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dal dialogo: Il canone biblico fu fatto dai protestanti?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 23:58
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06/09/2009 23:30
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 03/03/2003 18.30

I protestanti chiamano come i cattolici i deuterocanonici del N.T., che nelle loro Bibbie stampate si trovano insieme con i protocanonici nell’ordine del canone; invece i deuterocanonici dell’A.T. li chiamano apocrifi, non li riconoscono come ispirati, e generalmente non si trovano nelle loro edizioni della Bibbia; gli apocrifi dell’A.T. essi li chiamano comunemente pseudepigrafi (libri dal falso titolo), mentre denominano come i cattolici gli apocrifi del N.T.

Il criterio delle canonicità è il medesimo che per l’ispirazione, con la sola differenza che, mentre il criterio per l’ispirazione è applicato a tutti i libri sacri in generale, il criterio per la canonicità è applicato a ciascun libro in particolare. Tale criterio è la tradizione apostolica della Chiesa.<o:p></o:p>

Questa tradizione apostolica si manifestò fin dagli inizi della Chiesa, attraverso varie forme concrete: testimonianze dei Padri e degli scrittori ecclesiastici, citazioni di brani dell’A. e N.T. attribuiti a Dio, decisioni sinodali, lettura liturgica.

Dalla storia del canone risulterà che l’accettazione nel canone di un libro sacro da parte dell’autorità della Chiesa non è necessario sia fatta solennemente: basta anche l’accettazione pratica, per vie di fatto. Consta con certezza che non sono giunti fino a noi alcuni scritti dei quali, dalla Bibbia, conosciamo l’esistenza e talvolta anche il titolo. Così per l’A.T. il “libro del Giusto”, le profezie del profeta Gad, ecc., e per il N.T. almeno un’altra epistola di S. Paolo ai Corinzi e una ai Laodicesi (Col 4,16). Se fossimo sicuri che questi libri erano ispirati, dovremmo anche ammettere che di fatto alcuni libri ispirati sono andati perduti.

Per sapere se questi libri erano ispirati bisogna interrogare la tradizione cattolica, unico criterio d’ispirazione: ma essa tace assolutamente in proposito. Non basta il fatto che questi scritti erano dovuti a qualche profeta e apostolo, perché il criterio dell’apostolato non è sufficiente. Quindi ignoriamo se di fatto qualche scritto ispirato sia andato perduto.

Quanto poi alla questione astratta se sia possibile che qualche libro ispirato sia andato perduto, bisogna distinguere tra libro soltanto ispirato e libro ispirato e canonico. Ora non sembra possibile che sia andato perduto un libro ispirato e canonico, cioè già universalmente riconosciuto e dichiarato ispirato dalla Chiesa: ciò supporrebbe che la Chiesa non è stata fedele alla sua missione di custode delle fonti della rivelazione, il che non si può ammettere.

Di un intero libro ispirato del N.T. (vangelo di Matteo, scritto originariamente in aramaico) e di alcuni libri e brani deuterocanonici dell’A.T. è andato perduto il testo originale, ma ce ne sono rimaste traduzioni sostanzialmente conformi.

Occorre innanzi tutto ricercare come si formò il canone dei protocanonici presso gli Ebrei e che cosa essi pensassero dei deuterocanonici. L’opinione dei giudei in proposito potrebbe anche essere trascurata, poiché i cristiani hanno ricevuto il canone dell’A.T. non da loro, ma da Gesù e dagli apostoli. Però tutto fa pensare che in questa materia il Signore e gli apostoli non hanno fatto che accettare e trasmettere il canone giudaico. Ora, mentre non c’è dubbio sul pensiero dei giudei in favore dei protocanonici, rimane invece incerto che cosa essi pensassero dei deuterocanonici.

Secondo il nostro modo di contare, i protocanonici dell’A.T. sono 34. Ma antichi documenti giudaici (l’apocrifo IV Esdra, il Talmud babilonese, con altri scritti rabbinici) e due scrittori ecclesiastici (S. Gerolamo, S. Ilario di Poitiers) ne contano solo 24: questa cifra è una riduzione ottenuta mediante raggruppamenti di libri simili tra loro e sostanzialmente corrisponde alla nostra cifra.


