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GLI OSTACOLI NEL CAMMINO DELLA TRADIZIONE riflessioni

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2013 12:33
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27/01/2011 12:59
 
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 I tre ostacoli nel cammino della Tradizione. Seconda parte

La settimana scorsa (leggi qui) ci siamo occupati della prima - e più naturale - categoria di persone che cercano di impedire il ritorno della Chiesa alle sorgenti della Tradizione: i progressisti, o modernisti che dir si voglia.

Oggi, invece, tratteggiamo del secondo gruppo pervicacemente contrario al rafforzamento della Tradizione. Qui l'ostacolo è frutto non più di deliberato intento, bensì di eterogenesi dei fini: non stiamo parlando infatti di nemici dichiarati della Tradizione bensì di… tradizionalisti autolesionisti. L’ala dura, cioè, della Fraternità San Pio X, rafforzata all’esterno da quei preti, magari diocesani e che per pavidità non osano nemmeno celebrare pubblicamente nel rito che pur per loro sarebbe l’unico valido, ma che si scatenano nell’anonimato o in riunioni carbonare nel criticare indiscriminatamente il Papa, la Chiesa, mons. Fellay, che sarebbe pronto al "ralliement" ed a svendere la Tradizione e la buona battaglia, lasciandosi comprare dalla Roma apostata e conciliare. Ne conosciamo, purtroppo, anche di questi… Solo il tonitruante Williamson, per costoro, è il degno continuatore di mons. Lefebvre; la cui biografia, evidentemente, conoscono assai male. A tutti loro farebbe un gran bene leggere con attenzione il saggio di Cristina Siccardi, proprio dedicato al grande e venerato arcivescovo francese.

Purtroppo la Fraternità San Pio X non è immune al suo interno da frange che alimentano queste sbandate, che sarebbero ridicole se non avessero un aspetto di tragica chiusura fanatica. Il sottoscritto ricorda con orrore di aver letto sullo Chardonnet di due anni orsono (la rivista di St. Nicolas de Chardonnet, la più importante chiesa della Fraternità) il consiglio di evitare matrimoni misti, dove per misti si intendeva... con tradizionalisti di altre fraternità e cappelle. Viene alla mente quanto scriveva il Papa nella lettera ai vescovi del marzo 2009: "abbiamo sentito da rappresentanti di quella comunità molte cose stonate – superbia e saccenteria, fissazione su unilateralismi ecc."; per poi aggiungere peraltro, "per amore di verità", di avere anche ricevuto testimonianze commoventi di gratitudine.

Ecco, in questa ambivalenza degli eredi di mons. Lefebvre sappiamo bene che gli aspetti positivi sopravanzano quelli negativi e nessuno, cui stia a cuore la Tradizione della Chiesa (il che significa, in corrispondenza biunivoca: cui stia a cuore la Chiesa tout court), può nascondere il doveroso debito di gratitudine, e perfino di affetto, verso il compianto arcivescovo e verso tutta la sua Fraternità. Ma proprio per attaccamento alla sua opera non si può sottacere il male che riceviamo noi fedeli (e fin qui passi) e tutta la Chiesa da certi fanatismi come quello che abbiamo descritto. Il male, cioè, di infangare con impresentabili paralogismi la credibilità delle posizioni tradizionali e dare armi e argomenti ai modernisti, coi quali fanatici e sedevacantisti si ritrovano oggettivamente alleati.

Eccessi del genere non sono, purtroppo, isolati, né limitati a esponenti emarginati (come meriterebbero) nella Fraternità. Massimo Introvigne (link), sia pure con malcelata soddisfazione, ma purtroppo senza inventar nulla, riferisce  dell'ultima 'fatica' editoriale di mons. Tissier de Mallerais, il vescovo più ascetico della Fraternità (a giudicar dall'aspetto, ché par macerato dai digiuni come fra' Cristoforo). La cui missione terrena sembra esser quella di denunziare la (citiamo) "strana teologia" di Benedetto XVI, accusato delle peggiori eresie, di "supermodernismo" e di "allontanarsi in modo impressionante dalla teologia cattolica". Già solo per la plateale esagerazione, non sfugge al ridicolo; ma il 'teologo' de Mallerais tanto più si espone quando dal suo curriculum si apprende che tutta la sua formazione accademica consiste in una laurea in... biologia. Non in filosofia, non in diritto, non in lettere, tanto meno in teologia: in biologia. Con altrettanta legittimità vi posso ammannire io pure, dunque, lezioni di ecclesiologia....

Tissier de Mallerais non ci stupisce. In un'intervista di qualche tempo fa a The Remnant aveva perfino redarguito l'intervistatore per non avergli chiesto in merito alle eresie di Benedetto XVI, reo a suo dire di aver negato niente meno che il dogma della Redenzione.

Disputationes theologicae ci presenta invece il caso, pure inquietante, dell'abbé de Caqueray, superiore del Distretto di Francia. Il quale, nel suo fresco fresco testo di auguri del 2011, sconsiglia caldamente di frequentare le Messe... di San Pio V, se non sono celebrate da sacerdoti della Fratenità. Raccomanda quindi di non presenziare alle Messe celebrate da Istituti Ecclesia Dei, o a quelle del motu proprio (curioso: a che pro snocciolar rosari a milioni per invocare 'sto motu proprio, allora?). Leggete tutto l'articolo di Disputationes: fa male, ma è istruttivo.

Ecco: queste posizioni sono veri ostacoli, per quanto involontari, nel cammino della Tradizione. Poiché rischiano l'effetto di rinchiuderla à jamais, per sempre, nell'hortus conclusus di conventicole e ghetti; perché il loro linguaggio è sicura ricetta per allontanare e perpetuare quell'autoesclusione. E perché, tolto un manipolo di convinti pasdaran, nessun individuo, se provvisto d'un briciolo di buon senso, sente di aver nulla da spartire con opinioni del genere.

Mons. Fellay, che apprezziamo per l'essere alieno da questi eccessi, ha dunque bisogno davvero di aiuti soprannaturali per temperare gli animi; la sua posizione non è dissimile e anzi speculare, mutatis mutandis, a quella del Papa, alle prese invece con un episcopato ed un clero che in buona parte han dimenticato di essere, o di dover essere, cattolici.
 
Enrico
(continua...)


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VI RICORDIAMO DI SEGUIRE DAL LINK DEL TITOLO DELL'ARTICOLO, IL DIBATTITO SCATURITO....



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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