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dal dialogo: Il canone biblico fu fatto dai protestanti?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 23:58
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06/09/2009 23:27
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 12/02/2003 17.06
Autori
Molti di questi scritti sono attribuiti direttamente o indirettamente (a volte anche falsamente) ad apostoli, la cui autorità nelle Chiese cristiane era indiscussa.
Ad essi infatti i cristiani avevano creduto, perché testimoni della vita di Gesù (il fondatore in radice del Cristianesimo), e proprio sulla loro testimonianza erano sorte le Chiese.
DOCUMENTAZIONE
_ Molti libri portano il nome di apostoli: vangelo secondo Matteo, secondo Giovanni, lettere di Paolo, ecc.
_ Già nei primi anni dell’attività di Paolo però, alcuni tentarono di diffondere delle lettere falsamente attribuite a lui. Lo assicura Paolo stesso:     «...Vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così facilmente turbare la mente, né allarmare, sia da spirito, sia da dicerie, sia da lettere, come se fossero inviate da me...» (2 Tess. 2,1-2),
e finisce la lettera così: «Il saluto è di mio pugno, di me, Paolo; esso è il segno che distingue ogni mia lettera. Io scrivo così» (2 Tess 3,17).
 
_ Conosciamo parecchi vangeli e lettere attribuiti ad apostoli, ma non accettati dalla Chiesa (apocrifi): vangelo di Giacomo, di Pietro, di Tommaso... Quanto al vangelo di Pietro è nominato da Serapione di Antiochia, come riferisce Eusebio di Cesarea nel 318.
Si noti ancora che tutte le lettere nelle Chiese cristiane del II - III sec. imitavano le lettere di Paolo: per es. quella di Clemente di Roma o quelle di Ignazio di Antiochia. Ciò significa che le lettere paoline erano ben conosciute.
_ Giustino afferma:   «... gli Apostoli nelle memorie fatte da loro, che si chiamano vangeli...» (1a Apologia, n. 66).
_ Il Canone  Muratoriano ci dà analoghe informazioni (si veda più avanti).
3.   Nuovi libri
Si scrivevano anche nuovi libri. Fra essi bisogna distinguere due gruppi:
-     scritti che, pur senza pretendere di risalire agli apostoli, avevano autorità simile a quella degli scritti che fanno oggi parte del Nuovo Testamento.
Vengono chiamati Padri Apostolici, perché i loro autori hanno conosciuto gli apostoli;
-     scritti, piuttosto fantasiosi o ricchi di dottrine strane, sorti dal desiderio di colmare le lacune dei vangeli (canonici), libri falsamente attribuiti ad apostoli, allo scopo di aumentarne l’autorevolezza. Vanno sotto il nome di apocrifi o pseudoepigrafi. Poiché tali libri aumentavano rapidamente, nacque il problema di controllarne l’attendibilità.
4. Copie
Di alcune lettere venivano fatte copie fin dall'origine. Si presentano infatti come "circolari" destinate a varie comunità.
DOCUMENTAZIONE
_ Lettera di Paolo agli Efesini:
«Paolo, apostolo di Cristo Gesù secondo la volontà di Dio, ai santi che sono in Efeso...» (Ef 1, 1).
 Alcuni manoscritti, invece di "in Efeso", hanno "in Laodicea". Altri ancora hanno uno spazio bianco che probabilmente serviva per scrivervi il nome della città in cui si trovava la comunità cristiana destinataria della lettera.
Potrebbe trattarsi dunque di una lettera circolare a cui di volta in volta veniva scritto l’indirizzo.
_ Si confronti inoltre la già citata lettera ai Colossesi, 4,16.
È lecito supporre che anche di tutti gli altri scritti apostolici, data la loro importanza per la fede, si facessero copie che circolavano fra le Chiese. Di qui la spontanea e graduale formazione di raccolte di scritti.
Però questo non impediva che fosse tramandato ancora a voce l’insegnamento di Gesù e che spesso questa tradizione orale avesse maggior peso di quella scritta.
DOCUMENTAZIONE
Lo sappiamo per es. da Papia di Gerapoli, II sec.:
_ «Ecco quanto soleva dire l'anziano (forse Giovanni): "Marco, diventato interprete/traduttore di Pietro, tutto quello che ricordava stese giù con cura, anche se, sia dei detti che dei fatti del Signore, scrisse disordinatamente. Egli non ascoltò il Signore, né fu mai alla sua sequela, perché solo più tardi, te l'ho già detto, divenne intimo di Pietro. Questi annunciava l'evangelo tenendo conto delle necessità dell'uditorio, senza voler fare una sintesi o (composizione) d'insieme dei detti del Signore. Così Marco non ha fatto errori scrivendo alcune cose come se le ricordava"»  (Eusebio, St. Eccl. III, 39,15).
