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dal dialogo: Il canone biblico fu fatto dai protestanti?

Ultimo Aggiornamento: 06/09/2009 23:58
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06/09/2009 23:38
 
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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 13/02/2004 23.55
Credo che in ogni dialogo debba prevalere il senso della giustizia e della correttezza, affinchè esso non sfoci in lite.
 
I non cattolici, sono interessati a scoprire e conoscere il pensiero dei Padri della Chiesa?
 
Non lo so.
 
A questa domanda non so rispondere, dovrebbero rispondere i non cattolici, ma se citano Girolamo, come fa la società biblica di Ginevra, sarebbe più corretto e giusto citare pure gli altri padri.
 
Citarne solo uno, che non era d'accordo nell'includere i 7 libri deuterocanonici, non mi sembra molto corretto, anzi lo dire che è fuorviante e fazioso.
 
In ogni caso la Chiesa ha sempre seguito il parere della maggioranza dei padri, non di qualche singolo.
 
Pace
Salvatore

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Da: Soprannome MSN°Raptor Inviato: 14/02/2004 8.44
Recupero un post piuttosto vecchion di Ireneo che riprpongo qui perchè può essere interessante al fine di spiegare alcuni argomenti

E’ tratto dal documento Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, della Pontifica Commissione Biblica, pubblicato nel 2001.

Molto interessanti sono le note, che ho riportato con la loro numerazione originale nel testo, alla fine del paragrafo, in corsivo.

Buona lettura e buono studio!


Ireneo




E. L'estensione del canone delle Scritture

16.
Si chiama « canone » (dal greco kanōn, « regola ») la lista dei libri riconosciuti come ispirati da Dio e aventi un valore di regola per la fede e i costumi. L'argomento di cui ci occupiamo qui è quello della formazione del canone dell'Antico Testamento.

1. Situazione nel giudaismo

Tra il canone ebraico delle Scritture (30) e il canone cristiano dell'Antico Testamento (31) esistono delle differenze. Queste venivano spiegate ammettendo generalmente che all'inizio dell'era cristiana esistessero nel giudaismo due canoni: un canone palestinese in ebraico, l'unico accettato in seguito dagli ebrei, e un canone alessandrino in greco, più esteso - chiamato i Settanta -, adottato dai cristiani.

Recenti ricerche e alcune scoperte hanno messo in dubbio questa opinione. Oggi sembra più probabile che al tempo della nascita del cristianesimo, le raccolte chiuse dei libri della Legge e dei profeti esistessero in una forma testuale sostanzialmente identica a quella del nostro Antico Testamento attuale. La raccolta degli « Scritti », invece, non era così ben definita, in Palestina e nella diaspora ebraica, sia nel numero dei libri che nella forma del loro testo. Verso la fine del I secolo sembra che 22/24 libri fossero generalmente accettati come sacri,(32) ma solo molto più tardi la lista diventerà esclusiva.(33) Quando si fissarono i limiti del canone ebraico, i libri deuterocanonici non vi furono inclusi.

Molti libri che facevano parte del terzo gruppo, mal definito, di testi religiosi, furono letti regolarmente da alcune comunità ebraiche nel corso dei primi secoli d.C. Tradotti in greco, essi circolavano tra i Giudei ellenisti, sia in Palestina che nella diaspora.


2. Situazione nella Chiesa primitiva

17. Essendo i primi cristiani per la maggior parte giudei della Palestina, « ebrei » o « ellenisti » (cf At 6,1), la loro visione della Scrittura doveva riflettere quella del loro ambiente, ma le nostre informazioni al riguardo sono scarse. In seguito, gli scritti del Nuovo Testamento fanno ritenere che nelle comunità cristiane circolasse una letteratura sacra più ampia del canone ebraico. Presi globalmente, gli autori del Nuovo Testamento manifestano una conoscenza dei libri deuterocanonici e di alcuni non canonici, perché il numero dei libri citati nel Nuovo Testamento oltrepassa non solo quello del canone ebraico, ma anche quello che si ipotizza fosse il canone alessandrino.(34) Quando il cristianesimo si diffuse nel mondo ellenistico continuò a servirsi dei libri sacri che aveva ricevuto dal giudaismo ellenizzato.(35) Sebbene i cristiani di espressione greca avessero ricevuto dagli ebrei le loro Scritture sotto la forma dei Settanta, non conosciamo questa forma con precisione, perché essa ci è pervenuta solo in manoscritti cristiani. Ciò che la Chiesa sembra aver ricevuto è un corpus di Scritture sacre, che erano, all'interno del giudaismo, sulla strada per diventare canoniche. Quando il giudaismo arrivò alla chiusura del proprio canone, la Chiesa cristiana era sufficientemente autonoma in rapporto al giudaismo da non esserne immediatamente influenzata. Fu solo in epoca posteriore che un canone ebraico ormai chiuso cominciò ad esercitare una sua influenza sul modo di vedere dei cristiani.


