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Cattolici ed Ortodossi per parlare del Primato Petrino

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2012 18:47
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04/12/2012 18:47
 
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[SM=g1740758] Quei due gemelli diversi… e divisi: Cattolicesimo e Ortodossia. Storia di una fratellanza difficile

bartolomeo (1)

QUEI DUE  GEMELLI DIVERSI… E DIVISI

una storia della fratellanza difficile tra cattolici e ortodossi

 Alla ricerca del “perché” cattolici e ortodossi sono divisi, perché si cercano, perché ogni volta che s’avvicinano sembrano poi respingersi e allontanarsi: perché sono così diversi e così uguali, questi “gemelli eterozigoti”  figli dello stesso Padre e ancor più della stessa Madre.

 

Riconoscendo l’autorità papale, allo stesso modo (e con modalità simili) delle altre Chiese orientali in piena comunione con Roma, i fratelli ortodossi porterebbero in dote alla Chiesa Cattolica una grande ricchezza di riti, tradizioni, santi, testi, ma acquisterebbero quella piena unità, quella piena indipendenza e quella piena autorità, che sole si confanno alla Sposa di Cristo

Andrea Virga

Virga

«Perciò il santo Concilio esorta tutti, ma specialmente quelli che intendono lavorare al ristabilimento della desiderata piena comunione tra le Chiese orientali e la Chiesa cattolica, a tenere in debita considerazione questa speciale condizione della nascita e della crescita delle Chiese d’Oriente, e la natura delle relazioni vigenti fra esse e la Sede di Roma prima della separazione, e a formarsi un equo giudizio su tutte queste cose. Questa regola, ben osservata, contribuirà moltissimo al dialogo che si vuole stabilire.» (Unitatis Redintegratio, § 14)

SEPARATI ALLA NASCITA

Morte del patriarca di tutte le Russie, Alessio II

Per comprendere appieno il rapporto tra il cristianesimo orientale, in particolare quello ortodosso, e il cristianesimo occidentale, in primo luogo il cattolicesimo, è bene ripercorrere la storia di questa separazione. Essa affonda le sue radici già in epoca romana, addirittura prima della Nascita di Cristo. L’Impero Romano era diviso in due grandi aree culturali: una orientale più popolosa, più ricca, di antica civiltà, dove la lingua greca metteva in comunicazione greci, asiatici, siriani, egiziani, arabi, armeni, ecc.; una occidentale più spopolata, più barbarica, di recente colonizzazione romana, dove prevaleva la lingua latina. Nelle metropoli orientali erano emersi i quattro patriarcati di Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme e Alessandria, mentre ad occidente, nella capitale imperiale, Roma, il Papa guidava il Patriarcato d’Occidente. Questa distinzione culturale fu inasprita dalla divisione politica introdotta da Diocleziano e Costantino, e poi divenuta definitiva dopo la morte di Teodosio (395 d.C.).

Qui le strade cominciarono a separarsi: i primi Imperatori cristiani avevano già un grande potere all’interno della Chiesa, al punto da convocare i Concili. Questo potere fu mantenuto dagli Imperatori bizantini, i quali erano in una posizione di superiorità nei confronti del Patriarca di Costantinopoli, che nominavano e destituivano a loro piacimento. (Nel frattempo, Alessandria, Gerusalemme e Antiochia erano caduti in partibus infidelium). Viceversa, nell’Occidente disgregato, era il Papa ad assumere una posizione di autorità nei confronti dei litigiosi sovrani romano-barbarici. Fu sempre il Papa a benedire e consacrare gli Imperatori romano-germanici, a partire da Carlo Magno. D’altro canto, la risorgenza dell’Impero in Occidente apparve sempre a Bisanzio come un’usurpazione bella e buona, più che una translatio imperii. La lotta per l’egemonia formale sull’Ecumene cristiana tra Bisanzio e Roma, portò dopo una serie di fratture, allo scisma definitivo del 1054, con la separazione tra Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse.

QUALCHE ROMA DI TROPPO

Mappa del Grande Scisma d’Oriente

Già pochi decenni dopo, l’Impero bizantino sentì la necessità di ricevere aiuto dall’Occidente per fronteggiare la minaccia dei Turchi, prima Selgiuchidi e poi Ottomani. Fu così che nacquero le Crociate, come spedizioni di soccorso ai Cristiani d’Oriente. Tuttavia, lo spirito di competizione tra gli stessi Crociati e la divisione tra cattolici e ortodossi diedero presto i loro amari frutti. La Quarta Crociata, deviata su Costantinopoli per sostenere un pretendente al trono bizantino, si risolse in un orrendo saccheggio della Roma d’Oriente (1204). Questo evento alienò ogni simpatia verso il cattolicesimo da parte della popolazione ortodossa bizantina. Tant’è che quando al Concilio di Lione del 1274, l’Imperatore Michele VIII acconsentì a sanare lo scisma, venne subito sconfessato dalla sua Chiesa e dal suo popolo. Esito analogo ebbe il Concilio di Firenze del 1439, anch’esso firmato dai legati del Patriarcato d’Oriente, ma rifiutato poi a posteriori. Anzi, in quell’occasione, la Chiesa Russa si distaccò da quella Greca, colpevole di eccessive aperture verso l’Occidente.

