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Benedetto XVI tra gli "ultimi"

Ultimo Aggiornamento: 16/02/2010 12:31
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PRANZO DI BENEDETTO XVI CON I POVERI
ASSISTITI DALLA COMUNIT
À DI SANT'EGIDIO
NELLA SEDE ROMANA DI TRASTEVERE

Domenica, 27 dicembre 2009
 

DISCORSO DEL SANTO PADRE AL TERMINE DEL PRANZO
 
SALUTO FINALE

Cari Amici!

È per me un’esperienza commovente essere con voi, essere qui nella famiglia della Comunità di Sant’Egidio, essere con gli amici di Gesù, perché Gesù ama specialmente le persone sofferenti, le persone con difficoltà, e vuole averli come i suoi fratelli e sorelle. Grazie per questa possibilità! Sono molto lieto e ringrazio quanti con amore e competenza hanno preparato il cibo – realmente ho sentito la competenza di questa cucina, complimenti! – e anche per quelli che lo hanno servito celermente così che in un’ora abbiamo fatto un grande pranzo. Grazie e complimenti! Rivolgo il mio cordiale pensiero al Vicegerente, Mons. Luigi Moretti, e a Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia. Saluto con affetto il Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità – amico da tanto tempo, come anche Mons. Paglia e Mons. Spreafico - ringraziandolo per le cortesi e profonde parole che ha voluto indirizzarmi. Con il prof. Riccardi saluto anche il Presidente Prof. Marco Impagliazzo, il Parroco di Santa Maria in Trastevere, Mons. Matteo Zuppi, Assistente ecclesiastico. Rivolgo infine un particolare pensiero a tutti gli amici di Sant'Egidio e a ciascuno dei presenti.

Durante il pranzo ho potuto conoscere un po’ la storia di alcuni, come riflesso delle situazioni umane qui presenti, ho ascoltato vicende dolorose e cariche di umanità, anche storie di un amore ritrovato qui a Sant’Egidio: esperienze di anziani, emigrati, gente senza fissa dimora, zingari, disabili, persone con problemi economici o altre difficoltà, tutti, in un modo o nell’altro, provati dalla vita. Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri, ma al centro e nel cuore della Comunità dei credenti e così anche nel mio cuore.

Attraverso gesti di amore di quanti seguono Gesù diventa visibile la verità che “(Dio) per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo; per questo anche noi possiamo rispondere con l’amore” (Enc. Deus caritas est, 17).

Gesù dice: “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36). E conclude: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (v. 40). Ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce? E non solo amici, ma anche familiari. Sono venuto tra voi proprio nella Festa della Santa Famiglia, perché, in un certo senso, essa vi assomiglia. Infatti, anche la Famiglia di Gesù, fin dai suoi primi passi, ha incontrato difficoltà: ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità, fu costretta ad emigrare in Egitto per la violenza del Re Erode. Voi sapete bene cosa significa difficoltà, ma avete qui qualcuno che vi vuole bene e vi aiuta, anzi, qualcuno qui ha trovato la sua famiglia grazie al servizio premuroso della Comunità di Sant'Egidio, che offre un segno dell’amore di Dio per i poveri.

Qui oggi si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito, e al primo posto si trova chi è maggiormente nel bisogno. Mi torna alla mente l’espressione del Salmo: “Ecco, come è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme” (Sal 133,1). L'impegno di far sentire in famiglia chi è solo o nel bisogno, così lodevolmente portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio, nasce dall’ascolto attento della Parola di Dio e dalla preghiera. Desidero incoraggiare tutti a perseverare in questo cammino di fede. Con le parole di San Giovanni Crisostomo vorrei ricordare a ciascuno: “Pensa che diventi sacerdote di Cristo, dando con la tua propria mano non carne ma pane, non sangue ma un bicchiere d'acqua” (Omelie sul Vangelo di Matteo, 42,3). Quale ricchezza offre alla vita l’amore di Dio, che si esprime nel servizio concreto verso i fratelli che sono nella necessità! San Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, quando i Magistrati romani di quel tempo gli intimarono di consegnare i tesori della Chiesa, egli mostrò i poveri di Roma come il vero tesoro della Chiesa. Ricordando il gesto di san Lorenzo possiamo ben dire che anche per voi poveri siete il tesoro prezioso della Chiesa.

