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Posso esaltare Maria?

Ultimo Aggiornamento: 28/08/2009 21:12
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28/08/2009 18:29
 
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Da: Soprannome MSN°Teofilo

Inviato: 19/10/2002 17.48

 

Carissimi,

dal sito laparola.net (sito evangelico) riporto alcuni particolari del commento relativo al brano di Apoc.12, dove l'esegesi, pur sostenendo che la donna si riferisce al popolo di Dio, non può fare a meno di riconoscere quanto segue:

 

2 Ella era incinta e gridava nelle doglie tormentose del parto.

Lett. grida, essendo in doglie e tormentata per partorire. Per lunghi secoli Israele portò nel suo seno la promessa del Redentore, promessa che venne assumendo forme sempre più definite e precise per opera dei profeti. A misura che le circostanze esterne del popolo si fecero più tristi con l'esilio, con la perdita dell'indipendenza nazionale, con la persecuzione, l'aspirazione dei credenti verso l'adempimento della «speranza d'Israele» divenne più angosciosa ed è raffigurata qui dalle doglie del parto le quali, fisicamente, non toccarono se non alla vergine israelitica che portò nel suo seno il bambino Gesù. L'aspettazione della «consolazione d'Israele», della nascita del Re dei Giudei, al principio dell'era cristiana, era generale (Luca 2:25,38; Cfr. Michea 4:9-10; 5:1-3; Isaia 8:23-9:6).

aggiunge poi:

E il dragone si fermò davanti alla donna che stava per partorire, affin di divorarne il figliolo, quando l'avrebbe partorito.

L'inimicizia del serpente antico contro al Cristo si palesa fin dalla nascita del fanciullo. Per mezzo di Erode cerca di farlo sopprimere; più tardi cercherà di ucciderlo moralmente facendolo cader nel peccato con svariate tentazioni; lo circonderà d'insidie e finirà con l'ottenere che Giudei e pagani lo inchiodino alla croce. S'illuderà di aver vinto, ma l'illusione sarà breve.

In pratica, l'esegesi "evangelica" non può fare a meno di riconoscere un chiaro riferimento a Maria in questo brano.

Anche l'esegesi cattolica, riportata da Alfonso  e ricordato da Caterina,dice testualmente:

Poichè tale passo è stato interpretato esplicitamente da Mt.1,22-23 in senso messianico-individuale, non è da escludere che anche Giovanni qui, pensando al Messia-individuo, alluda velatamente alla Madre-individuale del Messia stesso, e cioè a Maria....."

In sostanza le conclusioni, tanto cattoliche che protestanti, convergono nel dire che il brano di Apoc.12 si può riferire alla Chiesa ma anche a Maria (che ne è il prototipo).

Personalmente anch'io mi associo a tale conclusione: la Bibbia, com'è noto, può presentare diversi livelli di significato e in questo caso, tale brano, riferito in prima istanza letteralmente a Maria, può essere benissimo inteso, per estensione, anche alla Chiesa.

SLGC

 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena

Inviato: 20/10/2002 0.13

 

Guardiamo anche a  questo studio....

 

12      Primo segno: la Donna e il dragone

 

1 Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. 2 Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 3 Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; 4 la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. 5 Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. 6 La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. 7 Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, 8 ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. 9 Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. 10 Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:

 

"Ora si è compiuta

la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio

e la potenza del suo Cristo,

poiché è stato precipitato

l`accusatore dei nostri fratelli,

colui che li accusava davanti al nostro Dio

giorno e notte. 11 Ma essi lo hanno vinto

per mezzo del sangue dell`Agnello

e grazie alla testimonianza del loro martirio,

poiché hanno disprezzato la vita

fino a morire. 12 Esultate, dunque, o cieli,

e voi che abitate in essi.

Ma guai a voi, terra e mare,

perché il diavolo è precipitato sopra di voi

pieno di grande furore,

sapendo che gli resta poco tempo". 13 Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. 14 Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. 15 Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d`acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. 16 Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. 17 Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. 18 E si fermò sulla spiaggia del mare.

 

 

Note Capitolo 12.

1. Comincia la serie dei sette segni, visioni allegorico-simboliche, sul conflitto tra il regno di Dio e il regno di satana. La donna è la Chiesa personificata ( <!font color="000000">cfr 2 Gv v. 1. <!font color="000000">cfr3 Gv v. 1) o Maria Madre di Gesù Messia. Forse le due figure si sovrappongono. La descrizione si ispira a vari testi biblici: cfr. Gn 3, 15. cfr. Is 7, 14. cfr. Mic 4, 9-10. cfr. Dn 7, 7. cfr. Dn 10, 13 ed ha come sottofondo molti elementi di Es.

