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dal dialogo: Il canone biblico fu fatto dai protestanti?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 23:58
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06/09/2009 23:32
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 10/12/2003 18.26
Dopo quanto ho detto, possiamo trarre una conclusione. Col sorgere del Cristianesimo l'Antico Testamento fu usato nella sua traduzione greca dei "Settanta", i cui inizi risalgono al 3° secolo avanti Cristo.
I cristiani non escluso Cristo e gli Apostoli, traevano da questa versione le citazioni bibliche nelle loro polemiche contro i Giudei.
QUESTA FU LA PRINCIPALE RAGIONE per cui, lungo il 2° sec. dopo Cristo, i
Giudei ripudiarono come infedele la versione dei "Settanta", sebbene in precedenza l'avevano circondata di particolare venerazione, e la sostituirono con altre versioni greche, totali o parziali, fatte da Giudei e giunte fino a noi soltanto in modo frammentario.
I veri libri apocrifi, cioè quelli non ispirati, furono ben presto smascherati dalla Chiesa Cattolica ed esclusi dall'ispirazione.
Fratelli non cattolici accertatevi bene e sappiate intanto che non è vero che i "deuterocanonici" sono stati sempre chiamati "apocrifi"; che non è vero che la Chiesa Cattolica l'8 aprile 1546 al Concilio di Trento decise di metterli sullo stesso piano degli altri libri ispirati. In tale occasione la Chiesa volle derimere qualunque dubbio e questione in merito, definitivamente. Non è vero che la Chiesa dei primi secoli non li riconosceva ispirati. E neppure è vero che S. Girolamo col suo prestigio ha messo in imbarazzo la Chiesa di Dio, ma solo alcuni studiosi.
S. Agostino, tra i maggiori geni del Cristianesimo, credeva, con la Chiesa, alla "ispirazione" dei libri "controversi" (deuterocanonici). Essi sono letti nella Chiesa anche allo scopo di trarvi una dottrina, proprio perché ispirati.
La limitazione del canone ebraico come già detto è dovuta all’influsso dei farisei in Palestina, i quali, alla fine del secolo primo dopo Cristo, fissarono l’elenco in base a criteri di molto discutibile validità: si vollero escludere dal numero i libri che non erano stati scritti in ebraico o in aramaico e si riteneva incerto o estinto il dono di profezia dopo Esdra (sec. 5 a.C.) al quale la tradizione attribuiva un intervento determinante nella fissazione dell’elenco dei libri sacri.
Tali discordanze trovano la loro giustificazione storica nel fatto che già presso gli ebrei dell'età anteriore a Cristo esistevano due canoni diversi. Il primo, degli ebrei palestinesi, e perciò detto palestinese, ammetteva come ispirati solo i libri scritti in ebraico, e li ripartiva in tre gruppi: 1. la Legge (Torah) o Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio); 2. i Profeti (Nebi'im), anteriori (Giosuè, Giudici, Primo-Secondo libro di Samuele, Primo-Secondo libro dei Re) e posteriori (Isaia, Geremia, Ezechiele e i dodici profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Nahum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia); 3. gli scritti (Ketubim) [Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Neemia, Primo-Secondo libro delle Cronache o Paralipomeni]. Il secondo canone, quello degli ebrei ellenizzati di Alessandria, o alessandrino, comprendeva sia i libri scritti originariamente in ebraico o aramaico e conservati solo nella traduzione greca, sia quelli scritti, forse, originariamente in greco (Tobia, Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico, Primo-Secondo libro dei Maccabei, alcuni capitoli di Ester e alcune parti di Daniele: il Cantico dei tre fanciulli, Susanna, Bel e il Dragone). Il canone alessandrino era pertanto più lungo: comprendeva un maggior numero di libri e, per taluni libri comuni anche al canone palestinese, registrava capitoli nuovi.
Queste opinioni di scuola non prevalsero tra gli Ebrei dispersi fuori dalla Palestina, ma che avevano Sinagoghe dove si leggeva la Bibbia nella stessa Gerusalemme (cf At 6,9). Inoltre, tra i manoscritti recentemente scoperti (1947) della Comunità di Qùmran, si trovano anche i libri di Tobia e Siracide, esclusi dal canone ebraico. Le scoperte archeologiche hanno quindi dato ragione alla Chiesa cattolica e confermato la sua Autorità ecclesiastica, essa è la vera Chiesa di Cristo, essa in quanto tale non ha mai avuto dubbi sulla Bibbia e suoi Libri che la compongono.
Molti pastori protestanti non menzionano minimamente ai loro fedeli tali scoperte, perché sarebbe per loro imbarazzante dare spiegazioni in merito.
 