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 03/03/2003 18.32
A motivo della scarsità di documenti è impossibile tracciare una storia completa del canone dei protocanonici dell’A.T.: i pochi dati ci permetteranno di stabilirne soltanto le linee generali.
Nella Bibbia ebraica i protocanonici dell’A.T. sono distribuiti in tre classi: la Legge (Tòràh), i Profeti (Nebì’ìm), gli Scritti (Ketùbìm). Questa tripartizione è attestata da antichi documenti, i quali menzionano le prime due classi con i loro nomi ben determinati, la terza con termini fluttuanti.
La seconda e la terza classe abbracciarono a loro volta raccolte minori. Tutte queste ripartizioni bastano a dimostrare che il canone dell’A.T. non si formò di un solo getto, ma a poco a poco e in varie tappe, di cui le essenziali sono rappresentate dalle tre raccolte principali: Legge, Profeti, Scritti.
La Legge o Pentateuco. Tre avvenimenti permettono di tracciare le linee maestre del processo di canonizzazione della prima raccolta.
Verso il 444 a.C., al tempo della restaurazione nazionale dopo il ritorno dell’esilio babilonese, Esdra capo spirituale della nazione, in varie adunanze pubbliche legge al popolo la “Legge di Mosè” (Neem 8-10): il popolo ascolta la lettura con viva attenzione; pentito, domanda al Signore perdono delle trasgressioni proprie e di quelle dei padri, e s’impegna ad osservarla in seguito. Di qui risulta che alla Legge viene riconosciuto un valore normativo per la vita religiosa e sociale, anche per il tempo precedente, poiché si deplora che anche gli antichi padri, a cominciare dall’epoca di Mosè non abbiano conformata la loro condotta alla Legge (Neem 9,16 ss.). Questo valore normativo è appunto quello che noi chiamiamo “canonicità”.
Qualcosa di simile era avvenuto al tempo di Gioisia, re di Giuda (639-609). Nel 621 fu ritrovato casualmente nel Tempio il “libro della Legge”: venne letto al re, il quale poi lo fece leggere solennemente al popolo; il re riconobbe che le prescrizioni della Legge non erano state osservate in passato e s’impegnò a farle osservare in avvenire; eseguì la riforma religiosa, conformandola pienamente alle norme della Legge. Dunque questo valore normativo della Legge si riconosceva già alla fine del sec. VII a.C. e si supponeva esistente anche in passato.
Infine, leggiamo che Mosè, quando ebbe finito di scrivere la “Legge”, la fece collocare accanto all’Arca dell’alleanza, dando ordine di leggerla pubblicamente ogni 7 anni (Dt 31,9-13. 24 ss.).
La canonizzazione della prima raccolta ha dunque una sua storia, che, sebbene sia nota solo in modo approssimativo, permette di ritenere come certo il riconoscimento del suo valore sacro e normativo; tale storia ebbe una fase decisiva, se non finale, nel sec. IV ad opere di Esdra. L’importanza di questa raccolta fu tale che con il termine “Legge” a volte si soleva designare tutto l’A.T.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 03/03/2003 18.35
I Profeti. Un dato abbastanza sicuro indica il termine del processo di canonizzazione della seconda raccolta.
Verso il 180 a.C. l’autore dell’Ecclesiastico, tessendo l’elogio degli antenati, enumera i vari personaggi esattamente secondo l’ordine dei corrispondenti libri della seconda raccolta
(Eccl. 46,1 – 49,15). Mezzo secolo più darti (verso il 130) il nipote dell’autore dell’Ecclesiastico (nel prologo) tra la Legge e gli altri “Scritti” dei padri nomina anche i “Profeti” come una collezione ben distinta.
Possiamo dunque affermare che la canonizzazione della seconda raccolta era già terminata nei primi anni del sec. II a.C.? E’ verosimile, ma non certo.
