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Maria Assunta in Cielo ED IMMACOLATA (il culto mariano, la dottrina il dogma)

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 14:32
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08/12/2011 15:55
 
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2.3. Posizione dei domenicani

In genere i teologi domenicani [45] sono tradizionalmente fedeli alla Summa di s. Tommaso, e quindi contrari all’Immacolata Concezione. Meritano una particolare menzione almeno tre di essi.

Innanzitutto s. Tommaso d’Aquino (†1274), la cui posizione sull’argomento registra tre fasi. In un passo della sua opera giovanile Commentarium in quatuor libros Sententiarum (1252-55) si mostra favorevole all’Immacolata concezione: «et talis fuit puritas beatae Virginis, quae a peccato originali et actuali immunis fuit».[46] Nella Summa theologiae (1267-73) è chiaramente macolista.[47] infine nell’opuscolo In Salutationem angelicam, che riferisce la predicazione quaresimale da lui tenuta a Napoli nel 1273, riprenderebbe la posizione iniziale pro Immaculata.[48] Ma sia in Sententias che in questo opuscolo le affermazioni non sono univoche, in quanto coesistono con asserzioni contrarie.

Da Tommaso de Vio (1468-1534), detto appunto il Caietano o Gaetano, vescovo di Gaeta dal 1519, è partito l’attacco più forte sferrato contro la sentenza dell’Immacolata Concezione e la sua definibilità. Nel 1515, su richiesta di Leone X, il Caietano, maestro generale dei domenicani ed eminente teologo del suo tempo, pubblica a Roma il Tractatus de conceptione Beatae Mariae Virginis.[49] In esso assumerebbe una «posizione molto moderata»[50] circa la dibattuta questione: ritiene valida la posizione immacolista, a condizione che non si neghi il debito del peccato, ma reputa probabile anche la posizione contraria. In realtà il Caietano scardina la pia sentenza descrivendola come minoritaria e recente, mentre adduce la testimonianza di 15 santi da Ambrogio a Caterina da Siena ed a Vincenzo Ferreri contrari all’Immacolata Concezione.[51] Egli lascia al papa la decisione, ma la sua trattazione ha avuto l’effetto di paralizzare ogni intervento del papa.

Tommaso Campanella (†1639), nato a Stilo nel 1560, scrive nelle carceri di Napoli nel 1624-25 l’Apologeticus in controversia de Conceptione beatae Virginis adversus insanos vulgi rumores.[52] Il testo è pubblicato nel 1666 dal francescano Pedro de Alva y Astorga, ma mutilo dei primi 6 capitoli dedicati all’ordine domenicano «ottima parte di tutto il genere umano». Campanella ricorda che s. Tommaso è favorevole all’Immacolata concezione nel 1° libro Sententiarum, che è un’opera ultimata e quindi più autorevole, mentre la Summa non è stata rivista dal santo a motivo della prematura morte. Comunque se s. Tommaso conoscesse la celebrazione universale della festa della Concezione, i decreti del concilio di Trento e di Sisto IV, nonché le Rivelazioni di s. Brigida approvate dalla Chiesa, ritratterebbe quanto ha scritto nella Summa circa la purificazione di Maria dal peccato originale (cap. 14).

Campanella risolve la difficoltà di s. Tommaso che «la concezione di Maria senza peccato derogherebbe alla dignità di Cristo» affermando lapidariamente che Cristo «è ugualmente redentore di lei e di noi: di lei per preservazione, di noi per liberazione» (cap. 15). Campanella attribuisce molta importanza alle Rivelazioni di s. Brigida sia perché «un testimone vale più di tutti i dubbiosi» (cap. 16), sia perché risolve un problema insolvibile per s. Tommaso, che sulla sia di s. Agostino riteneva che l’atto coniugale inficiato dalla concupiscenza non era senza peccato, quindi non poteva generare una creatura senza colpa. Orbene Maria rivela a s. Brigida che i suoi genitori non hanno agito per concupiscenza, ma solo per divina carità e quindi senza peccato (cap.18). Campanella termina con un’arringa ai suoi confratelli domenicani «sale della terra e luce del mondo» perché si uniscano a s. Tommaso e al popolo nel difendere l’Immacolata concezione di Maria (cap. 19).

Possiamo trarre un’altra conclusione: l’Immacolata Concezione, mediante il ruolo illuminante svolto dai teologi, assume il significato di un inno incomparabile alla potenza salvifica di Cristo.

Inoltre, il riferimento all’Immacolata ha risvolti sociali, poiché mostra che la grazia è più fondamentale di qualsiasi male, che non è legato alle strutture sociali, ma è radicato nel cuore umano. Maria avverte che nella società è meglio prevenire che curare, come ha sperimentato e insegnato s. Giovanni Bosco nel suo famoso trattatello sul Sistema preventivo (1877), probabilmente ispirandosi all’Immacolata. A nessuno sfugge l’analogia tra l’azione di Dio, che preserva l’Immacolata dal peccato originale, e ciò che compie l’educatore nei riguardi dei giovani mediante un’assidua presenza. Nel mistero dell’immacolata concezione di Maria, in cui «è racchiusa la più alta realizzazione del Sistema preventivo di Dio»,[53] Gesù si mostra perfettissimo mediatore, come ha mostrato Duns Scoto.[54] Similmente nel Sistema preventivo l’educatore raggiunge il massimo traguardo della sua azione, come prova don Bosco con i fatti. La grazia preveniente che si concretizzò nell’Immacolata Concezione di Maria, agisce anche nel nostro battesimo e nella nostra vita, manifestando il tenero amore di Dio unitrino per ogni battezzato.

