A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

L'importanza del LATINO nella Chiesa: Latinisti (quasi) per caso...

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2010 12:11
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
30/11/2009 02:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La cinquantaduesima edizione del Certamen Vaticanum

Latinisti si può diventare (quasi) per caso




di Silvia Guidi

Il lucis temperator sarà Georgius Rossi, mentre per l'ufficio stampa la traduzione è un po' più complicata: Daria Ronzolani è la diurnariorum publicarumque necessitudinum moderatrix. Stessa perifrasi per indicare il modorum sonorumque effectionum rector, il tecnico del suono Valerio Bonome. Non poteva essere che in latino lo spettacolo che andrà in scena in occasione della cerimonia di premiazione del cinquantaduesimo Certamen Vaticanum, nel pomeriggio di domenica 29 novembre (hora iv cum dimidia) nella sala San Pio x di via della Conciliazione 5. La rappresentazione scenico-coreografica avrà come tema alcuni brani di Fedro, recitati da saltatrices che faranno da contorno ai personaggi tradizionali (Phaedrus, nympha, pastor).

Dopo i saluti di Antonio Salvi, presidente della Fondazione Latinitas, il cardinale Giovanni Coppa leggerà la sua relazione De sacerdotio ex operibus sancti Ambrosii episcopi, di cui riportiamo qui sotto un brano. Abbiamo chiesto al cardinale come sia nata la passione per la lingua e la teologia dei Padri della Chiesa, e in particolare per la prosa del vescovo che convertì al cattolicesimo Agostino. "Leggere Tertulliano in lingua originale, da giovane chierico, mi ha fatto un'impressione stupenda; non pensavo che il latino potesse essere così vivo.

Ambrogio ha uno stile personale, caldo e accattivante, che piace molto agli studenti. Ancora oggi nel breviario, il giorno dei morti, si legge un brano tratto dal discorso funebre per il fratello Satiro. Il suo modo partecipato e commosso di raccontare la bellezza della natura e degli animali, la felice stanchezza di Dio dopo la creazione dell'uomo, un essere che può perdonare e ricreare ogni volta con la sua misericordia, nell'Exameron dà vita a pagine veramente belle".

Quando si passa a parlare del suo cursus honorum - dal lavoro alla Segreteria di Stato alla nomina a nunzio apostolico in Cecoslovacchia - il cardinale minimizza con l'understatement mutuato dal suo autore di riferimento (lo stesso Ambrogio che soleva dire ai fedeli della Chiesa milanese "vi insegno quello che io stesso non so").

"In realtà all'università volevo sbrigarmi con gli esami e togliermi il pensiero in fretta; il latino è una lingua affascinante, ma non mi attirava particolarmente l'idea di insegnarlo in seminario". Un latinista (quasi) per caso, cerca di schermirsi il cardinale.

"In Cattolica ai miei tempi c'era ancora il tema scritto, molto temuto dagli studenti, che raramente riuscivano a passare al primo tentativo. Io ho preso 27, un voto altissimo rispetto alla media dei compagni di corso, per questo mi hanno scambiato per un latinista. Monsignor Amleto Tondini, reggente della Cancelleria Apostolica, aveva bisogno di un collaboratore e chiese consiglio ad Agostino Saba, lo storico della Chiesa, che gli fece il mio nome. Preferisco definirmi un orecchiante, perché non ho fatto studi specifici (mi sono laureato in lettere moderne, la mia tesi era sull'iconografia della Trinità dalle origini al XIV secolo).

