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dal dialogo: SULLA CONFESSIONE del 20/06/2005

Ultimo Aggiornamento: 13/09/2009 07:27
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13/09/2009 07:26
 
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Da: Soprannome MSN°Teofilo Inviato: 24/06/2005 0.04

Caro Chisolm,

ti ringrazio per la puntualizzazione, più che opportuna considerando i possibili fraintendimenti in questa materia.

Siccome se ne presenta l’occasione vorrei comunque ampliare ulteriormente il discorso, anche per rispondere a delle obiezioni poste da alcuni.

Esistono dei casi limite in cui viene concessa l’assoluzione generale che è opportunamente regolamentata dalla Chiesa.

Traggo dal libro intitolato "Incontrare Cristo nei sacramenti" a cura del vescovo ausiliare di Colonia, Hubert Luthe, (con prefazione dell’allora card. Ratzinger) a pag.283, il seguente brano:

 

SENSO E LIMITI DELL'ASSOLUZIONE GENERALE

….

Se leggiamo i documenti ecclesiastici sull'assoluzione generale, constatiamo che la legittimità dell'assoluzione generale non è mai stata posta in dubbio, ma c'è stato un ampliamento delle situazioni di necessità: dapprima (guerra mondiale 1914-1918) si pensava solo a quella dei soldati al fronte prima di una battaglia, poi con Pio XII si pensò anche a quella dei bombardamenti (guerra mondiale 1939-1945) e delle catastrofi naturali. A questi stati di necessità straordinari il papa aggiunse pure alcune situazioni permanenti, come la mancanza di sacerdoti (nelle terre di missioni). Per tali situazioni il Rito della penitenza" emanato da Paolo VI, prevede liturgie penitenziali con assoluzione generale. Inoltre, per evitare arbìtrii pastorali e fraintendimenti circa il dovere della confessione, esso concede precisi poteri al vescovo locale.

Ci si è mossi quindi nel senso di estendere il concetto di stato di necessità, presupposto fondamentale per l'assoluzione generale: su questo punto la Chiesa dispone di un certo margine decisionale. Nello stesso tempo divennero più chiari i criteri per stabilire le situazioni di necessità: per concedere l'assoluzione generale ci devono essere dei motivi oggettivi, cioè non dipendenti dal penitente (per es. grande scarsità di sacerdoti, bombardamenti- non è sufficiente una situazione di necessità superabile dal penitente come ad es. una grande affluenza al confessionale prima dei giorni di festa). Diversa è invece la situazione nei territori dove i sacerdoti sono molto scarsi e dove per mesi non si ha alcuna possibilità di confessarsi in condizioni accettabili (senza dover per esempio recarsi molto lontano!). Tuttavia in situazioni del genere il sacerdote dovrebbe offrire la possibilità di confessarsi una volta o l'altra nel corso dell'anno.

I documenti ecclesiastici sull'assoluzione generale esortano i sacerdoti a ricordare ai fedeli il grave dovere di confessare alla prima occasione i peccati mortali. Così le "Norme pastorali circa l'assoluzione sacramentale da impartire in modo generale", emanate il 16 giugno 1972, esigono che i fedeli, cui in casi di necessità è stata impartita l'assoluzione generale, "siano ben disposti, cioè ciascuno sia pentito dei peccati commessi, proponga di astenersene, intenda riparare gli scandali e i danni eventualmente provocati, e proponga, altresì, di confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, che al momento non può confessare. Circa tali disposizioni e condizioni richieste per la validità del sacramento, i fedeli debbono essere accuratamente avvertiti dai sacerdoti" (n. VI). Senza il pentimento, il proposito, la volontà di riparare e di confessarsi personalmente, l'assoluzione generale è quindi invalida (e non solo illecita!), perché il dovere della confessione, come ricordano tali norme pastorali, viene da una disposizione divina, che chiunque abbia la volontà di convertirsi non può disprezzare.

Entro quanto tempo bisogna confessarsi dopo l'assoluzione generale?

Le "Norme pastorali" (n. VII) precisano: prima di ricevere una nuova assoluzione generale, a meno che non vi sia qualche valido motivo che lo impedisca, e comunque in occasione della confessione annuale, cui sono obbligati tutti i cristiani che abbiano commesso peccati mortali (eccetto che in caso di impossibilità morale). L'assoluzione generale offre dunque un aiuto in situazioni di necessità, ma non una scappatoia per aggirare la confessione.

Con affetto


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Consiglia Elimina    Messaggio 89 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 24/06/2005 0.31
...infatti Teofilo....nel messaggio 83 dove è stato riportato il testo sempre di Ratzinger sul Motu Proprio del Misericordia Dei leggiamo:
 
..........
Il Motu proprio sottolinea innanzitutto il carattere personalistico del Sacramento della Penitenza: come la colpa malgrado tutti i nostri legami con la comunità umana è ultimamente qualcosa di totalmente personale, così anche la nostra guarigione, il perdono deve essere totalmente personale. Dio non ci tratta come parti di un collettivo - egli conosce ogni singolo per nome, lo chiama personalmente e lo salva, se è caduto nella colpa. Anche se in tutti i sacramenti il Signore si rivolge direttamente al singolo, il carattere personalistico dell'essere cristiani si manifesta in modo particolarmente chiaro nel sacramento della penitenza. Ciò significa che sono parti costitutive del sacramento la confessione personale e il perdono rivolto a questa persona. L'assoluzione collettiva è una forma straordinaria e possibile solo in ben determinati casi di necessità; essa presuppone inoltre - proprio a partire dall'essenza del sacramento - la volontà di provvedere alla confessione personale dei peccati, non appena ciò sarà possibile. Questo carattere fortemente personalistico del Sacramento della Penitenza era stato un po' messo in ombra negli ultimi decenni a motivo di un sempre più frequente ricorso all'assoluzione collettiva, che era considerata sempre più come una forma normale del sacramento della Penitenza - un abuso, che ha contribuito alla progressiva scomparsa di questo sacramento in alcune parti della Chiesa.

