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La Tradizione è contraria alla Bibbia?

Ultimo Aggiornamento: 29/11/2009 22:47
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29/11/2009 22:47
 
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Da: Soprannome MSN°Gino¹Inviato: 17/01/2004 9.33

Giovanni Paolo II, Discorso di apertura della IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, nell’auditorium della Casa San Paolo di Santo Domingo, del 12-10-1992, nn. 6-7, in supplemento a L’Osservatore Romano, 14-10-1992. Titolo e traduzione dall’originale — parte in portoghese e parte in spagnolo — redazionali.
Cristianità, 211 (1992)

Immutabilità del messaggio evangelico, Tradizione della Chiesa e "nuova evangelizzazione"

La nuova evangelizzazione non consiste in un "nuovo vangelo", che nascerebbe sempre da noi stessi, dalla nostra cultura o dalla nostra analisi delle necessità dell’uomo. Perciò non sarebbe "vangelo", ma pura invenzione umana, e in esso non si troverebbe la salvezza. Non consiste neppure nel togliere dal Vangelo tutto quanto sembra difficilmente assimilabile. Non è la cultura la misura del Vangelo, ma è Gesù Cristo la misura di ogni cultura e di ogni opera umana. No, la nuova evangelizzazione non nasce dal desiderio di "piacere agli uomini" o di "guadagnare il loro favore" (Gal. 1, 10), ma dalla responsabilità per il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, attraverso il quale abbiamo accesso alla verità su Dio e sull’uomo, e alla possibilità della vita vera.

La nuova evangelizzazione ha, come punto di partenza, la certezza che in Cristo vi è una "ricchezza insondabile" (Ef. 3, 8), che nessuna cultura di nessuna epoca può cancellare e alla quale noi uomini possiamo sempre ricorrere per arricchirci (cfr. Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Europa, Dichiarazione finale, 3). Questa ricchezza è, anzitutto, Cristo stesso, la sua persona, perché Lui stesso è la nostra salvezza. Noi uomini, di qualsiasi epoca e di qualsiasi cultura, avvicinandoci a Lui attraverso la fede e l’incorporazione al Suo Corpo che è la Chiesa, possiamo trovare la risposta alle domande, sempre antiche e sempre nuove, che ci si presentano nel mistero della nostra esistenza, e che portiamo indelebilmente impresse nel nostro cuore dalla creazione e dalla ferita del peccato.

La novità non tocca il contenuto del messaggio evangelico, che è immutabile, poiché Cristo è "lo stesso ieri, oggi e sempre". Perciò il Vangelo deve essere predicato in piena fedeltà e purezza, così come è stato custodito e trasmesso dalla Tradizione della Chiesa. Evangelizzare significa annunciare una persona, che è Cristo. Infatti, "non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati" (Evangelii nuntiandi, 22). Perciò, le cristologie riduttive, delle quali ho indicato in diverse occasioni le deviazioni (cfr. Discorso inaugurale della Conferenza di Puebla, 28 gennaio 1979, 1, 4), non possono essere accettate come strumenti della nuova evangelizzazione. Nell’evangelizzazione l’unità della fede della Chiesa deve risplendere non solo nel magistero autentico dei Vescovi, ma anche nel servizio alla verità da parte dei pastori di anime, dei teologi, dei catechisti e di tutti coloro che sono impegnati nella proclamazione e nella predicazione della fede.

Giovanni Paolo II


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 18/01/2004 11.57

Caro Salvatore,

grazie per la ricostruzione che ci hai proposto in questo forum.

Mi permetto solo di fare qualche precisazione a titolo semplicemente informativo, riguardo a questa notizia che riferivi nel post 4:

1. La tradizione antica è unanime nel dire che questo vangelo lo scrisse (o dettò) Giovanni, l'apostolo amato da Gesù, ad Efeso, quando era vecchio.


Unica voce contraria: Eusebio di Cesarea. Egli riferisce una testimonianza più antica, secondo cui ad Efeso c'erano due Giovanni: Giovanni l'apostolo e Giovanni l'anziano (in greco "presbìtero") e che il vangelo l'avrebbe scritto "l'anziano", non l'apostolo.