3. Il drago è satana: <!font color="000000">cfr v. 9 e cfr. Gn 3, 1 ss.

5. Il figlio è evidentemente il Messia, come indica la citazione del <!font color="000000">Sal 2, 9.

14. cfr. Dn 7, 25. <!font color="000000">12, 7. « Un tempo» ecc. equivale a tre anni e mezzo come nel v. 7.

 

 

 

 

 

 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena

Inviato: 20/10/2002 0.50

 

Ho trovato questa riflessione....

 

La Donna gloriosa del Messia Salvatore.
La scena della Donna dell'Apocalisse (12, 1-6) nelle doglie del parto e il rapimento del suo Neonato al Trono di Dio, possiamo intenderlo alla luce del Mistero Pasquale che non prettamente ad un atto fisico della Notte Santa di Betlemme. Anche qui, come a Cana, come alla Croce, ci si riferisce all'Ora della Passione e Resurrezione del Figlio di Dio: è questo il motivo conduttore da un capo all'altro dell'Apocalisse.
La Donna che partorisce il Figlio maschio è così da intendersi più genericamente la Chiesa Madre che, dopo il triduo pasquale, dà alla luce il Salvatore la Domenica di Resurrezione nella celebrazione e nelle opere del Regno. Ma appunto perché Maria è la Chiesa prima della Chiesa, dal momento che ha portato in grembo il Messia partorendolo nella realtà, e poichè la Chiesa già perfetta dal momento che è Santa, è legittimo vedere la Madre di Dio nella Donna del grande segno.
Maria che ha concepito a Nazaret e partorito a Betlemme il Messia escatologico, lo genera nella fede sulla Croce gloriosa (Gv 19, 25-27; Gal 4, 19). Nel capitolo 12 dell'Apocalisse, senza prescindere dalla Madre vergine se non vogliamo, si concentra maggiormente l'attenzione sulla Chiesa: l'Autore mostra qui come la generazione del Verbo di Dio, nato dalla Figlia di Sion, nato comunque da Maria e perciò l'una inscindibile dall'altra, si prolunga nella sacramentalità della Chiesa e nella fede dei singoli cristiani. Ogni fedele che crede, come Maria "concepisce e partorisce" quotidianamente il Verbo del Padre.
(Sergio Gaspari, Celebrare con Maria l'anno di grazia del Signore, ed. Monfortane, pp. 109-110).  

 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena

Inviato: 20/10/2002 12.25

 

Udienza generale di Giovanni Paolo II
"SCOPO E METODO DELL'ESPOSIZIONE DELLA DOTTRINA MARIANA"

Mercoledì, 3 gennaio 1996


1. Seguendo la Costituzione dogmatica "Lumen Gentium" che, nel capitolo VIII, ha inteso "illustrare attentamente sia la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo mistico, sia i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio", vorrei offrire in queste mie catechesi una sintesi essenziale della fede della Chiesa su Maria, pur riaffermando col Concilio di non volere "proporre una dottrina esauriente", né "dirimere questioni dai teologi non ancora pienamente illustrate" (LG, 54).
È mio intento descrivere, innanzitutto, "la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo Mistico" (LG, 54), ricorrendo ai dati della Scrittura e della Tradizione apostolica e tenendo conto dello sviluppo dottrinale che si è prodotto nella Chiesa fino ai nostri giorni.

Essendo, inoltre, il ruolo di Maria nella storia della salvezza strettamente collegato al mistero di Cristo e della Chiesa, non perderò di vista tali riferimenti essenziali che, offrendo alla dottrina mariana la giusta collocazione, permettono di scoprirne la vasta ed inesauribile ricchezza.

L'esplorazione del mistero della Madre del Signore è veramente molto ampia ed ha impegnato nel corso dei secoli molti pastori e teologi. Alcuni, nel tentativo di mettere in risalto gli aspetti centrali della mariologia, l'hanno talvolta trattata insieme alla cristologia o alla ecclesiologia. Ma, pur tenendo conto della sua relazione con tutti i misteri della fede, Maria merita una trattazione specifica che ne metta in evidenza la persona e la funzione nella storia della salvezza alla luce della Bibbia e della tradizione ecclesiale.

 2. Sembra inoltre utile, seguendo le indicazioni conciliari, esporre accuratamente "i doveri degli uomini redenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini, specialmente dei fedeli" (LG, 54).
Il ruolo assegnato a Maria dal disegno divino di salvezza richiede, infatti, ai cristiani non solo accoglienza ed attenzione, ma anche scelte concrete che traducano nella vita gli atteggiamenti evangelici di Colei che precede la Chiesa nella fede e nella santità. La Madre del Signore è destinata così ad esercitare un influsso speciale sul modo di pregare dei fedeli. La stessa liturgia della Chiesa ne riconosce il posto singolare nella devozione e nell'esistenza di ogni credente.
Occorre sottolineare che la dottrina e il culto mariano non sono frutti del sentimentalismo. Il mistero di Maria è una verità rivelata che s'impone all'intelligenza dei credenti ed esige da coloro che nella Chiesa hanno il compito dello studio e dell'insegnamento un metodo di riflessione dottrinale non meno rigoroso di quello usato in tutta la teologia.
Del resto, Gesù stesso aveva invitato i suoi contemporanei a non lasciarsi guidare dall'entusiasmo nel considerare sua madre, riconoscendo in Maria soprattutto colei che è beata perché ascolta la parola di Dio e la mette in pratica (cf. Lc 11,28).