Amare, servire dona la gioia del Signore, che dice: “Si è più beati nel dare che nel ricevere” (At 20,35). In questo tempo di particolari difficoltà economiche ciascuno sia segno di speranza e testimone di un mondo nuovo per chi, chiuso nel proprio egoismo e illuso di poter essere felice da solo, vive nella tristezza o in una gioia effimera che lascia il cuore vuoto.

Sono trascorsi pochi giorni dal Santo Natale: Dio si è fatto Bambino, si è fatto vicino a noi per dirci che ci ama ed ha bisogno del nostro amore. A tutti auguro con affetto buone feste e la gioia di sperimentare sempre di più l’amore di Dio. Invoco la protezione della Vergine della Visitazione, Colei che ci insegna ad andare “in fretta” verso i bisogni dei fratelli, e con affetto vi benedico.

* * *
Pope Benedict XVI (C) sits as he has lunch with a part of the Sant'Egidio Community at a canteen in Rome December 27, 2009.

Pope Benedict XVI greets children as he arrives at the canteen of Sant'Egidio Community in Rome December 27, 2009.

Pope Benedict XVI greets children as he arrives at the canteen of Sant'Egidio Community in Rome December 27, 2009.

Pope Benedict XVI blesses the faithful at the end of his visit to the canteen of the Sant'Egidio Community in Rome December 27, 2009.


Pope Benedict XVI (C) kisses a child during his visit to the Sant'Egidio Community at a canteen in Rome December 27, 2009.

Pope Benedict XVI leaves a canteen after his lunch with a part of the Sant'Egidio Community in Rome December 27, 2009.

Prima di lasciare la Comunità il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:
 

Cari fratelli e sorelle,

dopo aver partecipato al pranzo di festa nella Mensa della Comunità di Sant'Egidio e aver salutato alcuni studenti della Scuola di Lingua e di Cultura della Comunità, rivolgo i più calorosi auguri a voi che non siete potuti entrare, ma che avete preso parte a questo incontro dall’esterno, mi dicono già da un’ora o due. Grazie!

Tante persone, provenienti da vari Paesi, segnate dal bisogno, si ritrovano qui per cercare una parola, un aiuto, una luce per un futuro migliore. Impegnatevi perché nessuno sia solo, nessuno sia emarginato, nessuno sia abbandonato.

C'è una lingua, che al di là delle differenti lingue, tutto unisce: quella dell'amore. Come dice l'apostolo Paolo: “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1 Cor 13,1). È questa la lingua anche di questa Scuola, che dobbiamo apprendere e praticare sempre di più. Ce lo insegna il Bambino Gesù, Dio che per amore si è fatto uno di noi e parla innanzitutto con la sua presenza, con la sua umiltà di essere un Bambino che si fa dipendente dal nostro amore. Questa lingua renderà migliori la nostra città e il mondo.

Vi benedico tutti con affetto e con riconoscenza per quanto fate per i poveri, in vista della costruzione della civiltà dell’amore. Grazie a tutti voi.

Buone Feste e Buon Anno!

Pope Benedict XVI (L) greets the children as he arrives for his visit to the Sant'Egidio Community at a canteen in Rome December 27, 2009.


Pope Benedict XVI (C) prays before his lunch with a part of the Sant'Egidio Community at a canteen in Rome December 27, 2009.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Il programma illustrato dal cardinale vicario Vallini

Domenica il Papa in visita
alla mensa Caritas della stazione Termini


Il poliambulatorio, la farmacia, l'ostello - intitolato al fondatore don Luigi Di Liegro - e la mensa sociale serale per i senza dimora:  sono i centri della Caritas diocesana di Roma alla  stazione  Termini,  che  Benedetto XVI visiterà domenica mattina, 14 febbraio.