Eusebio riferisce che Giovanni, l’apostolo, scrisse il Vangelo omonimo appunto in accordo con la unanime tradizione, mentre ipotizza che un altro Giovanni, detto "il presbitero" abbia scritto l’Apocalisse.

Riporto il brano in questione qui di seguito tratto dal libro terzo della storia ecclesiastica di Eusebio :

…..

5. È opportuno a questo punto sapere che in Papia il nome di Giovanni è attestato due volte; il primo viene chiaramente presentato come evangelista accanto a Pietro, Giacomo, Matteo e agli altri apostoli. Dopo aver fatto una distinzione, annovera l'altro Giovanni fra coloro che non erano apostoli, gli antepone Aristione, e lo chiama chiaramente presbitero.

6. Con ciò viene dimostrata la veridicità del racconto di coloro che dicevano che in Asia due persone avevano lo stesso nome, e ricordavano che ancora oggi esistono due tombe che portano il nome di Giovanni ad Efeso. A queste cose bisogna fare attenzione; è verosimile infatti che il secondo, se non si vuole il primo, abbia avuto le visioni riferite dall’ Apocalisse attribuita a Giovanni.

7. Papia, di cui ora stiamo parlando, dichiara apertamente di avere appreso gli insegnamenti degli apostoli dai loro seguaci, e di avere ascoltato di persona Aristione e il presbitero Giovanni, che spesso cita per nome nelle sue opere, riferendo la tradizione su entrambi.

…..

24. L’ordine dei Vangeli

1….

Orsù, elenchiamo le opere indiscusse dell'apostolo Giovanni. 2. Per prima cosa si deve riconoscere autentico il Vangelo secondo Giovanni, noto a tutte le Chiese della terra. Chiarirò ora perché gli antichi, a ragione, gli hanno assegnato il quarto posto dopo gli altri tré. 3. Quegli uomini divini e veramente degni di Dio, dico gli apostoli del Cristo, che conducevano una vita proba e avevano ornato le loro anime di ogni virtù, inesperti di arte oratoria, ma coraggiosi per la potenza divina e miracolosa data loro in dono dal Salvatore, non seppero e non tentarono neppure di annunciare con persuatrice arte sofistica gli insegnamenti del Maestro, ma, forti della manifestazione dello Spirito divino che operava in loro e della sola potenza del Cristo operatrice di miracoli, che agiva per loro tramite, fecero conoscere a tutto il mondo il regno dei cieli, dandosi poco pensiero della bellezza stilistica.

4. Facevano questo perché erano preposti ad un servizio più grande e superiore alla condizione umana. Paolo pertanto, quantunque espertissimo nell'arte di elaborare discorsi e ingegnoso nei pensieri, non scrisse che brevissime lettere, sebbene avesse da dire mille cose, per di più ineffabili, che era stato reputato degno di udire quando aveva sfiorato la bellezza meravigliosa del terzo ciclo ed era stato rapito fin nello stesso Paradiso divino. 5. Delle stesse cose non furono privati neppure gli altri che avevano frequentato il nostro Salvatore: i dodici apostoli, i settanta discepoli e innumerevoli altri. Ma fra tutti coloro che furono vicini al Signore, soltanto Matteo e Giovanni hanno lasciato le loro memorie che, si dice, misero per iscritto perché ne avvertivano la necessità. 6. Matteo, che in un primo momento predicò la buona novella agli Ebrei, quando stava per andare anche presso altri popoli, compose nella lingua patria 85 il proprio Vangelo, sostituendo, con esso, la sua presenza presso coloro che lasciava. 7. Si dice che, quando Marco e Luca avevano ormai redatto i loro Vangeli, Giovanni, che aveva sempre predicato oralmente, decise di scrivere il suo Vangelo per il seguente motivo. Si dice che egli approvò i primi tré Vangeli già scritti e noti a tutti e anche a lui, testimoniandone così la veridicità; decise poi di affidare alla scrittura soltanto il racconto delle azioni compiute da Cristo all'inizio della sua predicazione. 8. Ciò corrisponde a verità: si può infatti constatare che i tré evangelisti hanno dato inizio alla loro narrazione soltanto a partire da ciò che fece il Salvatore in un solo anno, dopo la detenzione in carcere di Giovanni il Battista. –

Potrai trovare la relativa documentazione dalla STORIA ECCLESIASTICA DI EUSEBIO, nella seguente sezione.