La cosa si spiega facilmente se si pensa che, presso gli antichi, erano pochi quelli che sapevano leggere e che i libri erano molto costosi. La cultura si tramandava essenzialmente per via orale.

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Consiglia Elimina    Messaggio 6 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 12/02/2003 17.08
Tengo a precisare che tutto questo lavoro non è mio, ma l'ho trovato in un sito cattolico, di cui non ricordo più il nome. Ricordo soltanto che molto tempo fa me lo segnalò Gino. Per cui lo prego, se magari se lo ricorda lui, di indicare il nome di tale sito, oppure gli autori, perchè mi ricordo che erano almeno due.
 
Pace
Salvatore

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 7 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 12/02/2003 17.21
Il canone del Nuovo Testamento
 (= elenco dei libri ufficiali cristiani)
Sicurezza che nei testi sia contenuto il pensiero di Gesù
1. La formazione del canone
La situazione, nella prima metà del II sec., era la seguente:
a)    circolavano nelle comunità
-      scritti originali risalenti direttamente o indirettamente agli apostoli,
-      copie di tali scritti,
-      scritti falsamente attribuiti agli apostoli,
-      scritti che non risalivano agli apostoli, ma che godevano quasi della stessa autorità;
b)   erano scomparsi o quasi scomparsi i testimoni attendibili, capaci di risolvere le controversie di attribuzione dei testi;
c)   stava prendendo vigore il movimento filosofico-teologico dello gnosticismo.
Il termine "gnosi" proviene dal greco e significa conoscenza. Secondo gli gnostici solo la conoscenza può condurre alla salvezza.
* In generale gli gnostici partono dal problema del male nel mondo: Dio non può fare né volere il male - dunque il male non viene da Dio. Esistono due princìpi increati: uno, Dio-spirito, da cui deriva il bene e l'altro, la materia, da cui deriva il male. Questi due princìpi sono in perenne lotta fra di loro.
* Luogo della lotta fra il principio del bene (spirito) e il principio del male (materia) è il cuore dell'uomo, in quanto l'uomo è appunto composto di spirito e di materia.
* Questa penosa situazione in cui l'uomo veniva a trovarsi ha impietosito Dio, il quale ha inviato nel mondo Gesù per operare la salvezza: guidare gli uomini alla vera conoscenza, onde distaccarli dalla materia.
* Gesù, essendo puro spirito (bene), non poteva rivestirsi di un corpo materiale (che è male). Quindi, per venire nel mondo, ha preso solo una parvenza corporea (greco: dokéo = sembro, da cui anche il nome di doceti dato a questi pensatori),
Pensatori gnostici importanti furono Basilide, Carpocrate, Valentino, ma soprattutto Marcione.
Secondo Marcione (verso il 140 d.C.) il messaggio di Gesù, predicato anche da Paolo, era stato il superamento definitivo dell'A.T., di cui nulla andava conservato. Sarebbe stato successivamente alterato in senso giudaizzante, mediante l'introduzione di scritti non autentici e la manipolazione dei testi originari.
Marcione rifiutava perciò in blocco l'A.T. e, quanto ai vangeli, voleva riportarli "alla forma originale", eliminando quello che costituirebbe un'alterazione fatta dopo. In concreto, rifiutava i vangeli secondo Matteo, Marco e Giovanni e sopprimeva in Luca i racconti dell'infanzia e ogni accenno alla reale corporeità di Gesù (in Gesù-spirito, non potevano esserci manifestazioni di corporeità, come crescere, essere stanco, aver paura, soffrire, sudare sangue...).
Marcione fu il primo a fissare una lista di libri a cui attingere quella che, secondo lui, era la genuina dottrina cristiana. La lista comprendeva: il vangelo secondo Luca (nella versione rimaneggiata da lui) e dieci delle lettere di Paolo (escluse le lettere pastorali).
Contro Marcione le comunità cristiane dovettero prendere posizione:
a)    stabilendo un elenco «ortodosso» (canone), relativamente fisso, di libri da prendere come norma della genuina fede cristiana: il N.T. (i criteri per questa selezione si trovano più avanti);
b)   sulle nuove copie del N.T. che venivano confezionate, affidando ai vescovi il controllo, per essere sicuri che fossero conformi al testo antico 
Il fatto veramente importante è costituito dall’idea della necessità di un canone: le Chiese dovettero riconoscere di non poter più controllare da sole le tradizioni su Gesù che stavano pullulando e andarono perciò alla ricerca di norme o criteri per stabilire quali libri accettare e quali escludere, al fine di conoscere il genuino pensiero cristiano.