Non solo l'affetto, ma soprattutto la luce dello Spirito deve guidarci a capire la Madre di Gesù e il suo contributo all'opera di salvezza.

 3. Sulla misura e sull'equilibrio da salvaguardare nella dottrina come nel culto mariano, il Concilio esorta caldamente i teologi ed i predicatori della parola divina, "ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione..." (LG, 67).
Queste provengono da quanti incorrono in un atteggiamento massimalistico, che pretende di estendere sistematicamente a Maria le prerogative di Cristo e tutti i carismi della Chiesa.
È necessario, invece, salvaguardare sempre, nella dottrina mariana l'infinita differenza esistente fra la persona umana di Maria e la persona divina di Gesù. Attribuire a Maria il "massimo" non può diventare una norma della mariologia, che deve fare costante riferimento a quanto la Rivelazione testimonia circa i doni fatti da Dio alla Vergine a motivo della sua eccelsa missione.
Analogamente, il Concilio esorta teologi e predicatori ad "astenersi dalla grettezza di mente" (LG, 67), cioè dal pericolo del minimalismo che può manifestarsi in posizioni dottrinali, in interpretazioni esegetiche e in atti di culto,
tendenti a ridurre e quasi a vanificare l'importanza di Maria nella storia della salvezza, la sua verginità perpetua e la sua santità.
Conviene sempre evitare simili posizioni estreme in virtù di una coerente e sincera fedeltà alla verità rivelata, così come è espressa nella Scrittura e nella Tradizione apostolica.
4. Lo stesso Concilio ci offre un criterio che permette di discernere l'autentica dottrina mariana: "Nella Chiesa, Maria occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi" (LG, 54).

Il posto più alto: dobbiamo scoprire questa altezza conferita a Maria nel mistero della salvezza. Si tratta, però, di una vocazione totalmente riferita a Cristo.
Il posto più vicino a noi: la nostra vita è profondamente influenzata dall'esempio e dall'intercessione di Maria. Dobbiamo però interrogarci sul nostro sforzo di essere vicini a lei. L'intera pedagogia della storia della salvezza ci invita a guardare alla Vergine. L'ascesi cristiana di ogni epoca invita a pensare a lei come a modello di perfetta adesione alla volontà del Signore. Modello eletto di santità, Maria guida i passi dei credenti nel cammino verso il Paradiso.
Mediante la sua prossimità alle vicende della nostra storia quotidiana Maria ci sostiene nelle prove, ci incoraggia nelle difficoltà, sempre additandoci la meta dell'eterna salvezza. Emerge in tal modo sempre più evidente il suo ruolo di Madre: Madre del suo Figlio Gesù, Madre tenera e vigile per ognuno di noi, ai quali dalla Croce il Redentore l'ha affidata perché l'accogliessimo come figli nella fede.

 

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Da: Soprannome MSN°Teofilo

Inviato: 20/10/2002 19.51

 

Carissimi,

riporto questo passaggio delle parole del papa, inserite da Caterina nella sezione dedicata alla Madre di Dio, a proposito della connotazione della "donna" in Apoc.12:

 

L'attuale esegesi converge nel vedere in tale donna la comunità del popolo di Dio, che partorisce nel dolore il Messia risorto. Ma, accanto alla interpretazione collettiva, il testo ne suggerisce una individuale nell'affermazione: "Essa partorirà un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro" (12,5). Si ammette così, con il riferimento al parto, una certa identificazione della donna vestita di sole con Maria, la donna che ha dato alla luce il Messia. La donna-comunità è descritta infatti con le sembianze della donna-Madre di Gesù.
Caratterizzata dalla sua maternità, la donna "era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto" (12,2). Questa annotazione rimanda alla Madre di Gesù presso la Croce (cf. Gv 19,25), dove Ella partecipa con l'anima trafitta dalla spada (cf. Lc 2,35) al travaglio del parto della comunità dei discepoli. Nonostante le sue sofferenze, è "vestita di sole" - porta, cioè, il riflesso dello splendore divino -, e appare come "segno grandioso" del rapporto sponsale di Dio con il suo popolo.

 

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