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CATARI

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2009 09:51
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26/10/2009 09:46
 
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Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 04/10/2004 16.31
Ed ecco il Documento del Mea Culpa...invito lepersone di buona volontà a non soffermarsi sulle frasi gridate come una sorta si sponsor ufficiale...ma di penetrare dentro il discorso.....che tiene conto NON solo ed esclusivamente dei peccati della Chiesa Cattolica ma di TUTTE LE CHIESE...E DI TUTTE QUELLE FORME DI RELIGIOSITA' CHE IN QUALCHE MODO SONO ENTRATE IN CONTRASTO CON LE LEGGI UNIVERSALI DI DIO PER COLPA DI ATTEGGIAMENTI UMANI......Come la Chiesa mediante l'Eucarestia OFFRE UNA SUPPLICA A DIO  per il bene degli uomini di ogni razza e continente, così Essa si sente in dovere di chiedere perdono a nome di tutti gli uomini....

COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE

MEMORIA E RICONCILIAZIONE:
LA CHIESA E LE COLPE DEL PASSATO

NOTA PRELIMINARE

Lo studio del tema "La Chiesa e le colpe del passato" è stato proposto alla Commissione Teologica Internazionale da parte del suo Presidente, il Card. J. Ratzinger, in vista della celebrazione del Giubileo dell'anno 2000. Per preparare questo studio venne formata una Sottocommissione composta dal Rev. Christopher Begg, da Mons. Bruno Forte (presidente), dal Rev. Sebastian Karotemprel, S.D.B., da Mons. Roland Minnerath, dal Rev. Thomas Norris, dal Rev. P. Rafael Salazar Cárdenas, M.Sp.S., e da Mons. Anton Štrukelj. Le discussioni generali su questo tema si sono svolte in numerosi incontri della Sottocommissione e durante le sessioni plenarie della stessa Commissione Teologica Internazionale, tenutesi a Roma nel 1998 e nel 1999. Il presente testo è stato approvato in forma specifica, dalla Commissione Teologica Internazionale, con voto scritto,  ed è stato poi sottoposto al suo presidente, il Card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il quale ha dato la sua approvazione per la pubblicazione.

INTRODUZIONE

La Bolla di indizione dell'Anno Santo del 2000 Incarnationis mysterium (29 novembre 1998) indica fra i segni " che possono opportunamente servire a vivere con maggiore intensità l'insigne grazia del giubileo " la purificazione della memoria. Questa consiste nel processo volto a liberare la coscienza personale e collettiva da tutte le forme di risentimento o di violenza, che l'eredità di colpe del passato può avervi lasciato, mediante una rinnovata valutazione storica e teologica degli eventi implicati, che conduca - se risulti giusto - ad un corrispondente riconoscimento di colpa e contribuisca ad un reale cammino di riconciliazione. Un simile processo può incidere in maniera significativa sul presente, proprio perché le colpe passate fanno spesso sentire ancora il peso delle loro conseguenze e permangono come altrettante tentazioni anche nell'oggi.

In quanto tale, la purificazione della memoria richiede " un atto di coraggio e di umiltà nel riconoscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani ", e si fonda sulla convinzione che " per quel legame che, nel corpo mistico, ci unisce gli uni agli altri, tutti noi, pur non avendone responsabilità personale e senza sostituirci al giudizio di Dio, che solo conosce i cuori, portiamo il peso degli errori e delle colpe di chi ci ha preceduto ". Giovanni Paolo II aggiunge: " Come successore di Pietro, chiedo che in questo anno di misericordia la Chiesa, forte della santità che riceve dal suo Signore, si inginocchi davanti a Dio e implori il perdono per i peccati passati e presenti dei suoi figli ".(1) Nel ribadire, poi, che " i cristiani sono invitati a farsi carico, davanti a Dio e agli uomini offesi dai loro comportamenti, delle mancanze da loro commesse ", il Papa conclude: " Lo facciano senza nulla chiedere in cambio, forti solo dell''amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori' (Rm 5,5) ".(2)