VERITA' STORICHE

La testimonianza di Eusebio di Cesarea è di grande importanza storica perché ci permette di ricostruire il periodo iniziale della Chiesa nascente, di ciò che hanno fatto gli apostoli DOPO gli eventi narrati negli Atti, quali sono stati gli Scritti accreditati al pari delle Sacre Scritture in quanto redatti da persone di fede indiscutibile all’interno della Chiesa e in essa conservati; sono queste testimonianze che, insieme a tante altre ci permettono di rintracciare tutta l’eredità derivataci dai credenti che ci hanno preceduto (che noi chiamiamo appunto TRADIZIONE oppure TRASMISSIONE DEL DEPOSITO DI FEDE), attraverso la concatenazione di tutta la storia del popolo di Dio, che io ritengo essere STORIA SACRA, (non diversamente da come era storia sacra quella del popolo ebraico, nonostante le loro incoerenze e allontanamenti da Dio) e quindi meritevole della nostra massima attenzione.

La Bibbia non solo NON VIETA la Tradizione ma la prevede esplicitamente i 3 brani di S.Paolo.

Con affetto


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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 19/01/2004 11.57
Contro questa ipotesi si potrebbe obiettare:
se il cadavere di Gesù si è "volatilizzato", che bisogno c’era che il sepolcro fosse aperto (cfr. v. 1)?
R.    Tenuto conto che il sepolcro dall’interno non è apribile (ciò è vero almeno per i sepolcri noti costruiti dai ricchi in Palestina nel I sec. d.C. e che dovrebbero essere simili al sepolcro di Gesù costruito per sé dal ricco Giuseppe di Arimatea e poi usato per Gesù), allora
- o si può pensare a «ladri» che dall’esterno lo abbiano aperto: è l’ipotesi che fa la Maddalena (cfr. v. 2), ma che Giovanni rifiuta sulla base di come ha visto collocati i lini;
- o si può pensare che sia stato aperto in modo miracoloso:
  è la spiegazione che dà Matteo (28,2) parlando dell’angelo disceso dal cielo: il sepolcro fu aperto non perché Gesù potesse uscire, ma perché i discepoli potessero entrare a controllare che non c’era più il cadavere.
   Quale ebreo infatti avrebbe osato riaprire il sepolcro? La legge ebraica infatti lo vieta (se non per collocarvi nuovi morti), perché i morti "contaminano", cioè rendono impuri i vivi che vi entrano. Ciò è indicato, per es. dalle due lapidi, qui raffigurate, trovate nei pressi di sepolcri.
   E d'altra parte, senza questo controllo, sarebbe stato difficile per loro credere alla risurrezione di Gesù.
Secondo documento

2. Matteo 27-28: le guardie al sepolcro
a)      Informazioni sul vangelo secondo Matteo
1. Papia, vescovo di Ieràpolis di Frigia (oggi Pamùkkale in Turchia), che compose prima del 120 una Spiegazione dei detti del Signore, riferisce: «Matteo scrisse in dialetto ebraico i detti di Gesù; ciascuno li tradusse/interpretò come potè».
Ora l'attuale vangelo secondo Matteo
- non è in una lingua semita, ma in greco;
- non contiene solo detti, ma anche fatti.
Dunque non è quello di cui parlava Papia.
2. Oggi si è d'accordo nel dire che l'originario vangelo secondo Matteo fu scritto in una lingua semita molto presto (anni 45), e conteneva solo i "detti" di Gesù, ma fu poi necessario tradurlo in greco perché, dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), con l'abbandono delle lingue semite, era incomprensibile. Il "traduttore" però l'avrebbe arricchito col racconto dei "fatti" di Gesù, conosciuti attraverso gli altri vangeli e la tradizione orale.
Comunemente si ritiene che questo lavoro di revisione, sia stato fatto verso gli anni 80-85.
b)   Analisi del testo
È l’unico vangelo canonico che parla di guardie al sepolcro di Gesù.
Se si legge "tra le righe" il racconto di Matteo, si ha l'impressione che egli voglia rispondere a obiezioni sulla realtà della risurrezione, che qualcuno poteva aver fatto.
Cap. 27