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSNSoloGesùSalva Inviato: 11/12/2003 11.12
Pace a tutti da Michele.
 
Vi ringrazio per l'aiuto delle risposte che valuterò con tutta calma, anche se un quadro me lo sto facendo chiaro nel cuore. Mi prometto di ritornare perchè ora sto partendo e ci leggiamo per martedì, cioè posso leggervi ma non sempre intervenire che sono al PC di amici e non voglio approfittarne.
Ma possibile che altri fratelli evangelici non ci siano per dare un contributo al dialogo? Io questo atteggiamento lo trovo molto triste, o si si pensa che si debba litigare o non si dialoga e se si tirano documenti in ballo non si vuole ballare, proprio non capisco!
 
che il Signore ci benedica tutti sempre e comunque stanno le cose
 
 
 
 

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 11/12/2003 19.03
La parola “apocrifo”, dal greco apokryptein= tenere segreto, si riferisce ad un libro di autore ignoto, il quale però, spesso si nasconde sotto un nome noto e apprezzato. Nei libri apocrifi ci sono anche delle verità storiche, mescolate a molta fantasia… La Chiesa, scopertili, li ha esclusi dall’ispirazione.
Libri protocanonici” dal greco - protos=primo – sono quelli di cui non fu mai messa in dubbio l’autenticità canonica.
Libri deuterocanonici” – dal greco deuteros=secondo – sono quelli che solo in un secondo momento furono dichiarati solennemente e definitivamente ispirati dal Concilio di Trento allo scopo di eliminare ulteriori dubbi e discussioni.
La tradizione ecclesiastica fin dai tempi di Gesù li aveva ritenuti ispirati.
Ripetiamo che la versione più antica della Bibbia è quella in greco dell’A.T. fatta in Egitto, sotto il re Tolomeo Filadelfio, (lo racconta S. Ireneo nel terzo libro della sua opera Contro le Eresie, pag. 323 ed. Cantagalli Siena – terza edizione) “quest’ultimo (Tolomeo) desiderando arricchire la biblioteca da lui costruita in Alessandria degli scritti importanti di tutti gli uomini, chiese a quelli di Gerusalemme di avere le loro Scritture tradotte in greco. Essi allora, che erano ancora sotto il dominio macedone, mandarono a Tolomeo circa settanta anziani, traduttori (72 per la precisione) scelti fra gli Ebrei più colti, cioè i più competenti nelle Scritture e nelle due lingue per eseguire il suo desiderio. Egli, volendo assicurarsi dal timore che stando in compagnia si accordassero per nascondere la verità della Scrittura nella versione, li fece separare uno dall’altro con l’ordine a ciascuno di fare la versione per proprio conto: e così fece per tutti i libri. Raccoltisi poi presso Tolomeo e confrontando ciascuno la propria versione, Dio fu glorificato e le Scritture furono riconosciute veramente divine, perché tutti dal principio alla fine avevano espresso le stesse cose con le stesse parole, cosicché anche i pagani presenti riconobbero che le Scritture erano state tradotte per ispirazione divina. I settanta anziani furono impegnati alla traduzione di tutti i libri realizzandola gradualmente tra il 250 e 100 a.C. Del resto, non fa meraviglia che Dio abbia agito in tal modo, quando si pensi che, distrutte le Scritture durante la schiavitù del popolo sotto Nabucondonosor, allorché i Giudei tornarono dopo settant’anni al loro paese al tempo di Artaserse, rei dei Persiani, Dio ispirò Esdra, sacerdote della tribù di Levi, facendogli ricomporre tutte le parole dei profeti passati per restituire al popolo la Legge quale era stata data mediante Mosè.”
Come già più volte detto fu detta dei “Settanta” (LXX). In essa sono distribuiti i libri deuterocanonici ognuno inserito nel proprio gruppo e nell’ordine conservato fino ad oggi dalla Chiesa Cattolica.