Il programma è stato reso noto stamane, giovedì 11, nella sala Marconi della Radio Vaticana, dal cardinale vicario Agostino Vallini, il quale ha sottolineato come la città e la diocesi abbiano da trent'anni in questa realtà un tessuto di prossimità per chi vive in condizioni di indigenza e di emarginazione. "Una cittadella della carità - ha aggiunto - fortemente voluta da monsignor Di Liegro, infaticabile nell'animare la comunità ad avere a cuore i poveri, anche attraverso iniziative coraggiose".

La visita di domenica, che avviene tre anni dopo quella alla mensa Caritas di Colle Oppio del 4 gennaio 2007, costituisce il segno dell'adesione del Papa all'Anno di lotta alla povertà e all'esclusione sociale indetto dall'Unione europea in questo 2010.

Nella festa dei santi Cirillo e Metodio, compatroni del vecchio Continente, il vescovo di Roma con questo gesto intende invitare i presuli d'Europa a fare altrettanto nelle strutture caritative delle loro diocesi. "Si tratta - ha spiegato il cardinale Vallini - di un atto pastorale, di un segno di incoraggiamento a quanti fanno riferimento a questo polo integrato di accoglienza e di contrasto all'emarginazione, divenuto con gli anni un luogo-simbolo della città". Perché - ha proseguito - "la comunità cristiana non può dimenticare o far finta di non vedere il popolo degli esclusi. Per noi la fede vera è quella che diventa amore-carità".

Il porporato ha poi aggiunto che con lui ad attendere Benedetto XVI e il suo seguito in via Marsala, ci saranno i vescovi Merisi, presidente della Caritas italiana, Mandara, ausiliare di Roma per il settore centro, e Di Tora, ausiliare di Roma, già successore di monsignor Di Liegro alla guida della Caritas diocesana, con l'attuale direttore monsignor Feroci. Tra le autorità civili, esponenti del Governo italiano, il sindaco di Roma, l'amministratore delegato e il presidente di Ferrovie dello Stato, l'ente che ha messo a disposizione i locali.

Il Pontefice conoscerà i vari servizi del centro, a cominciare dal poliambulatorio, dove incontrerà medici e infermieri. Questa realtà - ha detto il porporato - "ha esteso le proprie iniziative oltre l'accoglienza immediata, grazie a un centro mobile, un ambulatorio odontoiatrico e uno sportello di orientamento".

Successivamente il Papa visiterà la farmacia e l'ostello, dove incontrerà alcuni volontari della struttura. Dal giorno della sua apertura - il 2 giugno 1987 - quest'ultima ha visto passare nelle sue stanze ben 1.200.000 persone:  tante quanti sono gli abitanti di Napoli, il doppio di quelli di Palermo, il quadruplo dei residenti a Bologna.

Il Papa si recherà infine nella sala mensa, dove scoprirà una targa commemorativa e benedirà la prima pietra dei lavori di riqualificazione. Per raccogliere fondi la Caritas ha lanciato nei giorni scorsi la campagna "un cuore in stazione".

Dopo aver ricevuto il saluto dell'amministratore di Ferrovie dello Stato, di un'ospite dell'ostello - Giovanna Contaldo - e del cardinale vicario, il Papa pronuncerà il suo discorso e si intratterrà con alcuni dei presenti. "Molti poveri - ha concluso il cardinale Vallini - avranno così modo di sperimentare la delicatezza di Benedetto XVI".


