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dal dialogo: Il canone biblico fu fatto dai protestanti?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 23:58
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06/09/2009 23:37
 
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Da: Soprannome MSN°Raptor Inviato: 13/02/2004 1.14
La Chiesa Cattolica dovette darsi un canone di Scritture ispirate proprio perchè si stava creando molta confusione riguardo a quali libri della Bibbia dovesero ritenersi ispirati e quali no. San Girolamo espresse un suo parere personale ma obbedì alla Chiesa che gli disse di tradurre anche quei libri che lui ( personalmente, ripeto) non riteneva ispirati. E San Girolamo obbedì riconoscendo alla Chiesa l'autorità conferitagli da Cristo.
 
Il fatto che gli ebrei non riconoscono gli apocrifi non vuol dire assolutamente nulla. Se è per questo non riconoscono neanche Gesù Cristo come Messia e come Dio.
 
Noi cristiani seguiamo la Parola di Dio che si è fatta carne. La garanzia che la Bibbia ebraica sia Parola di Dio è che Gesù Cristo ce lo ha confermato.
 
Noi cristiani non ci basiamo sul giudizio delle varie sinagoghe e dei rabbini. Saprai certamente che fino all' anno 100 circa, presso gli ebrei  non esisteva un unico canone biblico. Erano le varie sinagoghe a stabilire un loro canone.
 
Esistevano almeno due canoni: uno palestinese ed uno alessandrino. Inoltre gli Esseni e i Samaritani avevano un loro canone.
 
Per quanto riguarda il canone palestinese e quello alessandrino, sono state le sinagoghe localiin modo indipendente l'una dall'altra e in piena libertà,a ritenere ispirati o non ispirati i 7 Libri deuterocanonici.
 
Noi cristiani non seguiamo gli insegnamenti delle sinagoghe locali. Noi seguiamo Gesù Cristo e gli insegnamenti della Chiesa da Lui fondata 2000 anni fa.

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Da: Soprannome MSN°Cristiano Inviato: 13/02/2004 1.26
GIROLAMO E LA BIBBIA VULGATA LATINA
«Ecco, io ho posto dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, avendo poca forza, hai serbato la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. » (Apocalisse 3:8)

Quando nel 3° secolo a.C., Tolomeo Filadelfo fece tradurre gli scritti ebraici in greco, il mondo civilizzato si esprimeva nella lingua di Piatone.

Da un lato, la cultura ellenica esercitava la sua influenza su tutte le rive del Mediterraneo; dall'altro, le conquiste di Alessandro l'avevano fatto penetrare fin quasi nel cuore dell'Asia. La diffusione del greco, prima lingua «universale», determinò così il successo della Versione dei Settanta, che mise progressivamente in ombra il testo originale ebraico, il cui uso rimaneva isolato entro gli stretti limiti della Palestina.

Nel 4° secolo dell'era cristiana, la situazione si era modificata. Soltanto il ceto istruito si esprime ancora in greco, lingua che si parlava correntemente solo sulle rive del mare Egeo. Il latino è diventata la lingua ufficiale dell'impero romano, in quel momento all'apice della sua gloria.

Le legioni romane lo impongono in tutti i tenitori conquistati. Come tanti altri, i cristiani devono adottarlo a loro volta, ed è così che i loro scritti sacri, redatti in greco, sono compresi solo da una minoranza di fedeli. La Parola divina s'allontanò poco per volta dall'esperienza quotidiana dei credenti. Un tale allontanamento è sempre dannoso. Nel nord dell'Africa, intere comunità sono privati di nutrimento spirituale, perché l'accesso al testo biblico è riservato solo a certi eruditi

Secondo la testimonianza degli storici, questa situazione provocherà il lento declino delle chiese africane disseminate a partire da due centri spirituali un tempo fiorenti, Alessandria e Cartagine; sarà all'origine della disfatta del cristianesimo in questa regione, di fronte all'invasione dell'Isiam nel 7° secolo.

Alla fine del 3° secolo, ci furono servitori di Dio pienamente coscienti di questa grave lacuna. Si erano intrapresi diversi tentativi di traduzioni bibliche in latino, senza che alcune di esse fosse esaurienti.

Damaso 1°, vescovo di Roma dal 366 al 384 - il titolo di papa compare solo più tardi nella storia -espose il problema al suo primo segretario, Hieronymus, più conosciuto con il nome di Girolamo (332-420).