Di lì a poco, con la caduta di Costantinopoli, il testimone passò proprio a Mosca, il cui principe, Ivan III, genero dell’ultimo Imperatore bizantino, si proclamò Imperatore (Czar) a sua volta, proclamando la Russia come Terza Roma. Sulla scia dell’espansione russa, anche l’ortodossia si espanse nel mondo slavo e in tutta l’Asia settentrionale, sino alla Cina e all’Alaska. Contemporaneamente il mondo cattolico portava i propri missionari in tutto il mondo, sulla scia del colonialismo europeo. Insomma, le due Chiese presero due direzioni diverse, l’una sempre più legata al mondo slavo orientale e balcanico, l’altra, con la Controriforma e il Concilio tridentino, affermava sempre più la sua vocazione universale.

In questo contesto, si verificò il fenomeno dell’uniatismo, ossia di intere comunità ortodosse che tornavano ad essere in comunione con Roma, e per le quali venivano create nuove Chiese Cattoliche di rito orientale. È il caso ad esempio del Vicino Oriente, a partire dall’epoca delle Crociate, con il Patriarcato latino di Gerusalemme; o della Romania; o ancora della Polonia orientale, dove con l’Unione di Brest (1596), la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina tentò di adunare i sudditi ucraini del Commonwealth polacco-lituano, intorno al loro sovrano cattolico. Queste nuove Chiese, specie nell’Europa orientale, entrarono subito in grave contrasto con le Chiese ortodosse d’origine, a cui pretendevano di affiancarsi e sostituirsi, usurpando, agli occhi degli ortodossi, la regolare successione apostolica.

LA PRIMAVERA CONCILIARE DARÀ FRUTTO?

Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora: si abbracciano nel periodo conciliare. I frutti, esclusi tanti vaniloqui, saranno scarsi.

In epoca moderna (cioè dall’Ottocento), cominciarono a formarsi Chiese Ortodosse anche in Occidente, sia per l’afflusso di emigranti di religione ortodossa nelle Americhe e in Europa occidentale, sia per le sporadiche iniziative di alcuni cristiani locali, che, per diversi motivi, vedevano nel modello ortodosso un’alternativa sia al cattolicesimo che al protestantesimo. Contemporaneamente, il declino e la caduta dell’Impero Ottomano fecero sì che i Cristiani d’Oriente tornassero ad alzare la testa. Un altro forte impulso a questo fenomeno fu dato dalla massiccia emigrazione dovuta all’affermarsi del comunismo in Russia e in altri Paesi orientali. Tutti questi fattori portarono a riallacciare i rapporti tra cattolicesimo e ortodossia e all’instaurarsi di un dialogo ecumenico tra le parti.

Il Concilio Vaticano II diede maggiore impulso a questo processo, con la pubblicazione del documento Unitatis Redintegratio, in cui si affermava che la Chiesa Ortodossa, al di là delle sue particolarità spirituali, teologiche, liturgiche ed ecclesiali, era in comunione, seppure imperfetta, con la Chiesa Cattolica, e che tutti i suoi Sacramenti erano validi. Da parte cattolica, è riconosciuta perciò sia la successione apostolica, sia la possibilità per i fedeli, in caso di necessità, di ricevere i Sacramenti (Eucaristia, Confessione, Estrema Unzione, Matrimonio) da un sacerdote ortodosso. Si tratta quindi di una situazione radicalmente diversa rispetto a quella del protestantesimo, che si fonda su eresie gravi e conclamate.

Anche le scomuniche di 900 anni prima, tra il Papa Paolo VI e il Patriarca di Costantinopoli Atenagora I furono reciprocamente rimesse, il 7 dicembre 1965. Su queste basi, nel 1979, fu creata da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Demetrio I, una commissione internazionale che portasse avanti questo dialogo. Da allora, ci sono state dodici sessioni, tenute sia in Paesi ortodossi che in Paesi cattolici. Le più importanti sono state a Balamand, in Libano, nel 1993, poco dopo la caduta dell’URSS, e a Ravenna nel 2007. In quest’occasione, è stata riconosciuta da parte ortodossa, la qualifica di “protos”, ossia “primo”, al Papa, in quanto Patriarca d’Occidente. Questo titolo è stato però lasciato cadere da Benedetto XVI, perché non si equivochi che, da parte cattolica, non si tratta di un mero primato onorifico, ma di un primato d’autorità.