57.   Sera avvenendo, venne un uomo ricco da Arimatea di nome Giuseppe, che anche egli si era fatto discepolo di Gesù.
*Siamo al venerdì pomeriggio della settimana di Pasqua, quando già stava per cominciare il sabato (Lc 23,54).
58.   Questi, andato da Pilato, chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che fosse dato.
*Per la legge ebraica (Deut 21,22-23) un cadavere non doveva rimanere appeso (ad un "legno" o alla croce) di notte, tanto più se era sabato.
* Obiezione possibile: Come mai Gesù ha avuto un sepolcro personale? Secondo l’uso romano infatti il cadavere di un giustiziato doveva essere messo nella fossa comune.
La risposta di Matteo: è intervenuta presso l'autorità romana una persona importante, un membro del Sinedrio (cfr. anche Mc 15,43-45; Lc 23,50-52; Gv 19,38) e Pilato concesse l'eccezione.
59.   E, preso il corpo, Giuseppe lo in-arrotolò in sindone (lenzuolo) pulita (nuova, bianca).
*Dunque all'inizio una sindone c'era. Ne parlano anche Marco (15,46) e Luca (23,53). Non è dimostrabile che sia quella di Torino, anche se ci sono buone probabilità a suo favore.
60.   e pose esso nel nuovo suo sepolcro che aveva scavato (opp. fatto scavare) nella roccia e, rotolata-davanti una pietra grande alla porta del sepolcro, andò via.
61.   Era però là Maria la Maddalena e l’altra Maria sedute davanti al sepolcro.
* Maria di Màgdala è ben conosciuta nei vangeli. Che ci stanno a fare queste donne?
Daremo una risposta a questa domanda commentando Mt 28,1.
62.   Il (giorno) dopo, che è dopo la parasceve, si riunirono i sommi sacerdoti e i farisei da Pilato
* parasceve è parola greca che vuol dire "preparazione" del sabato: è il venerdì (pomeriggio).
* il giorno dopo dunque è sabato (= giorno di assoluto riposo con inizio al tramonto del venerdì).
Strana questa riunione dei capi ebrei in casa del pagano Pilato proprio di sabato e durante la Pasqua. Nei giorni della festa più importante degli ebrei, essi non temono di contaminarsi a contatto con un pagano, sicuramente impuro.
63.   dicendo: «Signore, ci ricordammo che quell’impostore disse ancora vivente: "Dopo tre giorni mi desto".
64.   Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, affinché andati i discepoli non rubino lui e dicano al popolo: "Fu destato dai morti" e sarà l’ultima impostura peggiore della prima».
Si noti:
*Come fa Matteo a conoscere il contenuto del colloquio dei capi ebrei con Pilato?
Potrebbe averlo saputo da Giuseppe di Arimatea, che era membro del Sinedrio?
*Matteo ha voluto anticipare già qui l'accusa del trafugamento del cadavere di Gesù da parte dei discepoli, accusa che in seguito diventerà assai comune tra gli ebrei non cristiani. Essa è raccolta anche dal cristiano Giustino (v. pag. 34).
*Come mai gli astuti sommi sacerdoti si ricordano delle affermazioni di Gesù solo il sabato mattina?
Oggettivamente il momento più propizio ai cristiani per il trafugamento del cadavere di Gesù sarebbe stata la notte fra il venerdì e il sabato: il cadavere non aveva ancora cominciato a decomporsi ed inoltre, poiché il sepolcro era fuori di città e di sabato agli ebrei è vietato uscire da essa, i cristiani avrebbero corso meno pericoli di fare "brutti incontri" (si ricordi infatti che la legge romana e quella ebraica potevano punire con la morte il trafugamento di cadavere).
65.   Disse loro Pilato: «Avete/Abbiate una custodia (= corpo di guardia); andate, vigilate come sapete».
* Il testo greco ha œcete - échete, che è una voce del verbo "avere" e può essere:
- o imperativo presente = abbiate. In questo caso Pilato avrebbe concesso guardie romane.
- o indicativo presente = avete. Pilato avrebbe concesso di collocare al sepolcro di Gesù guardie ebree.
D. Ma i romani permettevano agli ebrei, vinti, di avere un loro corpo di guardia?
R. Poiché il tempio di Gerusalemme, oltre che luogo di preghiera, era anche luogo di discussioni, di commercio, di incontri..., potevano a volte capitare risse... Ecco allora la necessità della presenza di guardie, per tenere l'ordine pubblico.
Ma poiché la parte più interna del tempio era accessibile solo ai circoncisi (v. lapide a fondo pag.), i romani, per non urtare troppo la suscettibilità degli ebrei, avevano permesso loro di usare, nel tempio, guardie ebree (cfr. At 5,26; Gv 18,3.12).
Dunque la visita dei sacerdoti a Pilato (v. 62-64), se è avvenuta, può essere servita a chiedere per il sepolcro di Gesù di usare
- o guardie dipendenti dall’autorità romana;
- o guardie ebree fuori del recinto del tempio.
66.   Quelli partitisene vigilarono il sepolcro avendo sigillata la pietra insieme alla custodia (corpo di guardia).
* Strana e anche poco credibile la descrizione del comportamento dei sacerdoti: di sabato infatti la tradizione ebraica vietava di uscire dalla città e di fare qualsiasi lavoro (anche sigillare una pietra lo era! Nel Talmùd per es. si vieta addirittura di sigillare una lettera di sabato). Correvano perciò il rischio di essere lapidati!