Sempre Ireneo nella sua opera fa notare agli gnostici che loro non erano autorizzati a alterare il contenuto della Bibbia, come hanno fatto gli Ebrei e molti protestanti, togliendo alcuni libri da essa, gli gnostici oltre a togliere alcuni libri toglievano anche alcune parti del N.T. e ne riscrivevano altri, ecco cosa dice Ireneo, il che è molto valido anche per i protestanti che non accettano il canone cattolico: “Essendo le Scritture, con le quali Dio preparò e fondò la nostra fede nel Figlio suo, tradotte con tanta fedeltà per la grazia di Dio e conservate incorrotte in Egitto, dove si sviluppò la casa di Giacobbe dopo aver fuggito la fame in Canaan e dove fu portato in salvo il Signore nostro quando fuggì la persecuzione di Erode, ed essendo questa versione (dei LXX) stata fatta prima che il Signore scendesse in terra e prima che avessero origine i cristiani – nostro Signore è nato circa l’anno 41° di Cesare Augusto, mentre Tolomeo, sotto il quale furono tradotte (in greco) le Scritture, è molto anteriore – si rivelano veramente impudenti e temerari quelli (gli gnostici) che ora vogliono fare un’altra traduzione quando dalle stesse Scritture noi ricaviamo argomenti contro di essi e quando sono obbligati a concludere con la fede nella venuta del Figlio di Dio. Quindi solida, non forzata, unica vera è la nostra fede provata dalla Scrittura, la quale fu tradotta nel modo predetto, e non interpolata è la dottrina della Chiesa. Gli apostoli, infatti, che sono anteriori a costoro, convengono con la predetta versione (dei LXX) e la nostra versione concorda con quella degli apostoli. Pietro e Giovanni, Matteo e Paolo, gli altri ancora e i loro discepoli annunziarono tutte le cose profetate nel modo che è contenuto nella versione degli anziani (i “Settanta”).
Ora io mi chiedo se sia giusto il metodo usato da molti pastori protestanti con il quale citano solo alcune frasi dei padri, tralasciando di citarne altre, nascondendo così molte cose ai loro fedeli, come ad esempio questa prova importantissima che ci racconta Ireneo a proposito della Bibbia dei LXX, usata dagli stessi apostoli. Quanti sono i fedeli protestanti a conoscere questi particolari?
E’ corretto citare solo le parti che fanno comodo tralasciandone altre che farebbero cadere tutte le pretese protestanti, e le loro aspirazioni di essere nella verità?
E poi, quale di tutte le denominazioni è nella verità, visto che come abbiamo più volte provato, hanno dottrine diverse tra loro?
Perché nascondono queste cose ai loro fedeli?
Quanto al Nuovo Testamento — accettato solo dai cristiani — pare che alla fine del II sec. il canone fosse completo; è certo che dal III al V sec. sorsero in varie Chiese dubbi circa alcuni libri (la Lettera agli Ebrei, la maggior parte delle Lettere cattoliche [di Giacomo, Seconda lettera di Pietro, Seconda-Terza lettera di Giovanni, di Giuda] e l'Apocalisse), i quali nel VI sec. furono tuttavia compresi definitivamente nel canone; per questa loro accoglienza più tarda, anche questi libri furono chiamati deuterocanonici.
Pace
Salvatore

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 49 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNStefanoS79 Inviato: 11/12/2003 22.15
Caro Salvatore, mi voglio complimentare di cuore con te per l'ottimo lavoro che stai facendo, questo lavoro meriterebbe di essere pubblicato e diffuso nelle librerie cattoliche.
 
Tuttavia ti faccio presente che i fratelli evangelici non capiscono queste cose o meglio fanno orecchie da mercante.
Loro hanno DECISO che il cristianesimo giusto è SOLO il loro e non c'è nulla da fare, anche gli apparisse Gesù davanti non lo riconoscerebbero, se non fosse in linea con la teologia della loro piccola comunità evangelica di "Bible-believer".

