iniziative volte a combattere le discriminazioni, almeno secondo l’assunto della corrente di pensiero che le mette in campo o della folla che le segue pedissequamente.

Come già è accaduto in uno stato Usa anche nella vicina Francia, guidata da un socialista che predica inesauste aperture ai diritti suggeriti da una feconda fantasia, è stata approvata una misura che elimina la dicitura di madre e padre dai documenti dello stato civile, sostituendola con gli incerti termini di genitore 1 e genitore 2.

 Tutto ciò per un malcelato senso di uguaglianza, che combatte ogni possibile turbamento ai capricci di chi, a partire dalle parole, intende mistificare la realtà dei fatti.

DAMMI TRE PAROLE: SOLE, CUORE, AMORE? NO: DITTATURA DELLE MINORANZE

LEGGERMENTE INCAZZATO (LEGGERMENTE PROPRIO!)

Si deve pensare che tale ultimo provvedimento si inserisca nel riconoscimento dei matrimoni omosessuali, ma non possiamo sottovalutare l’ulteriore destinazione a cui è rivolto, ovvero quel filone della parità di genere, che nelle interscambiabili quote rosa trova il suo dogma e di cui, fossi donna, mi vergognerei nell’intimo, per essere trattato come soggetto menomato fin dalla partenza.

 Io chiamo questo fenomeno dittatura delle minoranze, perché piega le regole della coesistenza alle urgenze di gruppi limitati, ma abili nelle loro recriminazioni.

Cantava Lucio Dalla, con fare al tempo stesso poetico e profetico, che nel presente “l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale”: ebbene sì, siamo alla fase della distorsione del tangibile, in cui alla normalità è richiesto in ogni contesto di scusarsi e piegare il capo per il solo fatto di non strepitare o trasgredire.

 In democrazia le leggi, che servono a regolare la vita dei consociati, sono dotate del primario carattere della generalità e dell’astrattezza, perché si rivolgono a una pluralità indeterminata di soggetti e si riferiscono a una classe di fattispecie; la normazione, inoltre, è chiamata a perseguire un criterio di ragionevolezza, che impone di non trattare in modo diseguale casi uguali o in modo uguale situazioni oggettivamente diverse.

Quindi dobbiamo constatare che i fautori di questa eguaglianza a tutti i costi sono i primi traditori della stessa retorica costituzionale di cui si fanno portatori, ove, per incentivare condizioni sociali differenti, non propugnano strumenti adeguati alle rispettive particolarità, ma inscrivono a forza gli stati della stragrande maggioranza delle persone entro i confini di minoritarie tendenze.

Anche senza essere arguti scrittori di fantascienza, si coglie immediatamente come, a forza di crepe e paletti piantati secondo il gusto arbitrario di segmenti della società, si prefigura uno scenario in cui ogni elemento di personalità può essere considerato fonte di intolleranza verso chi ne è privo o ne possiede uno diverso; così, invece che scegliere di rispettare la soggettività di ciascuno, seguendo il procedimento di livellamento in corso, si giunge a eliminare la verità delle diversità in favore di una artificiale uniformità.

SE PURE IL NOME DIVENTA UNA PIETRA D’INCIAMPO

LA RIVOLUZIONE SULLA PELLE DEI BAMBINI

Persino il nome proprio di una persona, allora, appare come una inaccettabile caratteristica che distingue l’uno dagli altri: assodato che, intanto, il battesimo è un rito che inorridisce i profeti dell’omogeneo, tanto più visto che appartiene alla religione patria e paterna, non è difficile immaginare che in un futuro prossimo qualche setta reclami anche l’eliminazione delle denominazioni, sostituendole, magari, con il codice fiscale, più utile a foraggiare organismi finalmente al servizio della retorica.

In fondo, perché ammettere di discendere da una civiltà che ha prodotto una lingua e una cultura?

E’ sempre tempo di innovare, eliminando le sovrastrutture -vocabolo caro a certi intellettuali che sono progenitori degli attuali difensori dell’indistinto- per tornare alla spontaneità di segni incisi sulle pietre: le parole uomo e donna sono fin troppo chiare, sincere ed esplicative dei concetti a cui fanno riferimento, ma c’è sempre l’ottimo succedaneo, meno provocatorio, di cromosoma XY e cromosoma XX.

Potrei aggiungere l’argomentazione che avere la libertà di essere quello che si vuole discende dal fatto che l’individuo insofferente alla verità è in vita, in quanto generato da una mamma e da un papà, ma è un ragionamento talmente evidente nella sua naturalezza che, se negato, dimostrerebbe la malafede dei sostenitori dell’assurdo e, quindi, che costoro cercano di affermare i propri interessi col ricatto e non con il ragionamento.

Finché si tratta di scelte private di esseri umani capaci e consapevoli, tutto è concesso, almeno fino a quando non viene la morte o non si tocca il bene di esistere, ma torniamo un momento al portato della confusione dei ruoli.

EDUCARE I FIGLI: CHI HA DETTO CHE E’ UN DIRITTO?

HOLLANDE, CON LA COMPAGNA “NUMERO 3″ (E MANCO L’ULTIMA).

Va ricordato che l’educazione della prole, innocente per definizione, non rappresenta un diritto di chi ne ha la potestà, bensì si configura quale dovere sancito a livello ordinamentale da uno Stato contemporaneo, che riconosce l’autonomia sociale, morale e patrimoniale della famiglia in virtù di un progetto ritenuto lecito dalla morale corrente, la quale, poi, è una delle fonti della stessa legislazione.

