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Chi deve nominare un vescovo o un pastore? (un lavoro del gennaio 2004)

Ultimo Aggiornamento: 29/08/2009 23:28
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Sesso: Femminile
28/08/2009 19:09
 
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... cerchiamo di capire alcuni aspetti.....aperti da lisa:
lisa giustamente segnalava quanto segue:

nelle chiese libere,( cioè in quelle che non fanno parte di nessuna denominazione ..ad esmpio adi  o altro), si diventa pastori perchè si dice ( io direi si crede) di aver ricevuto questa chiamata da Dio, non c'è una nomina particolare, in genere si raccolgono  dei credenti   che vedono in questa persona una guida, un pastore per l'appunto, e si forma una comunità, .......frequenti sono pure i casi di gruppi di  persone che si distaccano da una comunità esistente, in genenre per divergeze di opinioni dottrinali, e si riuniscono a formare una nuova comunità, in questi casi c'è sempre una persona  che riveste più autorità delle altre , e diviene il pastore....

........

Ora...senza nulla togliere alla BUONA FEDE di chi si sente ispirato a questo compito chiariamo subito il concetto che NON E' LA VOCAZIONE che stiamo discutendo.....e che neppure tentiamo di rinchiudere nella Chiesa Cattolica...la vocazione APPARTIENE  TUTTI, MA PROPRIO TUTTI.....ma...come dice l'apostolo Paolo NON A TUTTI è dato lo stesso ruolo...oppure, come dice Gesù NON A TUTTI E' DATO DI COMPRENDERE Mt.19 10-12 ....per esempio appunto, la questione del CELIBATO.....che lo stesso apostolo Paolo fa proprio suggerendolo e consigliandolo fin anche a Timoteo....(ma il celibato lo tratteremo altrove)
Quindi già evidenziamo due diversità: il "sacerdozio dei fedeli" e il Sacerdozio vero e proprio.......ma ne parleremo QUI.....
Gesù nel riferimento a Matteo sta parlando proprio ai SUOI che dopo aver ascoltato la questione del divorzio e dell'indissolubilità del matrimonio e quindi CONSACRANDOLO mediante IL SACRAMENTO.....gli dicono "se le cose stanno così MEGLIO NON SPOSARSI"....Gesù NON dirà loro che si sono sbagliati a capire, ma anzi...rinforza ciò che avevano compreso dicendo loro che anche l'essere EUNUCHI PER IL REGNO DEI CIELI.....E' UN SACRAMENTO....ED E' TALMENTE PROFONDO CHE NON A TUTTI SARA' DATO DI COMPRENDERE.....

 
Perciò....riprendendo quanto diceva lisa:

si diventa pastori perchè si dice ( io direi si crede) di aver ricevuto questa chiamata da Dio, non c'è una nomina particolare, in genere si raccolgono  dei credenti   che vedono in questa persona una guida, un pastore per l'appunto, e si forma una comunità, ...

........

occorre dire CHE NON E' ASSOLUTAMENTE QUESTO IL METODO PER DIVENTARE PASTORI...(o prete)

Se riprendiamo il caso di Timoteo, Timoteo era già un discepolo quando Paolo lo conosce......e quando LO CHIAMA......cioè....è il vescovo a scegliere il discepolo...proprio come fu Cristo a scegliere i 12......
Non è il prete a scegliersi la Parrocchia, è il Vescovo che da al prete il mandato.....e gli assegna il gregge 1Pt.5,1-11.....UNO PUO' ANCHE PROPORSI, ANZI, SE SENTE LA CHIAMATA DEVE PROPORSI MA A CHI? AL VESCOVO A SUA VOLTA CONFERMATO DA PIETRO..

