Del Pellegrinaggio di Chartes di Pentecoste, pubblichiamo alcune fotografie della solenne Messa di chiusura nella cattedrale (le cui sublimi vetrate medioevali, col famoso blu di Chartes, potete intravvedere nella terza foto). Il rito è stato celebrato davanti a molte migliaia di pellegrini da mons. Gilles Wach, priore generale dell'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, all'altare moderno, poiché l'antico è in restauro. Abbiamo letto la sua predica; ci è piaciuta molto, specie nell'esaltazione tutta cattolica della gioia di vivere; pertanto ne proponiamo un estratto; la trovate nella sua interezza (in francese) a questo link.[..] Non abbiamo paura di dire che certe scuole di pensiero teologico non hanno compreso la realtà profonda di ciò che è la Chiesa di Dio... Su questo tema, i vari Calvino, Lutero e altri eresiarchi si sono inciampati.
La Pentecoste che celebriamo durante tutta l'ottava non è a propriamente parlare la nascita della Chiesa. Come ci ricordava il nostro Santo Padre Benedetto XVI, la Chiesa è nata dal costato aperto del Salvatore. La Pentecoste è in qualche modo la forza e la gioia di ricevere la croce, di predicarla, di difenderla e perfino - o follia! - di amarla.
Allora, pellegrino, tu capirai che questa sera non ti si può predicare altro che Gesù Cristo, e Gesù Cristo crocifisso. La Chiesa, è Gesù Cristo; Gesù Cristo è la Croce; la Chiesa, è la Croce. Considera prima di tutto, caro pellegrino, che questa Croce ha appena cullato il tuo pellegrinaggio, ha condotto il tuo capitolo, orna la cima della tua chiesa e forse - lo auguro, lo spero - questa sera o domani, tornando la troverai nella tua camera, nella tua casa, nella tua scuola.
Noi ci siamo talmente abituati alla Croce, questo strumento di supplizio che il Salvatore nel suo amore ha scelto per la Sua passione: questo legno, arrossato dal sangue di un Dio, testimonio di carità, e forza dei martiri; questo legno rosso, insanguinato, scarlatto che richiama la Pentecoste, il dono di sé e l'espansione apostolica.
E poi, diciamolo, la Croce non ha buona stampa: il protestantesimo e il giansenismo hanno marcato, anche invisibilmente, le nostre coscienze e noi facciamo rimare uno strumento di amore con tristezza, con malinconia, con rigidezza, con volontarismo, con puritanesimo...
In breve, per essere crocifissi, occorrerebbe essere un po' compassati, praticare straordinarie macerazioni, e se in conseguenza si avessero le mascelle incavate, non sarebbe poi male.
Che ignoranza della Croce! La Croce è la fonte della vera gioia.
Un cristiano proclama col beato Karl Laisner « Cristo, tu sei la mia passione!» Un cristiano deve affermare col beato Pier Giorgio Frassati: «noi non abbiamo il diritto di vivacchiare... vivere è il nostro dovere... un cristiano non può essere triste».
E c'è la parola celebre di san Francesco di Sales: «un santo triste è un triste santo».
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Davanti alla Croce, sono possibili tre attitudini, una sola è cristiana:
- rifiutare la Croce, ed è il rifiuto dell'amore di Dio;
- rassegnarsi alla Croce e sopportarla comunque, ma senza amore;
- consentire alla Croce e tuffarsi nel mistero della beata Trinità.
E' la sfida per la quale lo Spirito Santo è venuto ad infiammarci questa sera.
Preti, religiosi, religiose, nonni, genitori, giovani e bambini, prepariamo il trono del nostro Re e facciamo entrare la Croce nella nostra vita. S. Francesco di Sales, dottore della Chiesa, ha questa bella formula: «La croce è il libro del cristiano».
Ricordiamoci che S. Teresa del Bambin Gesù, patrona delle missioni senza aver mai lasciato il carmelo, ci confida: «Io preferisco a tutti i generi di sacrificio l'eroismo del sacrificio quotidiano». E il santo Curato d'Ars: «davanti a Dio, un solo atto di rinuncia alla propria volontà gli è più gradita che cento giorni di digiuno». [..]