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Consiglia Elimina    Messaggio 17 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978PergamenaInviato: 19/01/2004 16.03
Amici...vi invito a leggere questa intervista molto interessante.....
..........
se ritenete qualcosa utile per approfondimenti, NON scrivete li in bacheca, ma fate un copia-incolla qui.....
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 18 di 19 nella discussione 
Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 23/01/2004 19.44
Cap. 28
  1.   Dopo il sabato, al sorgere del primo (giorno) della settimana, andò Maria la Maddalena e l’altra Maria a vedere il sepolcro.
* La domenica mattina le medesime due donne che il venerdì sera erano sedute davanti al sepolcro (cfr. 27,61) trovano il sepolcro vuoto.
Sembra che, sottolineando questo particolare, Matteo voglia rispondere tra le righe ad un’obiezione che qualcuno poteva aver fatto: «Non potrebbe darsi che le donne la domenica mattina abbiano sbagliato sepolcro? Nella zona dove fu sepolto Gesù c’erano altri sepolcri. Le donne hanno trovato un sepolcro vuoto, ma poteva non essere quello di Gesù!».
  La risposta di Matteo: «Impossibile! Le donne che hanno trovato il sepolcro vuoto la domenica sono le medesime che il venerdì sera hanno visto dove fu sepolto».
* È da notare il fatto che le prime tradizioni cristiane dicono che il sepolcro fu trovato vuoto da donne. Questa è certamente una garanzia che i fatti siano avvenuti così: se presso gli ebrei la testimonianza delle donne non era valida, come mai i vangeli sinottici la riferiscono? Giovanni, più tardi, forse per rispondere a questa possibile obiezione, sottolinea che andarono al sepolcro anche Pietro e «il discepolo che Gesù amava» (Gv 20,2-10; cfr. anche Lc 24,24).

