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Beati i poveri di spirito, cosa vuol dire?

Ultimo Aggiornamento: 04/10/2009 16:50
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04/10/2009 16:50
 
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Da: smile  (Messaggio originale)Inviato: 01/02/2005 15.46
Un grandeSmile per tutti.
La prossima settimana all'incontro di Preghiera il mio gruppo deve parlare di questa beatitudine e abbiamo scoperto che non sappiamo spiegarne il significato, qualcuno ci può aiutare?
Caterina, Chisolm, Teofilo, Alby, Gino, insomma qualcuno c'è che ci può aiutare?
Beati i poveri di Spirito, perchè di essi è il regno dei cieli
Ma chi sono questi poveri di spirito? Ma se poi Gesù ci manda il Consolatore, non sembra una contraddizione che dice beati i poveri di spirito? Non si dice che i ricchi di spirito ricevono grazia da Dio?
Io penso che essere in questa beatitudine vuol dire non essere attaccati al materiale, non essere avidi, ma c'è forse dell'altro?
Grazie e Smile per le risposte che mi darete.


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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 01/02/2005 16.04
Ciao smile ^__^
intanto potresti leggerti questo....
Essere poveri in spirito (dice Chiara Lubich)  significa porre la nostra fiducia nell'amore di Dio e nella sua provvidenza.
Ma quanti ostacoli si frappongono per attuare questo.
Possono essere desideri non conformi alla sua volontà; attaccamenti che soffocano l'anima; bisogno di affermare se stessi, magari a scapito di altri, per esempio nel proprio lavoro; se non addirittura voglia di ribellione o di piccole vendette…
Possiamo essere "ricchi" di preoccupazioni, di sospensioni per la salute, di apprensioni per il posto di lavoro (…).
Il "povero in spirito" crede all'amore di Dio, ha fede che lui è Padre e pensa a noi, e si fa carico di tutti i nostri pesi; getta in Lui ogni preoccupazione. (…)
Si è "poveri in spirito", ancora, quando ci si lascia guidare dall'amore verso gli altri. Amore che ci spinge a "farci uno" con ogni prossimo che incontriamo. (…)
Il "farsi uno" esige spiriti poveri, per essere ricchi di amore. Non possiamo, infatti, entrare nell'animo di un fratello o di una sorella, per comprenderlo, per condividere dolori e gioie, se il nostro spirito è ricco di una preoccupazione, di un giudizio, di un pensiero…, di qualsiasi cosa.
Il "farsi uno" è la massima espressione dell'amore, perché vivendo così si è morti - se così si può dire - a se stessi, al proprio io e ad ogni attaccamento, e si può essere quel vuoto d'amore nel quale l'altro si sente accolto pienamente.....
Beati i poveri in spirito.....