3. Formazione del canone cristiano

18. L'Antico Testamento della Chiesa antica assunse forme differenti nelle diverse regioni, come mostrano le varie liste dell'epoca patristica. La maggior parte degli autori cristiani a partire dal II secolo, così come i manoscritti della Bibbia del IV e dei secoli successivi, utilizzano o contengono un gran numero di libri sacri del giudaismo, compresi libri che non sono stati accettatati nel canone ebraico. Solo dopo che gli ebrei ebbero definito il loro canone la Chiesa pensò a chiudere il proprio canone dell'Antico Testamento. Non abbiamo informazioni sul modo in cui si procedette e sulle ragioni addotte per includere o meno un determinato libro nel canone. È tuttavia possibile abbozzare ad ampi tratti la sua evoluzione nella Chiesa, sia in Oriente che in Occidente.

In Oriente, a partire dal tempo di Origene (ca. 185-253), si cercò di conformare l'uso cristiano al canone ebraico di 22/24 libri, utilizzando per questo diverse combinazioni e stratagemmi. Origene stesso era inoltre consapevole dell'esistenza di numerose differenze testuali, talvolta considerevoli, tra la Bibbia in ebraico e quella in greco. Questo problema si aggiungeva a quello della differenza delle liste di libri. Gli sforzi compiuti allo scopo di conformarsi al canone e al testo ebraico non impedirono agli autori cristiani d'Oriente di utilizzare nei loro scritti libri che non erano stati ammessi nel canone ebraico, né di seguire per gli altri il testo dei Settanta. L'idea che il canone ebraico dovesse essere preferito dai cristiani non sembra aver prodotto sulla Chiesa d'Oriente un'impressione profonda, né duratura.

In Occidente, si mantenne ugualmente un'utilizzazione più ampia dei libri sacri ed essa trovò in Agostino il suo difensore. Quando si trattò di selezionare i libri da includere nel canone, Agostino (354-430) basò il suo giudizio sulla prassi costante della Chiesa. All'inizio del V secolo, alcuni concili adottarono la sua posizione per compilare il canone dell'Antico Testamento. Sebbene questi concili fossero solo regionali, l'unanimità espressa nelle loro liste li rende rappresentativi dell'uso ecclesiale in Occidente.

Per quanto riguarda le differenze testuali tra la Bibbia in greco e quella in ebraico, Girolamo basò la sua traduzione sul testo ebraico. Per i libri deuterocanonici egli si limitò generalmente a correggere la Vecchia [traduzione] Latina. A partire da allora la Chiesa in Occidente riconosce una duplice tradizione biblica: quella del testo ebraico per i libri del canone ebraico, quella della Bibbia greca per gli altri libri, il tutto in una traduzione latina.

Basandosi su una tradizione secolare, il concilio di Firenze, nel 1442, e poi quello di Trento, nel 1564, hanno fugato, per i cattolici, dubbi e incertezze. La loro lista si compone di 73 libri, ricevuti come sacri e canonici, perché ispirati dallo Spirito Santo, 46 per l'Antico Testamento, 27 per il Nuovo Testamento.(36) In questo modo la Chiesa cattolica ha ricevuto il suo canone definitivo, per la cui determinazione il Concilio si era basato sull'uso costante nella Chiesa. Adottando questo canone, più ampio di quello ebraico, esso ha preservato una memoria autentica delle origini cristiane, poiché, come abbiamo visto, il canone ebraico, più limitato, è posteriore all'epoca della formazione del Nuovo Testamento.