2.   I criteri di canonicità
            Dai documenti a nostra disposizione (v. oltre)  possiamo ricavare che i criteri utilizzati dalle Chiese per stabilire il canone furono principalmente due: ecclesialità ed apostolicità dei libri.
Nel caso poi in cui l'apostolicità non fosse certa, si ricorse al criterio sussidiario della tradizionalità 2. Vediamoli meglio:
a) Ecclesialità     
Furono scelti come "ufficiali" i libri che erano accolti e letti nella liturgia da tutte (o quasi) le comunità che li conoscevano.
Furono le comunità che selezionarono i libri del Nuovo Testamento, non attraverso pronunciamenti ufficiali, ma attraverso il «sentire» dei cristiani: in quei libri essi riconoscevano fissata la fede che avevano ricevuto nella predicazione orale ed accettato.
Ma perché i cristiani leggevano questi libri?
Ecco il secondo criterio:
b) Apostolicità
Furono scelti quei libri che si ritenevano prodotti direttamente o indirettamente dagli apostoli (se a torto o a ragione oggi è difficile/impossibile da stabilire: è un atto di fede nelle comunità cristiane dei primi secoli).
«Si può dire che il concetto di "canone", sia derivato in modo diretto da quello di apostolo. L’apostolo ha nella Chiesa una funzione unica, che non si ripete: è un testimone oculare.
Per conseguenza solo gli scritti che hanno per autore un apostolo o un discepolo di un apostolo sono reputati garantire la purezza della testimonianza cristiana» (O. Cullmann, Le Nouveau Testament, Paris 1966; ed. ital. Bologna, 1968, pag. 141-142).
1.      Quanto ai vangeli, le comunità hanno accettato quelli che avevano come autori sicuri o apostoli o diretti ascoltatori di apostoli (dopo aver valutato, per questi ultimi, che avessero raccolto bene il loro insegnamento). Per questa ragione furono rifiutati i vangeli apocrifi.
2.      Quanto alle lettere, era compito dei destinatari garantire sul mittente. Si noti però che spesso un autore si serviva di uno scrivano-segretario che «metteva in bella» il testo.
 È per questa ragione che scritti come la Didaché o la lettera di Clemente di Roma, nonostante fossero dello stesso periodo e sullo stesso argomento dei libri del Nuovo Testamento, non furono accolti tra i libri ufficiali.
     Ne consegue che, per le comunità cristiane antiche, norma di fede non erano gli scritti, ma le testimonianze orali apostoliche che si fissarono poi in tali scritti. Valeva il principio:
      era canonico (= normativo) solo ciò che era apostolico.
            E nel caso in cui l’apostolicità non fosse certa?

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Consiglia Elimina    Messaggio 8 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 12/02/2003 17.27
      Si ricorse al criterio sussidiario della
c) Tradizionalità
      Furono scelti quei libri che erano in armonia con la tradizione orale e rifiutati quelli che presentavano la figura di Gesù in modo diverso da quello tradizionale, quello cioè che i cristiani conoscevano bene per averlo ascoltato dalla viva voce degli apostoli e dei loro immediati discepoli.
Questo successe per es. per il vangelo di Pietro come dice questo documento di Eusebio di Cesarea che cita la testimonianza di Serapione:
_  «Costui (= Serapione) ha composto anche un altro trattato sul vangelo detto secondo Pietro con l’intento di esporre la falsità degli argomenti in esso contenuti, per il bene di alcuni membri della chiesa di Rhossus (in Siria), che a causa dell’opera suddetta furono preda di dottrine non ortodosse. Sarà bene riportare qui alcune frasi del suo scritto per rilevare il suo giudizio su quel libro. Egli scrive:
"Fratelli, noi accettiamo Pietro e gli altri apostoli come Cristo, ma, da uomini prudenti, respingiamo quanto è falsamente scritto sotto il loro nome, ben conoscendo che da loro non abbiamo ricevuto tali cose. Quando, infatti, io fui presso di voi, pensavo aderiste tutti alla retta fede e, non avendo letto il vangelo sotto il nome di Pietro, di cui parlavamo, dissi: Se era questo l’unico motivo del loro turbamento, leggetelo pure! Ma ora, da quanto mi è stato detto, ho compreso che nella loro mente era annidata una eresia: avrò dunque cura di venire nuovamente da voi. A presto, dunque, fratelli.
