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13 Dicembre Benedetto XVI in Visita all'Hospice Fondazione Roma Sacro Cuore

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2009 21:36
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Domani Benedetto XVI visita i ricoverati nell'hospice Fondazione Roma Sacro Cuore

Solidarietà e condivisione
con il mondo della sofferenza


"Difficilmente i nostri ospiti sono in grado di capire cosa accade quotidianamente attorno a loro. Dunque soltanto tre malati possono condividere con noi l'emozione dell'attesa dell'arrivo del Papa in una realtà piccola come la nostra".

Alberto Caratelli, direttore della Fondazione Roma - Hospice Sla e Alzheimer, anticipa in qualche modo l'atmosfera che Benedetto XVI si troverà davanti quando domani mattina, domenica 13 dicembre, si soffermerà tra le stanzette dell'ex Hospice Sacro Cuore (la nuova denominazione è stata assunta solo lo scorso mese di novembre). Si troverà accanto a trenta persone neppure in grado di riconoscere quanti li assistono ventiquattro ore al giorno, per accompagnarle amorevolmente verso una serena conclusione della parabola terrena della loro vita.

Si troverà anche accanto a quei tre che lo aspettano con emozione e che, non avendo null'altro da offrirgli, hanno chiesto di poter essere fotografati con il Papa e di lasciargli le loro istantanee a ricordo dell'incontro. "È un gesto molto significativo - ci ha spiegato il direttore - poiché da quando li ha colpiti la sclerosi laterale amiotrofica che ha devastato i loro corpi, non hanno mai più voluto farsi riconoscere né essere fotografati. Lo faranno solo per rendere omaggio a Benedetto XVI".

Sarà comunque una giornata speciale quella che vivranno i trentatré ricoverati nell'hospice. Si tratta di malati terminali, di persone affette da sclerosi laterale amiotrofica e di anziani colpiti dall'Alzheimer, dove dalla cura della malattia si è passati alla cura del malato. Un passaggio fondato sulla sensibilità di chi ha creduto fermamente nella validità del progetto, pensato poco più di una decina di anni fa da Marcello Sacchetti, allora presidente del Circolo San Pietro, e realizzato grazie al sostegno del presidente dell'allora fondazione Cassa di Risparmio di Roma, Emmanuele Emanuele.

Il Circolo San Pietro, è noto, dal 1869, anno della fondazione, ha sempre avuto a cuore la situazione dei più poveri, dei più miseri, degli abbandonati da tutti. Nella costante volontà di raggiungere i sofferenti ovunque si trovassero, Sacchetti rivolse la sua attenzione ai malati terminali. L'intento era quello di restituire dignità a quanti, schiacciati dalla sofferenza, sembravano voler desiderare la morte come liberazione dal dolore, dando così ingiustificata ragione ai fautori dell'eutanasia. Nel 1998 ricoverò i primi tre malati terminali e dette ufficialmente vita all'hospice per malati terminali, intitolato significativamente al Sacro Cuore. In quegli anni in Italia di strutture simili ne esistevano forse due o tre. A Roma era la prima in assoluto.

Sin dall'inizio i volontari del Circolo affiancarono medici e infermieri che si prendevano cura di quei primi ospiti, dispensando, con le prime cure palliative, carezze, gesti e sguardi carichi di amore e di solidarietà, mai di compassione. Sta proprio in questa collaborazione tra medici palliativisti, psico-oncologi, infermieri e volontari il tratto caratteristico di queste strutture, pensate per la prima volta in Inghilterra nell'intento di alleviare il più possibile le sofferenze dei moribondi.
 