Note al paragrafo E.

(30) Gli ebrei annoverano 24 libri nella loro Bibbia, che essi chiamano Tanak, termine formato dalle iniziali di Tôr
āh, « Legge », Nebi'im, « profeti », e Ketubim, altri « scritti ». La cifra di 24 è spesso ridotta a 22, numero delle lettere dell'alfabeto ebraico. Nel canone cristiano, a questi 24 o 22 libri corrispondono 39 libri, detti « protocanonici ». La differenza si spiega col fatto che gli ebrei considerano come un solo libro molti scritti che sono invece distinti nel canone cristiano, ad esempio gli scritti dei dodici profeti « minori ».

(31) La Chiesa cattolica annovera 46 libri nel suo canone dell'Antico Testamento, 39 protocanonici e 7 deuterocanonici, così chiamati perché i primi furono accettati nel canone senza grande discussione o senza alcuna discussione, mentre i secondi (Siracide, Baruc, Tobia, Giuditta, Sapienza, 1 e 2 Maccabei e alcune parti di Ester e di Daniele) furono accettati definitivamente solo dopo vari secoli di esitazione (da parte di alcuni padri della Chiesa come pure di Girolamo); le Chiese della Riforma li chiamano « apocrifi ».

(32) Nel suo Contro Apione (1.8), scritto tra il 93 e il 95, Giuseppe Flavio è molto vicino all'idea di un canone delle Scritture, ma il suo vago riferimento a dei libri ai quali non è stato ancora dato un nome (designati più tardi come « Scritti ») fa pensare che nel giudaismo non si fosse ancora arrivati allo stadio di una collezione di libri nettamente definita.

(33) Quella che viene chiamata l'Assemblea di Jamnia aveva piuttosto la natura di una scuola o di un'accademia, installata ad Jamnia tra l'anno 75 e l'anno 117. Non abbiamo attestazioni di una decisione di stilare una lista di libri. C'è motivo di ritenere che il canone delle Scritture ebraiche non sia stato fissato in modo rigido prima della fine del II secolo. Le discussioni tra scuole sullo status di alcuni libri si sono protratte fino al III secolo.

(34) Se la Chiesa primitiva avesse ricevuto da Alessandria un canone chiuso o una lista chiusa, ci si aspetterebbe che i manoscritti dei Settanta ancora esistenti e le liste cristiane dei libri dell'Antico Testamento avessero entrambi un'estensione virtualmente identica a questo canone. Ma non è così. Le liste veterotestamentarie dei padri della Chiesa e dei primi concili non mostrano questo tipo di unanimità. Non furono gli ebrei di Alessandria a stabilire un canone esclusivo delle Scritture, ma la Chiesa, a partire dai Settanta.

(35) Questi libri comprendevano scritti composti originariamente in ebraico e tradotti in greco, ma anche scritti composti direttamente in greco.

(36) Cf Denzinger-Hünermann,Enchiridion symbolorum, 36a ed., Freiburg i.B., Basel, Roma, Vienna 1991, nn. 1334-1336,1501-1504.


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Da: Soprannome MSN°Cristiano Inviato: 14/02/2004 9.53
Rimetto un testo interessante dove si evince che non tutti i cosiddetti padri della chiesa erano d'accordo sui libri deuterocanonici
La questione dei libri deuterocanonici

Non riteniamo sacri e quindi ispirati i sette libri deuterocanonici aggiunti dalla Chiesa Cattolica Romana al canone ebraico per i seguenti motivi:

1) Pur essendo stati inseriti nella traduzione greca dei LXX (Settanta) (II° sec. a.C.), questi libri non sono mai stati ritenuti sacri e quindi ispirati dagli Ebrei, come risulta dalla testimonianza di 4° Esdra e di Giuseppe Flavio che abbiamo già citato più sopra. A conferma c'è anche la decisione del sinodo giudaico di Jamnia (90 d.C. ca.). Gesù stesso, pur censurando il comportamento degli scribi e dei farisei, ha detto: « Gli scribi ed i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare » (Mt 23, 2-3). L'apostolo Paolo dice inoltre che agli Ebrei furono affidati gli oracoli di Dio (Rm 3, 2). Se gli scribi ed i farisei, come dice Gesù, siedono sulla cattedra di Mosè e se ad essi furono affidati gli oracoli di Dio, come ribadisce Paolo, possiamo essere certi che la loro decisione di stabilire quali fossero i libri sacri ed ispirati da Dio, fu una decisione pienamente legittima e conforme alla volontà divina.