2.   Ed ecco avvenne un terremoto grande: un messaggero infatti del Signore disceso dal cielo e avvicinatosi, rotolò via la pietra e si sedette sopra di essa.
* Il terremoto è uno dei fenomeni che comunemente accompagnano, nell'Antico Testamento, le manifestazioni del divino.
Solo Matteo parla di questo terremoto.
Poiché il sepolcro dall’interno non è apribile (v. le immagini di pag. 72-73), Matteo, che rifiuta l’ipotesi del trafugamento del cadavere, afferma che ad aprire il sepolcro è stato un messaggero (angelo) del Signore, che scende dal cielo, cioè da Dio (miracolo).
Gli altri evangelisti canonici invece dicono che le donne trovano la pietra già rotolata, ma non dicono chi l’abbia fatta rotolare per aprire il sepolcro.
3.   Era l’aspetto di lui come folgore e il vestito di lui bianco come neve.
4.   Per la paura di lui furono sconvolti i custodi e divennero come morti.
* Espressioni correnti nella letteratura ebraica per le manifestazioni del soprannaturale.
5.   Ma rispondendo il messaggero disse alle donne: «Non temete voi; so infatti che Gesù il crocifisso cercate.
6.   Non è qui. Fu destato infatti come disse; venite, vedete il luogo dove giaceva.
7.   E presto, essendo andate, dite ai discepoli di lui che fu destato dai morti ed ecco preguida voi alla Galilea; là lo vedrete. Ecco, dissi a voi».
8.   Ed allontanatesi presto dal sepolcro con paura e con gioia grande corsero ad annunciare la notizia ai discepoli di lui.
* Mc 16,8 dice esattamente il contrario: le donne hanno taciuto! Se però così fosse, come fa Marco a sapere ciò che è successo?
9. Ed ecco Gesù venne incontro a loro dicendo: «Rallegratevi (salve)». Quelle allora avvicinatesi strinsero i suoi piedi e si prostrarono davanti a lui.
10. Allora dice loro Gesù: «Non temete; andate, annunciate ai fratelli miei che vadano in Galilea e là mi vedranno».
* Incidentalmente si noti che alle donne lo stesso ordine viene ripetuto due volte in circostanze analoghe. Che si tratti di "sdoppiamento" di un'unica tradizione antica che raccontava un'apparizione non meglio precisata alle donne?
Secondo Luca infatti (24,23-24) le donne al sepolcro videro solo messaggeri e non Gesù (cfr. anche Mc 16,5).
u Si noti ancora che, secondo questo testo di Matteo (e secondo il testo parallelo di Mc 16,7), le apparizioni di Gesù ai discepoli avrebbero dovuto verificarsi solo in Galilea, cioè nel nord della Palestina, contrariamente a quanto dicono Luca (cap. 24) e Giovanni (cap. 20), che mettono le apparizioni di Gesù solo in Gerusalemme o nelle immediate vicinanze (Emmaus).
È strano che la prima tradizione cristiana abbia confuso il luogo delle apparizioni di Gesù!
Per la precisione, il cap. 21 del vangelo secondo Giovanni mette un'apparizione di Gesù sul lago di Galilea, ma è un capitolo di un altro autore, aggiunto al vangelo dopo la morte di Giovanni e forse anche proprio per appianare questa "contraddizione".
  A nostro avviso questa è certamente una delle più vistose contraddizioni dei testi evangelici e di difficile spiegazione, nonostante ingegnosi tentativi anche recenti.
11.   Mentre esse se ne partivano, ecco alcuni della guardia, andati nella città, annunciarono ai sommi sacerdoti tutte le cose accadute.
* Da questo versetto sembra lecito concludere che le guardie fossero ebree: presso ogni esercito infatti esiste il principio secondo cui i soldati rispondono al loro superiore gerarchico.
12.   E riunitisi (sottinteso i sommi sacerdoti) con gli anziani e avendo preso consiglio, sufficienti denari diedero ai soldati
* Come fa Matteo a sapere che i sacerdoti e gli anziani hanno corrotto le guardie? (v. oltre).
13.   dicendo: «Dite che i discepoli di lui venuti di notte lo rubarono noi addormentati.
* Che senso ha esibire testimoni addormentati? Possibile che questi astuti capi ebrei siano caduti in una simile ingenuità, «avendo preso consiglio»?
  Qui, secondo Mt, è evidente la malafede dei capi ebrei nell'esibire tali testimoni (cfr. Agostino, In psalmos, 63.7).
14.   E se sarà udito questo dal governatore, noi (lo) persuaderemo e vi renderemo senza noie».
* Abbastanza strano questo riferimento a Pilato, se si tratta di guardie ebree. Perché Pilato avrebbe dovuto interessarsi del comportamento di guardie che non dipendevano da lui?
La punizione per violata consegna doveva competere alle autorità ebraiche. Allora le guardie sarebbero romane?
  Questo ragionamento in sé è poco convincente, però nel contesto del brano può avere un suo peso.
15.   Quelli presi (i) denari fecero come erano stati istruiti. E fu divulgato questo discorso presso giudei fino ad oggi.
* Oggi evidentemente è il tempo in cui l’autore scrive, cioè verso gli anni 80 - 85.
Così dal testo veniamo a sapere che, presso certi giudei (e non "i" giudei, come riportano varie traduzioni), gira un "discorso". Quale?
La risposta sembrerebbe chiara (anche se non del tutto):
al tempo in cui il "traduttore" greco del vangelo di Matteo scrive, certi giudei vanno dicendo che i cristiani prima hanno trafugato il cadavere di Gesù e poi hanno raccontato la risurrezione. Matteo, cristiano, non può condividere questa interpretazione dei fatti e perciò organizza il suo racconto in modo da mettere in risalto l'assurdità di questo "discorso" (v. oltre).
 
