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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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IL CATTOLICO PROVVEDUTO "pratiche di pietà con analoghe istruzioni" di san Giovanni Bosco

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2011 11:32
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18/11/2010 12:10
 
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Istruzione sulle principiali orazioni del cristiano


Del Pater noster.



Onde farti un'idea dell'eccellenza dell'orazione detta il Pater noster ti basti sapere che essa ci fu insegnata dallo stesso Figlio di Dio, Gesù Cristo. Questo nostro divin Maestro parlando un giorno della preghiera[1], e vedendo che gli uomini non avrebbero saputo pregare convenientemente, nè domandare quelle cose che loro sarebbero state necessarie, rivolto ai discepoli che lo accompagnavano, loro disse: Quando voi pregate dite così: Padre nostro che sei ne' cieli, sia santificato il nome tuo ecc.

Chi mai fra gli uomini avrebbe avuto l'ardire di chiamar Iddio col nome di padre se Gesù suo figliuolo non ce l'avesse insegnato? Perciò la Chiesa piena di maraviglia a tali parole, ogni giorno nella santa messa prima di recitare il Pater dice che essa non avrebbe mai l'ardire di parlare a Dio in tal modo, se non ne avesse ricevuto l'ammaestramento ed il comando dal suo divino sposo Gesù Cristo. Ma oh! come suona dolce all'orecchio di un cristiano quel nome benedetto! Che consolazione non si spande nel nostro cuore al pensare che Iddio Ottimo Massimo, il padrone del cielo e della terra, vuole che noi lo invochiamo nostro Padre! e perchè non temessimo di così chiamarlo, ci manifestò questo suo volere per mezzo dello stesso suo divin Figliuolo! Noi possiamo bene star sicuri di essere esauditi, se a lui ricorriamo con questa sua preghiera; imperciocchè avendocela egli stesso insegnata, è segno chiaro che egli vuole concederci quanto in essa domandiamo.

Quali sono le cose che in essa si contengono? Tali e tante, che maggiori non si possono pensare. Con questa preghiera noi domandiamo a Dio quanto vi può essere di più grato a lui e di più utile per noi. Noi dimandiamo, che quel Dio così grande e così buono sia glorificato in tutti gli angoli dell'universo, e che egli regni nel cuore di tutti gli uomini, come regna nei suoi santi in cielo. Noi dimandiamo tutto quello che ci è necessario e per l'anima e pel corpo su questa terra; dimandiamo che Dio ci perdoni tutte le offese che gli abbiamo fatte, che infonda nel nostro cuore il suo amor divino, e che dopo averci liberati dai veri mali di questa vita possiamo un giorno arrivare a goderlo in Cielo per tutti i secoli. Che si può desiderare di più?

Impara, o cristiano, a stimare questa divina preghiera; e non ti rincresca di recitarla più volte; chè così facendo tu farai piovere sul tuo capo ogni sorta di celesti benedizioni.





Dell'Ave Maria. [SM=g1740750] [SM=g1740752]


Dopo il Pater noster non si saprebbe trovare altra orazione più eccellente e più importante dell'Ave, Maria. Questa breve preghiera è composta in parte dalle parole pronunziate dall'Arcangelo Gabriele quando fu da Dio mandato alla Beata Vergine ad annunziarle il gran mistero dell'Incarnazione del suo divin Figliuolo. A lei presentatosi l'Angelo così le disse: Dio ti salvi, o piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne. Queste sono le precise parole uscite dalla bocca di quel celeste messaggero.

Quelle poche che seguono, fino alle parole Santa Maria, furono proferite da santa Elisabetta nell'atto di salutare Maria SS., che spinta dalla sua carità era venuta a visitarla per portarle in casa il Redentore del mondo e con esso ogni sorta di grazie e doni celesti. Entrata che vi fu Maria, santa Elisabetta si sentì subito inspirata da Dio, e al cospetto della SS. Vergine esclamò, ripetendo essa pure le parole dell'Angelo: Tu sei benedetta fra le donne, e quindi soggiunse: e benedetto è il frutto del ventre tuo, intendendo il Figliuolo di Dio, che Maria portava in seno.