Le richieste di perdono fatte dal Vescovo di Roma in questo spirito di autenticità e di gratuità hanno suscitato reazioni diverse: la fiducia incondizionata che il Papa ha dimostrato di avere nella forza della Verità ha incontrato un'accoglienza generalmente favorevole, all'interno e all'esterno della comunità ecclesiale. Non pochi hanno sottolineato l'accresciuta credibilità dei pronunciamenti ecclesiali, conseguente a questo comportamento. Non sono però mancate alcune riserve, espressione soprattutto del disagio legato a particolari contesti storici e culturali, nei quali la semplice ammissione di colpe commesse dai figli della Chiesa può assumere il significato di un cedimento di fronte alle accuse di chi è pregiudizialmente ostile ad essa. Fra consenso e disagio, si avverte il bisogno di una riflessione, che chiarisca le ragioni, le condizioni e l'esatta configurazione delle richieste di perdono relative alle colpe del passato.

Di questo bisogno ha inteso farsi carico la Commissione Teologica Internazionale, nella quale sono rappresentate culture e sensibilità diverse all'interno dell'unica fede cattolica, elaborando il presente testo. In esso viene offerta una riflessione teologica sulle condizioni di possibilità degli atti di 'purificazione della memoria', legati al riconoscimento di colpe del passato. Le domande cui si cerca di rispondere sono: perché produrre tali atti? quali ne sono i soggetti adeguati? quale ne è l'oggetto e come esso va determinato, coniugando correttamente giudizio storico e giudizio teologico? quali sono i destinatari? quali le implicanze morali? e quali gli effetti possibili sulla vita della Chiesa e sulla società? Scopo del testo non è, dunque, quello di prendere in esame casi storici particolari, ma di chiarire i presupposti che rendano fondato il pentimento relativo a colpe passate.

L'aver precisato sin dall'inizio il genere della riflessione qui presentata chiarisce anche a che cosa ci si riferisca quando in essa si parla della Chiesa: non si tratta né della sola istituzione storica, né della sola comunione spirituale dei cuori illuminati dalla fede. Per Chiesa si intenderà sempre la comunità dei battezzati, inseparabilmente visibile e operante nella storia sotto la guida dei Pastori e unificata nella profondità del suo mistero dall'azione dello Spirito vivificante: quella Chiesa, che - secondo le parole del Concilio Vaticano II - " per una non debole analogia è paragonata al mistero del Verbo incarnato. Infatti, come la natura assunta è a servizio del Verbo divino come vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, in modo non dissimile l'organismo sociale della Chiesa è a servizio dello Spirito di Cristo che lo vivifica, per la crescita del corpo (cf. Ef 4,16) ".(3) Questa Chiesa - che abbraccia i suoi figli del passato, come quelli del presente in una reale e profonda comunione - è l'unica Madre nella Grazia che assume su di sé il peso delle colpe anche passate per purificare la memoria e vivere il rinnovamento del cuore e della vita secondo la volontà del Signore. Essa può farlo in quanto Cristo Gesù - di cui è il Corpo misticamente prolungato nella storia - ha assunto su di sé una volta per sempre i peccati del mondo.

La struttura del testo rispecchia le domande poste: esso muove da una breve rivisitazione storica del tema (cap. 1), per poter poi indagare il fondamento biblico (cap. 2) e approfondire le condizioni teologiche delle richieste di perdono (cap. 3). La precisa coniugazione di giudizio storico e di giudizio teologico è elemento decisivo per giungere a pronunciamenti corretti ed efficaci, che tengano conto adeguatamente dei tempi, dei luoghi e dei contesti in cui si situano gli atti considerati (cap. 4). Alle implicanze morali (cap. 5), pastorali e missionarie (cap. 6) di questi atti di pentimento relativi alle colpe del passato sono dedicate le considerazioni finali, che hanno naturalmente un valore specifico per la Chiesa cattolica. Tuttavia, nella consapevolezza che l'esigenza di riconoscere le proprie colpe ha ragione di essere per tutti i popoli e per tutte le religioni, ci si auspica che le riflessioni proposte possano aiutare tutti ad avanzare in un cammino di verità, di dialogo fraterno e di riconciliazione.