Perciò risulta addirittura ontologicamente irrealizzabile una parificazione pubblica fra coppie e genitori che si fondano sul matrimonio e le altre configurazioni di convivenza o paternità: la nazione, per paradigma, accredita al suo interno aggregazioni con finalità non meramente egoistiche, cui delega la propria perpetuazione, concedendo benefici economici, autonomia e agevolazioni, che non sono un costo economico, appunto, in quanto costituiscono un investimento sul futuro.

Nelle loro forme, amore e sesso hanno il potere di trasformarsi in sinonimi, nelle unioni caratterizzate da fiducia e istinto, e meritano, comunque, l’opportunità di svilupparsi, che è offerta loro dal creato, ma non devono pretendere di essere mantenuti dalla collettività, senza un ritorno: riflettiamo sull’impatto che potrebbe avere sul sofferente bilancio di un paese, in un periodo di contingenza della pubblica assistenza che non esita a togliere risorse ai legittimi bisogni, anche solo l’attribuzione di un trattamento pensionistico di reversibilità a centinaia di migliaia di innovativi e inediti legami convalidati.

A meno di non voler lasciare campo aperto, con quel che ne concerne anche sotto il profilo finanziario, a ogni unione ispirata da arida creatività, con il rischio di frantumare la stessa unità statuale e tornare al diritto dello status, dove già avveniva che appartenere a una categoria particolare e ristretta comportasse il godimento di privilegi immotivati.

Altrimenti, per coloro che ripudiano un dato costante che è alla base delle moderne collettività, esiste l’alternativa del modello praticato nell’antica Sparta, secondo il quale i genitori non avevano il compito di educare i figli, che venivano affidati a impersonali istituzioni.

E’ PER GLI ORFANI, DICONO.  MA, COME SEMPRE, I DATI LI SMENTISCONO.

Una delle tante nuove “famiglie” (?)

Persino il pretesto utilizzato diffusamente e di consueto per lucidare e abbagliare le coscienze si rivela del tutto insussistente: si dice che consentire l’adozione agli omosessuali garantirebbe, almeno, una casa agli orfani.

Sono sufficienti i numeri imparziali a documentare che in Italia la cerchia di coppie eterosessuali disposte ad accogliere un bambino abbandonato è molto superiore alle creature bisognose di una famiglia; tanto è vero che ogni anno schiere di coniugi intraprendono adozioni internazionali.

Oppure dovremmo dedurre che anche un bimbo venga usato come merce di scambio per attuare silenziose politiche immigratorie casuali?

 In ultimo, dopo avere parlato dei loro fini egoistici e delle inevitabili conseguenze, ho piacere di dedicare una spassionata considerazione ai protagonisti dell’incitamento alla sovversione della natura per come la riscontriamo, già con gli occhi.

Io chiamo arroganti quanti si arrogano il diritto di legalizzare nuove configurazioni di comunanza, perché reclamano indebitamente la competenza di decidere per la maggioranza dei presenti.

Costoro, per troppo presunta maturità, negano possa essere Dio e le sue regole generatrici a definire eccezione e regola, ma allo stesso modo rigettano i fondamenti del consorzio di cui sono membri, perché furono i medesimi padri costituenti a considerare la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Un tempo si diceva che tutto è politica, anche il privato e, infatti, adesso si impone di trasformare l’universale a immagine e somiglianza di scelte personali.

Se individui del medesimo sesso devono avere la prerogativa di sposarsi e adottare, allora perché essere discriminatori e vietarlo a fratelli, parenti in linea retta, specie incompatibili o impedire la poligamia, visto che i sistemi paiono fatti per essere contraddetti?

Posto che né la religione, né l’etica vengono più accettate, come mai dovrebbe essere una parte minoritaria, e non un’altra, a decidere il confine tra giusto e sbagliato, lecito e riservato?

 
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[SM=g1740771] riflessione breve:

Un articolo ben fatto che mi ha fatto ritirare fuori quello che avevo preparato per un incontro in Diocesi quando la Spagna abolì i termini di Padre e Madre sostituendoli con le le lettere A B :-(

Si constatava già in quel momento, parliamo di una decina di anni fa, l’affossamento o lo stravolgimento dell’uso dei termini appositamente per dare credibilità ad una cultura devastante e che inesorabilmente ha già coinvolto più di una intera generazione….

In Italia tutto è fermo perchè grazie a Dio abbiamo il Papa, ma quanto durerà questa tregua? Poco! a sentire Vendola il PD e la perversa Bindi ci siamo, dopo le prossime elezioni che sono certi di vincere si farà una legge che in fondo, abusivamente, già esiste in molti comuni che hanno approvato l’unione di coppie omosex…..
i PACS sono effettrivamente solo un passaggio “indolore” insomma, come a dire: METTIAMO TUTTI DAVANTI AL FATTO COMPIUTO…. e quindi rinnoviamo il vocabolario, riscriviamolo. E seppur siamo certi CHE NON VINCERANNO LA GUERRA, ma solo queste misere battaglie, ciò che deve preoccuparci è la rovina delle nuove generazioni che stanno crescendo con l’ideologia che tutto questo E’ NORMALE e frutto di una NATURALE progressione….. ecco perchè come cattolici non dobbiamo abbassare la guardia e resistere RESTANDO SEGNO DI CONTRADDIZIONE di un mondo perverso che si sta trascinando sull’orlo della rovina…..


[SM=g1740720]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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