Questa scelta era molto saggia. Girolamo era un erudito che sapeva esprimersi perfettamente nelle lingue dei testi originali e al tempo stesso un uomo profondamente umile, che amava Dio e desiderava fare la Sua volontà.

Si dice che dapprima Girolamo fu riluttante di fronte alla proposta di tradurre la Bibbia nella lingua di Virgilio: «E' un lavoro ingrato - disse - riuscirà solo a scontentare coloro che hanno pregiudizi e a suscitare il rancore di coloro che pensano che ignoranza e santità sono una cosa sola».

Girolamo era un uomo integro, fedele all'insegnamento della Scrittura; egli aveva anche il coraggio delle sue opinioni. Egli seppe staccarsi in tempo dalle correnti filosofiche che trascinavano gli ecclesiastici dell'epoca e dalle diverse eresie che affliggevano la cristianità. Girolamo non soltanto si mise a tradurre i testi sacri, ma volle raddrizzare le tendenze e riportare i vescovi a pratiche più conformi alla dottrina biblica. Evidentemente, questo non piacque a tutti; si tramavano inganni

intorno alla sua persona; lo si accusò di voler «giudaizzare» la chiesa, riprendendo così il termine usato da Paolo nel rimproverare Pietro, (cf. Galati 2:14)

Alla morte di Damaso 1°, Girolamo avrebbe dovuto esserne il successore; fu esonerato da questa carica con il vantaggio di lasciargli tutto il tempo necessario per la sua traduzione. Nel 382 aveva iniziato il Nuovo Testamento. Nel 385, s'impegnò sull'Antico Testamento e a questo scopo si recò in Palestina, per consultare i dottori ebrei, specialisti del testo ebraico.

Girolamo era stato pregato di trascrivere la Versione greca dei settanta in latino. Dapprima egli cercò di attenersi agli ordini ricevuti, ma poi, stanco di radunare frammenti che nessun «rattoppo» poteva migliorare, prese una decisione coraggiosa, quella di risalire alle sorgenti, traducendo l'Antico Testamento a partire dall'originale ebraico.

Girolamo passò 19 anni a Gerusalemme. Ai nostri giorni si mostra ai turisti la grotta in cui egli compì la sua opera; questa è situata in prossimità di un'altra grotta che era servita da scuderia, luogo presunto della nascita di Gesù Cristo.

Oggi la Basilica della Natività si erge al di sopra di questi luoghi storici; essa è il luogo di incontro di molti pellegrini, soprattutto verso Natale.

Girolamo aveva ricevuto la missione di tradurre tutti i libri inclusi nella Versione dei Settanta, compresi i racconti profani che erano stati aggiunti agli scritti ispirati. Ricordiamo che Tolomeo Filadelfa, nella sua passione per la letteratura, aveva dato ordine ai 72 sapienti ebrei venuti ad Alessandria, di trascrivere in greco tutti i testi ebraici esistenti. Così, un certo numero di racconti profani, ai quali gli Ebrei non avevano mai attribuito autorità divina, erano stati introdotti nella Versione dei Settanta.

La cristianità nascente non aveva sempre saputo discernere il carattere extra-canonico di questi testi. La lettura dell'epilogo del 2° libro dei Maccabei prova la natura fantastica di questa antologia di letteratura ebrea, senza dubbio interessante per l'epoca che fa rivivere, ma totalmente diversa dalla santa Scrittura nella sua essenza:

«Terminerò qui la mia narrazione. Se è bella e completamente esplicata, e ben secondo il mio desiderio; se è mediocre e comune, è perché non potevo fare meglio. Così come è nocivo bere soltanto vino o soltanto acqua, ma è piacevole bere acqua e vino misti, allo stesso modo si deve presentare un racconto che affascina l'orecchio dei lettori. Termino dunque qui.» (2° Maccabeo 15:38-40)

Anche Girolamo, come molti altri, riconobbe l'aspetto leggendario di questi libri; li tradusse, ma li fece precedere da una nota esplicativa.

E' il «Prologo Galaeto» che, durante tutto il Medioevo, i copisti riprodussero come intestazione dei due libri di Samuele: «Qualsiasi opera che non figuri fra i 24 libri della Bibbia ebraica deve essere considerata apocrifa, cioè non canonica».