Ben presto l'hospice Sacro Cuore divenne un punto di riferimento nella sanità romana. Aumentarono le capacità ricettive sino a raggiungere la possibilità di ricoverare gli attuali trentatré ospiti. A questi però "vanno ad aggiungersi quotidianamente - ci ha detto il direttore - venti malati di Alzheimer che seguiamo in day hospital, 120 malati terminali intrasportabili e che dunque seguiamo a domicilio, come a domicilio assistiamo altri cinquanta malati di Alzheimer e sei di sclerosi laterale amiotrofica".
L'importanza di simili strutture sta nella testimonianza che offrono quanti - personale sanitario, familiari, volontari e spesse volte gli stessi malati - danno vita e forma alla comunità dell'hospice. E non si tratta solo di accompagnare serenamente verso il termine ultimo della vita naturale una persona cara.
 
C'è anche da restituire dignità a quanti vengono colpiti da malattie invalidanti, anche quelle che non comportano un immediato pericolo di vita. Di sclerosi laterale amiotrofica si è parlato spesso in questi ultimi anni, non fosse altro perché è una sindrome che ha colpito anche più o meno noti calciatori. Dal 2004 al 2008 è risultato che su trentamila calciatori presi in esame sono stati accertati quarantatré casi di Sla, dato che è di quasi 24 volte superiore al riscontrabile nella popolazione normale. Si tratta di una patologia rara, le cui cause sono a tutt'oggi sconosciute. Colpisce il sistema nervoso, in particolare i cosiddetti neuroni di moto, tra la corteccia cerebrale, il tronco encefalico e il midollo spinale. Le conseguenze sono drammatiche perché non lascia alcuna via di scampo.
 
Stesso discorso per l'altra grave patologia di cui l'hospice si occupa, l'Alzheimer. In alcuni consessi scientifici per definire la malattia con uno slogan usano il termine "la mente rubata". Efficacissimo tra l'altro per definire una patologia che comporta il disturbo della fase cognitiva dell'individuo, fino a coinvolgere, in maniera distruttiva, la memoria a medio e a lungo termine. Ne conseguono incapacità di orientamento spazio-temporale, mutamento progressivo della personalità sino a diventare a volte aggressiva, a volte paranoica, a volte depressa, o esplosiva. Si tratta di una malattia sempre più invadente nella società internazionale. Per averne un'idea basti pensare che, secondo proiezioni presentate nel settembre scorso alla XVI giornata mondiale Alzheimer, celebrata a Milano, nel 2010 nel mondo ci saranno trentacinque milioni di persone malate di Alzheimer o di altre forme di demenza, con un aumento del 10 per cento sulle previsioni fatte dalla rivista scientifica "The Lancet" nel 2005. E, sempre stando ai dati diffusi nella Giornata, il numero di questi malati è destinato a raddoppiare ogni venti anni.

Limitandoci all'Europa, attualmente su 7,5 milioni di malati di demenza, il 60 per cento soffrirebbe di Alzheimer.
Si tratta di dati inquietanti, anche se "quello che si ritiene un indice di aumento della malattia nel mondo contemporaneo - ci ha detto Stefano Zuccaro, già presidente della Società italiana geriatri ospedalieri - può essere dovuto semplicemente all'aumento dell'età media delle persone. Bisogna anche considerare che in questi ultimi anni si è molto affinata la nostra capacità di diagnosi, per cui molti dei casi che prima si classificavano genericamente come demenza senile, oggi vengono classificati come casi di Alzheimer".

In effetti in una nota a margine dei dati resi noti dalla Giornata di settembre, si legge che "gli scienziati ritengono che questo incremento percentuale sia dovuto a più fattori, non ultima la disponibilità per la prima volta di dati pervenuti da nazioni a basso e medio sviluppo economico. Non a caso le stime di crescita negli Stati Uniti d'America sono in linea con le previsioni, mentre quelle riferite all'Asia del sud e all'America Latina sono superiori". È comunque una patologia estremamente invalidante, con dirette e gravi conseguenze naturalmente anche sulle famiglie. Colpisce soprattutto le persone anziane, anche se "non sono poi rari - ci ha detto ancora Zuccaro - i casi di persone che contraggono il morbo ancora prima dei sessantacinque anni".