Voi sapete che genere di eresia era quella di Marcione e come egli si contraddiceva, non comprendendo quanto andava diffondendo, imparerete (la verità) da quanto ho scritto per voi. Ho infatti avuto la possibilità di avere tra le mani proprio questo vangelo da coloro che se ne servono, cioè dai successori di quelli che sono stati i suoi autori, ai quali diamo il nome di doceti, in quanto molte delle loro idee appartengono a questa scuola, di scorrerlo e di constatare che in gran parte ha sul Salvatore un insegnamento  giusto, ma alcune cose sono nuove e ne ho tracciato una lista per voi".   Questo è quanto si riferisce a Serapione» (Storia Eccles., VI, 12,2-6: PG, 20,545).    
 
Sembra dunque questa la vera e definitiva norma di fede del Cristianesimo:
l’insegnamento di Gesù fatto con le parole e con la vita e tramandato dalla tradizione orale delle Chiese.

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 14/02/2003 10.37
Quando manca un’autorità riconosciuta e inappellabile si assiste a liti e divisioni continue.
Un esempio chiarificatore può aiutare a meglio capire: oggi la magistratura in Italia rappresenta l’organo ufficiale che garantisce la legalità, ma come è risaputo alcuni magistrati sbagliano nel giudicare, altri si sono fatti corrompere, ma ciò non significa che tutta la magistratura sbaglia, la maggioranza dei cittadini italiani ripone ogni speranza di giustizia nella magistratura, perché sa bene che ci sono sempre dei magistrati onesti e precisi, quindi gli errori che hanno commesso
(e commettono) alcuni magistrati, non hanno smantellato la magistratura, perché essa è l’organo ufficiale ed autorevole che lo stato italiano ha designato in materia di giustizia. Se per caso la magistratura verrebbe smantellata, e ogni cittadino sarebbe libero di interpretare le leggi a modo suo allora regnerebbe il caos totale, in ogni quartiere si creerebbero delle bande, perché l’uomo ha la tendenza ad organizzarsi in gruppi per sopravvivere e, si finirebbe per scannarsi a vicenda.
Se ogni stato è organizzato affinché regni (per quanto possibile) la disciplina e l’ordine, la Chiesa doveva essere forse lasciata senza regole in mano ai fanatici e agli eretici? I fedeli a chi dovevano e devono credere, visto che ognuno afferma sul proprio onore di essere nella verità?
Devono credere a Cristo, questo è il primo punto, il fondamento, ma purtroppo nella Bibbia vi sono molti punti che richiedono chiarimenti interpretativi.
La Chiesa cattolica in passato (ma anche nel presente) ha avuto nel suo interno membri che hanno errato, a volte anche pesantemente, ma ciò non significa che la sua autorità venga meno, in quanto ci sono sempre stati (e ci sono) vescovi e presbiteri irreprensibili, corretti, caritatevoli, ma anche e soprattutto perché ha ricevuto il mandato da Gesù Cristo, la Chiesa che prima non si chiamava cattolica, è partita dagli apostoli e dai loro successori, di vescovo in vescovo è arrivata ai nostri giorni.
Molti  protestanti vogliono dimostrato questo o quell’altro, i loro libri sono pieni di domande faziose, pretendono di essere loro e solo loro nella verità e, tutti dicono di essere rigorosamente ispirati e guidati divinamente. Qualsiasi persona seria si chiede come mai tutti i protestanti si professano rigorosamente ispirati eppure oggi esistono più di 21.104 denominazioni diverse con dottrine diverse?
I pentecostali che battezzano solo nel nome di Gesù quale spirito li ispira?
Ma è mai possibile che lo Spirito di Dio ispiri cose diverse a ogni gruppo protestante?
I pentecostali antitrinitari chi li ispira?
Basterebbe solo analizzare seriamente questi punti di disaccordo tra gli stessi protestanti per capire che nessuna delle chiese protestanti ha in se l’autorità ecclesiastica, un conto è comportarsi da cristiani e essere cristiani, altro è invece l’autorità ecclesiastica.
Alcuni dicono che in realtà i protestanti sono uniti tra loro, in quanto sono uniti in Cristo, questa superficialità contagiosa serpeggia in molte comunità protestanti, essi si sentono uniti con altre comunità, anche se hanno dottrine diverse, basta credere in Cristo Gesù, seguendo questo modo disordinato di analisi, si arriva a considerare anche i Testimoni di Geova cristiani, oppure i pentecostali modalisti sono anch’essi cristiani, oppure chi battezza (tra i pentecostali) nel solo nome di Gesù a questo punto sarebbero più cristiani degli altri.