Che essa fosse terminata prima della terza non si può arguire con certezza dalle espressioni dove la formula “Legge e Profeti” equivale a tutto l’A.T.: si tratta infatti della designazione delle parti principali per il tutto, cioè di una sineddoche.
Gli Scritti. Ezechia re Giuda (718-689) fece raccogliere un certo numero di proverbi di Salomone (Prov. 25,1) e istituì o regolamentò il canto liturgico dei salmi di Davide e Asaf (2 Cron 29,30): sono le prime collezione appartenenti alla terza raccolta. 
La canonizzazione degli “Scritti” dunque, iniziata con Ezechia, si andò sviluppando a poco a poco: non si può stabilire quando sia giunta a compimento.
Dal fatto che i Giudei aggiunsero alla Legge anche i Profeti e gli Scritti, possiamo concludere che essi riconoscevano alla seconda e alla terza raccolta lo stesso valore normativo attribuito alla Legge, cioè le consideravano raccolte di libri sacri.
Esdra autore del canone dei protocanonici? Fu opinione di vari scrittori ecclesiastici che Esdra avesse formato e chiuso il canone. L’opinione si diffuse largamente fra protestanti e cattolici e dominò fino ai nostri giorni passando come tradizionale: secondo i protestanti Esdra avrebbe chiuso il canone in modo che non sarebbe più stato permesso aggiungervi altri libri, mentre i cattolici sostenevano che i Giudei di Alessandria vi avessero aggiunto più tardi i deuterocanonici.
Oggi questa opinione è universalmente abbandonata, perché i documenti su cui si fondava (IV Esdra, Flavio Giuseppe, Talmud) su questo punto non sono degni di fede, perché se veramente Edra avesse chiuso il canone, ne resterebbero perciò esclusi i libri protocanonici delle Cronache, di Esdra-Neemia e dell’Ecclesiaste, che si ritengono posteriori a Esdra.
Almeno ad Alessandria il canone comprendeva anche i deuterocanonici. I codici della Bibbia greca alessandrina, detta “versione dei LXX”, (settanta) contengono i deuterocanonici, e non in appendice, come se fossero di altro genere, ma nel corpo, mescolati ai protocanonici: dunque gli Ebrei di Alessandria attribuivano loro lo stesso valore.
Probabilmente anche in Palestina il canone comprendeva i deuterocanonici, perché tra le due comunità giudaiche di Gerusalemme e di Alessandria corsero sempre buoni rapporti, particolarmente in materia di libri sacri. Questi buoni rapporti difficilmente sarebbero durati se gli alessandrini avessero considerati come sacri alcuni libri non ritenuti tali dai palestinesi.
All’epoca di Nostro Signore a Gerusalemme esisteva almeno una sinagoga per gli Ebrei alessandrini (Atti 6,9); ora una delle pratiche eseguite nella sinagoga era la lettura della Bibbia e, naturalmente, il testo usato nella sinagoga alessandrina di Gerusalemme era la versione greca dei LXX, che conteneva anche i deuterocanonici. Siccome non consta che i gerosolimitani abbiano protestato, è presumibile che essi non fossero ostili ai deuterocanonici.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 03/03/2003 18.38
Gli stessi apostoli usavano la Bibbia dei LXX, questo è un fattore determinante per assicurare l’effettiva ispirazione dei 7 libri del V.T., in quanto in nessuno degli scritti apostolici troviamo avvertimenti verso i 7 libri, oltretutto troviamo alcune loro citazioni nel N.T.
Non risulta dalla Bibbia ne da nessuna lettera che gli apostoli abbiano avvertito i fedeli del pericolo contenuto nella Bibbia dei LXX, riguardo ai deuterocanonici, quindi se ne deduce che li consideravano ispirati e non pericolosi per la fede cristiana.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 04/03/2003 17.27
Ed ora arriva il bello !
 