c)   Alcune considerazioni
Il testo ora presentato sorprende chiunque conosca anche solo un po’ gli usi ebraici.
Si colgono infatti molte stranezze:
-     la riunione dei capi ebrei di sabato (cosa ancor più grave se quel sabato era Pasqua) e a casa del pagano Pilato (27,62);
-     i capi ebrei si ricordano soltanto il sabato mattina che Gesù aveva detto che sarebbe risorto (27,63-64);
-     l’incertezza sulle guardie: sono romane o ebree? (27,65; 28,11-14);
-     la violazione del riposo del sabato da parte dei sacerdoti: uscita di città e sigilli alla pietra;
-     la corruzione delle guardie: come lo sa Matteo? (28,12);
-     l’esibire testimoni addormentati (28,13).
Come spiegare queste stranezze?
Se non si vuole pensare ad un autore del tutto sprovveduto, che non sa bene che cosa scrive, a nostro avviso la chiave per interpretarle è data dal versetto 28,15:
«Fu divulgato questo discorso (interpreteremmo: diceria) presso (certi) giudei fino ad oggi».
Ma se per l'autore del vangelo secondo Matteo questa è solo una "diceria", perché la riferisce? Vediamo:
1.   È evidente che egli, cristiano, è convinto che la risurrezione di Gesù c’è stata: le apparizioni di Gesù risorto, che egli racconterà immediatamente dopo, lo provano.
2.   Però egli sa che in ambienti giudaici del suo tempo si cerca di demolire la fede nella risurrezione di Gesù mediante l’accusa ai primi discepoli di aver rubato il suo cadavere e poi di aver predicato che Gesù era risorto.
La voce dell’asportazione del cadavere deve aver cominciato a girare solo dopo la redazione dei vangeli di Marco e Luca e degli Atti, cioè dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d. C.), quando ormai erano scomparsi i testimoni oculari e qualunque diceria poteva diffondersi in modo incontrollabile.

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Da: Soprannome MSNcristiano-cattolicoInviato: 24/01/2004 10.09
Perchè tutta questa analisi?
Per far capire come la Tradizione non sia fondata sul nulla, o su fantasie cattoliche.
La Chiesa ha sempre appurato e verificato le fonti della Tradizione, quindi prima che i protestanti la attacchino, il più delle volte basandosi sul sentito dire, quindi sulla LORO tradizione anticattolica, non conoscendo i fatti, si permettono di dichiarare eretica la Tradizione cristiano-cattolica.
Lo stesso Paolo come tutti noi sappiamo, esortava i suoi discepoli a conservare la Tradizione orale.
Pace
Salvatore
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