Tuttavia, le discussioni procedono piuttosto a rilento, e risentono di un’ineguale disposizione da parte delle varie Chiese. Ad esempio, mentre il Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa Ortodossa Romena sono piuttosto bendisposti, al di là dei malumori di parte del clero e dei fedeli, lo stesso non si può dire per il Patriarcato di Mosca, e per la Chiesa Ortodossa Serba e Ucraina. Certo, i rappresentati della Chiesa Russo Ortodossa partecipano al dialogo ecumenico, ma restano piuttosto scettici sulla possibilità di una reale conciliazione, diversamente dai greci, il cui attuale Patriarca, Bartolomeo I, in carica dal 1991, si è distinto per la sua buona volontà in questo senso, oltre che per lo sforzo missionario nei confronti delle comunità greco ortodosse in tutto il mondo.

QUEGLI SCHELETRI NEGLI ARMADI DELLE SACRESTIE CROATE

Nella questione Ustashia fra croati e serbi, ci misero il carico da 90 pure alcuni cattolici, a danno degli ortodossi. Una questione spinosa, tutta ancora da studiare.

Sul cammino verso la riunificazione, infatti, si frappongono anche ostacoli di carattere storico-politico, che fanno sì che i rapporti tra la Chiesa Cattolica ed alcune Chiese ortodosse siano difficoltosi. Abbiamo già citato il Sacco di Costantinopoli del 1204, forse il più grave dei vulnus tra Occidente e Oriente. In tempi più recenti, la Chiesa Ortodossa Serba resta pesantemente avversa al Vaticano, per via del ruolo politico di quest’ultimo a favore di una Croazia indipendente e cattolica, sia negli anni ’40 che negli anni ’90. In più,  alcuni cattolici parteciparono al genocidio dei serbi compiuto dagli Ustasha tra 1941 e 1944, e la cui ferocia scandalizzò persino i loro alleati nazionalsocialisti. Alla fine della guerra, la Chiesa croata provvide a mettere in salvo molti di questi criminali.

Un altro caso aperto è quello degli uniati greco-cattolici dell’Ucraina occidentale (Galizia e Volinia). Dopo la spartizione del Regno di Polonia, questa regione fu governata dall’Impero d’Austria, per poi essere assegnata alla Polonia nel primo dopoguerra, dopo l’effimera esistenza dell’Ucraina Occidentale. Quando, nel 1939, questa regione fu invasa e occupata dall’Armata Rossa, la religione cattolica divenne un forte elemento identitario nella resistenza politica contro l’invasore ateo e bolscevico. La guerriglia polacca e nazionalista ucraina continuò a battersi fin per alcuni anni dopo la sconfitta militare dell’Asse. Nel frattempo, Stalin aveva scelto di allentare la morsa sulla Chiesa Ortodossa Russa, per favorire il sentimento patriottico panrusso. Nel 1946, quindi, la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina fu messa fuori legge. Oggi, con la caduta dell’URSS, questa stessa regione è diventata il fulcro dei movimenti ultranazionalisti, perpetuando lo scontro tra una maggioranza ortodossa filorussa e una minoranza cattolica uniate in ampia parte occidentalista e antirussa.

Anche in Russia, la Chiesa Cattolica è conseguentemente incolpata dalla Chiesa Ortodossa locale e da parte della popolazione russa di giocare un ruolo geopolitico a favore dell’Occidente liberale a egemonia statunitense. Negli ultimi vent’anni, la Chiesa cattolica, la cui presenza precedentemente era limitata alle minoranze etniche polacche o lituane o tedesche, si è espansa sia con l’evangelizzazione sia con una serie di iniziative sociali e assistenziali, riempiendo il vuoto spirituale e materiale lasciato dal crollo del regime sovietico. Di qui, le accuse di proselitismo, così motivate dalla Chiesa Ortodossa: se davvero sussiste una comunione tra le due Chiese, perché cercare di convertirne i membri, come se fossero atei o infedeli? Va detto che recentemente (Balamand, 1993) anche da parte cattolica, salvo restando il diritto di esistere delle attuali Chiese Cattoliche di rito orientale, l’uniatismo non è più considerato un metodo accettabile nell’ottica dei rapporti interconfessionali tra cattolicesimo e ortodossia.

