continua dal post 4, utile per capire come la Chiesa cattolica procede nell'analisi del testo biblico, attingendo dalla Tradizione cristiana, e da elementi storici.
2. Corre quindi e va da Simone Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava e dice loro: «Tolsero il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo posero».
3. Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e andavano al sepolcro.
4. Correvano i due insieme e l’altro discepolo pre-corse più velocemente di Pietro e giunse primo al sepolcro.
* È curiosa la frase di Maria: «Tolsero il Signore... e non sappiamo...» (v. 2).
L’ipotesi da lei fatta è la più ovvia: poiché venerdì il cadavere era stato messo là ed ora non c’è più, è chiaro che qualcuno l’ha portato via.
Ma dove l’avranno messo? «Non sappiamo»!
Evidentemente (al dire dell’evangelista - testimone oculare) per Maria (e per qualche altra donna che era con lei) e poi per Pietro ed «il discepolo che Gesù amava» l'eventuale trafugamento o spostamento del cadavere non era noto. D’altronde nessuno dei tre (o più) ha pensato alla risurrezione che pure, stando ai vangeli canonici, Gesù aveva profetizzato direttamente (Mt 16,21; 17,9.23; 20,19; 26,32; 27,63; Mc 8,31; 9,9.10.31; 10,34;14,28; Lc 9,22; 18,33; 24,46) o indirettamente (Mt 12,40; 16,4; 26,61; Mc 14,58; Lc 11,29-30; Gv 2,19).
* il plurale "non sappiamo" farebbe pensare che le donne al sepolcro fossero più di una, come dicono d'altronde i sinottici. Si noti poi che in 20,13 c'è il singolare "non so".
* il Signore (v. 2). È strana questa affermazione in bocca a Maria quel mattino. Infatti «Signore», usato alla terza persona, è un termine normalmente riferito solo a Dio (molte volte) o a Gesù risorto (in Gv 11,2; 20,18.20.25; 21,7.7) o all’imperatore di Roma (At 25,26). Questo farebbe pensare che Giovanni metta in bocca a Maria Maddalena la parola «Signore» già come conseguenza della sua fede (sorta dopo) in Gesù come Figlio di Dio.
* I precisi particolari raccontati in questi versetti e nei seguenti si spiegano bene se «il discepolo che Gesù amava» è il testimone oculare che ha scritto il vangelo, cioè Giovanni.
5. E chinatosi vede giacenti (afflosciati?) i lini tuttavia non entrò.
6. Giunge allora anche Simone Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e nota i lini giacenti (afflosciati?)
* i lini: la traduzione «bende» è insostenibile perché in greco «bende» si dice keir…ai - keirìai (cfr. Gv 11,44: le bende del cadavere di Lazzaro). Qui invece c’è ÑqÒnia -othónia cioè generici «tessuti di lino».
* giacenti: questa è la traduzione letterale del termine ke…mena - kéimena. Non è corretto tradurre «per terra».
La parola «afflosciati» messa tra parentesi non è la traduzione, ma una nostra interpretazione, che sarà chiarita in seguito.
Breve documentazione:
Nel 1952 è stato pubblicato dalla Biblioteca Rylands un papiro (Gk 627), proveniente da Ermopoli in Egitto, scritto su 9 colonne sulle due facciate per un totale di 349 righe.
È una lista, in greco, di biancheria di un agente dell’amministrazione romana in Egitto, il cui nome era Teófane (anno 320 d.C.). In essa si vede che il termine Ñqon…wn-othonìôn è un termine generico che indica vari tessuti di lino, perché è l’unico nome nella lista che è al genitivo plurale e non ha accanto il numero dei capi.
Ecco le prime 17 righe e la riga 41 (testo e traduzione):
7. e il sudario che era sopra il suo capo non con i lini giacente ma diversamente/separatamente in-arrotolato in un unico luogo.