(mario ponzi)


(©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Domenica 27 il Papa a pranzo
con i poveri di Roma

Benedetto XVI a pranzo con i poveri di Roma: accadrà domenica 27 dicembre, in occasione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, quando il Papa si recherà alle ore 13 presso la Comunità di Sant'Egidio, nella sede di via Dandolo 10. Parteciperanno all'inedito appuntamento con il Pontefice gli indigenti assistiti dalla Comunità nel quartiere romano di Trastevere.



(©L'Osservatore Romano - 13 dicembre 2009)



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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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13/12/2009 22:31
 
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VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI ALL’HOSPICE FONDAZIONE ROMA


Alle ore 10 di oggi, III Domenica di Avvento, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita all’Hospice Fondazione Roma, nel quartiere romano di Monteverde.
La struttura sanitaria, nata undici anni fa con il nome di Hospice Sacro Cuore per iniziativa del Circolo San Pietro e della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, fornisce assistenza gratuita a malati di cancro in fase terminale e a malati di Alzheimer e di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Più di trenta pazienti sono accolti nella sede dell’Hospice e oltre un centinaio sono assistiti a domicilio.
Il Papa visita i pazienti ricoverati e incontra i medici, gli infermieri, il personale sanitario e amministrativo, i volontari. Quindi, dopo il saluto del Presidente del Circolo San Pietro, duca Leopoldo Torlonia e del Presidente della Fondazione Roma, prof. Emmanuele F.M. Emanuele, rivolge ai presenti il seguente discorso:



DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Ho accolto volentieri l’invito a rendere visita all’Hospice Fondazione Roma e sono molto lieto di essere in mezzo a voi. Rivolgo il mio cordiale pensiero al Cardinale Vicario Agostino Vallini, agli Eccellentissimi Vescovi Ausiliari ed ai Sacerdoti presenti. Ringrazio vivamente il Professor Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Roma, e Don Leopoldo dei Duchi Torlonia, Presidente del Circolo San Pietro, per le significative parole che mi hanno cortesemente rivolto. Con loro saluto la Dirigenza dell’Hospice Fondazione Roma, il suo Presidente, Ing. Alessandro Falez, il Personale sanitario, infermieristico e amministrativo, le Suore e quanti prestano in diverso modo la loro opera in questa benemerita istituzione. Rivolgo poi un particolare apprezzamento ai Volontari del Circolo San Pietro, dei quali mi è noto lo zelo e la generosità con cui portano aiuto e conforto ai malati ed ai loro familiari. L’Hospice Fondazione Roma è nato nel 1998, con la denominazione di Hospice Sacro Cuore, per iniziativa dell’allora Presidente Generale del Circolo San Pietro, Don Marcello dei Marchesi Sacchetti, che saluto con viva e grata deferenza. Compito di tale istituzione è la cura dei pazienti terminali, per alleviarne il più possibile le sofferenze e accompagnarli amorevolmente nel decorso della malattia. I ricoverati nell’Hospice, in undici anni, sono passati da tre a più di trenta, seguiti quotidianamente dai medici, dagli infermieri e dai volontari. A questi dobbiamo aggiungere i novanta assistiti a domicilio. Tutto ciò contribuisce a fare dell’Hospice Fondazione Roma, che nel tempo si è arricchito dell’Unità Alzheimer e di un progetto di assistenza sperimentale rivolto a persone affette da Sclerosi Laterale Amiotrofica, una realtà particolarmente significativa, nel panorama della sanità romana.