(©L'Osservatore Romano - 12 febbraio 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Il Papa visita il centro dei servizi della Caritas diocesana alla stazione Termini

Nel cuore della solidarietà romana


di Mario Ponzi

"I barboni non portano soldi né voti e per questo non interessano a nessuno. Ma la Chiesa li porta nel cuore. Dunque sono anche nel mio". Era il mese di aprile del 1987 quando monsignor Luigi Di Liegro spiegava, con queste parole, il significato dell'iniziativa che stava presentando ai giornalisti romani. Si trattava di un ostello per i senza fissa dimora. Lo aveva appena inaugurato  formalmente  a  Roma,  nei pressi della stazione Termini. Ora quell'ostello porta il suo nome. E domani ospiterà per un paio d'ore Benedetto XVI, che rende visita alla comunità dell'ostello gestito dalla Caritas diocesana.

L'idea di dare un riparo al popolo della strada romano fu ispirata dalla grande opera di assistenza messa in campo da tutte le realtà del volontariato romano, cattolico e pubblico, durante la nevicata del gennaio 1985. Centinaia di barboni furono assistiti con pasti caldi distribuiti alla meno peggio in varie parti della città e a tanti fu assicurato un tetto per superare i rigori dell'inverno. Passata l'emergenza però, tutto era rimasto come prima.

In verità il problema era stato già sollevato da Giovanni Paolo ii durante la celebrazione del Te Deum di fine d'anno 1982. Egli aveva reclamato un intervento pubblico in favore delle decine e decine di barboni, la cui drammatica vicenda era venuta alla luce quando denunciarono lo scandalo della destinazione dell'ex obitorio comunale a rifugio notturno.

Sta di fatto che a maggio del 1985 venne annunciata la destinazione di alcuni locali di via Marsala, di proprietà delle Ferrovie dello Stato, ad alloggio per i senza tetto di Roma. La realizzazione e la gestione vennero affidate alla Caritas diocesana e don Di Liegro, allora direttore della Caritas, si prodigò in un lavoro instancabile per reperire i fondi necessari alla ristrutturazione. Più che altro erano proventi da donazioni benefiche. I lavori furono ultimati nel mese di aprile del 1987 ma si dovette attendere altri due mesi per l'apertura, avvenuta il 2 giugno del 1987. Oltre un milione e duecentomila persone hanno potuto usufruire in questi anni di ospitalità notturna. "Non si tratta - si legge in un opuscolo di presentazione - di un rifugio né di una stazione di arrivo.

È piuttosto un luogo di transito" dove chi giunge può contare su mani amiche, pronte ad aiutarlo e a sostenerlo, ma anche ferme e decise nell'indurlo a ripartire per trovare un ruolo nella società. Sono le mani dei tanti operatori, volontari, giovani del servizio civile, suore, sacerdoti, ragazzi e ragazze delle parrocchie romane che si danno il cambio giorno dopo giorno, per vivere "un'esperienza di accoglienza e di dialogo" e per aiutare, con la loro presenza discreta, ogni ospite a ritrovare ciò che di più importante ha perso in questa fase difficile della propria esistenza, cioè il suo essere persona.
La realizzazione dell'ostello è andata ad aggiungersi al servizio di prima assistenza medica, organizzato dalla Caritas diocesana di Roma già dal 1983, in favore di chi è malato e vive in condizioni di marginalità e di esclusione sociale.

Circa trecento volontari tra medici, infermieri, farmacisti e operatori dell'accoglienza, assicurano la loro generosa presenza e la loro competenza professionale a migliaia di persone, soprattutto immigrati, ma anche rom, senza dimora e spesso anche senza documenti, che hanno bisogno di cure o anche soltanto di essere ascoltati. Nel poliambulatorio - dal 1988 anch'esso parte integrante del complesso della stazione Termini - sono state assistite oltre ottantamila persone. Si tratta naturalmente di una struttura sanitaria a bassa soglia d'accesso ma ad alto impatto relazionale, dove professionalità, disponibilità e gratuità si incontrano con un'umanità sofferente e dove, con i gesti essenziali della cura, si cerca di dare una testimonianza dell'amore cristiano.