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 01/02/2005 16.07
Mia cara Smile....complimenti per la domanda la cui risposta.... spesso diamo per scontata quando leggiamo le BEATITUDINI..... Posta così la domanda farà riflettere, spero...tutti noi....
Da quel che ho imparato esistono due tipi di povertà nella catechesi del vangelo....QUELLA MATERIALE E QUELLA SPIRITUALE.....in tal caso Gesù le indica entrambe.....qui si parla della povertà spirituale.....che cosa vuol dire?
INTANTO il contrario di orgoglio, arroganza, presunzione....tutte NON virtù che ci impediscono di essere poveri di spirito.....
Poi non vuol dire essere intellettualmente incapaci..... o incoscienti, ma al contrario...questa è una beatitudine che COMBATTE PROPRIO quella presunzione causata dalla CONOSCENZA......essere perciò....COSCIENTI DELLA PROPRIA MISERIA SPIRITUALE....
un esempio? Il Buon Ladrone sulla croce......è cosciente di cosa sta avvenendo, ed è cosciente dei suoi limiti, ma NON nega a Cristo di SALVARLO......al contrario Giuda....cosciente di ciò che aveva fatto è vero che si pente....ma non ha il coraggio di consegnarsi a Cristo......
Davanti a Dio noi..NON abbiamo alcun merito da avanzare...ma solo DEI TALENTI DA FAR FRUTTARE E DA RESTITUIRE......con tutto ciò che avremo fatto in bene e in male.....senza farci sconti da soli....
Essere poveri di spirito è quell'abbandonare ogni pretesa di fronte a Dio.....un esempio?
Cristo spogliò se stesso per essere uno di noi....non si vantò...e alla resa dei conti dice: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito......
Se lo ha fatto Gesù....a maggior ragione possiamo farlo anche noi...spogliarci delle nostre presunzioni.....e avanzare cme avanzò Gesù...è Lui che dobbiamo imitare.....
Il Regno dei Cieli è per coloro che non ritengono tesori preziosi IL MATERIALE CHE QUI CI SERVE PER LAVORARE..ma che lo usiamo con umiltà....e a nostra volta lo doniamo...restare POVERI PERCHE' TUTTO SI DONA ALL'ALTRO non solo materialmente, ma in questo caso PROPRIO SPIRITUALMENTE......
Forse e credo....che questa sia una delle Beatitudini più difficili da realizzare, ma non impossibili....un esempio?
MARIA.....l'unica che dice da sè stessa TUTTI MI CHIAMERANNO BEATA...... ma la sua umiltà è rimasta splendende anche sotto la Croce dove non avanzava nessuna pretesa, ma in silenzio ORANTE...assisteva il Figlio morente....RIMETTENDO TUTTO L'INCOMPRENSIBILE NELLE MANI DI DIO.....
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 01/02/2005 16.10
(Ginuzzo.....per beatitudine....non mi scrivere in corsivo che sò cecata....anche questa è carità.........)

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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 01/02/2005 16.21
Beati i poveri di spirito

Non è né il ricco né il povero con mentalità di ricco. Ma è il che come Gesù vive da povero (Mt 8,18), crede nel povero (Mt 11,25-26) e vede in essi i primi destinatari della Buona Novella (Lc 4,18). E’ il povero che ha lo Spirito di Gesù!
I poveri di spirito?
Gesù riconosce la ricchezza ed il valore dei poveri (Mt 11,25-26). La sua missione era “annunciare la Buona Novella ai poveri” (Lc 4,18). Lui stesso visse da povero. Non possedeva nulla per sé, nemmeno una pietra dove appoggiare il capo (Mt 8,18). E a coloro che vogliono seguirlo Gesù chiede di scegliere tra Dio o il denaro! (Mt 6,24). Povero in Spirito è la persona che ha dinanzi ai poveri lo stesso spirito di Gesù.
Ogni volta che nella storia del Popolo di Dio si cerca di rinnovare l’Alleanza, si ricomincia a ristabilire il diritto dei poveri e degli esclusi. Senza questo, non è possibile rinnovare l’Alleanza! Così facevano i profeti, così fa Gesù. Denuncia il sistema che esclude i poveri e perseguita coloro che lottano per la giustizia. In nome di Dio, Gesù annuncia un nuovo Progetto che accoglie gli esclusi. La comunità attorno a Gesù deve essere una mostra dove questo futuro Regno comincia a plasmarsi. Deve caratterizzarsi con un nuovo tipo di rapporto con i beni materiali, con le persone e con Dio stesso. Deve essere seme di una nuova nazione! Ecco un compito molto importante per noi cristiani, soprattutto per i giovani. Perché l’unico modo di meritarci credibilità è presentare una mostra ben concreta del Regno, un’alternativa di vita che sia veramente una Buona Novella di Dio per i poveri e gli esclusi.
Pace e bene