PROBLEMI DI RESPIRAZIONE

Giovanni Paolo II e il patriarca di Costantinopoli, sulla Loggia Centrale

Per descrivere la grande diversità teologica tra Cristianesimo d’Occidente e Cristianesimo d’Oriente, il Beato Giovanni Paolo II usò la metafora di una sola Chiesa che respira «con due polmoni». La teologia ortodossa presenta alcuni aspetti in comune con altre religioni orientali. Si basa sulla theoria, ossia sulla “contemplazione” intuitiva delle Scritture e di Dio ricevuta per ispirazione. Questa ispirazione si acquisisce attraverso la meditazione, la preghiera e l’ascesi. In particolare, c’è tutta una dottrina e una pratica ascetica, chiamata esicasmo e sviluppata dai monaci orientali fin dal IV secolo, che ha, a tutt’oggi, un ruolo centrale nella meditazione cristiano ortodossa. Attraverso la theoria e la katharsis (“purificazione”) del corpo e della mente, il teologo ortodosso mira a raggiungere la theosis, ossia l’unione dell’uomo con Dio. Quest’approccio teologico, in sintesi prescinde dagli aspetti intellettuali e argomentativi, per concentrarsi su quelli mistici ed ascetici.

Anche le apparenti differenze dogmatiche sono più formali che non sostanziali. Ad esempio, gli Ortodossi credono nella transustanziazione, ma rifiutano il termine, in quanto indice di un tentativo di razionalizzare il Mistero divino. Oppure l’Immacolata Concezione e l’Assunzione di Maria, recentemente dogmatizzate dalla Chiesa Cattolica, che sono tenute per vere dagli Ortodossi, ma non sono considerate dei dogmi di fede. Anche la dottrina cattolica del Purgatorio trova il suo corrispettivo in quanto stabilito dal Sinodo di Gerusalemme del 1672, che parla di una punizione temporanea per certe anime. Un caso particolarmente famoso è quello del “filioque”. In breve, gli ortodossi ritengono che la divinità promani dalla Persona di Dio Padre, e da lì alle altre Persone della Trinità, mentre i cattolici affermano che la divinità promani dall’unica sostanza divina di cui sono parte tutte e tre le Persone, e quindi lo Spirito Santo proceda anche dal Figlio. L’aggiunta del filioque al Credo niceno doveva inoltre sfatare ogni rischio di ricaduta nell’arianesimo.

Tuttavia, questa respirazione, di cui abbiamo parlato, è a dir poco asincrona. Infatti, un atteggiamento di chiusura contraddistingue nettamente le Chiese Ortodosse, le quali ritengono che la teologia occidentale si sia distaccata da quella orientale, a causa del massiccio ricorso alle categorie e ai sillogismi della filosofia classica pagana, e quindi abbia avuto uno sviluppo, tramite lo scolasticismo, di tipo prettamente razionalista e formalista. Perciò, la teologia occidentale, in quanto “razionalista”, speculativa, positiva, «catafatica», sarebbe inferiore rispetto a quella orientale, di tipo mistico, empirico, negativo, «apofatico». Invece, da parte cattolica c’è pieno riconoscimento per l’approccio teologico usato dagli orientali, fatti salvi i dogmi della Chiesa Cattolica, che come abbiamo visto non sono in reale discussione. Fa eccezione però la questione dell’infallibilità papale, sancita dal Concilio Vaticano I, e mai accettata da ortodossi, protestanti e veterocattolici.

DUE DIVERSI MODELLI DI CHIESA

Alcuni dei tanti volti peculiari (e spessissimo contrapposti) dell’arcipelago ortodosso

Passiamo ora in rassegna le differenze ecclesiali tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. Innanzitutto, salta agli occhi l’evidenza di diversi riti, diverse liturgie e diverse misure disciplinari, come una più severa disciplina delle astinenze, oppure l’ordinazione di uomini sposati a presbiteri. In particolare, c’è una distinzione tra il clero secolare sposato, parte integrante della comunità parrocchiale, e il clero regolare, celibe e monastico, da cui sono tratti anche vescovi e patriarchi. Tutto ciò però vale già anche per numerose Chiese Cattoliche di rito orientale, a partire da quelle uniate, i cui capi sostengono – per inciso – che l’ordinazione di uomini sposati, pur non essendo negativa, non è neanche questo toccasana che viene spacciato da certi progressisti nostrani. Fin qui, si tratta quindi prevalentemente di questioni accidentali.