Basta credere in Cristo Gesù, quindi tutte le comunità protestanti che lo fanno, sono unite tra loro in Cristo, questo modo di porre il problema è sbagliato alla base, ma crea confusione nei fedeli biblicamente poco preparati, ed essi finiscono con l’illudersi di essere in una grande famiglia unita e compatta, quando invece la realtà è ben diversa. Non bisogna sottovalutare il fatto che in realtà solo pochissimi fedeli protestanti conoscono le differenze dottrinali dei vari gruppi, moltissimi credono di essere una chiesa compatta contrapposta alla Chiesa cattolica romana, quando invece la realtà è ben diversa, se molti fedeli protestanti uscirebbero dai loro compartimenti stagni, vedrebbero la molteplicità spaventosa delle varie dottrine protestanti. Purtroppo però la maggioranza sta bene dove sta, o almeno crede di star bene, e non ha la minima voglia di affacciarsi sul balcone per vedere cosa succede fuori, cosa succede all’esterno della loro comunità, molti di loro non sanno nemmeno a quale precisa denominazione appartengono. Sanno di essere protestanti, magari sanno di essere pentecostali, ma non sanno a quale ramo pentecostale appartengono, e quali sono le differenze dottrinali con gli altri gruppi protestanti.
Molti pastori fanno opera di convincimento ai fedeli, invitandoli a studiare la sola Bibbia, lasciando perdere libri patristici, che potrebbero compromettere i loro insegnamenti, smantellando le dottrine protestanti e smascherando i loro errori e soprattutto provando che tutti i protestanti si stanno scagliando contro la vera Chiesa di Cristo Gesù.
Credere in Gesù e non credere nell’Eucaristia è cristiano?

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Consiglia Elimina    Messaggio 10 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 14/02/2003 10.44
Le prime traduzioni della Bibbia
I testi di riferimento delle prime traduzioni della Bibbia sono stati:
-   Per la Bibbia ebraica il diqdouqè ha-teamim, fissato da Aaron Ben-Asher ne l930 ca, dalla scuola   di Tiberiade.
- per le Bibbie cattoliche la versione latina di san Girolamo, nota come Vulgata.
- per le Bibbie protestanti le traduzioni tedesche di Lutero (1522-1534) e di Zwingli;
 
La Parola di Dio e il sapere dell’uomo
La Scrittura è Parola eterna di Dio incarnato nella storia dell’uomo. Per coglierne il senso è necessario sintonizzarsi sia con la sapienza dello Spirito che con il sapere umano. Da questa coscienza nascono i diversi approcci attraverso i quali gli “esegeti” (da greco exegesis, “spiegazione”) cercano di sviscerare la ricchezza della Scrittura, partendo da differenti punti di vista. La molteplicità di approcci può essere classificata sullo sfondo di due grandi orientamenti: l’orientamento diacronico che approfondisce la formazione del testo sacro lungo la storia, tenendo presenti i condizionamenti a cui è andato soggetto; l’orientamento sincronico che partendo dal testo in quanto tale, ne evidenzia la struttura, le tecniche narrative, il messaggio, valorizzando anche gli apporti delle scienze moderne e delle altre discipline.
Gli studi diacronici
Il paziente lavorìo e la lunga ricerca che negli ultimi due secoli hanno caratterizzato lo studio del testo e della sua formazione, ha lentamente dato origine al cosiddetto metodo storico-critico: “storico” perché coglie il testo situandolo nella storia e nell’ambiente in cui esso è nato e si è sviluppato; “critico” perché lo passa la vaglio con rigore scientifico. Tale metodo è così scandito:
 
La critica  testuale che sulla base di manoscritti, papiri, traduzioni antiche e citazioni dei Padri si propone di stabilire un testo che sia il più vicino possibile all’originale.
La critica letteraria che, individuando le singole unità testuali, verifica la coerenza dei testi, cercando di rilevare le aggiunte, le correzioni, gli interventi vari nella fase della redazione.
La critica dei generi letterari che presta attenzione ai generi letterari e ai tratti che li caratterizzano.
La critica delle tradizioni che situa i testi sullo sfondo delle grandi tradizioni che li hanno generati.
La critica della redazione che rivela tutte le modifiche subite dal testo prima di essere fissato come testo definitivo.
Gli studi sincronici
Tra gli approcci che prendono in considerazione il testo così come ci è stato consegnato dalla Tradizione, vanno menzionati:
L’analisi retorica, che studia la Scrittura a partire dai procedimenti di persuasione che gli autori mettono in atto.
- L’analisi narrativa, che affronto i testi come “narrazioni” analizzando in essi l’impiego delle regole fondamentali della comunicazione umana.