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 50 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 13/12/2003 9.42
Vedi caro Stefano,
io ho ricevuto tanto dal Signore, quello che so lo devo a Lui, che mi ha infuso una grande voglia di studio e di approfondimento, mi ha pure fatto incontraer voi tutti fratelli del sito, che indubbiamente mi avete dato tanto, spesso mi avete stimolato, anche il dialogo con i fratelli evangelici serve da stimolo per l'approfondimento.
Da voi ho imparato tanto, una comunità serve proprio a questo: crescere insieme, dando ognuno il proprio contributo, e traendo beneficio dagli interventi dei fratelli.
 
Questo naturalmente vale per chi non i i tappi negli occhi e alle orecchie, per chi con umiltà e sete di conoscenza, e sopratutto per chi non ha pregiudizi duri come il cemento armato.
 
Non è triste vedere l'ignoranza, questo è normale, studiando piano piano l'ignoranza scompare, ma quello che è veramente triste è il  vedere atteggiamente di snobbismo verso chi non la pensa come come loro, praticamente è verissimo quello che dice il fratello Stefano, non crederebbero nemmeno a Gesù se gli parlasse di presenza, gli direbbero che a loro interessa solo la Bibbia, punto e basta.
 
Ma si dovrebbero rendere conto che visto questo estremo attaccamento (e per certi versi giusto) alla Bibbia, almeno dovrebbero conoscere la storia di Essa, come e chi la formò, chi decise, chi scelse i libri ispirati, e se questa scelta è da ritenere credibile.
 
Posso capire (ma non condividere) che non gli interessa la storia dei padri delal Chiesa, ma quella della Bibbia DOVREBBE interessargli.
 
James Blocher, pastore protestante, nel suo libro "la Chiesa cattolica romana allo specchio" dice che un buon cristiano deve conoscere la storia della Chiesa, (io aggiungo: tutta però, non solo gli errori cattolici) come un buon figlio di famiglia farebbe bene a interessarsi della vita dei suoi antenati, diversamente dimostra un disinteresse verso la propria famiglia. Il cristiano a cui non interessa la storia del cristianesimo, dimostra un forte disinteresse verso la Chiesa, e vive come un automa, a cui sono stati programmati solo alcuni concetti, alcuni fatti, e quelli resterenno sempre gli stessi per tutto il resto della sua vita.
 
Molti pentecostali dimostrano una forte impermeabilità verso tutto ciò che non proviene dalla bocca dei loro pastori.
 
Una volta programmati, è difficile che acquisiscano nuove conoscenze bibliche, sembrerebbe una esagerazione, ma purtroppo i fatti mi danno ragione.
 
Naturalmente ci sono le eccezioni, naturalmente non sto dicendo neppure che gli evangelici sono gente cattiva, ma questa loro impermeabilità la vedo chiara, chiarissima.
 
Il loro zelo diventa eccessivo, sì agiscono in buona fede, ma dovrebbero riuscire a vincere i loro fortissimi, pregiudizi anticattolici.
 
Resta il fatto che quasi nessun evagelico (comuni fedeli) conosce nè la storia della Bibbia nè quella del cristianesimo.
 
A loro la storia non interessa (rispondono così), ma qui non si tratta della storia di Napoleone, ma di quella parte di storia che ci aiuta a capire se la Bibbia è un libro di fantasia, scritto magari appena 5 secoli fa, e spacciato per libro antichissimo.
Se non conoscono la storia di quel libro che tengono fra le mani, come fanno ad essere certi che è veramente Parola di Dio, e non un libro di fandonie?
 
Per fede?
 
Certo, basta la fede, fintantochè non si presenta un qualcuno a dire, "vedi che quel libro che tieni in mano è manchevole di sette libri" l'evangelico non può dire a me non mi interessa, perchè è presunzione allo stato puro.
 
Se dice (come in realtà dicono) "a me non interessa" significa come minimo, che allora sono succubi dei loro pastori, il pastore dice "questa è parola di Dio, e la Bibbia cattolica è stata alterata" e loro ci credono ciecamente.
 
Perchè ciecamente?
 