Si deve dunque a Girolamo l'applicazione di questo termine «apocrifo», tratto dal greco apokrupha = nascosto, segreto, per estensione: non autentico.

http://www.sbgi.it/sito/articoli/bibbia_vulgata.htm


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Consiglia Elimina    Messaggio 88 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSN°Raptor Inviato: 13/02/2004 7.32
Come già detto, San Girolamo espresse una sua opinione personale. Ma le dottrine, qualunque esse siano, non possono essere lasciate al giudizio dei singoli.
 
Ecco la necessità di un Magistero che svolga la funzione docente, cioè quella di insegnare e guidare.
 
Noi sappiamo che le controversie sul Canone si svilupparono già nel II e III secolo d.C. e vennero chiarite nel IV secolo. Tuttavia, dopo gli acordi presi nelle chiese latine, alcuni dubbi rimasero nelle chiese della Siria che raggiunsero l'accordo solo nel V secolo. Da allora e fino al XV secolo non ci furono più controversie e il canone cristiano venne comunemente accettato da tutti.
 
In materia di fede non c'è spazio per le opinioni personali, per quanto autorevoli possano essere.

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Consiglia Elimina    Messaggio 89 di 273 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 13/02/2004 10.32
Alfonso.....vogliamo fare dei passi avanti oppure dobbiamo fare come i gamberi e annullare quanto è stato scritto anche qui?
 
La questione di s.Girolamo è stata chiarita se vai a ritroso di questo forum lo trovi con tanto di prove.....
 
Ripeto.....non dobbiamo CONVERTIRVI A NULLA...ma solo portare le prove e dimostrare che la famosa LXX ERA IN USO DAGLI APOSTOLI.....
e che fosse in uso con gli Apostoli è la stessa Società biblica protestante a dirlo...e questo a noi basta per DIMOSTRARE che la Chiesa ha scelto la cosa migliore....
 
L'Apostolo dice che TUTTE LE SCRITTURE SONO ISPIRATE, ma non fa un elenco.....questo elenco lo ha fatto la Chiesa......a seguito del problema dilagante sugli abusi degli apocrifi.....fino al 1546 la Chiesa NON ebbe necessità di dichiarare il Canone quale dottrina ufficiale semplicemente perchè nella sostanza ESSA NON VENNE MAI MESSA IN DISCUSSIONE....il Concilio di Firenze del 1400 dimostra l'uso dell'attuale Canone Cattolico, la Chiesa Ortodossa si dissociò UFFICIALMENTE nel 1700.....ma non ha cestinato i Deuterocanonici, li tiene dentro ugualmente, ma in un blocco a parte.....
 
QUESTE SONO PROVE ALFONSO...IL RESTO SONO CHIACCHIERE......
 
Girolamo doveva solo TRADURRE e non stabilire un Canone.....fra l'altro è dimostrato in questo forum che Girolamo FECE USO DEI TESTI DEUTEROCANONICI, quale il Libro di Ruth, ad esempio, definendolo "SACRO".....
usandoli nei suoi scritti ben 200 volte chiamandoli SCRITTURE.....
 
Il resto è stato dimostrato......ciò che devi ora dimostrare TU Alfonso...è portarci le prove che alcune Chiese evangeliche dell'epoca di s.Agostino si OPPONEVANO ALLA SCELTA DELLA CHIESA....se non le hai.....mi spiace.....ma usare solo Girolamo NON è per noi una prova...e non è una prova valida per negare l'autorità della Chiesa....
 
Riporto il messaggio 74.......se vogliamo continuare a dialogare...diversamente per me l'argomento si chiude qui fino a quando non avrò altre prove oltre Girolamo.....
 
 
Ed ora un altro spunto per continuare questo approccio in tutta serenità....sempre dalla Società Biblica di Ginevra qui leggiamo:
 
 
La Versione greca dell'Antico Testamento detta dei "Settanta"

         Di questa traduzione in greco, fatta ad Alessandria d'Egitto nel III secolo a.C., abbiamo già fatto cenno in precedenza. Essa era di uso corrente al tempo di Gesù e degli Apostoli, e fu adoperata moltissimo per le citazioni dell'Antico Testamento da tutti gli scrittori del Nuovo. I Vangeli di Marco e di Luca, le epistole di Pietro e quella agli Ebrei seguono tale regola in maniera assoluta, mentre Matteo, Giovanni e Paolo ricorrono anche al testo ebraico, sebbene in via eccezionale. (Paolo cita l'A.T. 82 volte secondo la Settanta, e soltanto due volte secondo il testo ebraico).