L’analisi semiotica, nota in origine come “strutturalismo”, che analizza il testo su tre livelli (narrativo, discorsivo e semantico) secondo principi precisi e tecnici.
La lettura canonica che interpreta i testi alla luce del “canone”, evidenziando il dialogo tra i due Testamenti e prestando ascolto alla Tradizione.
La Lettura ebraica che mette a disposizione della Scrittura un ricco patrimonio di riflessioni e commenti da valorizzare con discernimento.
- Le letture che si ispirano alle scienze umane (analisi sociologica, antropologica, psicologica, psicanalitica) le quali valorizzano i frutti di tali settori del sapere.
- Le letture contestuali dove prevale il desiderio di illuminare un preciso contesto legato al lettore (si pensi agli approcci libera-zionisti nati in America latina e poi sviluppatisi anche in Africa, Asia ed Europa o all’approccio femminista).

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Consiglia Elimina    Messaggio 11 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 20/02/2003 19.37
Un esegeta sui generis: l’archeologo
L’archeologia è la scienza che si propone di studiare l’antichità, ricostruendone la storia e l’ambiente. L’archeologia cerca le tracce del passato, le osserva le analizza: monumenti, ceramica, iscrizioni, resti umani, prodotti artigianali… tutto diventa prezioso per conoscere l’uomo che ci ha preceduti, comprenderne i gesti, penetrarne il pensiero, sapere perché viveva in un certo modo e come concepiva la propria vita prima e dopo la morte.
Lo sviluppo e la valorizzazione di questa scienza per la comprensione del mondo biblico è recente. Nella prima metà del 1800 l’archeologia era ancora una sorta di “caccia al tesoro” finalizzata alla scoperta di oggetti preziosi, destinati ai grandi musei d’Europa. Furono le sensazionali scoperte di Babilonia, di Ur, di Gerico, di Petra, della biblioteca di Mari, a suscitare una valorizzazione sistematica degli scavi archeologici, con l’accurata analisi e catalogazione di tutti i materiale via via portati alla luce. La Bibbia ne uscì profondamente arricchita: la storia di Dio trovava una concretezza tangibile, per certi aspetti addirittura verificabile.
Questa scienza ha riportato alla luce documenti preziosissimi come la stele del faraone Merneptah del XII secolo a.C. che menziona esplicitamente Israele; “l’obelisco nero” del IX secolo a.C. che raffigura Jeu, re di Israele, mentre presenta il tributo al re assiro Salmanassar III; il tunnel di Ezechia, scavato dall’omonimo re di Giuda nell’VIII secolo a.C. per rifornire d’acqua Gerusalemme; la casa di Pietro e la sinagoga di Cafarnao che ci riconducono all’epoca di Gesù; l’iscrizione che menziona Pilato… e tanti altri resti che rendono vive le pagine dei testi sacri.
L’affidarsi troppo alle spiegazioni dei pastori protestanti, porta a una grande ristrettezza di vedute…Tale approccio è pericoloso, perché attira le persone che cercano risposte bibliche ai loro problemi di vita.
Tale approccio può illuderle offrendo interpretazioni pie ma illusorie, invece di dire loro che la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata a ciascuno di questi problemi.
l fondamentalismo invita, senza dirlo, a una forma di suicidio del pensiero.
Mette nella vita una falsa certezza, poiché confonde inconsciamente i limiti umani del messaggio biblico con la sostanza divina dello stesso linguaggio.
 
Pace
Salvatore

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Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 20/02/2003 19.43
I consigli dei Padri: la lecito divina
Come cogliere e custodire la ricchezza che la Bibbia racchiude? I grandi Padri della tradizione ecclesiale ci hanno lasciato alcuni consigli preziosi. Essi riprendono le tappe di quella lettura spirituale dei testi sacri, nota come lectio divina.
- Raccogliersi. “La mente è come un mercato di roba usata, pieno di gente.
Finché continui a restare nella testa i pensieri continueranno a ronzarti attorno, come bufera di neve d’inverno o le nuvole di zanzare d’estate, e la tua lettura  rimane esteriore. Devi scendere dalla testa nel cuore, raccogliere la mente nel cuore, restare nel tuo cuore perché lì è Dio. Chiunque incontra il Signore, lo incontra lì” (Teofane il Recluso).
- Leggere. “Dedicati alla lettura delle Divine Scritture; applicati a questo con perseveranza. Se durante la lettura ti trovi davanti a una porta chiusa, bussa e il Suo custode te l’aprirà” (Origene).