 
Come potete notare NON abbiamo ancora usato documenti della Chiesa, fino adesso vi abbiamo portato LA BIBBIA.......tuttavia ora leggiamo qualche documento giusto per capire la dinamica della scelta.....e vorrei che notaste LE CITAZIONI evangeliche nel Documento......dal Catechismo:

4329
57. Nel mistero pasquale, Cristo diventa pastore della comunità del NT. Attorno a lui risorto, infatti, si raccolgono in unità e vengono introdotti nella comunione dello Spirito, i dispersi figli di Dio (cf. 1 Pt 5,4; Eb 13,20; At 2,25; Gv 11,51-52).

4330
58. La Chiesa, che nasce dalla pasqua e si manifesta nella pentecoste per iniziare la sua missione di salvezza, è il sacramento o segno e strumento del contatto nello Spirito santo con la persona e il mistero di Cristo soprattutto attraverso le Scritture, comprese nella tradizione, e i sacramenti della fede (cf. LG 1; SM I, 2).

4331
59. A tutto il popolo di Dio riunito nel suo nome, Cristo Signore partecipa il suo sacerdozio (cf. Ap 1,6; 5,9-10). Infatti "per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito santo, i battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici e far conoscere i prodigi di colui che dalle tenebre li ha chiamati all'ammirabile sua luce (cf. 1 Pt 2,4-10)" (LG 10). "Lo stesso Signore, infatti, con l'influsso che stabilmente esercita sulla Chiesa per mezzo del suo Spirito, suscita e promuove la risposta di tutti gli uomini, che si offrono a questo gratuito amore" (SM I, 1).

4332
60. Perciò il sacerdozio della Chiesa, che deriva da quello unico di Cristo e ne è partecipazione, è essenzialmente profetico e nella sua dimensione interiore si definisce come offerta ed oblazione di se stessi a Dio per gli uomini (cf. Rm 12,1; Gv 4,23).

4333
61. La Chiesa, per realizzare la sua missione di salvezza, partecipa in diverso modo al sacerdozio unico di Cristo. Dagli scritti del nuovo testamento risulta chiaramente che sono elementi propri dell'originaria struttura inalienabile della Chiesa, l'apostolo e la comunità dei fedeli, che si corrispondono tra loro in reciproca connessione, sotto il Cristo capo e l'influsso del suo Spirito (cf. LG 10; SM I, 4).
Questo rapporto è espresso negli stessi apostoli che "furono ad un tempo il seme del nuovo Israele e l'origine della sacra gerarchia" (AG 5).

4334
62. Cristo, infatti, annunciò che avrebbe edificato la sua Chiesa su Pietro e la fondò sopra i dodici (cf. LG 18); per questo gli scritti del nuovo testamento parlano della Chiesa fondata sopra gli apostoli.
Il ministero sacerdotale del nuovo testamento, che continua l'ufficio di Cristo mediatore e capo, è distinto essenzialmente e non solo per grado, dal sacerdozio comune di tutti i fedeli (cf. LG 10; SM I, 4) e rende perenne l'opera essenziale degli apostoli.

4335
63. La funzione propria del ministero sacerdotale, nel cuore della Chiesa, è di rendere presente l'amore di Dio in Cristo per noi mediante la parola e il sacramento, ed insieme di suscitare la comunione degli uomini con Dio e tra loro (cf. SM descr. della situazione).
Il ministero sacerdotale, perciò, attua la sua missione specifica: a) attraverso la proclamazione efficace del vangelo per la quale i presbiteri sono consacrati (cf. LG 28) e impegnati come primo loro dovere (cf. PO 2); b) col congregare e guidare la comunità esercitando il ministero della carità (cf. LG 28; PO 6); c) col rimettere i peccati e soprattutto con la celebrazione dell'eucaristia, nella quale il ministero sacerdotale raggiunge il suo culmine. L'eucaristia infatti è la fonte e il centro dell'unità della Chiesa (cf. PO 2, 5, 6; cf. LG 21, 28; SM I, 4).
"L'evangelizzazione permanente, pertanto, e l'ordinata vita sacramentale della comunità richiedono, per loro natura, la diaconia dell'autorità, cioè il servizio dell'unità e la presidenza della carità" (SM II, I, 1b).