    Il testo della Settanta era praticamente la "Scrittura" letta nelle prime chiese cristiane in tutta l'area di lingua greca (Corinto, Efeso, Filippi, Tessalonica, ecc.). Il fatto però che la Settanta, prima popolarissima nel mondo giudaico, venisse adottata dai Cristiani, ne provocò per reazione la proscrizione da parte dei Giudei. Ciò portò al sorgere di altre traduzioni greche, tra cui ne vanno ricordate tre: quella di Aquila (eccessivamente letterale), quella di Teodozione (praticamente un revisione della Settanta, per avvicinarla un po' di più al testo ebraico), e quella di Simmaco (traduzione in greco elegante, lodata da Girolamo). Purtroppo queste traduzioni non le conosciamo che per gli esigui frammenti rimastici e per le citazioni di scrittori contemporanei (Il secolo d.C.).

     E' facile comprendere l'importanza che potrebbe avere un paragone tra il testo ebraico e le varie traduzioni in greco, specialmente la Settanta, così frequentemente citata dagli Apostoli. Questa operazione fu fatta da un famoso studioso alessandrino, Orìgene, intorno al 240 dell'era cristiana. Nel corso di dodici anni egli allestì la cosiddetta Esapla (= sestuplice), 50 volumi per oltre 6000 pagine. Era questa una colossale edizione dell’Antico Testamento dove su sei colonne affiancate c’erano il testo ebraico, una traslitterazione del testo ebraico con lettere greche, e le traduzioni in greco di Aquila, Simmaco, i Settanta e quella di Teodozione. (v. TAV. X).

          In questo lavoro Orìgene rivide con cura particolare il testo della Settanta, che in seguito fu pubblicato a parte. Girolamo, che tradusse la Bibbia in latino (Vulgata), alla fine del IV secolo, poté ancora consultare l'Esapla di Orìgene nella biblioteca di Cesarea. A noi però l'Esapla non è pervenuta, perché la biblioteca di Cesarea fu distrutta durante la conquista araba del 638. Possedere l'Esapla sarebbe un vantaggio enorme oggi per gli studiosi del testo biblico, ma purtroppo, data la mole, non ne erano state fatte copie, e l'esemplare originale andò bruciato. Ci è rimasto però il testo dei Settanta, che si trova, con qualche variante nei già citati grandi codici Alessandrino, Sinaitico, Vaticano, e Riscritto di Efrem.

              In conclusione: i “Settanta” ebbero certamente a disposizione un certo tipo di testo ebraico, quando fecero la traduzione in greco nel III secolo a.C. Ora, se riscontriamo differenze tra la versione dei Settanta ed il testo ebraico a noi noto (cioè il Testo Masoretico), si può ragionevolmente pensare che il testo usato dai Settanta non era quello Masoretico. 

              E' lecito allora porsi la domanda: Quale dei due testi dobbiamo considerare come "autentico"? Non è possibile avere una risposta globale. Con un paziente lavoro di analisi, gli studiosi cercano di fornire chiarimenti caso per caso. 

              Perché però non si pensi che le differenze tra i due tipi di testo abbiano importanza "dottrinale", riportiamo alcuni esempi, che si commentano da soli.

 1 Re 6:8 

Traduzioni secondo il Testo Masoretico

L'ingresso del piano di mezzo 

si trovava al lato destro della casa... 

                                           (Riveduta, N. Riveduta) 

 Traduzioni secondo il Testo dei Settanta

La porta del piano più basso

era sul lato destro del tempio...      

                                                  (CEI)

 1 Re 6:22b

Traduzioni secondo il Testo Masoretico

...e ricoprì pur d'oro tutto l'altare

che apparteneva al santuario.       

                                     (Riveduta, Nuova Riveduta, CEI) -notare le tre Bibbie insieme-

 Nella Settanta invece questa frase è omessa.

            In alcuni casi la differenza tra la versione greca dei Settanta e il testo ebraico od aramaico è fortissima, come per il caso del libro di Daniele; evidentemente essa fu fatta su un testo abbastanza diverso, e quindi in tali casi è bene non prenderla in considerazione.