- Meditare. “Ti invito a non scorazzare per le Scritture, perché la fretta e la superficialità impediscono all’anima di diventare esperta e padrona del senso spirituale del testo sacro. Bisogna cercare Dio percorrendo il sentiero più breve. La meditatio di un solo versetto della Scrittura ci fa varcare tutte le frontiere del mondo visibile” (Cassiano).
- Pregare. “Non ti devi però accontentare di bussare e di cercare: per comprendere le cose di Dio ti è assolutamente necessaria la preghiera. E’ per esortarci ad essa che il Salvatore ci ha detto non soltanto: “Cercate e troverete” e “bussate e vi sarà aperto”, ma ha aggiunto: “Chiedete e riceverete” (Origene).
- Condividere. “La condivisione è superiore alla lettura individuale. Sommando insieme i lumi e le esperienze concessi a ciascuno, si arriva più addentro nella comprensione della Parola. Le domande, le risposte e le obiezioni stimolano una ricerca più alacre, tutto, allora, si fa più chiaro” (Isidoro di Siviglia).
La Bibbia è il Libro più antico che possegga l’umanità.
Il Pentateuco, nel quale ci ha messo mano lo stesso Mosè, è, sino ad oggi il libro più antico giunto completo fino a noi.
Tutti gli altri libri di qualunque civiltà si arrestano ad un certo punto dell’antichità.
La Bibbia invece, ci narra il principio del genere umano, la creazione dell’universo. Noi non l’avremmo saputo se Dio non l’avesse rivelato a Mosè, il cronista storico più vicino alle origini,
al Creatore, a Dio.
La Sacra Scrittura è anche il Libro di tutti i popoli. Anche solo umanamente, è considerato il Libro più bello della terra. Non c’è studioso che lo ignori; scrittori atei, per apparire grandi, lo copiano, imparano fatti, parole, descrizioni.
E’ il Libro Sacro per eccellenza, e per la materia, e per l’autore, che è duplice: l’uomo e lo Spirito Santo (ne parleremo a suo tempo).
Il protestante Guizot diceva: E’ un libro che si legge sotto l’impressione di un soffio venuto da ben altro che dall’uomo”. Quante conversioni ha operato la sola lettura di esso…
Noi che ci diciamo cristiani, cattolici, apostolici, quali doveri abbiamo verso la S. Scrittura?
Anzitutto dobbiamo averne una grande stima e venerazione perché in essa è Dio stesso che ci istruisce. Poi dobbiamo procurarcela e leggerla spesso, almeno nei tratti più salienti e facili.
In essa vi è tutto Dio e i suoi attributi, sublimi esempi di virtù; ci sono mostrate le tristi conseguenze del vizio e ci insegna a fuggirlo. Tutto il bene che si può trovare altrove, lì si trova e non si finisce di imparare.
Sino alla fine del sec. XVIII nessuno aveva mai negato direttamente l’ispirazione della S. Scrittura. Antichi eretici a sfondo dualistico – come gli gnostici (sec I-II), i marcionisti (sec. II), i manichei (sec. III) e i neo manichei del sec X, ai quali sono da aggiungere i valdesi (sec. XII) – benché non negassero l’ispirazione in sé, pure, siccome attribuivano l’A.T. al principio del male (il Dio della creazione, diverso dal Dio della redenzione, autore del N.T.), implicitamente negarono la divina ispirazione. Gli antichi protestanti esclusero dal canone dei libri ispirati i deuterocanonici dell’A.T., ritenendo però l’ispirazione degli altri libri; respinta inoltre la tradizione e il magistero della Chiesa, considerarono la S. Scrittura come l’unica regola di fede, esagerando talmente l’idea dell’ispirazione da identificarla come una dettatura meccanica.

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Consiglia Elimina    Messaggio 13 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 20/02/2003 19.47
Sulla fine del sec. XVIII il protestantesimo incominciò a degenerare in razionalismo, passando così all’estremo opposto, cioè alla completa negazione dell’ispirazione biblica. I razionalisti negano a priori il soprannaturale e pretendono che la ragione umana sia l’unico criterio di verità.
Come è possibile distinguere un testo “canonico” da un testo “apocrifo”? Perché, ad esempio, la comunità cristiana ha accolto nel canone il vangelo di Marco e non il vangelo apocrifo di Tommaso? Quali criteri hanno presieduto a tale selezione?
Il criterio dell’ispirazione è il mezzo per distinguere i libri ispirati da quelli che non sono tali; più precisamente è il metodo per conoscere con certezza:
1) se esistono dei libri divinamente ispirati e, in caso affermativo,
2) quali sono in concreto questi libri ispirati e come si possono distinguere dai non ispirati.