Quello poi che segue sino al fine fu aggiunto dalla santa Chiesa dopo che nell'anno 431 nel concilio, ossia nell'adunanza generale dei vescovi tenuta nella città di Efeso nell'Asia Minore, fu definito quale, articolo di fede che Maria SS. è realmente Madre di Dio. Imperocchè in quel tempo era sorto un eresiarca di nome Nestorio, il quale fra i molti suoi errori opposti alla fede diceva eziandio che Maria Vergine non era, nè si poteva chiamare Madre di Dio. Udita una tale bestemmia, i cristiani, che sempre avevano nudrito nel cuore una viva e profonda venerazione verso della Regina del Cielo, si sentirono sommamente inorriditi, ed avvertirono immantinenti il sommo Pontefice, e lo pregarono di convocare un concilio generale, ossia di comandare a tutti i vescovi di radunarsi in qualche luogo fine di condannare questo nuovo errore infernale, e di togliere dalla Chiesa questo scandalo.

I vescovi in numero di 200 e più radunati, come dissi, in Efeso dichiararono, che la Beata Vergine era veramente e doveva chiamarsi Madre di Dio. Ed acciocchè questa verità fondamentale della fede cristiana rimanesse profondamente scolpita nel cuore dei fedeli, e non venisse a scancellarsi mai più, aggiunsero all'Ave Maria queste altre parole: Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della morte nostra. Così sia. Questa decisione e questa preghiera fu da tutti i cristiani accolta con grande festa e giubilo, mentre Iddio per vendicare l'offesa fatta alla sua Madre, punì severamente l'empio Nestorio, il quale condannato come eretico dalla Chiesa fu dall'imperatore mandato in esilio, dove il misero in pena della sua ostinazione ebbe a patire una delle più schifose malattie, per cui la sua lingua, colpevole di aver bestemmiata la Madre di Dio, fu rosa e divorata dai vermi.

Vedi adunque quanta sia la eccellenza dell'Ave Maria, e con quanta divozione debba essere da noi recitata. Questa sua eccellenza si farà ancor più manifesta, se per un istante consideri le belle cose che in essa sono contenute.

Noi incominciamo quest'orazione col fare un grazioso saluto a Colei, che è sommamente amata da Dio sopra tutte le creature, a Colei, che è incoronata Regina del cielo e della terra, a Colei, che ebbe il privilegio di essere Madre del Salvatore del mondo. Quindi le rinnoviamo quel bello elogio che le fece l'Angelo, proclamandola piena di grazia e ricolma delle benedizioni del Signore fin dal primo istante della sua immacolata Concezione, benedetta perciò fra tutte le figlie di Eva, e fra tutte essa sola eletta alla dignità di Madre di Dio. Ma a che varrebbe per noi, che ella fosse sì grande, se questa sua grandezza a nulla ci giovasse? Ed ecco che noi la preghiamo affinchè colla sua potente intercessione ci ottenga dal suo divin Figliuolo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Le diciamo che preghi per noi nel tempo presente, mentre noi camminiamo in mezzo a tanti pericoli e dell'anima e del corpo; ma specialmente che non si dimentichi di noi nel punto spaventoso della nostra morte, quando il demonio farà tutti i suoi sforzi per rovinarci eternamente, quando saremo per passare all'eternità e presentarci innanzi al divin Giudice. Ah! noi felici, o caro cristiano, se ora che siamo in vita reciteremo questa preghiera sovente e di cuore!





Del simbolo degli Apostoli detto volgarmente il Credo.


Dopo il Pater noster e l'Ave Maria nelle nostre orazioni recitiamo il Simbolo degli Apostoli detto comunemente il Credo. Tu forse vorrai sapere perchè il Credo si dice simbolo degli Apostoli, ed io sono pronto a contentarti. La parola simbolo ha due significati. In primo luogo significa una riunione di più cose; in secondo luogo significa insegna per mezzo della quale una cosa si può distinguere da un'altra.

Da ciò tu puoi già vedere come il nome di simbolo convenga appunto al Credo. Di fatto il Credo è la riunione o come il compendio delle principali verità della nostra santa religione; ed è parimenti un'insegna per cui noi possiamo distinguere i cristiani, ossia i credenti da quelli che non credono alla religione di Gesù Cristo. Si dice poi degli Apostoli, perchè il Credo fu certo nella sostanza se non nelle singole parole, composto dagli stessi Apostoli. I più antichi scrittori ci parlano di questo simbolo e ce lo danno d'istituzione apostolica. Così sant'Ireneo vescovo di Lione, il quale visse nel secondo secolo della Chiesa, dopo aver riportato diverse parti di questo simbolo, dice che la Chiesa lo ha ricevuto dagli Apostoli e dai loro discepoli.

