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dal dialogo: SULLA CONFESSIONE del 20/06/2005

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:27
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13/09/2009 07:14
 
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Da: Soprannome MSNAndre191817  (Messaggio originale) Inviato: 20/06/2005 16.43
Salve a tutti, mi chiamo Andrea e conosco poco la Bibbia e le differenza tra chiese cattoliche e chiese evangeliche.
 
Mi è sempre stato detto che la confessione è un potere che hanno solo i preti cattolici, ma degli evangelici pentacostali mi hanno fatto leggere il contesto di Giovanni cap.20 e di Luca cap.24 e mi sembra evidente che Gesù dà questo potere non solo agli 11 ma a tutti i discepoli, donne incluse.
 
Cosa ne pensate?
E'vero che prima del concilio di Trento anche un semplice battezzato poteva dare l'assoluzione a un morente?
 


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Consiglia Elimina    Messaggio 2 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIoFrancesco21 Inviato: 20/06/2005 17.03
Pace del Risorto per Andre.
 
Piacere di leggerti. Io sono Francesco, un evangelico rientrato alla Chiesa Cattolica, mi sono sposato ed abbiamo una bambina, Dio ti benedica.
 
Se tu conosci l'ambiente evangelico, la confessione non esiste da loro, ma c'è la confessione pubblica dei peccati e in certi casi ci sono, diciamo così, i suggerimenti personali del pastore, le confidenze.
Gesù ha dato questo potere ai "suoi" se avesse voluto darli a tutti avrebbe detto parole diverse e lo avrebbe detto quando si trovava in pubblico.
Mi servo di una bella risposta che prendo qui dal Gruppo da un altro forum, perchè ritengo che lo spieghi bene.

Dio solo perdona il peccato

Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7 ]. Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: "Il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati" ( Mc 2,10 ) ed esercita questo potere divino: "Ti sono rimessi i tuoi peccati!" ( Mc 2,5; Lc 7,48 ). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini [Cf Gv 20,21-23 ] affinché lo esercitino nel suo nome.

Ma questi uomini per esercitare questa autorità devono essere i "suoi", che la Chiesa dagli Apostoli ha sempre incaricato, ha dato cioè l'incarico che avevano ricevuto, perciò anche la Riconciliazione è un servizio della Chiesa che viene trasmesso.

Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l'esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il "ministero della riconciliazione" ( 2Cor 5,18 ). L'apostolo è inviato "nel nome di Cristo", ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: "Lasciatevi riconciliare con Dio" ( 2Cor 5,20 ).

Rendendo gli Apostoli partecipi del suo proprio potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l'autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa. Tale dimensione ecclesiale del loro ministero trova la sua più chiara espressione nella solenne parola di Cristo a Simon Pietro: "A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" ( Mt 16,19 ). Questo "incarico di legare e di sciogliere, che è stato dato a Pietro, risulta essere stato pure concesso al collegio degli Apostoli, unito col suo capo" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 22].

 Le parole legare e sciogliere significano: colui che voi escluderete dalla vostra comunione, sarà escluso dalla comunione con Dio; colui che voi accoglierete di nuovo nella vostra comunione, Dio lo accoglierà anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio.

Il sacramento del perdono

Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per tutti i membri peccatori della sua Chiesa, in primo luogo per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave e hanno così perduto la grazia battesimale e inflitto una ferita alla comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre una nuova possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione. I Padri della Chiesa presentano questo sacramento come "la seconda tavola [di salvezza] dopo il naufragio della grazia perduta" [Tertulliano, De paenitentia, 4, 2; cf Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1542].