Dal 1993 a queste realtà è stata associata una mensa serale che offre pasti caldi giornalieri. È riservata a quanti sono muniti di un'apposita tessera, rilasciata dai centri di ascolto diocesani o dai municipi di appartenenza. Vengono distribuiti cinquecento pasti al giorno. Ma ciò che più conta è il lavoro di promozione umana e sociale che viene svolto dagli operatori, anche in quest0 caso nell'intento di restituire alla persona dignità e capacità relazionale. Il servizio mensa, organizzato dalla Caritas diocesana, si avvale anche di una convenzione con il Comune, grazie alla quale vengono assicurate quote di partecipazione. La maggior parte delle risorse, però, proviene dalle donazioni.

Completano il moderno e articolato complesso assistenziale una fornita Farmacia per la distribuzione dei farmaci e un centro di ascolto.
È dunque un vero e proprio polo integrato di accoglienza e di contrasto dell'emarginazione che la Caritas ha allestito a Roma, tra l'altro nelle vicinanze di un luogo-simbolo della città stessa, definito da certa letteratura come "il luogo-non luogo", nel quale chi è rimasto escluso dalla società, dalle relazioni e dagli affetti può trovare rifugio nell'anonimato, può nascondersi e confondersi nella marea della gente che va e che viene, ma oggi anche rispetto e amore in un gesto di solidarietà.
Il Papa si reca a far visita alla comunità dell'ostello romano non solo per dare corpo concreto a questo "gesto di amore e di solidarietà", ma anche per invitare, con il suo esempio, i vescovi d'Europa a fare altrettanto nelle loro diocesi, soprattutto in questo anno che la comunità europea ha voluto dedicare alla lotta contro la povertà.


(©L'Osservatore Romano - 14 febbraio 2010)

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14/02/2010 11:40
 
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Il Papa: Per Roma l’Ostello della Caritas diocesana è un luogo dove l’amore non è solo una parola o un sentimento, ma una realtà concreta"


VISITE PASTORALI DEL SANTO PADRE NELLA DIOCESI DI ROMA

Vedi anche:

Oggi il Papa nelle strutture Caritas di Termini (Badaracchi)

I poveri di Roma nel cuore del Papa in visita alla Caritas diocesana. Con noi il cardinale Vallini (Radio Vaticana)

Il Papa visita il centro dei servizi della Caritas diocesana alla stazione Termini (Mario Ponzi)

Sull'esempio del Papa domenica i vescovi europei visiteranno i poveri (Asca)

In ginocchio davanti ai poveri: il Papa ai centri della Caritas di Roma (Zenit)

VISITA DEL SANTO PADRE ALL’OSTELLO DELLA CARITAS DIOCESANA DI ROMA "DON LUIGI DI LIEGRO" ALLA STAZIONE TERMINI, 14.02.2010

Alle ore 9.45 di questa mattina, il Santo Padre Benedetto XVI si reca in visita all’Ostello della Caritas diocesana di Roma "Don Luigi Di Liegro" alla Stazione Termini, in via Marsala.
Al Suo arrivo alle ore 10, accolto dal Cardinale Vicario Agostino Vallini, dal Presidente della Caritas Italiana, S.E. Mons. Giuseppe Merisi, dal Vescovo Ausiliare per il Settore Centro, S.E. Mons. Ernesto Mandara, dal Vescovo Ausiliare già Direttore della Caritas diocesana, S.E. Mons. Guerino Di Tora, dal Direttore della Caritas diocesana, Mons. Enrico Feroci, e da numerose Autorità, tra cui l’On. Gianni Alemanno, Sindaco di Roma, il Papa visita i vari locali della struttura: il poliambulatorio, la farmacia, l’ostello e la sala mensa, dove scopre e benedice una targa commemorativa.