2) Questi libri – a differenza dei protocanonici – presentano una grande varietà di recensioni (lunghe e corte) e di varianti, dimostrando che verso di loro si aveva una maggiore libertà di azione rispetto ai libri sacri, ritenuti intangibili.

3) Non vi fu mai discussione fra gli Ebrei di Palestina e quelli di Alessandria sul numero di libri sacri. Segno che le due correnti erano d'accordo a loro riguardo. I cattolici dicono che i palestinesi prima avevano anch' essi i deuterocanonici, che vennero poi rimossi per pregiudizi. Infatti a Qumrân si sono rinvenuti allo stato frammentario i libri di Tobia e di Ben Sira (Siracide o Ecclesiastico). Di più nella versione dei LXX i libri deuterocanonici si presentano frammisti a quelli protocanonici. Va però notato che i qumraniti possedevano molti altri scritti oltre ai deuterocanonici, come il Documento di Damasco, la Regola della Comunità, la Regola della Guerra, i Giubilei, ecc.. E' vero che gli attuali codici dei LXX presentano i deuterocanonici, tuttavia essi contengono anche altri scritti che non sono stati accolti dalla chiesa cattolica come sacri, quali le Odi di Salomone, il 3° ed il 4° di Esdra. Come mai si sono accolti i primi e non i secondi se entrambi esistevano nei medesimi codici frammisti con i canonici? Segno dunque che la pura presenza degli scritti in tali codici non bastava a dichiararli sacri. Perché da parte cattolica si sono accolti solo i sette deuterocanonici sopra nominati, tralasciando gli altri che vi si trovano a pari titolo presso i qumraniti e i manoscritti della LXX?

4) Passando poi all'epoca cristiana va notato come il N.T., nelle sue 263 citazioni dei libri sacri, non presenti mai i deuterocanonici, anche quando ciò avrebbe potuto servire per i suoi ragionamenti. Sono citati nel libro di Giuda alcuni apocrifi (come il libro di Enoc e l'apocalisse di Mosè), ma i deuterocanonici non sono mai citati. Anche le allusioni sono ridotte al minimo. E' ben difficile che ciò sia dovuto al puro caso, specialmente se si pensa che il loro uso sarebbe stato utile anche per sostenere dottrine del Nuovo Testamento. Si può quindi concludere che con grande probabilità ciò era dovuto al fatto che ad essi non si attribuiva il medesimo valore dei protocanonici. I pochissimi scritti protocanonici (come il Cantico dei Cantici . . .) che non sono citati nel N.T., si deve al fatto che essi non contenevano alcun riferimento alla dottrina neotestamentaria.

5) Circa l'uso dei deuterocanonici presso i primi cristiani, dobbiamo riconoscere che essi, utilizzando la Bibbia dei LXX, leggevano pure i libri deuterocanonici. Spesso anzi li presentavano come libri sacri in quanto usavano espressioni come "La Scrittura dice; la Sapienza dice". Ippolito, Cipriano ed Ireneo, introducono in tal modo brani della Sapienza di Salomone, di Baruc, di Tobia. Era difficile per loro agire diversamente. Tuttavia essi citano in tal modo anche il 3° dei Maccabei, il 3° e il 4° di Esdra, i Salmi di Salomone, i libri Sibillini che in seguito non furono ritenuti sacri.
Di più va ricordato che gli scrittori i quali fecero apposite ricerche sul canone biblico, eliminarono i libri deuterocanonici per accogliere solo i protocanonici, come appare dalle seguenti indicazioni:

II - III secolo : Melitone, vescovo di Sardi (ca 170), presenta come sacri e canonici solo i libri degli Ebrei.
Anche Origene (ca 240), pur citando anche gli altri libri, nel suo Commento al Salmo 1 dà l'elenco degli scritti sacri che sono fatti equivalere alle 22 lettere dell'alfabeto ebraico e consistono solo nei protocanonici.
Anzi Giulio Africano cercò di rimuovere dal testo greco di Daniele i brani che non si trovavano nell'originale ebraico e aramaico (brani deuterocanonici).