Monsignor Tondini è stato un grande maestro per me, molto severo - era meglio non parlare con lui di vacanze e permessi - ma anche molto amabile. In quegli anni ho visto nascere "Latinitas" e i primi certamina; allora le premiazioni si svolgevano nella Sala dei cento giorni nel Palazzo della Cancelleria". Dei libri su Ambrogio che ha curato per i classici della Utet, il cardinale Coppa ama ricordare soprattutto la stima di Papa Montini. "Ho ancora un suo biglietto di ringraziamento, scritto il giorno dell'Assunta del 1969, in cui apprezza l'eleganza dello stile e la "dolce e autorevole voce" del suo predecessore nella diocesi di Milano". Un tema che Paolo VI riprenderà nell'omelia per il sedicesimo centenario dell'ordinazione episcopale di Ambrogio, scoprendo tracce delle "soavi amarezze" scritte per il dies natalis di Satiro anche nei celebri necrologi di Bossuet.

"Prima della caduta del Muro il latino era prezioso per comunicare con i Paesi della ex-cortina di ferro, come la Polonia o la Cecoslovacchia, una lingua franca nel dialogo con popoli di cui pochi conoscono la lingua. Nel tanto vituperato impero astroungarico il latino si studiava; era conosciuto da tutti i sacerdoti, e anche da qualche laico.
Con il passare degli anni le cose sono in parte cambiate; i seminaristi venivano dagli istituti tecnici, o direttamente dalle fabbriche, e dovevano affrontare lo studio della lingua praticamente da zero. A Praga ho tenuto molti incontri su Ambrogio, e ogni volta gli studenti sono rimasti colpiti dalla profondità e dalla piacevolezza della sua prosa. Ai sacerdoti consigliavo di studiare i Padri, ma di non parlare come loro; a tanti secoli di distanza la mentalità è cambiata, ma la sostanza resta la stessa".


De sacerdotio populi Dei



di Giovanni Coppa

Quod ad populi Dei sacerdotium attinet, mirum quantum Ambrosius tot saeculis ante concilium Vaticanum II, de eo ditissime locutus sit. Siquidem Christi sacerdotium omnes participant christiani, viri atque mulieres, ideo omnes, in ipso et cum ipso, sacerdotes sunt: "Omnes autem sumus, si merita nostra patiantur, iustitiae sacerdotes, qui unctione laetitiae in regnum et sacerdotium consecramur". "Populus iste quid est nisi sacerdotalis? Quibus dictum est: "Vos autem genus electum, regale sacerdotium, gens sancta", ut ait apostolus Petrus?". "Quomodo autem ille observator legis atque defensor [David] et ipse manducavit et dedit his qui secum erant, quos non licebat manducare nisi tantummodo sacerdotibus, nisi ut per illam demonstraret figuram sacerdotalem cibum ad usum transiturum esse populorum, sive quod omnes vitam sacerdotalem debemus imitari sive quia omnes filii ecclesiae sacerdotes sunt? Unguimur enim in sacerdotium sanctum, offerentes nosmet ipsos Deo hostias spiritales". Memorans autem eam animi firmitatem, qua Mediolanensis populus ab Arii haeresi incoinquinatus mansit, hanc maximam laudem laicis tribuit: "Plerumque clerus erravit, sacerdos mutavit sententiam, divites cum saeculi istius terreno rege senserunt: populus fidem propriam reservavit".





(©L'Osservatore Romano - 29 novembre 2009)



[SM=g1740733]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
16/08/2010 10:59
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

Il latino, la liturgia e i soliti attacchi

Pubblichiamo una lettera uscita su “Gente Veneta”, settimanale del patriarcato di Venezia, lo scorso 31 luglio, la risposta del direttore del settimanale Sandro Vigani e un nostro commento.

Senza messa in latino s'è persa l'universalità della Chiesa

Gentile Direttore, osservo con piacere che quasi ogni numero di Gente Veneta contiene interventi o lettere sulla questione della liturgia, in particolare sulla forma vigente prima del Concilio. In particolare, nella risposta alla lettera di R.R. lei scrive: “Attualmente la maggioranza dei fedeli preferisce capire quello che il sacerdote dice nella Messa, cosa impossibile per i più se la Messa fosse celebrata in latino”. Mi permetto di sfatare quello che è uno dei più diffusi luoghi comuni sul rito antico (o tridentino, o di San Pio V, o preconciliare ecc), quello per cui è celebrato in una “lingua che non si capisce”. Se le capitasse di partecipare a una Messa tridentina vedrebbe i fedeli muniti di messalini, volumi regolarmente in vendita, contenenti tutti i testi in latino della Messa tradizionale con testo italiano a fronte (sono un po' cari ma uno fa l'acquisto una volta nella vita...).