Se il Papa ora riduce nuovamente i confini di questa possibilità, potrebbe insorgere l'obiezione: ma il sacramento della penitenza ha pur subito nella storia molte trasformazioni, e perché non anche questa? Al riguardo occorre dire che la forma del sacramento manifesta in realtà nel corso della storia notevoli variazioni, ma la componente personalistica gli era sempre essenziale.

.........
 
in entrambi i testi si percepisce il caso di STRAORDINARIETA' DELLA CONFESSIONE COLLETTIVA......... dove infatti Ratzinger parla anche di ABUSO di questa opportunità che comunque ESISTE ed è efficace ma, come giustamente chiudevi tu:
 
L'assoluzione generale offre dunque un aiuto in situazioni di necessità, ma non una scappatoia per aggirare la confessione.
...................
 
Fraternamente caterina

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Da: quovadis Inviato: 24/06/2005 11.51
L'argomento del Forum si riallaccia , per il tipo di interventi a quello dell'abuso della Misercordia ....... in sostanza  se posso pentirmi da solo con un bell'atto di dolore perfetto perchè preoccuparmi della Confessione ?
Innanzitutto non credo che il Signore non ti conceda la possibilità del ravvedimento finale , pertanto non ti punisce col fulmine dell'impenitenza con morte improvvisa..... ma questa è una questione di fede . Il vero pericolo è una finta penitenza , perchè parliamoci chiaro entrare in un confessionale e confessare i Peccati è un atto di profonda umiltà ...... è profonda umiltà andare a confessare un peccato a chi magari giudichi , molte volte con pregiudizio , peggiore di te . Tanto è più facile vedersela da soli col Padre Eterno .... perchè non si vede e non si sente , pardon si sente col cuore , ma a volte col cuore si sente solo la voce del proprio orgoglio . Se è nato il Protestantesimo questo è dovuto a qualcosa del genere ; orbene chi molla La Chiesa Cattolica per una della correnti moderne  di questa strana faccia del Cristianesimo molte volte lo fa proprio perchè non vuole fare quell'atto di umiltà tanto faticoso...... Forse non gli è stato insegnato bene ! 
 
Saluti fraterni Q.
 

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Numero di iscritti che ha consigliato questo messaggio. 0 suggerimenti  Messaggio 91 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSNClint_Eastwood82 Inviato: 25/06/2005 15.26
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Consiglia Elimina    Messaggio 92 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSNClint_Eastwood82 Inviato: 25/06/2005 15.28
Quovadis è proprio come la intendo io, sei stato breve ma significativo.

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Consiglia Elimina    Messaggio 93 di 98 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 26/06/2005 3.04
Ciò che molti non comprendono è che la Confessione è anche un atto di UMILTA'.
E' facile sentirsi umili davanti a Dio, meno facile è umiliarsi davanti ad un uomo che, pur rappresentando in quel momento Cristo, rimane comunque sempre un uomo. magari non migliore del penitente.
 
Non basta prendere coscienza delle proprie miserie e confessarle a Dio, che poi già ci conosce molto bene anche senza la Confessione, occorre qualcosa di più, occorre togliere la maschera di finto perbenismo con la quale spesso ci rapportiamo con i nostri simili e mostrarci per quello che siamo.
 
Non importa come sia umanamente il confessore, per un cristiano cattolico egli rappresenta in quel momento il Cristo e noi dobbiamo avere ben presente questo e non giudicare altro; se per assurdo il sacerdote sbagliasse nell'assolverci o nel non assolverci, sarà una sua responsabilità di fronte a Lui, e in ultima analisi il rapporto vero sarà sempre tra noi e Dio, il quale soltanto è in grado di valutare la certezza del nostro pentimento, senza il quale nulla e nessuno può sciogliere le nostre colpe.
 
Se, in tutta buona fede, chi pratica una religione non cattolica è convinto che la Confessione auricolare non sia necessaria, io penso che Dio guarderà in questo caso la genuinità del suo pentimento. Ma per chi invece considera il sacerdote il rappresentante di Cristo, allora la Confessione auricolare diventa per lui indispensabile per ottenere il perdono, perchè se non la facesse sarebbe un rifiuto in contraddizione con le sue stesse convinzioni e sarebbe un peccato di orgoglio.
 
Mi sembra abbastanza ovvio che, se non ci fosse il tempo per praticarla, allora Dio guarderà al pentimento, per il quale c'è tempo anche fino all'ultimo istante della nostra vita, e Dio non ci toglierà certo quest'ultima possibilità. 
 
iyvan 
 
 
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