IV secolo : seguono la lista ebraica:
Atanasio nella sua Epistula festalis 39
Cirillo di Gerusalemme
Gregorio Nazianzeno
Epifanio
Anfilochio, l'autore dei canones apostolorum

V secolo:
Rufino
Girolamo
Pseudo-Atanasio
li accoglie invece Agostino

6) Dal fatto che anche coloro i quali negano l'autorità dei deuterocanonici ne facciano uso, si può dedurre che essi siano stati inconsistenti e riconoscano in pratica ciò che negano in teoria. Contro ciò milita l'affermazione di Girolamo il quale nella sua lettera ai vescovi Cromazio ed Eliodoro così scrive:

« Noi abbiamo tre libri di Salomone: I Proverbi, l'Ecclesiaste (o Qoelet) e il Cantico dei Cantici. Di fatto il libro intitolato l'Ecclesiastico ( o Siracide) e l'altro che falsamente si chiama Sapienza di Salomone, sono nell'identica situazione del libro di Giuditta, di Tobia e dei Maccabei. La chiesa li legge in verità; ma non li riconosce tra gli scritti canonici; li legge per edificazione del popolo, ma non per provare o autorizzare alcun articolo di fede»

Anche nel Prologo galeato (protettivo) Girolamo scrive:

« Questo prologo, che è come il principio galeato (= uno scudo, una difesa) delle S. Scritture, può convenire a tutti i libri che abbiamo tradotto in latino, affinchè possiamo sapere che i libri che stanno al di fuori (della cit. precedentemente presentata), devono essere ritenuti apocrifi. Perciò la Sapienza che volgarmente si dice di Salomone, il libro di Gesù figlio di Sirac, Tobia e il Pastore non sono nel canone. Ho trovato in ebraico anche il primo libro dei Maccabei; il secondo invece è greco, come si può dedurre anche dallo stesso stile ».

Questo è confermato anche dal fatto che nella comunità si leggevano altri scritti oltre a quelli sacri: a Corinto si leggevano le lettere speditevi da Clemente Romano e da Sotere. In Africa, in Asia e in Spagna si leggevano, nell'anniversario della morte, le passioni dei martiri senza per questo che divenissero ispirate.

7) Dal secolo VI in oriente i dubbi contro i deuterocanonici svanirono quasi del tutto, pur essendo stati sostenuti ancora nel secolo VI da Leonzio di Bisanzio e da Giunilio Africano; nell' VIII secolo solo da Giovanni Damasceno e nel IX secolo da Niceforo Costantinopolitano. In Occidente, forse per influsso di Girolamo, i dubbi persistettero più a lungo: circa quindici vescovi o studiosi si opposero ai deuterocanonici (o almeno ad alcuni di essi) nel corso di undici secoli. Tra costoro vanno segnalati:

Gregorio M., papa (m. 604)
Ugo di San Vittore (sec. XII)
S. Antonino di Firenze (sec. XV)
Il cardinale Gaetano (sec. XVI)
Nicola di Lira  (sec. XIX)

Secondo il cardinale Pallavicini al Concilio di Trento (1545-1563) si chiese se si dovessero distinguere il libri sacri in due classi: quelli su cui poggiano i dogmi e gli altri utili a promuovere la pietà. Il cardinale Seripando (in un erudito opuscolo) propose di distinguere i libri sacri in "canonici" ed "ecclesiastici", ma non ebbe seguaci. Anche il cardinale Gaetano sostenne la distinzione in libri "protocanonici" e "deuterocanonici". Tuttavia il Concilio di Trento (1545-1563) non accolse tale idea e presentò l'elenco dei libri sacri, inclusi i deuterocanonici, concludendo con le seguenti parole:

