| | | OFFLINE | Post: 4.551 | Sesso: Maschile | |
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01/10/2011 22:15 | |
ro Moreno,
mi limito a considerare qualche tuo pensiero come e quando posso.
Tu dici:
...Ma la sentenza di Teofilo sembrerebbe proprio un comunicato dei sostenitori delle DAT, le “dichiarazioni anticipate di trattamento”, anche conosciute come “testamento biologico”, che rivendicano il diritto ad una morte dignitosa piuttosto che lasciare un malato terminale ad agonizzare lungamente, mantenuto in vita vegetativa con terapie forzate.
Personalmente, sono davvero perplesso all'idea di dover stabilire in anticipo che cosa si dovrebbe fare di me, se dovessi trovarmi in una situazione di malattia terminale o di vita vegetativa. Anche lasciare l'incombenza della decisione ad un famigliare o ad una persona di fiducia configura un grande problema di responsabilità, di cui forse nessuno vorrebbe mai essere investito.
Per come la vedo io, i casi sono due (e non mi sembra che ci sia una terza possibilità):
1) Esiste una vita migliore dopo la morte: allora la vita terrena ha un valore minimo, ed è desiderabile lasciarla rapidamente quando diventa insopportabile.
2) Non esiste alcuna vita dopo la morte, tutto finisce lì: allora la vita terrena ha un valore massimo, ed ha senso cercare di conservarla il più a lungo possibile, anche curando ogni malattia per quanto inabilitante, finché ciò sia fattibile.
Rispondo
Secondo il punto di vista del cristiano esiste una terza possibilità:
Esiste una vita migliore dopo la morte (e fin qui ci siamo): la vita terrena ha un valore importante in vista di quella futura perchè si riceverà nella misura con cui si saranno messi a frutto i propri talenti. E per quanto il valore della vita terrena sia inferiore al valore di quella eterna tuttavia non siamo noi i padroni della vita e quindi non possiamo stabilire come e quando porvi termine. Perciò accettarne le prove che l'esplicarsi delle leggi della natura (che sono leggi anch'esse di Dio) oppure che Dio stesso determina per ciascuno di noi, costituisce una fonte di merito per la vita eterna.
Ne consegue che, come la Chiesa rettamente insegna, occorre salvaguardare la vita, dal concepimento al suo termine naturale, senza comunque ricorrere all'accanimento terapeutico.
Mi fermo qui per ora ma riprenderò qualche altro passaggio del tuo interessante post
Con affetto |