3. Prospettiva antropologica: Immacolata Concezione evento di grazia per l’umanità in cammino

Nel cantiere della mariologia post-conciliare non manca l’attenzione al dogma dell’Immacolata Concezione, che viene ripensato secondo gli orientamenti teologici nel campo dell’antropologia e della protologia che tocca il peccato originale e più ampiamente il piano della salvezza.

3.1. L’Immacolata mistero di elezione divina e di grazia

Una delle tendenze più marcate in teologia mariana è quella di vedere l’Immacolata non come semplice esenzione dal peccato originale (dogma definito da Pio IX per chiudere una disputa secolare), ma in funzione positiva come pienezza di grazia e di Spirito santo.

Già K. Rahner nel libro Maria Madre del Signore, K. Rahner presenta l’Immacolata Concezione in luce positiva, spiegandone il significato in questi termini:

Maria, in vista dei meriti di Gesù Cristo,... fu favorita da Dio dal primo istante della sua esistenza, con il dono della grazia santificante e, conseguentemente, non ha conosciuto quello stato che noi chiamiamo peccato originale....[55]

La sostanza del dogma definito nel 1854 è questa:

Dall’inizio della sua esistenza Maria fu avvolta dall’amore redentivo e santificante di Dio... Maria possedette la grazia fin dall’inizio.[56]

Proprio in questa linea si è posto il concilio vaticano II, accentuando il rapporto dell’Immacolata con lo Spirito santo secondo l’insegnamento di padri e teologi orientali, ad ha presentato Maria immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa nuova creatura, adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare» (LG 56).

Due teologi spagnoli, Domiciano Fernández e Alejandro de Villalmonte insistono su due principi:

«il nostro punto di partenza non può essere Adamo e il peccato, ma Cristo», secondo cui la teologia del peccato deve essere vista attraverso la teologia della redenzione;

«non si deve considerare la redenzione solo nel suo aspetto negativo, come liberazione dal peccato e riscatto. Si deve insistere anche sull’aspetto positivo, sui beni salvifici che essa apporta: grazia, santità, filiazione divina, vita nuova...».[57]

Applicando questi presupposti al dogma dell’Immacolata Concezione, Fernández afferma che

dal punto di vista teologico, più che essere esenti dalla macchia originale, è significativa l’immunità da ogni peccato attuale, la disponibilità mai negata al progetto e alla volontà di Dio... Il mistero di Maria dobbiamo vederlo nella sua vera dimensione teologica come un mistero di elezione divina, di santità, di pienezza di grazia e di fedeltà al piano di Dio.[58]

La formulazione negativa della Bolla Ineffabilis Deus dovrebbe pertanto cedere il posto a quella positiva. Infatti, il modo negativo è sempre un’espressione imperfetta: che cosa sarebbe una santità esente da peccato, qualora non fosse accompagnata dalla grazia ed elezione divina, nonché da una vita di impegno fedele verso Dio e verso gli uomini? Un’ombra può far risaltare la luce, ma ci dice poco. La liturgia dell’Immacolata, anche quella rinnovata, pur menzionando l’esenzione dal peccato originale, celebra principalmente la sua pienezza di grazia e la sua fedeltà alla volontà di Dio.

Anzi i due autori calcano talmente la mano sull’aspetto positivo dell’Immacolata Concezione fino a negare la sua «relazione intrinseca» con il peccato originale, e ad esigere che la pienezza di grazia di Maria sia liberata dalla «ganga maculista».[59]

Il senso evidente della definizione dell’Immacolata Concezione impedisce di accettare le ultime conclusioni di Fernández e di Villalmonte che propongono in Maria una «nuova creazione» senza nessun rapporto con la storia della salvezza e la condizione peccaminosa dell’umanità che essa incontra. In questo senso si esprime G. Colzani nei confronti del problema del nesso tra Immacolata Concezione e peccato originale:

…alcuni autori sono giunti alla conclusione che occorra separare totalmente la verità dell’Immacolata da quella del peccato originale: Maria, cioè, rimarrebbe l’Immacolata indipendentemente dalla tesi del peccato originale e qualunque cosa avvenga di questa verità. Non si può condividere l’atteggiamento rinunciatario circa il peccato originale che si intravvede sotto queste prese di posizione: un teologo ha il dovere di interpretare un dato di fede, non di accantonarlo. Mi sembra, inoltre, difficile condividere una simile posizione anche correttamente intesa: pur sottolineando con esattezza il significato, alla fin fine positivo del dogma, l’esclusione del riferimento al peccato di Adamo lascia l’impressione di un salto della storia della salvezza così come si è sviluppata. Questo salto è pericoloso vuoi perché riapre una superata prospettiva speculativa, anche se il riferimento degli autori alla storia di Gesù li salvaguarda dalle conclusioni peggiori, vuoi perché deve dire meglio come spiega ciò che sta al fondo della tesi del peccato originale, cioè il rapporto di tutta l’umanità con il mistero di Cristo redentore. A parer mio la posizione di Fernàndez non va oltre la tesi scotista sul motivo dell’incarnazione: in questo senso richiama con esattezza che il nesso tra l’Immacolata e il peccato originale non è di necessità, ma si dà in questa storia. Là dove pretende di andate oltre dovrebbe considerare meglio il rapporto con la storia della salvezza e non soltanto negarlo.[60]

[SM=g1740771] continua........
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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