Nota. Molti studiosi ritengono che il testo primitivo dell'Antico Testamento abbia subito nel corso delle successive redazioni e copiature qualche trasposizione di brani. Ciò emergerebbe dai cosiddetti "passi ripetuti"; per esempio:

2 Samuele 22 e Salmo 18;  

Isaia 2:2,4  e Michea 4:1-3; 

Isaia cap 36-39 e 2 Re 18:13 - 20:19;  

Geremia cap 52 e  2 Re  24:18 - 25:30.

 

Dunque ciò che vuole concludere però la Società Biblica di Ginevra NON si comprende chiaramente......ricostruiamo i punti nodali:

1) Ammette e riconosce che la Settanta (LXX) è la versione conosciuta ai tempi di Gesù e citata dagli Apostoli tanto che Paolo fa ben 82 citazioni dalla LXX e solo due dal testo ebraico (Paolo cita l'A.T. 82 volte secondo la Settanta, e soltanto due volte secondo il testo ebraico)...

2) Ammette e riconosce il perchè i Giudei nel concilio di Jamnia esclusero la Settanta: Il testo della Settanta era praticamente la "Scrittura" letta nelle prime chiese cristiane in tutta l'area di lingua greca (Corinto, Efeso, Filippi, Tessalonica, ecc.). Il fatto però che la Settanta, prima popolarissima nel mondo giudaico, venisse adottata dai Cristiani, ne provocò per reazione la proscrizione da parte dei Giudei. ...

3) Ammette e riconosce che vi sono state altre traduzione che però, dice: Purtroppo queste traduzioni non le conosciamo ....

4) Ammette e riconosce che: E' facile comprendere l'importanza che potrebbe avere un paragone tra il testo ebraico e le varie traduzioni in greco, specialmente la Settanta, così frequentemente citata dagli Apostoli. Questa operazione fu fatta da un famoso studioso alessandrino, Orìgene, intorno al 240 dell'era cristiana. ........Ci è rimasto però il testo dei Settanta, che si trova, con qualche variante nei già citati grandi codici Alessandrino, Sinaitico, Vaticano, e Riscritto di Efrem.

Di questa operazione se ne servì Girolamo per trarre la Vulgata, ma purtroppo l'opera di Origene è andata perduta, a noi interessa capire che siamo nell'anno 240 quando già il concilio di Jamnia aveva CHIUSO IL CANONE, mentre a quanto pare per la Chiesa la questione era ancora aperta.....perchè si affidò alla Tradizione APOSTOLICA......ed alla successiva continuità dei vescovi della Chiesa che usavano le stesse Scritture......

5) Alla fine la Società Biblica dice: i “Settanta” ebbero certamente a disposizione un certo tipo di testo ebraico, quando fecero la traduzione in greco nel III secolo a.C. Ora, se riscontriamo differenze tra la versione dei Settanta ed il testo ebraico a noi noto (cioè il Testo Masoretico), si può ragionevolmente pensare che il testo usato dai Settanta non era quello Masoretico

E giustamente ci si pone una domanda:

E' lecito allora porsi la domanda: Quale dei due testi dobbiamo considerare come "autentico"? Non è possibile avere una risposta globale. Con un paziente lavoro di analisi, gli studiosi cercano di fornire chiarimenti caso per caso. .....

La Società Biblica molto più ragionevolmente ammette e ritiene che Non è possibile avere una risposta globale.  ......e tuttavia molti protestanti Evangelici sostengono a chiari lettere che essi hanno la risposta.....Io invece pensavo ai punti da uno a 4 riportati.....dai quali si evince che la Settanta se fu citata da Paolo per 82 volte contro 2, come non può considerarsi AUTENTICA?

Leggo qui una contraddizione della Società biblica quando nella conclusione dice:

In alcuni casi la differenza tra la versione greca dei Settanta e il testo ebraico od aramaico è fortissima, come per il caso del libro di Daniele; evidentemente essa fu fatta su un testo abbastanza diverso, e quindi in tali casi è bene non prenderla in considerazione.

....... a quanto pare Paolo, l'Apostolo non la pensava come loro, egli prende in considerazione la LXX facendo ben 82 citazioni su 2 ed è questa l'unica motivazione che spinge la Società Biblica a mantenere il Canone Ebraico anzichè quello adottato dalla Chiesa? In verità non danno una risposta, questa è l'unica citazione "contro" la Settanta che però si contraddice dall'esempio riportato su Paolo.

Abbiamo forse un altra "Settanta" a noi sconosciuta? Abbiamo forse un altro testo Ebraico a noi sconosciuto?

Fraternamente Caterina

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