Perchè diversamente qual'ora si presenti l'occasione (un dialogo ad esempio) dovrebbero verificare, o quantomeno tentare di farlo, impegnarsi in un attento esame.
Siccome questo impegno nell'attento esame spessissimo non si vede,
CIECAMENTE si può benissimo dire.
 
Ma come fanno ad accusarci di avere una Bibbia alterata senza conoscere realmente quello che vanno dicendo?
 
Pace
Salvatore

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 51 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 13/12/2003 12.51
Nei primi tempi del cristianesimo, fino a un determinato periodo, nessuno si preoccupò di scrivere un catalogo dei libri che erano ritenuti ispirati; di qui la necessità di dedurlo dalla lettura dei Padri apostolici e da altri scritti dell’epoca. Ma i più antichi scrittori ecclesiastici raramente citano alla lettera gli scritti del N.T.; più che citazioni, le loro sono allusioni o reminescenze; questo suppone da parte loro un’assidua lettura fino all’assimilazione del frasario, che ritorna spontaneo sotto la loro penna, ma lascia delusi quanti da questi scritti si aspettassero citazioni esplicite e letterali.
Vero è che tale familiarità con gli scritti del N.T. induce naturalmente a pensare che quegli antichi scrittori vedevano nei libri neotestamentari la norma, della loro fede e della vita cristiana.
Quando si appellano a scritti del N.T. riconoscono ad essi una autorità suprema, non solo uguale a quella dell’A.T., ma anche superiore, in quanto in base agli scritti del Nuovo interpretano i libri dell’A.T.; sono però rari i testi nei quali il N.T. è citato con le formule solenni in uso per l’A.T.
Sappiamo infine che nelle adunanze liturgiche erano letti i libri sia dell’uno sia dell’altro Testamento, in particolare le “memorie degli apostoli” e gli “scritti dei profeti”, con prevalenza dei primi sui secondi.
Qualche razionalista (per es. A. von Harnack) ha preteso che Marcione sia stato il primo a redigere un canone del N.T., dando così alla Chiesa cattolica un esempio da seguire; l’affermazione è insostenibile. Scrive A. Puech “Il proclamare o l’insinuare, come ha fatto qualcuno, che Marcione è stato il vero curatore del canone del N.T. è dimostrare di aver imparato troppo bene da Marcione l’arte delle esagerazioni sistematiche. La stessa impresa di Marcione non sarebbe comprensibile se prima di lui non vi fossero stati dei libri circondati da una particolare venerazione, così grande da assicurarne la canonizzazione. Marcione con i suoi deliri ha tutt’al più accelerato la data di tale canonizzazione definitiva.
Egli infatti delirava partendo dall’idea che solo S. Paolo fu il vero interprete e annunziatore del pensiero di Gesù e fondandosi su alcuni principi che gli studiosi hanno cercato di ricostruire, ha preteso di raggiungere il testo originale del messaggio cristiano, rinnegando integralmente i libri dell’A.T., il cui Dio (un Essere giusto che nelle sue promesse guardava solo al bene temporale degli Ebrei) non può esser considerato padre di Gesù Cristo. Per il N.T. Marcione manifestò le sue idee sui libri sacri con due opere, non giunte fino a noi, cioè con l’Instrumentum o vangelo e con l’Apostolicon o epistole paoline, dove ha operato notevoli amputazioni e correzioni: dei vangeli ritenne solo quello di Luca e delle epistole paoline ne conservò soltanto dieci.
L’idea prima di una lista di libri aventi carattere normativo per la fede e i costumi Marcione l’ha presa dalla Chiesa, come appare dal canone dell’A.T., ed è chiaramente dimostrato da Ireneo (202) e da Tertulliano (220 ca.) che scrissero contro Marcione. Ireneo afferma che prima di Marcione esisteva un corpo delle Scritture del N.T. e che l’eretico ha mutilato largamente, scartando alcuni libri e decurtandone altri per comporre la sua raccolta; Tertulliano, dopo aver messo in chiaro che i Testamenti (Instrumenta) sono due, afferma che il N.T. è composto di due parti essenziali, il “Vangelo” e “l’Apostolo”; per il “Vangelo” cita i quattro canonici, per “l’Apostolo” cita tredici lettere di Paolo, l’epistola agli Ebrei che ritiene scritta da Barnaba e confermata dall’autorità di Paolo, la prima epistola di Giovanni, e gli Atti degli apostoli.
Tali assicurazioni, ed altre ancora, impediscono di attribuire a Marcione la parte decisiva nella costituzione del canone neotestamentario.  E’ assicurato che prima di lui esistevano quattro vangeli e un Apostolicon, ritenuti dalla Chiesa come ispirati e nei quali essa cercava i principi della sua fede e della sua condotta.
Ci si può domandare se verso l’anno 150 la lista dei libri sacri del N.T., cioè il canone neotestamentario, era ancora aperto o era già chiuso. La Chiesa in quel periodo aveva già rifiutato molti libri apocrifi che si presentavano sotto nomi venerabili (Pietro, Tommaso, Maria ecc.)
Ma il canone restava aperto per via di alcuni dubbi su alcune lettere come quella agli Ebrei, quella di Giuda, l’Apocalisse, la II epistola Pietro ecc.. Quando verso la fine del sec. II, il vescovo di Antiochia Serapione, si pronuncia sul “vangelo apocrifo di Pietro”, esprime un principio generale per tutte le chiese: “Noi fratelli, accogliamo Pietro e gli altri apostoli, come Cristo in persona, ma siamo ben avveduti nel rigettare gli scritti che falsamente portano il loro nome, sapendo che non li abbiamo ricevuti come tali dai nostri maggiori”.
E’ stucchevole come molti pastori protestanti tengano all’oscuro i fedeli circa la storia del canone, sia dell’A.T. che del N.T., nonostante dedichino parecchie lezioni alla storia del cristianesimo, come fanno ad esempio i pentecostali, citando solo i meriti di Lutero e compagni, ma nascondendo i loro errori e soprattutto elencando i diversi errori che la Chiesa cattolica ha fatto nel corso dei secoli; in ogni caso mai si sente parlare di storia del canone e mai si sente spiegare dettagliatamente il metodo che la Chiesa adottò per saper discernere positivamente i libri ispirati da quelli apocrifi.