Come se non bastasse, i fedeli veneziani hanno creato un apprezzato sito internet (
http://www.messalini.org/) in cui è possibile scaricare in formato pdf i testi di tutte le festività in latino con testo italiano, pronti per la fascicolazione. Se ne servono parrocchie di tutta Italia. Inoltre nella chiesa veneziana quasi ogni domenica arrivano cattolici stranieri che non sanno l'italiano e trovano più comprensibile il latino: arrivano dotati dei loro messalini latino-inglese, latino-tedesco, latino-francese. Inoltre offriamo a francesi, tedeschi e inglesi il testo dell'ordinario con la traduzione a fronte. Come vede è difficile non capire, a meno che non si sappia leggere. O non si voglia leggere...
In tanti anni che seguo l'antico rito non ho mai trovato una persona (di quelli che usualmente non assistono alla Messa in latino) che abbia detto “non si capisce”.

E comunque il punto fondamentale è: che cosa c'è da capire? Il discorso ci porterebbe lontano. Diciamoci la verità: prima del Concilio non ci fu un movimento di popolo o “di base” che sostenesse la sostituzione del latino con le lingue nazionali. La riforma liturgica è stata imposta con un colpo di mano da un gruppo di liturgisti, senza interpellare i fedeli (fedeli che si sente invece il bisogno di interpellare a proposito della comprensione del latino). Alla faccia della democrazia. Questa è la storia e vorrei che qualcuno mi smentisse.
Il latino, insomma, si capisce benissimo, mi creda. Il vecchio rito è più semplice del nuovo, più comprensibile. La granitica e solenne essenzialità del latino veniva e viene capita da tutti, grazie anche all'opera di formazione compiuta dal clero e dalle famiglie, basta vedere i film con don Camillo. Le lingue nazionali nella liturgia hanno invece fatto perdere il carattere di universalità della Chiesa cattolica: un veneziano andava a Messa nella parrocchia di Stoccarda e assisteva alla stessa liturgia della cattedrale di Chicago e della parrocchia veneziana.

Nell'epoca della globalizzazione è stata persa l'universalità. Vado a Messa in Svezia e non capisco, in Corea del Sud e non capisco, in Polonia e non capisco. E nessuno si preoccupa di farmi capire. E' necessario tornare al latino, quindi, anche come strumento per dominare la globalizzazione, contro i localismi.
R.R. solleva poi un altro problema, quello dell'ostilità di una parte del clero alla volontà del Papa di far rivivere l'antico rito. Questo è ben altro tema. Che cosa fanno i parroci per insegnare a “capire” la Messa in latino? A loro spetta la formazione e l'educazione dei fedeli. Ci aspettiamo che si occupino non solo di commercio eco-solidale ma anche di educazione al sacro, secondo le volontà di Benedetto XVI.

Alessandro Zangrando



Risposta del direttore

Credo che lei sbagli, Zangrando. Tra l'inizio del 1600 e la fine del 1700 nella Chiesa cattolica vi fu un vasto movimento che sollecitava la riforma liturgica ed in particolare l'uso della lingua parlata al posto del latino, che ormai neppure i preti comprendevano più.
Esso camminava di pari passo con la riscoperta delle antiche fonti liturgiche e annoverava tra i suoi rappresentanti studiosi come Ludovico Antonio Muratori. Ma non fu soltanto un movimento di élite: fiorirono in quegli anni numerosissime pubblicazioni di messalini con la traduzione della messa nella lingua parlata ad uso dei fedeli che sapevano leggere. L'evento forse più significativo di questo movimento di riforma fu il Sinodo Diocesano celebrato a Pistoia nel 1786, sotto la guida del vescovo Scipione De' Ricci e del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nel quale tra le altre cose si chiedeva in modo esplicito l'uso della lingua parlata nella liturgia. Alcune dichiarazioni del Sinodo furono successivamente censurate dalla Santa Sede perché troppo progressiste per l'epoca, ma non quelle che riguardavano la lingua liturgica.