A conclusione di questa introduzione non sarà inutile richiamare la finalità ultima di ogni possibile atto di 'purificazione della memoria', compiuto dai credenti, perché essa ha ispirato anche il lavoro della Commissione: si tratta della glorificazione di Dio, perché vivere l'obbedienza alla Verità divina ed alle sue esigenze conduce a confessare insieme con le nostre colpe la misericordia e la giustizia eterne del Signore. La 'confessio peccati' - sostenuta e illuminata dalla fede nella Verità che libera e salva ('confessio fidei') - diventa 'confessio laudis' rivolta a Dio, al cui cospetto soltanto è possibile riconoscere le colpe del passato, come quelle del presente, per lasciarci riconciliare da Lui e con Lui in Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, e divenire capaci di offrire il perdono a quanti ci avessero offeso. Questa offerta di perdono appare particolarmente significativa se si pensa alle tante persecuzioni subite dai cristiani nel corso della storia. In questa prospettiva gli atti compiuti e richiesti dal Papa in rapporto alle colpe del passato presentano un valore esemplare e profetico, tanto per le religioni, quanto per i governi e le nazioni, oltre che per la Chiesa cattolica, che potrà così essere aiutata a vivere in maniera più efficace il grande Giubileo dell'incarnazione come evento di grazia e di riconciliazione per tutti.


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Da: Soprannome MSNHanzoHattori1984Inviato: 04/10/2004 19.34
Qui gladio ferit gladio perit
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?