Pace
Salvatore


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Consiglia Elimina    Messaggio 52 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 13/12/2003 12.54
Questo loro fazioso modo di esporre i fatti mi ha fatto aprire gli occhi, mi ha spinto ad approfondire lo studio delle Sacre Scritture e del loro canone, accorgendomi così della enorme faziosità di molti pastori pentecostali e protestanti vari, mi sono allontanato da loro, senza odio né rancore, perché in quelle comunità ho incontrato tante brave persone piene di entusiasmo e fermamente convinte di essere nella piena verità, ma in realtà i fedeli pentecostali vengono tenuti all’oscuro di molti fatti e documenti che farebbero bene a conoscere, lasciando stare la cieca fiducia che ripongono nei loro pastori, e andando a verificare di persona, e non facendosi influenzare dalla frase “ci interessa la sola Bibbia”, perché in essa (la frase) sono contenuti tutti gli inganni che molti pastori protestanti fanno ai loro fedeli, convincendoli molto doviziosamente che è inutile perdere tempo dietro altri libri. Praticamente  così facendo tengono in pugno i loro fedeli, perché la Bibbia la possono tranquillamente spiegare come piace a loro, prova ne è il fatto che oggi esistono moltissimi gruppi protestanti ognuno dei quali differisce dal leggero al pesante, il modo di interpretare la Bibbia rispetto agli altri gruppi protestanti, il fatto strano è che se si parla con i fratelli protestanti ognuno di loro assicura che il suo gruppo è nella verità, anzi sottolinea e fa capire che solo il suo gruppo è nella verità, e spesso invogliano il loro interlocutore a frequentare la loro comunità, proprio perché realmente convinti di essere nella piena verità.
Sarebbe utile convocare nello stesso momento un pastore pentecostale, un valdese, un luterano, un avventista, un pentecostale modalista, uno di quelli che battezzano solo nel nome di Gesù, un apostolico, uno della chiesa dei fratelli, uno della chiesa di base (e per ora mi fermo qui) per vedere le scintille che ne uscirebbero parlando dei loro diversi punti dottrinali, e per mettergli davanti agli occhi i loro errori e le loro divergenze, e poi dire loro: “MA COME FATE  AD AFFERMARE DI ESSERE TUTTI SINGOLARMENTE GUIDATI E ISPIRATI DALLO SPIRITO SANTO, E AD ASSERIRE DI ESSERE UNITI  TRA DI VOI?”
Ma la Chiesa cattolica romana insegna a essere pazienti e rispettosi verso i fratelli separati, quindi nell’attesa che molti fratelli protestanti si accorgano dei loro errori continuiamo a precisare la storia del canone del N.T. e a pregare per loro.
Pace
Salvatore