Credo perciò di poterla smentire, almeno in parte se la forza di questo movimento che chiedeva una riforma della liturgia non fosse stata bloccata dalla restaurazione ottocentesca, probabilmente avremmo avuto molto prima del Vaticano II la riforma liturgica.

Che poi “la granitica e solenne essenzialità del latino” venisse compresa da tutti ho qualche dubbio: la gente storpiava il latino liturgico, come ci ha insegnato il compianto monsignor Antonio Niero anche dalle pagine di Gente Veneta, attribuendo alle parole della liturgia significati dialettale che nulla avevano a che fare con il testo originale.
Credo sia un fatto inoppugnabile che la maggioranza dei fedeli preferisce partecipare alla liturgia nella lingua parlata, piuttosto che in una lingua che non capisce. Del resto anche la storia della Chiesa ci insegna come nell'antichità la liturgia venisse celebrata nelle lingue locali parlate dalla gente.
Penso che l'universalità non stia nell'uso dell'unica lingua, bensì nel fatto che ovunque si celebra lo stesso Mistero. Altra cosa è l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.

Condivido l'idea che lei suggerisce: le nostre liturgie oggi sono spesso momenti d'incontro conviviale, ma hanno perduto il forte riferimento a Dio. Non credo però che la dimensione verticale si possa recuperare reintroducendo il latino (anche se rispetto chi, usufruendo della possibilità che Papa Benedetto ha offerto, celebra col rito di Pio V), ma recuperando il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione.
Sandro Vigani



Il nostro commento

Che cosa dire di questa risposta? Senza offesa, è la fiera delle banalità condita da scarsa conoscenza dell’argomento e un leggerissimo tono saccente.

Primo. Vigani tira fuori la storia del Sinodo di Pistoia. Se la Santa Sede, se la Chiesa non hanno dato seguito alle conclusioni di questo “famoso” e “importante” sinodo, un motivo ci sarà pure. Ma qui manca l’approfondimento. Vigani offre solo spunti buttati così, senza spiegare. Insomma, quel Sinodo non concluse nulla.

Secondo. “Il latino non veniva capito e veniva storpiato”. Invece l’italiano di oggi viene compreso? Piuttosto iniziamo con il dire che parte del clero di oggi non sa neppure che cosa sia il latino e una notazione musicale. Inoltre, la preparazione culturale media del clero è molto bassa, quindi il prete moderno cerca di trascinare i fedeli (che spesso sono più preparati di loro) verso il basso, al suo livello. Volenti o nolenti. La tanto sbandierata democrazia è spesso calpestata: il fedele che vuole la Messa in latino, qualche bel canto sacro tradizionale, non viene ascoltato e soddisfatto ma più spesso deriso.

Terzo.
Vigani non risponde alle domande poste dall’autore della lettera. Dribbla le domande sulla riforma liturgica, sulla scarsa preparazione teologica e liturgica del clero moderno, sull’opposizione dei parroci al motu proprio “Summorum Pontificum”, sulle disattese volontà del Papa.

Quarto. Veniamo al sodo: la risposta di Vigani si rifa a tesi luterane e protestanti. Innanzitutto sostiene la presunta bontà dell’utilizzo delle lingue vernacolari nella liturgia, che ha portato di fatto il caos nella confessioni evangeliche, che certo non versano in buona salute… Vigani, inoltre (prestiamo attenzione), suggerisce di recuperare “il senso autentico dell'incontro personale ed oggettivo con Cristo nella vita, prima ancora che nella celebrazione”. Ecco una riproposizione delle vecchie tesi protestanti e moderniste, quelle che propugnano l’incontro diretto con la divinità senza mediazione del clero e della liturgia.