Nel primo caso si parlerà di criterio di ispirazione, nel secondo di criterio di canonicità.
Perché il criterio dell’ispirazione sia legittimo e adatto allo scopo deve possedere diversi requisiti, che si possono ridurre ai tre seguenti. Deve essere:
a) Infallibile: nella S. Scrittura si contengono verità rivelate alle quali dobbiamo credere con fede assoluta, bisogna dunque che sia infallibile il modo di riconoscere i libri dove si trovano queste verità alle quali è dovuta un’adesione incondizionata;
b) Esclusivo e universale, cioè deve valere solo per i libri ispirati, a esclusione dei non ispirati; e inoltre deve potersi ugualmente applicare a tutti i libri ispirati: in caso contrario non servirebbe allo scopo;
c) Accessibile a tutti: poiché tutti hanno il dovere di credere, tutti hanno il diritto ai mezzi necessari per giungere a conoscere le verità di fede.
Nel corso dei secoli, e quasi esclusivamente da autori non cattolici, sono stati proposti diversi criteri dell’ispirazione. Vi fu chi ha additato la forma letteraria e il contenuto dei libri sacri, o gli effetti che essi producono nel lettore come criterio dell’ispirazione; altri hanno giudicato la S. Scrittura partendo dalle testimonianze che gli scrittori sacri, gli agiografi, adducono sulla propria opera, oppure dal fatto che questi scrittori erano apostoli; altri studiosi, infine, riflettendo che l’ispirazione è un fatto soprannaturale, ritengono che il criterio dell’ispirazione sia una rivelazione privata dello Spirito Santo ad ogni lettore, oppure – e questo è il criterio cattolico – interrogano la tradizione cattolica.
Gli antichi protestanti per provare l’ispirazione della Bibbia, respingendo la tradizione e il magistero della Chiesa, si appellarono ai criteri ricavati dal contenuto del libro stesso (sublimità e santità della dottrina, miracoli e profezie riportati, qualche insegnamento caratteristico ecc.) o anche dalla forma (bellezze letterarie).
Lutero ad esempio riteneva ispirati quegli scritti che contenessero l’insegnamento caratteristico della “giustificazione per mezzo della sola fede, senza le opere”, che costituiva per lui il culmine di tutta la dottrina evangelica.
Questi due criteri sono insufficienti. Difatti:
a) non sono accessibili a tutti, perché richiedono istruzione e studio;
b) neppure sono universali ed esclusivi, perché, anche applicandoli isolatamente, non si riscontrano in tutti i libri e in tutti i passi della S. Scrittura, come per es. le Cronache, l’Ecclesiaste, Rut, ecc.;
Non è da tutti infatti saper riconoscere le sublimità o la santità della dottrina, ecc., come anche nei libri qui sopra citati non si intuisce la salvezza per sola fede senza le opere, ma anche in altri scritti come la lettera di Giacomo, infatti Lutero la definì “lettera di paglia”, perché Giacomo nella sua lettera sottolinea l’importanza delle opere, che non sono fondamentali ma tuttavia necessarie ai cristiani non disabili, che possono dimostrare i frutti dello Spirito.
Occorre quindi un metodo sicuro, efficace, infallibile valido per tutti i libri sacri e non solo per alcuni, e soprattutto questo metodo deve essere accessibile a tutti gli uomini di qualsiasi fascia culturale, affinché essi non debbano dipendere da altri nel verificare l’ispirazione dei libri sacri.
C’era pure chi affermava che si doveva credere alla testimonianza dell’agiografo e in particolare modo se l’agiografo era apostolo allora il suo scritto purché avesse per oggetto un insegnamento religioso era sicuramente ispirato. Questo metodo di riconoscimento potrebbe essere valido, ma sviluppando tutte le possibile ipotesi che ne derivano si può affermare che nemmeno questo è infallibile.
Infatti questo criterio fu proposto per la prima volta nel 1750 dal protestante Giovanni Davide Michaelis, il quale ritenne che il criterio d’ispirazione per l’A.T. è la testimonianza di Gesù e degli apostoli, ma per il N.T. è l’autorità apostolica dell’agiografo.
In forza del suo principio il Michaelis fu logicamente portato a negare l’ispirazione del secondo e del terzo Vangelo e degli Atti degli apostoli, i cui autori, S. Marco e S. Luca, non erano apostoli.
E’ un fatto storico che Marco e Luca non erano apostoli, eppure non ci fu mai nella Chiesa il minimo dubbio sul carattere ispirato dei loro scritti.
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