Nel corso dei secoli la forma concreta, secondo la quale la Chiesa ha esercitato questo potere ricevuto dal Signore, ha subito molte variazioni. Durante i primi secoli, la riconciliazione dei cristiani che avevano commesso peccati particolarmente gravi dopo il loro Battesimo (per esempio l'idolatria, l'omicidio o l'adulterio, o il rinnegamento), era legata ad una disciplina molto rigorosa, secondo la quale i penitenti dovevano fare pubblica penitenza per i loro peccati, spesso per lunghi anni, prima di ricevere la riconciliazione. A questo "ordine dei penitenti" (che riguardava soltanto certi peccati gravi) non si era ammessi che raramente e, in talune regioni, una sola volta durante la vita. Già dalla fine del secondo secolo si ha notizia della forma "privata" concessa a coloro che per paura delle persecuzioni, non riuscivano a resatre fedeli e rinnegavano la fede cristiana, a questo problema si rese necessario porre un rimedio onde evitare che i superstiti delle persecuzioni venisero, come accadeva, indicati quali traditori da quei cristiani che pur perseguitati si erano salvati. Si cominciò così ad impostare la confessione in segreto, la quale venne accolta da tutti i vescovi in modo compatto. Tra il VI e VII secolo, ispirati dalla tradizione monastica d'Oriente, i missionari irlandesi portarono nell'Europa continentale la pratica "privata" della penitenza, che non esige il compimento pubblico e prolungato di opere di penitenza prima di ricevere la riconciliazione con la Chiesa. Il sacramento si attua ormai in una maniera più segreta tra il penitente e il sacerdote. Questa nuova pratica prevedeva la possibilità della reiterazione e apriva così la via ad una frequenza regolare di questo sacramento. Essa permetteva di integrare in una sola celebrazione sacramentale il perdono dei peccati gravi e dei peccati veniali. E' questa, a grandi linee, la forma di penitenza che la Chiesa pratica fino ai nostri giorni.

Attraverso i cambiamenti che la disciplina e la celebrazione di questo sacramento hanno conosciuto nel corso dei secoli, si discerne la medesima struttura fondamentale. Essa comporta due elementi ugualmente essenziali: da una parte, gli atti dell'uomo che si converte sotto l'azione dello Spirito Santo: cioè la contrizione, la confessione e la soddisfazione; dall'altra parte, l'azione di Dio attraverso l'intervento della Chiesa. La Chiesa che, mediante il vescovo e i suoi presbiteri, concede nel nome di Gesù Cristo il perdono dei peccati e stabilisce la modalità della soddisfazione, prega anche per il peccatore e fa penitenza con lui. Così il peccatore viene guarito e ristabilito nella comunione ecclesiale.

La formula di assoluzione in uso nella Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo sacramento: il Padre delle misericordie è la sorgente di ogni perdono. Egli realizza la riconciliazione dei peccatori mediante la Pasqua del suo Figlio e il dono del suo Spirito, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa:

Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e Risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io (ministro inviato a nome della Chiesa) ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo [Rituale romano, Rito della penitenza, formula dell'assoluzione].

Sia lodato Gesù Cristo.


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Da: in59RM Inviato: 20/06/2005 17.14
Scusami Andrea, qui dici:
- Salve a tutti, mi chiamo Andrea e conosco poco la Bibbia e le differenza tra chiese cattoliche e chiese evangeliche.
E nei saluti hai scritto:
- Sono cattolico frequento la parrocchia e mi piacerebbe saperne di più sei pentacostali e sugli evangelici
 
Bhè sai, uno che frequenta la propria parrocchia, ma poi fa delle domande come queste, non è certo per sottolineare un aspetto inquietante che lo è e molto, ma fa sorgere un sospetto non bello che tu non frequenti affatto una parrocchia. Scusami ma amo avere dalla parte del mio interlocutore, un briciolo di onestà.
Non ti sei presentato, non hai fatto saluti, ma stranamente hai fatto subito una domanda inquietante per uno che come te "frequenterebbe la parrocchia, ma senza conoscere la Bibbia".
La prima cosa che mi viene da chiedere è: ma che razza di parroco hai? Oppure: scusami ma la Bibbia non la leggi?
Da uno a dieci immagino il risultato che si darebbe contro un giudizio sfavorevole al parroco e alla stessa gestione parrocchiale.
Veramente molto strano!
Ti risponderò con tutta onestà:
prima di rispondere la tua domanda, sarebbe onesto che tu chiarissi veramente chi sei e perchè ti sei iscritto, credimi, sarebbe meglio per te stesso agire senza doverti nascondere.
Ciao Carla.
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