Nella sala mensa, alle ore 11, introdotto dai saluti dell’Ing. Mauro Moretti, Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato, della Signora Giovanna Contaldo, ospite dell’Ostello, e del Cardinale Vicario Agostino Vallini, il Santo Padre rivolge ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici,

ho accolto con gioia l’invito a visitare questo Ostello intitolato "Don Luigi Di Liegro", primo Direttore della Caritas diocesana di Roma, nata più di trent’anni fa. Ringrazio di cuore il Cardinale Vicario Agostino Vallini e l’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato, Ingegner Mauro Moretti, per le parole che cortesemente mi hanno indirizzato. Con particolare affetto esprimo la mia gratitudine a tutti voi, che frequentate questo Ostello e attraverso la voce della Signora Giovanna Cataldo avete voluto rivolgermi un caloroso saluto, accompagnato dal prezioso dono del Crocifisso di Onna, segno luminoso di speranza. Saluto Mons. Giuseppe Merisi, Presidente della Caritas Italiana, il Vescovo Ausiliare Mons. Guerino Di Tora, e il Direttore della Caritas di Roma, Mons. Enrico Feroci. Sono lieto di salutare le Autorità presenti, in particolare il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Onorevole Altero Matteoli, che ringrazio per le sue parole, il Sindaco di Roma, Onorevole Gianni Alemanno, che ringrazio per il fattivo e costante aiuto offerto dal Comune di Roma alle attività dell’Ostello. Saluto i volontari e tutti i presenti. Grazie per la vostra accoglienza!

Sono trascorsi ormai 23 anni dal giorno in cui questa struttura, realizzata con la collaborazione delle Ferrovie dello Stato, che generosamente misero a disposizione i locali, e il sostegno economico del Comune di Roma, iniziò ad accogliere i primi ospiti. Nel corso degli anni, all’offerta di un riparo per chi non aveva dove dormire, si sono aggiunti ulteriori servizi, come il poliambulatorio e la mensa sociale ed ai primi donatori se ne sono uniti altri come l’ENEL, la Fondazione Roma, l’Ing. Agostini Maggini, la Fondazione Telecom ed il Ministero dei Beni Culturali-Arcis spa, a testimonianza della forza aggregante dell’amore. In questo modo l’Ostello è diventato un luogo dove, grazie al generoso servizio di tanti operatori e volontari, si attuano ogni giorno le parole di Gesù: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato" (Mt 25,35-36).

Cari fratelli e amici che qui trovate accoglienza, sappiate che la Chiesa vi ama profondamente e non vi abbandona, perché riconosce nel volto di ognuno di voi il volto di Cristo. Egli ha voluto identificarsi in maniera del tutto particolare con coloro che si trovano nella povertà e nell’indigenza. La testimonianza della carità, che in questo luogo trova speciale concretizzazione, appartiene alla missione della Chiesa insieme con l’annuncio della verità del Vangelo.

                                          Benedtict XVI

L’uomo non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente o aiutato a superare i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere la verità su se stesso, sulla sua dignità. Come ho ricordato nell’Enciclica Caritas in veritate, "senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente" (n. 3).

La Chiesa, con il suo servizio a favore dei poveri, è dunque impegnata ad annunciare a tutti la verità sull’uomo, che è amato da Dio, creato a sua immagine, redento da Cristo e chiamato alla comunione eterna con Lui.

Tante persone hanno potuto così riscoprire, e tuttora riscoprono, la propria dignità, smarrita a volte per tragici eventi, e ritrovano fiducia in se stessi e speranza nell’avvenire. Attraverso i gesti, gli sguardi e le parole di quanti prestano qui il loro servizio, numerosi uomini e donne toccano con mano che le loro vite sono custodite dall’Amore, che è Dio, e grazie ad esso hanno un senso e un’importanza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 35). Questa certezza profonda genera nel cuore dell’uomo una speranza forte, solida, luminosa, una speranza che dona il coraggio di proseguire nel cammino della vita nonostante i fallimenti, le difficoltà e le prove che la accompagnano. Cari fratelli e sorelle che operate in questo luogo, abbiate sempre davanti ai vostri occhi e nel vostro cuore l’esempio di Gesù, che per amore si fece nostro servo e ci amò "fino alla fine" (cfr Gv 13,1), fino alla Croce. Siate, dunque, gioiosi testimoni dell’infinita carità di Dio e, imitando l’esempio del diacono san Lorenzo, considerate questi vostri amici uno dei tesori più preziosi della vostra vita.