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Consiglia Elimina    Messaggio 53 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 16/12/2003 10.17
I principi erano saldi e la Chiesa si dimostrava severa e intransigente di fronte alla letteratura più o meno devota ed ereticale che stava dilagando.
All’inizio del sec. III sorgono qua e là dubbi e incertezze, anche sui libri accolti precedentemente, che si prolungarono sino alla fine del V sec., e presso i Siri anche per tutto il sec. VI. Oggetto di questi dubbi sono: l’epistola agli Ebrei (specialmente in Occidente), l’Apocalisse (specialmente in Oriente) e la maggior parte delle epistole cattoliche, cioè l’epistola di Giacomo, la 2° e 3° epistola di Giovanni, la 2° epistola di Pietro e l’epistola di Giuda. Le cause che contribuirono a far sorgere tali dubbi erano generali alcune, altre invece particolari.
Cause generali: 
 1) la scarsità di comunicazioni impediva che lo scambio degli scritti del N.T. tra le varie comunità cristiane avvenisse celermente; quindi alcuni scritti non poterono giungere a conoscenza di tutte le chiese che con un certo ritardo;
 
2) il diffondersi dei libri apocrifi rese a volte i capi di alcune chiese diffidenti verso scritti di cui abusavano gli eretici (Ebrei e Apocalisse) o che non presentavano una dottrina propria  (epistole cattoliche minori); tra due pericoli (accogliere nel canone un libro non ispirato o lasciarne fuori uno ispirato) sembra che alcuni abbiano considerato meno grave il secondo;
 
3) la mancanza di una decisione ufficiale della Chiesa; esisteva, è vero, una prassi, ma questa forse non sembrò sufficiente in alcuni casi.
Tra le cause particolari vi erano, per l’epistola agli Ebrei e per l’Apocalisse, l’abuso che ne facevano gli eretici, infatti Ebrei veniva usata e abusata dai montanisti e dai novaziani (a motivo di Eb 6,4-6) anche gli ariani si appoggiavano su Eb 3,2. Dell’Apocalisse abusavano i millenaristi.
Per l’epistola di S. Giacomo il sospetto che l’autore fosse un falsario nascosto sotto il nome di un apostolo, come spesso facevano gli autori di libri apocrifi; per l’epistola di S. Giuda il fatto che sembrava accreditare il libro apocrifo di Enoch; per le altre epistole cattoliche minori (2 Pt e 2-3 Gv), la loro brevità e la mancanza di dottrine caratteristiche non dava occasione di citarle, e ciò poté ingenerare il dubbio che non fossero ispirate.
La voce di Padri come Origene, Gerolamo Agostino ecc., contribuì a dipanare i diversi dubbi sulla canonicità di queste lettere.
Alla fine del sec. VI i dubbi sono interamente scomparsi nelle chiese latine, mentre si protraggono in Oriente fino al Concilio Quinisesto o Trullano (anno 692), nel quale – a quanto pare – i Padri non compilano un nuovo catalogo, ma adottano quello che risulta dalla combinazione di altri cataloghi in uso nelle chiese, giungendo così a un canone completo.
Visto che ci furono parecchi (molti di più rispetto al V.T.) dubbi sulla canonicità di parecchie lettere del N.T. e che queste lettere sono chiamate anch’esse deuterocanoniche, come mai i fratelli protestanti non rigettano le 7 lettere deuterocanoniche?
Lutero provò a rigettarle, poi in seguito a studi più accurati i protestanti le riammisero nel loro canone, dando (a malincuore) così ancora una volta ragione alla Chiesa cattolica romana, che con il suo magistero (tranne alcuni padri) non ha mai avuto dubbi sul canone, e nelle fasi di discussione (nei primi secoli) fu sempre la Chiesa cattolica a decidere la canonicità dei Libri Sacri, durante tutta la storia del canone i protestanti dov’erano?
 