Ecco cosa scriveva il pastore Luca circa la Bibbia cattolica, che secondo lui, è corrotta e non fedele all'originale.
 
"Le versioni della Bibbia cattolica è tradotta dal famoso testo greco di Wescott e Hort. Costoro, per fare il loro testo, è risaputo che si basarono su un altro testo-base e su alcuni manoscritti di origine alessandrina estremamente corrotti.
Ora, il testo di Wescott e Hort è chiamato, dagli addetti ai lavori, un TESTO B.
I signori Wescott e Hort erano due studiosi non credenti che insegnavano a Cambridge e che nel 1881 composero il testo greco rivelatosi poi il più scandaloso e corrotto di tutti i tempi!
Naturalmente, per fare questo testo, Wescott e Hort hanno adottato un altro testo (più antico).
 
Bene, è davvero incredibile, ma pochi cattolici sanno che, per stilare il TESTO B, Wescott e Hort hanno utilizzato a loro volta il CODICE VATICANO.
E' piuttosto noto ormai che il CODICE VATICANO è un manoscritto che per tanti anni i credenti hanno rigettato e che oggi gli studiosi più seri reputano davvero eretico. Fu ritrovato negli archivi del Vaticano, nel 1481.
 
Diamo un'occhiata ai numeri, adesso, tanto per dare un'idea della Bibbia che i cattolici hanno tra le mani:
1) il CODICE VATICANO (detto anche TESTO B) omette l'intero finale del Vangelo di Marco...
2) modifica qualcosa come 1.100 parole...
3) più di 900 parole le sostituisce con altre non inerenti...
4) vengono aggiunte più di 500 termini...
5) omette più di 2.800 parole, ed altro ancora...
Riassumendo, nelle versioni cattoliche ci sono qualcosa come 6.000 differenze!
 
Per quanto riguarda la corruzione della traduzione della Bibbia, i cattolici sono paragonabili addirittura ai Testimoni di Geova! Infatti, la versione dei TdG è talmente corrotta, da non aver ottenuto nemmeno il permesso di chiamarsi Bibbia (si chiama TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO non per scelta, ma per ripiego). E indovinate su quale testo si basa?...
 
Come mai dato che secondo Luca la Bibbia dei tdG è talmente corrotta da non potersi chiamare Bibbia ma "Traduzione del Nuovo Mondo" quella cattolica invece si chiama Bibbia, ed è riconosciuta tale anche da moltissimi protestanti?
Anche se diversi (non tutti) gruppi protestanti non accettano i 7 libri deuterocanonici, non si sono MAI permessi di dire che in altre parti la Bibbia cattolica è corrotta e/o non fedele all'originale.
Come mai Luca si permette di dire questo, e poi non ha MAI portato le prove, portando i versetti dove secondo lui ci sarebbero queste alterazioni?
 
Così non è fin troppo facile dire qualsiasi cosa, e lanciare qualsiasi accusa senza poi provare un bel niente?
 
 
I testi affidabili, invece, sui cui è possibile fare una buona traduzione, sono i famosi TEXTUS RECEPTUS per il Nuovo Testamento e il TESTO MASOTERICO per l'Antico.
Una versione che si basi su questi testi è considerata un'ottima traduzione.
 
Vediamo quindi quali versioni oggi hanno scelto di tradurre il testo corrotto di Wescott e Hort e quali hanno invece scelto il Textus Receptus e quello Masoterico.
 
Provengono dal testo degli "atei" (perchè tali erano, e questo è storia!) Wescott e Hort le versioni: CEI, Bibbia Concordata, TILC (Traduzione in lingua corrente... uno strazio!), Living Bible e, purtroppo, anche la protestante Luzzi (mi sembra giusto ammetterlo).
 
Anche qui il caro amico Luca si sbaglia, perchè Wescott e Hort non erano atei ma due pastori protestanti.
 
Provengono dal Textus e dal Masoterico: King James, Nuova Diodati (che consiglio vivamente), Old Valera (spagnola, equivalente alla King James), e le maggiori traduzioni evangeliche esistenti al mondo.
 
Cristianocattolico chiedeva delle prove. Beh, eccole qua:
L'autenticità della Bibbia evangelica è confermata da circa 90 papiri del secondo, terzo e quarto secolo, da 270 pergamene con lettere minuscole (dal quarto al decimo secolo), e da circa 5.000 scritti lezionari autentici che vanno dal quarto al sedicesimo secolo.
L'autenticità della Bibbia cattolica è data invece soltanto da 6 papiri dei primi secoli, poche versioni latine, e da qualche scritto dei padri della chiesa.
 
Ma volete rimanere strabiliati?
I due "atei intellettuali", Wescott e Hort (a mio parere usati dal diavolo per depistare la Scrittura...), per stilare il loro testo, non solo hanno usato il CODICE VATICANO (oggi considerato scandaloso!), ma hanno anche utilizzato la cosiddetta PROBABILITA' INTRINSECA.
Costoro, cioè, di volta in volta decidevano cosa probabilmente lo scrittore voleva dire.
Ora, immaginate che due persone (che hanno affermato di non credere alla divinità di Cristo e alla completa ispirazione della Bibbia!) come queste dovevano stabilire cosa in realtà voleva dire l'apostolo Paolo, Giacomo o Pietro!
Incredibile, vero?
 
Controllate le traduzione che avete tra le mani, amici, e almeno limiterete i danni!
Dio non ha permesso che la Bibbia usata nella Riforma provenisse da un testo corrotto, nè che i credenti dei primi secoli perdessero il sacro testo!
 
E bravo Luca, non provi un bel niente, ma in compenso infanghi la Chiea cattolica.
 
Pace
Salvatore
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