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Basta la FEDE per salvarsi?

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2010 16:51
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17/09/2009 21:53
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena  (Messaggio originale)Inviato: 26/11/2002 19.09

76. - SULLE PAROLE DELL’APOSTOLO GIACOMO:
MA VUOI SAPERE, O INSENSATO, COME
LA FEDE SENZA LE OPERE È SENZA VALORE
?
(Gc 2, 20).

S.Agostino

1. Poiché l’apostolo Paolo, affermando che l’uomo è giustificato dalla fede senza le opere, non è stato bene compreso da quanti hanno interpretato la frase in modo da ritenere che, dopo avere una volta creduto in Cristo, anche se agissero male e conducessero una vita criminosa e perversa, possono ugualmente salvarsi grazie alla fede, il passo di questa lettera (Gc 2, 20) espone come si deve intendere il pensiero stesso dell’apostolo Paolo. Si serve perciò di preferenza dell’esempio di Abramo per dimostrare che la fede, se non opera il bene, è vana. Anche l’apostolo Paolo si è servito dell’esempio di Abramo per confermare che l’uomo è giustificato dalla fede senza le opere della legge (Cf. Rm 4, 2.). Quando ricorda le buone opere di Abramo, che hanno accompagnato la sua fede, mostra a sufficienza che l’apostolo Paolo non ha affatto insegnato, con l’esempio di Abramo, che l’uomo è giustificato dalla fede senza le opere, sicché chi crede non si preoccupi di operare il bene. Ma ha piuttosto insegnato che nessuno deve ritenere di essere giunto per i meriti delle opere precedenti al dono della giustificazione che dipende dalla fede. In questo senso i Giudei si ritenevano superiori ai pagani che credevano in Cristo, in quanto dicevano di essere giunti alla grazia del Vangelo per i meriti delle buone opere prescritte dalla legge. Inoltre molti di coloro che avevano creduto erano scandalizzati perché la grazia di Cristo veniva conferita a pagani incirconcisi. Per questo motivo l’apostolo Paolo afferma che l’uomo può essere giustificato dalla fede senza le opere precedenti. Infatti chi è giustificato dalla fede, come potrebbe in seguito operare diversamente se non secondo giustizia, anche se prima non ha compiuto niente di giusto, essendo pervenuto alla giustificazione della fede non in virtù delle opere buone ma per grazia di Dio, che in lui non può più essere vana, perché ormai opera il bene in forza della carità? Se, dopo aver creduto, egli uscisse subito da questa vita, rimane in lui la giustificazione della fede, senza le buone opere precedenti, perché egli l’ha ottenuta per grazia e non per merito, e neppure le successive, perché non gli è concesso di restare in questa vita. È chiaro perciò che quanto dice l’Apostolo: Noi riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede indipendentemente dalle opere (Rm 3, 28.), non deve intendersi nel senso che possa chiamarsi giusto chi, avendo ricevuto la fede e restando in vita, vivesse poi malamente. Quindi tanto l’apostolo Paolo si vale dell’esempio di Abramo, perché è stato giustificato per la fede senza le opere della legge, che non aveva ancora ricevuto, quanto Giacomo che mostra che le buone opere sono conseguenza della fede dello stesso Abramo. E così mostra come si debba intendere l’insegnamento di Paolo.

Infatti coloro che ritengono questa sentenza dell’apostolo Giacomo contraria a quella dell’apostolo Paolo, possono anche sostenere che Paolo si contraddice, perché altrove dice: Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati (Rm 2, 13). E in un altro passo: Ma la fede che opera per mezzo della carità (Gal 5, 6). E ancora: Poiché se vivrete secondo la carne voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete (Rm 8, 13). Quali siano poi le opere della carne, che si devono mortificare con le opere dello Spirito, lo precisa altrove, dicendo: E del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio (Gal 5, 19-21). E ai Corinzi: Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. E tali eravate voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del nostro Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio (1 Cor 6, 9-11). Con queste espressioni insegna a chiarissime lettere che essi sono arrivati alla giustificazione della fede non per qualche buona opera antecedente e che questa grazia non è stata data per i loro meriti, quando dice: E tali eravate voi. Ma quando dice: Quelli che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio, mostra a sufficienza che, dopo aver creduto, devono agire bene. Lo stesso apostolo Paolo predica insistentemente e apertamente in molti luoghi ciò che dice anche Giacomo: che tutti coloro che hanno creduto in Cristo devono vivere rettamente per non incorrere nel castigo. Lo ricorda anche lo stesso Signore, dicendo: Non chiunque mi dice: " Signore, Signore ", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli entrerà nel regno dei cieli (Mt 7, 21). E altrove: Perché mi chiamate: " Signore, Signore ", e poi non fate ciò che dico? (Lc 6, 46). E ancora: Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia, ecc. E chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica è simile ad un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia (Mt 7, 24-27), ecc. Pertanto le sentenze dei due Apostoli Paolo e Giacomo non si contraddicono, quando uno dice che l’uomo è giustificato per la fede senza le opere e l’altro dice che la fede senza le opere è vana; perché uno parla delle opere che precedono la fede, l’altro delle opere che seguono la fede, come anche lo stesso Paolo spiega in molti passi.2.

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