Gli eretici come gli gnostici, nestoriani, novazioni, catari, manichei, albigesi ecc. identificano forse i protestanti? Nessuno dei gruppi eretici ebbe parte nella stesura del canone.
Nelle chiese sire i dubbi proseguono probabilmente fino al tempo della versione siriana filosseiana (nel 508 ca.). Da questo tempo in poi non troviamo più che rarissime voci contrarie nelle chiese greche e in Occidente quella tardiva del Gaetano.
Si è accennato a quattro decisioni di concili particolari; ad esse si può aggiungere la lettera del Papa Innocenzo I (nell’anno 405) al vescovo di Tolosa che gli aveva chiesto il canone dei Libri Sacri: a lui il Papa invia il canone completo, come quello africano, con l’avvertimento che tutti gli apocrifi si debbano respingere e condannare.
Decisioni della Chiesa universale sono invece quelle dei Concili Fiorentino, Tridentino, Vaticano.
Il primo catalogo ufficiale della Chiesa universale è quello del Concilio Ecumenico di Firenze (4 febbraio 1441) sotto il Papa Eugenio IV. Nel decreto per l’unione dei giacobiti con la chiesa latina, il Concilio, dopo aver professato la sua fede nell’ispirazione dei libri della S. Scrittura, dà la lista dei libri stessi, nella quale sono riportati tutti i protocanonici e i deuterocanonici sia dell’A. che del N.T., confermando così il canone dei concili africani.
Il decreto fiorentino non è una definizione, ma una professione di fede, cioè un’esposizione della dottrina cattolica. Eccone il testo: “La Santa Chiesa… fermissimamente crede e professa che l’unico e medesimo Dio è autore dell’A. e del N.T… perché i sacri autori di ambedue i Testamenti hanno scritto sotto l’ispirazione del medesimo Spirito Santo; essa accetta e venera i loro libri, che sono indicati dai titoli che seguono” e ne fornisce l’elenco completo.
Il Concilio Tridentino, nella sua IV sessione (8 aprile 1546), dopo aver dichiarato di riconoscere e di venerare con uguali sentimenti di pietà e rispetto tutti i libri dell’A. e del N.T., essendone Dio l’unico autore, dà la lista di tutti i libri sacri compresi i deuterocanonici.
Sarebbe utile che i molti fratelli protestanti dopo aver visto e verificato le incertezze iniziali circa il canone, sia del A. che del N.T. e considerato che loro accettano solo il catalogo del N.T. così come è nella Chiesa cattolica romana, mentre per il V.T. usano il canone degli ebrei, considerassero che Lutero, Calvino e altri famosi protestanti, nella voglia matta di reinterpretare, ritradurre la Bibbia e nella volontà di mettere pure mano nel canone, rivedendolo e ricontrollandolo, ebbero pure dubbi sulle sette lettere del N.T. e che nonostante i loro sforzi intellettuali finirono col girare come in un labirinto, trovandone l’uscita con le proprie forze, e finendo poi per dar ragione alla Chiesa cattolica romana (riguardo al N.T.), si rendessero conto che il voler ricontrollare il canone si rivelò un unitile perdita di tempo. L’orgoglio intellettuale di Lutero e altri, li spinse ha verificare di persona, ma analizzando bene le vicende che portarono Lutero a definire lettera di paglia la lettera di Giacomo, e a rifiutarne altre perché ritenute apocrife, per poi rimangiarsi queste inutili eresie, non fa altro che confermare che fuori dalla Chiesa regna il caos, e che gli studiosi di turno non fanno altro che portare confusione nei fedeli, e considerato che questi protestanti affermavano di essere rigorosamente guidati e ispirati dallo Spirito Santo è lecito chiedersi quale spirito li ispirasse.
Non era per caso qualche spirito malvagio?
 
Pace
Salvatore
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