« Se qualcuno non riterrà per sacri e canonici gli stessi libri integri con tutte le loro parti, così come si usò leggere nella chiesa cattolica e si contengono nell'antica edizione della Volgata latina, spezzando consapevolmente e imprudentemente le predette tradizioni, sia scomunicato »

Talvolta si dice che il Concilio di Trento (1545-1563) fu il primo a stabilire il canone degli scritti sacri, in realtà esso non ha fatto altro che ripetere ciò che già prima avevano stabilito il concilio di Firenze nel Decreto per i Giacobiti nel 1442 ; Innocenzo I, vescovo Roma, nella sua lettera al vescovo di Tolosa; Esuperio l'anno 405 ; il concilio III di Cartagine nel 397  e infine il cosiddetto decreto di Damaso, a lui falsamente attribuito, nel 381.


Dopo questa introduzione, necessaria per fare il punto della situazione, è possibile proseguire l'approfondimento sulla formazione del canone dell'Antico Testamento, consultando il primo capitolo della prima parte dell'opera " Il Romanzo della Bibbia" di Fausto Salvoni, edito dalla Libera Facoltà Biblica Internazionale di Via Del Bollo 5, Milano, 1980.

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Da: Soprannome MSN°Raptor Inviato: 14/02/2004 13.52
Il testo inserito da Alfonso meriterebbe una trattazione più approfondita che ora non ho il tempo di inserire perchè sto partendo.
 
Però una  risposta veloce su un punto è opportuna darla. In effetti il canone non fu riconosciuto da subito e non fu riconosciuto da tutti. Proprio per mettere fine al proliferare di canoni diversi gli uni dagli altri la Chiesa Cattolica stabilì il Canone della Bibbia, quello definitivo. E lo fece basandosi sull'autorità ricevuta da Gesù Cristo.
 
Questo pone fine ai pareri personali di chiunque, siano essi dui San Girolamo, di S. Agostino o di chiunqe altro.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolico Inviato: 14/02/2004 17.26
Il sinodo giudaico di Jamnia, fu fatto solo per pretestuosità, i farisei cercavano ogni cavillo (ormai da tempo) per dichiarare non biblici i cristiani, e quindi astutamente partendo proprio dalla Bibbia cercarono di diffondere la convinzione che i cristiani avessero una Bibbia apocrifa, manomessa, alterata.
 
Quindi la miglior mossa strategica per dichiarare eretici i cristiani, era proprio quella di rifare un sinodo che riesaminasse il canone biblico.
 
Non è strano che per diversi secoli gli ebrei non avessero mai sentito il bisogno di riesaminare il canone, che davano per buono, e poi dopo la nascita del cristianesimo si rimboccarono le maniche per "riesaminare il canone"???
 
Vedo che Alfonso cita ora diversi padri della Chiesa, però purtroppo lo fa a mò di squadra di calcio, o chi per lui, visto che sono citazioni, dato che gli insegnamenti dei padri non vengono mai citate dai non cattolici quando risultano sconvenienti per le dottrine protestanti.
Questo lo si nota a partire da Giustino martire, Ireneo, Ignazio di Antiochia ecc., tutti questi autorevoli padri, non vengono MAI citati quando si tira in ballo la dottrina e le interpretazioni bibliche, canone biblico compreso.
 
Ora noi potremmi stare qui, (e già lo fatto con numerosi post) a elencare questa o quella motivazione, ma quella principale resta UNA.
 
Per 1500 anni la Chiesa ebbe UNA sola Bibbia, soprattutto dopo la stesura del canone che avvenne dopo circa 400 anni dalla nascita del cristianesimo.
 
La domanda è pure UNA....
 
Chi lungo la storia dell'umanità ha voluto portare ventate di novità, soprattutto in ambito cristiano, ha portato vere novità o riesumato vecchie controversie?
 
Indubbiamente sono state riesumate vecchie controversie, e su chi potevano poggiarsi i protestanti per avere un minimo di credibilità?
 
Sugli ebrei, non tenendo conto, che la loro autorità biblica cessò con la nascita del cristianesimo.
 
Oppure dovremmo pensare che la Chiesa di Cristo deve andare dagli ebrei a farsi spiegare il Vecchio Testamento?
 
Pace
Salvatore
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