Ruffino, celebre scrittore ecclesiastico, che visse sulla fine del quarto secolo, così scrive: « I nostri maggiori ci hanno tramandato, che dopo l'ascensione del Signore e la venuta dello Spirito Santo, gli Apostoli, dovendosi separare gli uni dagli altri, prima stabilirono insieme una norma di ciò che dovevano predicare. » Sant'Ambrogio vescovo di Milano, che visse egli pure sul finire del quarto secolo, dice: « Si creda al simbolo degli Apostoli, che la Chiesa romana ha custodito intemerato, ed oggi ancora lo conserva. » Credatur symbulo Apostolorum, quod Ecclesia romana semper custodivit intemeratum, et servat.
Il Credo ha perciò un'eccellenza particolare sia che si abbia riguardo alla sua istituzione, sia ancora per le grandi ed importanti verità che in esso sono contenute. Quindi la Chiesa ce lo fa recitare tutti i giorni nelle nostre preghiere, affinchè queste verità, che sono il fondamento della nostra religione, ci restino bene impresse nella mente da non più dimenticarle.

Nella recita del Credo noi richiamiamo alla memoria la grandezza e la potenza di Dio, il quale trasse dal nulla il cielo e la terra; richiamiamo alla mente l'idea della grande bontà e misericordia del figliuolo di Dio, il quale per aprirci le porte del cielo, da quattro mila e più anni chiuse pel peccato di Adamo, discese dal seno del divin Padre, e per mezzo di un miracolo inudito si fece uomo nascendo da una vergine. Sebbene egli avesse potuto salvare il mondo col versare una sola goccia del suo sangue, nondimeno volle soffrire tutti i tormenti e la morte per manifestarci sempre più il suo grande amore.

Ma a che avrebbe giovato la sua passione e morte, se con un novello miracolo non avesse dimostrato al mondo che egli era veramente figliuolo di Dio? Ed ecco che ad onta de' crudeli suoi nemici il terzo giorno, siccome aveva predetto, risorse glorioso e trionfante; e dopo avere in ogni punto di fede ammaestrato e confermato i suoi apostoli ritornò al seno del suo divin padre, dove ci promise di prepararci un luogo. Da quel regno di gloria, ove siede alla destra dell'Eterno Padre, scenderà di bel nuovo su questa terra alla fine dei secoli con maestà grande, e giudichera tutti gli uomini del mondo radunati nella gran valle di Giosafat.

Quali sentimenti di fede, di speranza e di amore non si destano nel nostro cuore alla considerazione di queste verità! Ma non basta credere in Dio padre e nel suo divin Figliuolo, ma dobbiamo anche credere nello Spirito santo, che da loro procede; dobbiamo credere la santa Chiesa cattolica, e crederla come stabilita da Gesù Cristo a nostra maestra e giudice nelle cose di fede: dobbiamo credere che in questa Chiesa vi è la partecipazione delle opere buone, vale a dire che di tutto il bene che si fa da ciascun fedele partecipano tutti gli altri, sebbene abitino negli ultimi confini della terra; dobbiamo credere che Gesù Cristo ha dato alla sua Chiesa la podestà di rimettere i peccati per mezzo dei sacramenti; dobbiamo credere che alla fine del mondo tutti gli uomini per la potenza di Dio dovranno risorgere dai loro sepolcri, ripigliare i loro corpi, quantunque ridotti in polvere e dispersi sulla faccia della terra: finalmente che dopo questa vi ha una vita che più non finisce, felice pei buoni, e piena di ogni sciagura pei malvagi. Ecco tutte le verità che noi protestiamo di credere, recitando il Credo.

Mio caro cristiano, procura di fissare alquanto la tua mente su questi articoli della nostra fede alloraquando tu hai occasione di recitare il simbolo degli Apostoli; e quindi io te lo raccomando tanto più di cuore avuto riguardo ai tempi miserabili in cui viviamo.

Non solo dagli eretici e dagli increduli, ma anche da molti cattivi cristiani si muove una guerra feroce alle verità anche più sacrosante della nostra religione. Deh! non lasciamoci ingannare. Costoro sono infelici, sono quali pecore smarrite, se pure non vogliamo chiamarli lupi rapaci.

Noi teniamoci caro il tesoro della fede; stimiamoci altamente fortunati di credere tutte queste verità, che furono mai sempre l'oggetto più tenero dei cristiani di tutti i secoli della Chiesa a cominciare dagli Apostoli sino a noi, e che oggidì sono credute da oltre duecento cinquanta milioni di cattolici, che desiderano di vivere e morire nel seno della Chiesa di Gesù Cristo, cioè di quella Chiesa che ha per capo il romano pontefice, Vicario di Gesù Cristo in terra.


[SM=g1740733]



[Modificato da Caterina63 18/11/2010 12:11]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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