Cari amici! Sappiamo come alcune gravi patologie producano inevitabilmente nei malati momenti di crisi, di smarrimento e un serio confronto con la propria situazione personale. I progressi nelle scienze mediche spesso offrono gli strumenti necessari ad affrontare questa sfida, almeno relativamente agli aspetti fisici. Tuttavia, non sempre è possibile trovare una cura per ogni malattia, e, di conseguenza, negli ospedali e nelle strutture sanitarie di tutto il mondo ci si imbatte sovente nella sofferenza di tanti fratelli e sorelle incurabili, e spesso in fase terminale. Oggi, la prevalente mentalità efficientistica tende spesso ad emarginare queste persone, ritenendole un peso ed un problema per la società. Chi ha il senso della dignità umana sa, invece, che esse vanno rispettate e sostenute mentre affrontano le difficoltà e la sofferenza legate alle loro condizioni di salute. A tale scopo, oggi si ricorre sempre più all’utilizzo di cure palliative, le quali sono in grado di lenire le pene che derivano dalla malattia e di aiutare le persone inferme a viverla con dignità. Tuttavia, accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore, di vicinanza e di cristiana solidarietà per venire incontro al loro bisogno di comprensione, di conforto e di costante incoraggiamento. È quanto viene felicemente realizzato qui, all’Hospice Fondazione Roma, che pone al centro del proprio impegno la cura e l’accoglienza premurosa dei malati e dei loro familiari, in consonanza con quanto insegna la Chiesa, la quale, attraverso i secoli, si è mostrata sempre come madre amorevole di coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Nel compiacermi per la lodevole opera svolta, desidero incoraggiare quanti, facendosi icone concrete del buon samaritano, che "prova compassione e si prende cura del prossimo" (cfr Lc 10,34), offrono quotidianamente agli ospiti ed ai loro congiunti un’assistenza adeguata e attenta alle esigenze di ciascuno.

                                                            Benedetto XVI tra i malati

Cari malati, cari familiari, vi ho appena incontrato singolarmente, e ho visto nei vostri occhi la fede e la forza che vi sostengono nelle difficoltà. Sono venuto per offrire a ciascuno una concreta testimonianza di vicinanza e di affetto. Vi assicuro la mia preghiera, e vi invito a trovare in Gesù sostegno e conforto, per non perdere mai la fiducia e la speranza. La vostra malattia è una prova ben dolorosa e singolare, ma davanti al mistero di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, essa acquista il suo senso e diventa dono e occasione di santificazione. Quando la sofferenza e lo sconforto si fanno più forti, pensate che Cristo vi sta associando alla sua croce perché vuole dire attraverso voi una parola di amore a quanti hanno smarrito la strada della vita e, chiusi nel proprio vuoto egoismo, vivono nel peccato e nella lontananza da Dio. Infatti, le vostre condizioni di salute testimoniano che la vita vera non è qui, ma presso Dio, dove ognuno di noi troverà la sua gioia se avrà umilmente posto i suoi passi dietro a quelli dell’uomo più vero: Gesù di Nazaret, Maestro e Signore.

Il tempo dell’Avvento, nel quale siamo immersi, ci parla della visita di Dio e ci invita a preparagli la strada. Alla luce della fede possiamo leggere nella malattia e nella sofferenza una particolare esperienza dell’Avvento, una visita di Dio che in modo misterioso viene incontro per liberare dalla solitudine e dal non-senso e trasformare il dolore in tempo di incontro con Lui, di speranza e di salvezza. Il Signore viene, è qui, accanto a noi! Questa certezza cristiana ci aiuti a comprendere anche la "tribolazione" come il modo con cui Egli può venire incontro e diventare per ciascuno il "Dio vicino" che libera e salva. Il Natale, al quale ci stiamo preparando, ci offre la possibilità di contemplare il Santo Bambino, la luce vera che viene in questo mondo per manifestare "la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini" (Tt 2,11). A lui, con i sentimenti di Maria, tutti affidiamo noi stessi, la nostra vita e le nostre speranze. Cari fratelli e sorelle! Con questi pensieri invoco su ciascuno di voi la materna protezione della Madre di Gesù, che il popolo cristiano nella tribolazione invoca come Salus infirmorum e vi imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica, pegno di spirituale ed intima letizia e di autentica pace nel Signore.

[01859-01.01] [Testo originale: Italiano]

[Modificato da Caterina63 14/12/2009 21:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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