Tuttavia, il punto fondamentale di divisione tra cattolicesimo e ortodossia rimane proprio di tipo ecclesiale, e concerne il mondo in cui i rapporti tra le Chiese e all’interno di esse sono concepiti. Innanzitutto, ogni Chiesa ha un suo territorio, coincidente in genere con una comunità nazionale, di pertinenza, di contro all’universalismo della Chiesa Cattolica Romana. Poi, queste Chiese sono organizzate secondo il criterio della collegialità, piuttosto che della gerarchia. Il Patriarca è quindi un primus inter pares, che prende le sue decisioni insieme al sinodo dei Vescovi, mentre la sua stessa autorità episcopale non si estende al di fuori della sua diocesi. Da questo punto di vista, con le riforme del Concilio Vaticano II, si è deciso di dare maggiore spazio alla collegialità anche in seno alla Chiesa Cattolica. Nondimeno, in essa, permane una chiara gerarchia, a capo della quale è il Papa. Il Santo Padre, inoltre, ha autorità non solo sulla Chiesa Latina, ma anche sulle Chiese Cattoliche Orientali. Questo è un punto su cui, apparentemente, nessuno dei due ha intenzione di cedere.

CONSIDERAZIONI CATTOLICHE

Mons. Roncalli, futuro Giovanni XXIII, nunzio nelle terre del Patriarca di Costantinopoli e… in partibus infidelium. Con diversi volti della straziata chiesa cattolica dei vari riti orientali

Venendo ora al dunque, è chiaro che la nostra posizione, da cattolici non può che essere di parte. Questo non significa disprezzare le potenzialità e il valore del cristianesimo ortodosso. Anzi, esso, col raccogliere molto delle tradizioni spirituali asiatiche e orientali, può costituire un approdo sicuro per quelle persone e quei popoli, la cui forma mentis e cultura li distanzia dalla mentalità europea ed occidentale. A chi serve ad esempio lo yoga, sia pure cristianizzato, quando la tradizione cristiana offre la pratica dell’esicasmo? La religione cattolica già incorpora in sé Chiese di rito orientale, in cui questo patrimonio teologico e liturgico è ben vivo e diffuso. Anzi, la sua stessa natura eurocentrica, accusata dai cristiani orientali, sta venendo meno di fronte all’aumento dei cattolici africani, americani e asiatici, portando quindi la Chiesa ad essere veramente universale.

Per questo motivo, spetta ai cristiani d’Oriente, agli ortodossi, mostrare altrettanta comprensione ed accoglienza, verso la teologia razionale, speculativa e accademica, propria della tradizione europea occidentale, la quale affonda le sue radici già nella classicità e, sulla scia del colonialismo, è ormai maggioritaria nelle Americhe, in Africa e in Oceania. Essi devono capire che la teologia cattolica non è affatto inferiore rispetto a quella ortodossa, ma semplicemente diversa, e che entrambe affondano le radici nei medesimi Padri della Chiesa. Affermando il contrario, mostrano di essere loro a sostenere una sorta di “imperialismo teologico”, dato che Roma rispetta invece le loro particolarità, e ha anche sconfessato una strategia di tipo uniatista.

Infine, dal punto di vista ecclesiale, va rilevato che la Chiesa Cattolica ha riconosciuto i meriti e il ruolo che possono avere strutture collegiali e sinodali nella Chiesa cristiana. Tuttavia, è evidente che il modello ortodosso presenti gravi difetti: innanzitutto una tendenza alla disunione dovuta alla loro struttura confederativa. In secondo luogo, una debolezza delle autorità religiose sul piano dell’autonomia politica rispetto alle autorità statali. Così come, i Patriarchi di Costantinopoli erano soggetti all’arbitrio degli Imperatori, allo stesso modo, quelli di Mosca non hanno mai saputo opporsi efficacemente né allo Zar, né al bolscevismo. Infine, nonostante gli ortodossi affermano che la tradizione ecclesiale è sempre stata policentrica, dovrebbero comprendere che, a prescindere da questioni scritturali, la Tradizione perenne è sempre stata monocratica: si pensi all’Imperatore romano, allo Shahinshah persiano, al Califfo islamico o Çakravarti indiano. Dunque, ha perfettamente senso, anche da un punto di vista laico, che una sola sia la guida suprema della Chiesa di Cristo.

Riconoscendo l’autorità papale, allo stesso modo (e con modalità simili) delle altre Chiese orientali in piena comunione con Roma, i fratelli ortodossi porterebbero in dote alla Chiesa Cattolica una grande ricchezza di riti, tradizioni, santi, testi, ma acquisterebbero quella piena unità, quella piena indipendenza e quella piena autorità, che sole si confanno alla Sposa di Cristo.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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