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Da: Soprannome MSNIreneo81Inviato: 06/10/2004 1.17
Caro LeonardoLa Pace di Cristo!
Mammmmma mia quanto siamo seriiiiiiiiiii!
Quel che soltanto mi dispiace è che, se mi ritieni così gretto, tu poi scenda al mio stesso livello con un post che non si affanna per niente a cercare la verità o a rispondere a quelle domande, comunque ineludibili di cui ho scritto nei miei post precedenti.
Una risposta la tua, tutta tesa a girare la frittata, a discolparti da accuse che comunque ritieni infondate, a parlare di alcune mie pseudo interpretazioni senza tentare però di dire dove sbaglio.
Poi che ti devo dire, la differenza fra amico e fratello si maniete su una scia di puerilità spirituale: vuoi dire che essere ambedue cristiani, ambedue fratelli in Cristo, è meno che essere amici? Umanamente hai ragione, ma io credevo che fossi convinto che essere cristiani voglia dire essere un po' più che semplici uomini...
Vuoi dirmi che, se Dio vorrà, non sarai felice della mia presenza accanto a te in Paradiso, ma la sopporterai, inquanto NON scelta da te?
E si, siamo umani, troppo umani.
Difficile capire quel Dio che se ne sbatte di piccole amicizie, pronto ad amare il nemico, o meglio, a chiamarlo AMICO (vedi Giuda...).
Se sostieni tesi sbagliate, devo dire che hai ragione per poterti essere simpatico, e acquistarmi con la lusinga la tua simpatia, così come mi accusi di fare con gli altri?
Pensi davvero che mi senta più o meno soddisfatto se mi si dia ragione o torto? Se mi si dia dell'amico o del semplice fratello?
Pensi che veramente il mio desiderio non era la correzione fraterna, dal rischio di fondare una "teologia della guerra santa"? Di confondere singoli apostoli prima della risurrezione con la Chiesa sorta dal dono dello Spirito di Pentecoste?
Come disse Gesù ai farisei, il problema non è esser cechi, ma dire di vedere quando invece si è ciechi.
Così, dall'ignoranza, intesa come non-conoscenza, si guarisce solo ammettendo di non sapere.
E a questa riflessione di nuovo mi porta la tua differenza tra dato storico ed  esegetico; l'uso che ne fai farebbe sembrare che tu sia molto confuso sul loro senso, infatti, qualunque dato ci venga dalla Scrittura non è automaticamente dato storico, ma solo una corretta esegesi ci può permettere di rintracciare le vestigia dei dati storici. Fai l'errore di chi propugna l'integralismo biblico non rendendoti conto che è impossibile questo appiattimento dei vangeli a semplice e oggettivo resoconto storico.
Un piccolo corso sulla redazione dei Vangeli, sul fatto che siano rilettura della vita di Cristo dopo gli eventi della sua passione e glorificazione, e la consultazione di qualche buon commentario biblico,  non farebbe male.
Inoltre, tolte alcune imperfezioni che non nego, perchè comunque so di essere un peccatore come tutti, nel tuo post di risposta, tutto teso a giustificare la tua posizione e a rispondere con insulti ai miei insulti, non hai però risposto ai problemi che aprivo per giungere insieme ad un fondamento stabile su cui poter poi continuare INSIEME e da fratelli (che invece è mooooolto più che amici), in maniera più e sicura e spedita, il dialogo iniziato in questo forum.
Te le riformulo in una maniera che renda ancora più evidente il nocciolo INELUDIBILE del problema:
Dalle fonti ispirate che possediamo, si dice che la Chiesa apostolica usasse armi o permettesse ai cristiani di armarsi?
L'esempio di Cristo è vincolante o no per i Cristiani? E quale è stato questo esempio IN TUTTA la sua predicazione, e davanti alle false accuse mossegli?
Potendo difendersi con un Esecito di angeli dalle false accuse del Sinedrio e dell'Impero, preferì difendere la Verità con le armi, o morire per essa?
Cristo, che non volle essere difeso da Pietro con la spada, sarebbe d'accordo che i suoi difendano la verità con le armi?
Cristo che guarì Malco e si fece ingiustamente picchiare, flagellare e condannare alla croce, sarebbe d'accordo con la difesa della retta dottrina realizzata con la tortura e la morte di chi è nell'errore e lo semina?
Sono queste le domande a cui è necessario dare risposta, e la risposta può venire solo da una lettura euristica, di insieme del Vangelo e non appellandosi a due tre minuscoli versetti.
Cosa poi sia storicamente avvenuto nei secoli successivi, l'incomprensione o l'infedelta della Chiesa su questo punto, la gravità o punibilità di queste sviste è un problema secondo che può esser risolto SOLO dopo aver chiarito la posizione di CRISTO e della Chiesa del primo secolo cristiano, esempi vincolanti per ognuno che voglia dirsi anch'egli cristiano.
In conclusione una considerazione di più vasta portata: il documento sulla Riconciliazione della Memoria, nell'argomentare la possibilità della richiesta di perdono dice chiaramente che la Chiesa, pur non potendo entrare nelle coscienze dei singoli, dopo aver fatto approfondite indagini per capire ciò che già allora poteva esser compreso come una deviazione dalla fedeltà a Cristo e cosa invece era impossibile che la mentalità di allora potesse leggere come infendeltà, avrebbe chiesto perdono solo per il primo caso.
Quando il Papa chiedendo perdono per l'inquisizione, il rogo di eretici e streghe, stando a quanto affermato dal documento, ha con questo stesso atto ammesso che già allora queste cose potevano esser comprese come deviazioni dalla verità, e proprio per questo sono colpe di cui chiedere perdono; di ciò di cui si è inconsapevoli, infatti, non si è neanche colpevoli .
Invito ovviamente tutti a rileggere INTEGRALMENTE IL DOCUMENTO prima di darmi addosso.
A proposito di documenti, argomentazioni e libri, l'esame è andato benissimo, grazie per chiunque mi sia stasto spiritualmente vicino.
Il bacio della Pace.
Ireneo
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