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GLI OSTACOLI NEL CAMMINO DELLA TRADIZIONE riflessioni

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2013 12:33
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27/01/2011 12:56
 
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 Amici, quanto segue è un bellissimo, a mio parere, modo per approfondire gli argomenti che più toccano i problemi esplosi DOPO il Concilio e a causa della pessima interpretazione che se ne fece....
Ai seguenti testi vi ricordiamo che attraverso IL TITOLO, LINKATO,  avrete l'opportunità di seguire il dibattito del blog, molto interessante per certi versi....


buona lettura!

I tre ostacoli nel cammino della Tradizione: 1) I modernisti


"Può lasciarci totalmente indifferenti una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti, 215 seminaristi, 6 seminari, 88 scuole, 2 Istituti universitari, 117 frati, 164 suore e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero tranquillamente lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa? Penso ad esempio ai 491 sacerdoti. Non possiamo conoscere l’intreccio delle loro motivazioni. Penso tuttavia che non si sarebbero decisi per il sacerdozio se, accanto a diversi elementi distorti e malati, non ci fosse stato l’amore per Cristo e la volontà di annunciare Lui e con Lui il Dio vivente. Possiamo noi semplicemente escluderli, come rappresentanti di un gruppo marginale radicale, dalla ricerca della riconciliazione e dell’unità? Che ne sarà poi?
Certamente, da molto tempo e poi di nuovo in quest’occasione concreta abbiamo sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose stonate – superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc. Per amore della verità devo aggiungere che ho ricevuto anche una serie di testimonianze commoventi di gratitudine, nelle quali si rendeva percepibile un’apertura dei cuori. Ma non dovrebbe la grande Chiesa permettersi di essere anche generosa nella consapevolezza del lungo respiro che possiede; nella consapevolezza della promessa che le è stata data? Non dovremmo come buoni educatori essere capaci anche di non badare a diverse cose non buone e premurarci di condurre fuori dalle strettezze? E non dobbiamo forse ammettere che anche nell’ambiente ecclesiale è emersa qualche stonatura? A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo."
 
Rileggevo queste parole scritte dal Papa per spiegare la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani – perché è della Fraternità S. Pio X che egli parla, naturalmente – mentre riflettevo su alcuni fatti. Voi sapete come la pensiamo; anzi come la pensa la maggioranza preponderante dei tradizionalisti (a giudicare dai nostri contatti e da quel che si legge anche su altri siti). Ossia che il tempo è venuto per riconciliare la Chiesa con la sua Tradizione e, per ciò fare, occorre unire le disperse forze tradizionaliste, saldarle con gli elementi ortodossi e vitali all’interno della Chiesa mainstream per resistere al cancro del modernismo che, benché senescente, tiene ancora moltissime leve del potere ed è capace di micidiali colpi di coda.


Benedetto XVI, che fin dal tempo del Rapporto sulla Fede (1985) non nasconde la sua preoccupazione per la deriva della Chiesa, sa bene che questa battaglia, che è, o dovrebbe essere, anche la sua - pur se le prime decisioni di questo 2011 non sono affatto esaltanti -  passa pure attraverso una riconciliazione con la forza principale del campo tradizionale: la Fraternità San Pio X. Ha detto lui stesso di perdere il sonno nella ricerca di questo obbiettivo. Ecco perché, in questo preciso momento storico, chi è veramente cum Petro, sub Petro e agisce secundum Petrum, anela a quel risultato: portare la FSSPX nella Chiesa, sanando le antiche ferite e rinforzando l’ala filotradizionale della Chiesa, in vista della battaglia contro il modernismo. Dall’interno si combatte meglio che dall’esterno, ovviamente.

A questo disegno di Benedetto XVI si oppongono tuttavia tre forze distinte; diversissime ma coincidenti nello scopo. Naturalmente, esse agiscono in modo del tutto indipendente l’una dall’altra, in forza di un’alleanza solo obbiettiva e non cercata: ogni ipotesi complottista sarebbe peregrina ed assurda. Anzi: possiamo perfino riconoscere una certa buona fede in chi gioca contro il desiderio del Papa: lo fa perché convinto che quella riconciliazione sia controproducente per la Chiesa o per la visione che si ha di essa. Senza avvedersi che questo fomentar le discordie è il metodo tipico di Colui che divide e vuole mettersi di traverso (in greco dià-bàllein, donde diàbolos).

Quali sono dunque le forze che si oppongono a questa sperata riconciliazione ed al conseguente rafforzamento del tradizionalismo? Le esamineremo in tre distinti post. Iniziamo dalla più evidente, e numerosa.

Il primo nemico della Tradizione è infatti il progressismo. Che è ancora largamente maggioritario nella Chiesa, e specie negli episcopati, e tra questi soprattutto quelli che detengono le leve del potere economico ecclesiale, ossia le indebolite ma ancor ricche chiese del Centro Europa e parecchi ‘nuovi movimenti’. Non solo: gl’intellettuali della cosiddetta generazione del Concilio, che dell’ermeneutica della rottura e della visione del Concilio come nuovo inizio della Chiesa, han fatto un habitus o una professione prima ancora che una convinzione, esercitano un’influenza smisurata pure su quell’immensa palude clericale che di idee proprie ne ha poche, o punte. Quest’amorfa pletora chiercuta, martellata da un pensiero unico, ha assorbito e ritrasmesso la semplice idea che "una volta… ora invece finalmente…"; e in questo comodo dizionario di luoghi comuni postconciliari ha riposato il cervello, sempre in altre faccende affaccendato. Sicché, non solo l’istruito teologo dissidente alla Mancuso, la suora abortista americana, il vescovo francese in giacca e cravatta o il gesuita della liberazione in pullover d’ordinanza, vedono il riavvicinamento alla FSSPX come un tradimento (del Concilio, del Vangelo, dei poveri, di Paolo VI: metteteci chi volete); ma dietro a loro, e influenzato da loro, sarà molto perplesso pure il prete sessantenne che ragiona per sentito dire; e con lui la sua perpetua, il suo sacrestano e compagnia.

A questi ultimi tipi umani il Papa cerca pazientemente di spiegare il suo intento, con la lettera ai vescovi di cui sopra; dopo aver ricevuto però, dalle teste pensanti di questo gruppo, i morsi peggiori ("Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco").

In effetti, il tradizionalismo è visto da tutti costoro come un nemico acerrimo, da combattere implacabilmente senza concedere spazio alcuno, applicando una tattica di terra bruciata per timore che il morbo si diffonda; e questo anche a costo di rinnegare apertamente concetti come tolleranza, accoglienza, dialogo, che pur son continuamente alla bocca di questo tipo umano formattato sulla base di vuoti stilemi lessicali intercambiabili a piacere. Basti pensare, e l'esempio è uno tra mille, al caso dei fedeli lefebvriani di Amiens, costretti a celebrare all'addiaccio perché il vescovo locale non concede loro nemmeno una delle cento chiese e cappelle abbandonate e deserte della sua diocesi.

Enrico
(continua...)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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