4336
64. Per compiere il loro ministero i presbiteri ricevono una particolare consacrazione per mezzo del sacramento dell'ordine che fonda un rapporto originale ed irrevocabile con Cristo (cf. PO 2; LG 28). Attraverso l'imposizione delle mani e la preghiera, infatti, viene comunicato il dono inamissibile dello Spirito santo (cf. 2 Tm 1,6).
La dottrina della fede insegna che questa realtà è permanente ed imprime un segno che nella tradizione della Chiesa prende il nome di carattere sacerdotale (cf. SM I, 5).

4337
65. Segnato dallo Spirito il ministro è perciò "icone" o immagine del Signore, sacramento, segno vivente, sensibile ed efficace della presenza di Cristo capo e della sua missione nel duplice aspetto di autorità e di servizio. Il ministero sacerdotale pertanto nella Chiesa significa in modo efficace il primato dell'azione che Gesù capo e mediatore esercita in essa attraverso il suo Spirito.

4338
66. Il ministero pastorale inizia con l'elezione e la vocazione quale atto dell'amore preveniente di Cristo (cf. Gv 15,16), che invita l'eletto, come gli apostoli, a seguirlo (cf. 9,9; Mc 2,14; Lc 5,27), a" vedere" e "restare con lui" (cf. Gv 1,39), chiedendogli come a Pietro una testimonianza di fede (cf. Mt 16,16) e d'amore (cf. Gv 21,15).
Cristo elegge e chiama a sè i suoi amici per inviarli agli uomini. La vocazione pertanto è in ordine alla missione: "Ne costituì dodici, che stessero con lui e anche per mandarli a predicare" (Mc 3,14).

4339
67. La chiamata di Cristo al ministero pastorale presuppone la vocazione battesimale sulla quale si fonda. Per mezzo del battesimo, infatti, il cristiano partecipa al sacerdozio di Cristo ed è chiamato a condurre una vita "sacerdotale" intesa essenzialmente come oblazione di sè (cf. Rm 12,1). Coltivando alla perfezione la grazia battesimale, viene avvertita più chiaramente e con maggior certezza la particolare vocazione al ministero sacerdotale (cf. RaF 45).

4340
68. La risposta alla chiamata coinvolge l'imitazione di Cristo pastore, vivendo la grazia battesimale e quella propria del sacramento dell'ordine.
La norma della vita sacerdotale è espressa in sintesi nelle parole di Gesù: "Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Gv 17,19). Si attua nella dedizione alla missione pastorale, con il distacco dalle realtà più vitali e dagli affetti più cari fino alla croce come partecipazione alla sua pasqua salvifica (cf. Mc 8,34; 10,20; Mt 19,29; Lc 18,29).
I chiamati al ministero sacerdotale sono oggetto di un'ulteriore predilezione da parte di Cristo, non per essere di più, ma per servire di più e per rendersi disponibili a quella voce che è insieme invito e comando: "Vieni e seguimi" (Mt 19,21). La maturazione della vocazione al ministero, pertanto, si compie in una progressiva unione a Cristo che prepara a quella comunione ineffabile fondata sul sacramento dell'ordine.

4341
69. La chiamata del vescovo, in comunione con il presbiterio e la comunità dei fedeli, pone il sigillo di autenticità alla vocazione interiore; spetta infatti al vescovo "il dovere di pronunciare il giudizio definitivo sui segni della vocazione divina nell'ordinando. A lui è riservato il diritto di chiamarlo al sacerdozio, rendendo così autentica e operante davanti alla Chiesa una chiamata divina che è andata lentamente maturando" (Paolo VI, Summi Dei verbum: AAS 1963, 988).



vale quanto segue:


Atti 15, 24:
Abbiamo saputo che alcuni fra noi, partiti senza nessun mandato da parte nostra, vi hanno turbato con i loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre.....


- continua -







[Modificato da Caterina63 29/08/2009 23:28]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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