Pulvis


****************************************************************


Ringrazio anch'io la Redazione per questa segnalazione perchè mi ha vista coinvolta emotivamente dal momento che ho avuto il privilegio di conoscere il sig. Zangrando il quale mi ha fatto presente dell'articolo dandomi una fotocopia la domenica in cui potei recarmi a san Simonin Piccolo per la santa Messa antica appena fatto il trasloco.  
Accompagnata dall'amica Gloria che ringrazio di cuore, fu una mattinata davvero speciale ed una Messa che veramente sigillava un grazie del tutto speciale al Signore per il trasferimento della nostra Famiglia nella Città detta la Serenissima!  
 
Avrei voluto rispondere alla risposta data a Zangrando, ma non ne ebbi i modi...  
Aggiungo qui, a quanto detto dalla Redazione, che si continua a commettere un grave errore, ossia, quello di recepire il latino e il suo uso come una sorta di errore o di impedimento per i fedeli... è come per gli ambientalisti che combattono l'uso  corretto dell'energia nucleare, non la vogliono sul loro territorio, però poi non disprezzano i benefici quando tale uso viene strapagato e prelevato dai Paesi limitrofi....  
E' pura IPOCRISIA!  
Dice ancora il Direttore del giornale diocesano:  
 
Credo perciò di poterla smentire, almeno in parte se la forza di questo movimento che chiedeva una riforma della liturgia non fosse stata bloccata dalla restaurazione ottocentesca, probabilmente avremmo avuto molto prima del Vaticano II la riforma liturgica.  
ma questo è assurdo! con il senno del poi, con i se e i ma, non si fa la storia, tanto meno si può procedere per dare una risposta a domande specifiche le quali infatti, non hanno ricevuto alcuna risposta....dire per esempio:  
 
 Altra cosa è l'”educazione al sacro”, che ha poco a che fare col latino, che di sacro non ha nulla essendo solo uno strumento, una lingua.  
il latino NON avrebbe nulla di sacro essendo solo uno strumento, una lingua....ammesso e non concesso un accordo alla comprensione di questo pensiero, ma allora perchè opporsi al latino se è uno strumento, una lingua da potersi adoperare come un altra?  
E' vero che il latino è uno "strumento" e non certo UN OGGETTO SACRO... ma è altrettanto vero che TUTTE LE RELIGIONI USANO UNA LINGUA PER OFFICIARE IL SENSO DEL SACRO...  
Gli Ortodossi per esempio non cessano di usare il greco perfino antico...chi li comprende quei canti? però tutti a fare l'ecumenismo per DIFENDERE LA TRADIZIONE ORTODOSSA... Undecided  
i Protestanti hanno eliminato il sacerdozio e la Messa, la scimmiottano, la imitano, eppure tutti a difendere ecumenicamente il "diritto" di questi a scimmiottare la Messa...  
appare evidente che coloro che  si professano i grandi difensori di certe innovazioni, sono invece poi coloro che maggiormente ostacolano il diritto della Chiesa DI PARLARE ED USARE LA SUA LINGUA...  
 
Infine c'è anche del ridcolo in tutto ciò:  
noi diciamo che un certo riconoscimento lo abbiamo attraverso l'uso del termine: CHIESA DI RITO LATINO...a questo punto, se si fa battaglia per rimuovere il latino che contraddistingue questo Rito non solo nella funzione ma appunto anche nella lingua, perchè si ostinano, loro, a chiamarlo "Rito LATINO"? Wink  
Se dunque, come dice il direttore del giornale, la "maggioranza dei fedeli" domani decidesse la rimozione del Papa o il sacerdozio alle donne, glielo concederebbe? e con quale criterio in questo caso tale "maggioranza" non verrebbe ascoltata?  
Da quando in qua la Liturgia è in funzione delle "maggioranze" ?  
 