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Da: Soprannome MSN°°AlbY°°°Inviato: 01/02/2005 16.47
Ciao carissima!
Il termine "poveri in spirito" suscita sempre molti interrogativi, sembra quasi una contraddizione, perché ogni cristiano aspira alla ricchezza spirituale.
Per cercare di capire cosa intendesse Gesù, bisogna leggere i passi biblici dove viene specificato di chi sarà il regno dei cieli.
Prendiamo ad esempio:
Matteo 11:25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.
E ancora:
Matteo 18:3 «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.
Matteo 18:4 Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.
Matteo 19:14 Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli».
Da questo si deduce che i poveri in spirito non sono gli ignoranti in materie religiose, o coloro che non aspirano alla ricchezza spirituale, ma piuttosto coloro che cercano Dio con un cuore puro ed umile, coloro che pur sapendo molto non si sentono di più degli altri, soprattutto coloro che avendo ricevuto molto nello spirito non se ne fanno un vanto, ma al contrario, essendo coscienti della loro indegnità diventano ancora più umili:
2Corinzi 1:12 Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio.
1Corinzi 15:9 Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.
1Corinzi 15:10 Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
AlbY

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Da: Soprannome MSNJonathan19441Inviato: 01/02/2005 18.59
Questo messaggio è stato eliminato dall'autore.

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Da: smileInviato: 02/02/2005 13.29
Smile per tutti.
Grazie per le risposte.
Anch'io la vedevo così ma non avevo le parole da usare, grazie per questo contributo che ora mi stampo per preparare con il gruppo di preghiera la catechesi.

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Da: Soprannome MSNChisolm3Inviato: 02/02/2005 14.40
Non ho molto da aggiungere, esimi colleghi.
Se vi capita, fate una ricerca su quei poveri di Dio che, nell'antico Israele erano i cosidetti "anawim". Basta un semplice motore di ricerca.
Vedrete, che c'è molta affinità con la "povertà spirituale".
Ma cos'è la povertà spirituale?
Beh, quando ad esempio raggiungevo un traguardo nello studio, io mi sentivo importante. Ogni volta che tagliavo un traguardo, ero orgoglioso di quello che avevo raggiunto. Mi ricordo che scrissi la mia prima tesi in maniera un po' pomposa, perché sapete, all'epoca ero convinto che chi studiasse teologia, dovesse parlare necessariamente un linguaggio complicato.
Un giorno che, dopo il lavoro ero sui libri, mia madre mi porta una spremuta d'arancia e mi dice:"Ma che c'avrai sempre da studiare? Ma che studi, di preciso, sai, non te l'ho mai chiesto".
Io dissi a mia madre: "Cose che non puoi capire, mamma!".
La vidi voltarsi e uscire con la solità umiltà di sempre.
Compresi, in quel preciso istante, che era di noi due, il vero "povero di spirito".
Era mia madre. Io ero solo un fanfarone, borioso, orgoglioso, stupido e becero.
"Ma come - mi disse il mio angelo custode - hai il dono meraviglioso di studiare la scienza del Capo e ti comporti così? Ma non lo sai che chi studia teologia deve essere il primo a far vedere che vive come crede e crede come vive? Vergognati!"
Io mi vergognai e continuai a farlo, qualche volta mi vergogno ancora adesso.
Io non ero niente, solo un sacco di boria. Mia madre, con la sua umiltà, era veramente una "povera di Dio", una dei tanti anawim sconosciuti.
Una di quelle persone che amano sempre e che, tuttavia, si sentono sempre come inadeguate dinanzi al mistero dell'amore.
Il povero di spirito è quello che neanche piange più per la sua miseria.
Egli pensa: "Sono così povero davanti a Dio-amore che non ho neanche le lacrime per piangere la mia miseria".
Ma Dio gli risponde: "Nevvero che non hai le lacrime per piangere. Piangi sempre ma io te le asciugo sempre. E' questa la tua ricchezza: Io che sono il fazzoletto delle tue lacrime".
Dopo quella spremuta d'arancia che mia madre mi portò con l'amore di sempre, quello che non chieda mai ma sempre dà, io tornai sui libri con meno boria, meno orgoglio, meno saccenza, meno "ricchezza di spirito".
Ancora sono lontano dalla povertà.
Ma sto cercando di migliorare.
Abbiate pazienza con me...
Chisolm
PS: Forza Santità, la sua ex-Università (Lei mi capisce quale intendo...)è tutta una preghiera!