Quella che presentiamo qui è la traduzione letterale e facciamo notare che nei manoscritti antichi non esistono varianti al testo greco che rendano possibili altre traduzioni. Purtroppo esistono molte traduzioni difettose.
Il testo non è chiaro. Ciò costringerà a dare di esso una qualche interpretazione, perché c'è da supporre che colui che scrive lo faccia per farsi capire.
Tuttavia, qualunque sia l'interpretazione proposta, non dovrà far violenza al testo: le parole del testo sono quelle, con l'unica incertezza tra "diversamente" (di modo) e "separatamente" (di luogo).
* sudario: fazzoletto (per asciugare il sudore). Qui intenderemmo mentoniera (cfr. Gv 11,44: Lazzaro ha la faccia legata attorno con un sudario).
Noi daremo di questi vv. 6b-7 una nostra interpretazione, dopo aver analizzato i versetti successivi. Per ora facciamo solo notare che il participio «in-arrotolato» (™ntetu-ligmšnon-entetyligménon) in greco è un perfetto, che indica quindi un’azione del passato i cui effetti perdurano al presente e che perciò deve essere inteso come «continuava ad essere arrotolato come era stato messo».
8. Allora entrò anche l’altro discepolo, quello giunto primo al sepolcro, e vide e credette.
9. Non ancora infatti avevano compreso la Scrittura che deve lui da morti risorgere.
10. Tornarono allora di nuovo a casa (lett.: presso di sé) i discepoli.
Per capire il senso dei vv. 6b-9 partiamo dal v. 8: «e vide e credette».
Anzitutto si noti la presenza del doppio "e" che collega il vedere e il credere: la coordinazione introdotta da "e vide e credette" è in greco assai più stretta che in italiano. Essa esprime un legame di causa e di effetto: il discepolo credette in forza di ciò che vide.
Ora chiediamoci: quel mattino il discepolo che Gesù amava che cosa vide e che cosa credette?
- Che cosa vide sembra chiaro: come erano disposti i lini. Il fatto che li descriva con tanta minuzia ai vv. 6-7 ne è la prova.
- Che cosa credette è meno chiaro. Il verbo è comunque in greco un aoristo, che indica un'azione del passato, chiusa nel passato.
* Le interpretazioni possibili sono due:
a) credette a Maria Maddalena che aveva proposto (v. 2) l’ipotesi dell’asportazione di cadavere.
Questa è l’interpretazione data, fra gli altri, da sant'Agostino († 430), che non conosceva bene il greco.
b) credette alla risurrezione: dalla disposizione dei lini il discepolo che Gesù amava ha concluso che Gesù era risorto.
Questa è l’interpretazione di Cirillo di Alessandria e di Cirillo di Gerusalemme (V sec.), che conoscevano perfettamente il greco.
* Ma quale delle due interpretazioni aveva in mente il discepolo che Gesù amava?
Il v. 9 che, nell’intenzione dell’autore, vorrebbe verosimilmente offrire la spiegazione, è leggibile anch’esso in più modi, ma sostanzialmente riconducibili a due:
a) «E vide e credette a Maddalena»: quando vide infatti Pietro e il discepolo che Gesù amava non avevano ancora compreso la Scrittura (= l'Antico Testamento) che deve lui da morti risorgere; la compresero solo in seguito, comunque prima di scrivere il vangelo.
b) «E vide e credette alla risurrezione»: prima di vedere infatti non aveva ancora compreso la Scrittura; la compresero quando videro come erano disposti i lini sepolcrali.
* Dobbiamo rinunciare a capire che cosa esattamente voleva dire il discepolo?
Per fortuna possiamo ancora tentare di percorrere un’altra strada: quella del senso in cui Giovanni usa qui il verbo «credere» (in greco: pisteÚw-pistéuo).
Questo verbo nel vangelo di Giovanni viene usato 98 volte e in tutti gli altri passi ha il senso di credere in qualcosa di soprannaturale. Non è mai usato per esprimere fiducia in una persona umana. Questo c’induce a concludere che, anche qui, il discepolo lo usi con lo stesso significato e quindi intenda dire "credette alla risurrezione".