La mia visita avviene nell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, indetto dal Parlamento Europeo e dalla Commissione Europea. Venendo in questo luogo come Vescovo di Roma, la Chiesa che fin dai primi tempi del Cristianesimo presiede alla carità (cfr S. Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, 1,1), desidero incoraggiare non solo i cattolici, ma ogni uomo di buona volontà, in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione e nelle diverse istituzioni, ad impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna (cfr Lett. enc. Caritas in veritate, 1). La carità, infatti, "è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici" (ibid., 2). Per promuovere una pacifica convivenza che aiuti gli uomini a riconoscersi membri dell’unica famiglia umana è importante che le dimensioni del dono e della gratuità siano riscoperte come elementi costitutivi del vivere quotidiano e delle relazioni interpersonali. Tutto ciò diventa giorno dopo giorno sempre più urgente in un mondo nel quale, invece, sembra prevalere la logica del profitto e della ricerca del proprio interesse.

L’Ostello della Caritas costituisce, per la Chiesa di Roma, una preziosa occasione per educare ai valori del Vangelo. L’esperienza di volontariato che qui molti vivono è, specie per i giovani, un’autentica scuola in cui si impara ad essere costruttori della civiltà dell’amore, capaci di accogliere l’altro nella sua unicità e differenza. In questo modo l’Ostello manifesta concretamente che la comunità cristiana, attraverso i propri organismi e senza venir meno alla Verità che annuncia, collabora utilmente con le istituzioni civili per la promozione del bene comune. Confido che la feconda sinergia qui realizzata si estenda anche ad altre realtà della nostra Città, in particolare nelle zone dove più si avvertono le conseguenze della crisi economica e maggiori sono i rischi dell’esclusione sociale.

Nel suo servizio alle persone in difficoltà la Chiesa è mossa unicamente dal desiderio di esprimere la propria fede in quel Dio che è il difensore dei poveri e che ama ogni uomo per quello che è e non per quello che possiede o realizza. La Chiesa vive nella storia con la consapevolezza che le angosce e i bisogni degli uomini, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure quelli dei discepoli di Cristo (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 1) e per questo, nel rispetto delle competenze proprie dello Stato, si adopera perché ad ogni essere umano venga garantito ciò che gli spetta.

Cari fratelli e sorelle, per Roma l’Ostello della Caritas diocesana è un luogo dove l’amore non è solo una parola o un sentimento, ma una realtà concreta, che consente di far entrare la luce di Dio nella vita degli uomini e dell’intera comunità civile. Questa luce ci aiuta a guardare con fiducia al domani, certi che anche nel futuro la nostra Città resterà fedele al valore dell’accoglienza, così fortemente radicato nella sua storia e nel cuore dei suoi cittadini.

La Vergine Maria, Salus populi romani, vi accompagni sempre con la sua materna intercessione e aiuti ciascuno di voi a fare di questo luogo una casa dove fioriscono le stesse virtù presenti nella santa casa di Nazaret. Con questi sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, estendendola a quanti vi sono cari e a tutti coloro che in questo luogo vivono e si donano con generosità.



[Modificato da Caterina63 14/02/2010 17:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Visita alla mensa della Caritas...























 
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Gian Luigi Vian rivela: “Il Papa ha pianto tra i bisognosi di Roma”

CITTA’ DEL VATICANO - Gli obiettivi non hanno inquadrato le sue lacrime e i giornalisti non se ne sono accorti, ma chi gli era accanto, si'. Domenica, all'Ostello della Stazione Termini, incontrando i poveri, Benedetto XVI ha pianto. Le lacrime che gli sono affiorate, spiega il direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, "sono il simbolo che piu' riassume il senso della sua visita". "Lacrime - scrive - nate dal cuore del Papa nell'ascoltare il saluto semplice e bello di Giovanna Cataldo, con parole, ha detto la donna con la voce che piu' volte si e' fermata per l'emozione, che non sono mie ma nostre' cioe' di quei volti e soprattutto di quelle anime che in ostello sono state per un momento o per molto tempo".