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Da: Soprannome MSN°°AlbY°°°Inviato: 02/02/2005 15.09
Dopo quella spremuta d'arancia che mia madre mi portò con l'amore di sempre, quello che non chieda mai ma sempre dà, io tornai sui libri con meno boria, meno orgoglio, meno saccenza, meno "ricchezza di spirito".
Ancora sono lontano dalla povertà.
Ma sto cercando di migliorare.
Abbiate pazienza con me...
Grazie Chilsom per questa condivisione che racchiude in sè tutte le risposte che abbiamo cercato di dare, alla povertà spirituale dobbiamo aspirare davvero tutti, e nessuno puo dire di averla conseguita...
Però voglio farti una raccomandazione: Anche se dici di essere lontano dalla povertà, non farti problemi a scrivere quando puoi, noi siamo sempre felici di leggerti!!!
AlbY

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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 02/02/2005 16.46
Accogliendo il suggerimento di Chisolm vi condivido quanto segue:
Ma da dove arriva e cosa significa il termine ANAWIM?
E' una parola ebraica che designa i "poveri di Javhè" coloro che hanno "un'anima da poveri". Povero (Anawim) è colui che percepisce la vita come dono e che pone la sua fiducia in Dio senza nessun compromesso. Nel Nuovo Testamento sono GLI UMILI......
E poichè siamo tutti in trepida attesa di riavere presto il Papa fra di noi a continuare la sua  missione anche se....non l'ha interrotta, ma la sta compiendo ammalato fra gli ammalati....vi lascio con la sua Udienza proprio sui poveri ANAWIM........

Giovanni Paolo II

Salmo 149 - Lodi domenica I settimana

Festa degli amici di Dio

UDIENZA GENERALE
mercoledì, 23 maggio 2001

“Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili (‘anawim) di vittoria”
(Salmo 149, v.4)

1. “Esultino i fedeli nella gloria, sorgano lieti dai loro giacigli”. Questo appello del Salmo 149, che è stato appena proclamato, rimanda ad un’alba che sta per schiudersi e vede i fedeli pronti a intonare la loro lode mattutina. Tale lode è definita, con un’espressione significativa, “un canto nuovo” (v. 1), cioè un inno solenne e perfetto, adatto ai giorni finali, in cui il Signore radunerà i giusti in un mondo rinnovato. Tutto il Salmo è percorso da un’atmosfera festosa, inaugurata già dall’alleluia iniziale e ritmata poi in canto, lode, gioia, danza, suono dei timpani e delle cetre. La preghiera che questo Salmo ispira è l’azione di grazie di un cuore colmo di religiosa esultanza.

2. I protagonisti del Salmo sono chiamati, nell’originale ebraico dell’inno, con due termini caratteristici della spiritualità dell’Antico Testamento. Per tre volte essi sono definiti innanzitutto come hasidim (vv. 1.5.9), cioè “i pii, i fedeli”, coloro che rispondono con fedeltà e amore (hesed) all’amore paterno del Signore.
La seconda parte del Salmo desta meraviglia, perché è piena di espressioni belliche. Ci sembra strano che, in uno stesso versetto, il Salmo metta insieme “le lodi di Dio nella bocca” e “la spada a due tagli nelle loro mani” (v. 6). Riflettendo, possiamo capire il perché: il Salmo fu composto per dei “fedeli” che si trovavano impegnati in una lotta di liberazione; combattevano per liberare il loro popolo oppresso e rendergli la possibilità di servire Dio. Durante l’epoca dei Maccabei, nel II secolo a.C., i combattenti per la libertà e per la fede, sottoposti a dura repressione da parte del potere ellenistico, si chiamavano proprio hasidim, “i fedeli” alla Parola di Dio e alle tradizioni dei padri.