Una prima conferma indiretta della nostra affermazione si ha dalla presenza del doppio "e": "e vide e credette" che rende contemporanee, nel passato, le due azioni di vedere e di credere, benché collegate come causa ed effetto.
Una seconda conferma si può avere anche dal v. 10: Tornarono a casa i discepoli. Se infatti avessero pensato all’asportazione del cadavere, un elementare istinto avrebbe suggerito di andarlo a cercare e non di tornare a casa.
È anche possibile che l'autore abbia voluto portare un suo contributo per smentire la "voce" dell'asportazione del cadavere, voce che ai suoi tempi girava presso "certi giudei" (cfr. brano seguente di Mt 28,15): se i discepoli avessero rubato il cadavere, i lini non avrebbero potuto trovarsi nel modo in cui egli li vide.
c) Una considerazione
Se la nostra interpretazione del "credette" è esatta, diventa allora importante capire che cosa il discepolo «vide», dato che, proprio in forza di ciò che ha visto, ha creduto alla risurrezione.
Peccato che i vv. 6-7 non brillino per chiarezza.
Sono talmente poco chiari che, quasi sempre, i traduttori, più che tradurli, li interpretano, a volte anche facendo violenza al testo. E così i lini (quando non «le bende») giacciono «per terra» e il sudario giace «ripiegato in un angolo a parte»!? 1
Siamo perciò costretti a proporre un’interpretazione, ma lo facciamo cercando di rispettare il testo, ben lieti di cambiarla, qualora ci venga proposta un'interpretazione migliore, che comunque non faccia violenza al testo.
Abbiamo già messo in risalto che nel v. 6 la parola «afflosciati», in luogo di «giacenti», non è la traduzione, ma un'interpretazione. Essa tuttavia ci pare la migliore tra quelle proposte.
Per dare un senso al testo, partiamo da una considerazione tratta dal medesimo cap. 20 del vangelo. Ai vv. 19 e 26, l'autore, testimone oculare, racconta che Gesù entra «a porte chiuse» nel locale ov’erano radunati i discepoli. È quanto dire che Gesù risorto può passare attraverso i corpi solidi (muri o porte, non fa gran differenza), cioè non è soggetto alla legge fisica dell’impenetrabilità dei corpi.
Supponiamo che il corpo di Gesù nel sepolcro
a) sia stato avvolto in un lenzuolo (la sindone di cui parlano i sinottici) e gli sia stato messo come mentoniera il sudario del v. 7 (v. disegno).
b) sia «uscito» (= smaterializzato), passando attraverso il lenzuolo e il sudario.
Allora sarebbe avvenuto che i lini sepolcrali, non contenendo più il cadavere, si sarebbero "afflosciati"; il sudario invece, che era più rigido, non si sarebbe afflosciato come i lini, ma sarebbe rimasto arrotolato dentro il lenzuolo al suo posto, cioè al posto in cui logicamente avrebbe dovuto trovarsi e quindi ne sarebbe rimasta visibile all'esterno la presenza (v. disegno).
E questo è proprio quello che, secondo la nostra interpretazione, "il discepolo che Gesù amava" descrive: «Vede i lini afflosciati e il sudario che era sul suo capo non afflosciato come i lini, ma diversamente, arrotolato dentro, al suo posto (= dove dovevano essere)».
Quella vista lo indusse a credere alla risurrezione: se infatti qualcuno avesse voluto portar via il cadavere, non avrebbe potuto lasciare i lini in quel modo.
Il discepolo ricava dunque dalla disposizione dei lini la «prova» della risurrezione di Gesù e così crede alle Scritture (cfr. Gv 2,22: «quando dunque fu destato dai morti, si ricordarono i discepoli ..., e credettero alla Scrittura e al discorso che disse Gesù»).