Caro Direttore,  
come vede l'errore sta proprio nel come comprendere e prendere in esame la situazione e sarebbe ora di smetterla di interpretare il latino come una sorta di nemico della comprensione liturgica...il nostro Rito E' LATINO e la comprensione di ciò che si avverte nella lettura del Canone come ha fatto il Papa alla Messa di ieri per l'Assunta, mi creda è molto più comprensibile della lingua del luogo che proprio perchè conosciuta è spesso ascoltata distrattamente...  
 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
16/08/2010 12:11
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

PAOLO VI  
SACRIFICIUM LAUDIS  
EPISTOLA APOSTOLICA  
 
 
Sulla lingua latina da usare nell'Ufficio Liturgico corale  
da parte dei religiosi tenuti all'obbligo del coro
.
 
 
**********  
 
 dove si legge:    
   
Dalle lettere di alcuni di voi e da parecchie missive giunteci da varie parti siamo venuti a conoscenza che i cenobi o le province da voi dipendenti - parliamo solo di quelle di rito Latino - hanno adottato differenti modi di celebrare la divina Liturgia: alcuni sono molto attaccati alla lingua Latina, altri nell'Ufficio corale vanno chiedendo l'uso delle lingue nazionali e vogliono inoltre che il canto cosiddetto Gregoriano sia sostituito qua e là con canti oggi in voga; altri addirittura reclamano l'abolizione della lingua latina stessa.    
Dobbiamo confessare che tali richieste Ci hanno non lievemente colpiti e non poco rattristati; e vien da chiedersi da dove sia sorta e, perché si sia diffusa questa mentalità e questa insofferenza in passato sconosciuta.   
(...)  
 Quale lingua, quale canto vi sembra che possa nella presente situazione sostituire quelle forme della pietà cattolica che avete usato finora? Bisogna riflettere bene, perché le cose non diventino peggiori dopo aver rinnegato questa gloriosa eredità. Poiché vi è da temere che l'Ufficio corale venga ridotto a una recitazione informe, della quale voi stessi sareste certamente i primi a risentire la povertà e la monotonia.  
Sorge anche un altro interrogativo: gli uomini desiderosi di sentire le sacre preci entreranno ancora così numerosi nei vostri templi, se non vi risuonerà più l'antica e nativa lingua di quelle preghiere, unita al canto pieno di gravità e bellezza?  
Preghiamo dunque tutti gli interessati, di ponderare bene quello che vorrebbero abbandonare, e di non lasciare inaridire la fonte alla quale hanno fino ad oggi abbondantemente attinto.
 
(...)  
 
Comunque, figli carissimi, le richieste di cui abbiamo parlato sopra riguardano realtà tanto gravi che al momento non Ci è possibile accogliere, derogando alle norme del Concilio e alle Istruzioni menzionate. Vi esortiamo quindi caldamente a ponderare bene sotto ogni aspetto una questione tanto complessa.  
Per la benevolenza di cui vi circondiamo e per la buona stima con cui vi accompagniamo, non vogliamo permettere ciò che potrebbe essere causa di una caduta verso il peggio, diventerebbe forse sorgente di non beve detrimento e certamente porterebbe malessere e tristezza alla Chiesa tutta.  
PermetteteCi, anche contro la vostra volontà, di difendere la vostra causa.  
La Chiesa che per ragioni di indole pastorale, cioè per il bene del popolo che non sa il latino, ha introdotto le lingue nazionali nella sacra Liturgia, vi dà mandato di custodire la tradizionale dignità, la bellezza, la gravità dell'Ufficio corale sia nella lingua come nel canto 
 
   

*************************  


forse è il caso che il giornalino della diocesi istruisca meglio il suo direttore....
 
Undecided


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 17:50. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com