3. Nella prospettiva attuale della nostra preghiera questa simbologia bellica diventa un’immagine dell’impegno di noi credenti che, dopo aver cantato a Dio la lode mattutina, ci avviamo per le strade del mondo, in mezzo al male e all’ingiustizia. Purtroppo le forze che si oppongono al Regno di Dio sono imponenti: il Salmista parla di “popoli, genti, capi e nobili”. Eppure egli è fiducioso perché sa di aver accanto il Signore che è il vero Re della storia (v. 2). La sua vittoria sul male è, quindi, certa e sarà il trionfo dell’amore. A questa lotta partecipano tutti gli hasidim, tutti i fedeli e i giusti che con la forza dello Spirito conducono a compimento l’opera mirabile che porta il nome di Regno di Dio.

4. Sant’Agostino, partendo dai riferimenti del Salmo al ‘coro’ e ai ‘timpani e cetre’, commenta: “Che cosa rappresenta un coro? […] Il coro è un complesso di cantori che cantano insieme. Se cantiamo in coro dobbiamo cantare d’accordo. Quando si canta in coro, anche una sola voce stonata ferisce l’uditore e mette confusione nel coro stesso” (Enarr. in Ps. 149: CCL 40,7,1-4).
E riferendosi poi agli strumenti utilizzati dal Salmista, si chiede: “Perché il Salmista prende in mano il timpano e il salterio?” Risponde: “Perché non soltanto la voce lodi il Signore, ma anche le opere. Quando si prendono il timpano e il salterio, le mani si accordano alla voce. Così per te. Quando canti l’alleluia, devi porgere il pane all’affamato, vestire il nudo, ospitare il pellegrino. Se fai questo, non è solo la voce che canta, ma alla voce si armonizzano le mani, in quanto con le parole concordano le opere” (ibid., 8,1-4).

5. C’è un secondo vocabolo con cui sono definiti gli oranti di questo Salmo: essi sono gli anawim, cioè “i poveri, gli umili” (v. 4). Questa espressione è molto frequente nel Salterio e indica non solo gli oppressi, i miseri, i perseguitati per la giustizia, ma anche coloro che, essendo fedeli agli impegni morali dell’Alleanza con Dio, vengono emarginati da quanti scelgono la violenza, la ricchezza e la prepotenza. In questa luce si comprende che quella dei “poveri” non è soltanto una categoria sociale ma una scelta spirituale. Questo è il senso della celebre prima Beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3). Già il profeta Sofonia si rivolgeva così agli anawim: “Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l’umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell’ira del Signore” (Sof 2,3).

6. Ebbene, il “giorno dell’ira del Signore” è proprio quello descritto nella seconda parte del Salmo quando i “poveri” si schierano dalla parte di Dio per lottare contro il male. Essi, da soli, non hanno la forza sufficiente, né i mezzi, né le strategie necessarie per opporsi all’irrompere del male. Eppure la frase del Salmista non ammette esitazioni: “Il Signore ama il suo popolo, incorona gli umili (anawim) di vittoria” (v.4). Si configura idealmente quanto l’apostolo Paolo dichiara ai Corinzi: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1Cor 1,28).
Con questa fiducia “i figli di Sion” (v. 2), hasidim e anawim, cioè i fedeli e i poveri, si avviano a vivere la loro testimonianza nel mondo e nella storia. Il canto di Maria nel Vangelo di Luca - il Magnificat - è l’eco dei migliori sentimenti dei “figli di Sion”: lode gioiosa a Dio Salvatore, azione di grazie per le grandi cose operate in lei dal Potente, lotta contro le forze malvagie, solidarietà con i poveri, fedeltà al Dio dell’Alleanza (cfr Lc 1,46-55).

Sia lodato Gesù Cristo!

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