"E quei volti e quelle anime donne e uomini, bimbi e vecchi smarriti e soccorsi, dolenti e consolati in nome della carita' di Cristo - continua Vian che confida di essersi commosso anche lui vedendo il Papa con gli occhi lucidi - hanno chiesto al loro vescovo di "resistere alle fatiche del mondo". Per questo hanno assicurato la loro preghiera, per implorare da Dio serenita', forza e speranza per Benedetto XVI, soprattutto quando i giorni di pioggia si alterneranno ancora a quelli di sole".

Secondo Vian, "nessuno avrebbe potuto rivolgere parole piu' toccanti e vere al vescovo di Roma, di quella Chiesa identificata gia' nei primi decenni cristiani come colei che presiede alla carita'. Ed e' per questo di esempio al mondo. Non a caso la tradizione lega alla memoria del terzo grande santo romano dopo Pietro e Paolo, il diacono Lorenzo, la considerazione dei poveri come tesoro prezioso".


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Il tesoro della Chiesa di Roma



Le lacrime di Benedetto XVI sono il simbolo che più riassume il senso della sua visita all'ostello della Caritas alla stazione Termini di Roma. Lacrime nate dal cuore del Papa e di molti presenti nell'ascoltare il saluto semplice e bello di Giovanna Cataldo, con parole - ha detto la donna con la voce che più volte si è fermata per l'emozione - che "non sono mie ma nostre", cioè di quei volti e soprattutto di quelle anime che in ostello sono state "per un momento o per molto tempo".

E quei volti e quelle anime - donne e uomini, bimbi e vecchi smarriti e soccorsi, dolenti e consolati in nome della carità di Cristo - hanno chiesto al loro vescovo di "resistere alle fatiche del mondo". Per questo hanno assicurato la loro preghiera, per implorare da Dio serenità, forza e speranza per Benedetto XVI, soprattutto "quando i giorni di pioggia si alterneranno ancora a quelli di sole".
Nessuno avrebbe potuto rivolgere parole più toccanti e vere al vescovo di Roma, di quella Chiesa identificata già nei primi decenni cristiani come colei che presiede alla carità. Ed è per questo di esempio al mondo. Non a caso la tradizione lega alla memoria del terzo grande santo romano dopo Pietro e Paolo, il diacono Lorenzo, la considerazione dei poveri come tesoro prezioso. "Questi vostri amici" li ha chiamati Benedetto XVI, che ha incontrato e accarezzato decine di loro mescolati ai volontari, circondato dal cardinale vicario e dai suoi vescovi.

Insieme all'annuncio della verità, la testimonianza della carità appartiene alla missione della Chiesa, ha sottolineato il Papa che ha voluto il termine caritas nel titolo di due sue encicliche. E questa vicinanza del Dio che le liturgie orientali chiamano "amico dell'uomo" si realizza nelle strutture di carità, come quella intitolata a un prete che Roma non dimentica, Luigi Di Liegro: strutture rese possibili anche dal sostegno di istituzioni pubbliche, che attraverso alcuni loro rappresentanti hanno preso parte alla visita.

Alle istituzioni e alle autorità il vicario di Roma ha chiesto di non ridurre l'aiuto ai poveri in un tempo difficile, nel quale i cuori sembrano indurirsi e che invece richiede la collaborazione di tutti, credenti e non credenti. Come vuole mostrare l'iniziativa europea che vede molti vescovi - in Italia, oltre il presidente della conferenza episcopale e diversi altri, tutti quelli dell'Umbria - seguire e sostenere l'esempio di Benedetto XVI. Che per annunciare il Dio "amico degli uomini" è vicino ai poveri, quegli "amici" che sono il tesoro della Chiesa.

g. m. v.



(©L'Osservatore Romano - 15-16 febbraio 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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