Da Luca 12,45-48 ...il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se lo aspetta e nell'ora che non sa, e lo punirà severamente, e gli assegnerà la sorte degli infedeli. Quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà, riceverà molte percosse; ma colui che non l'ha conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.
I fratelli separati interpretano il brano sopra riportato, come segue:
Le percosse, si riferiscono alla punizione più o meno grave che il reprobo dovrà scontare all'inferno: gli assegnerà la sorte degli infedeli
Così come i salvati (che hanno accettato Gesù) avranno dei premi più o meno grandi a seconda del loro comportamento, cosi' i non salvati (che non hanno accettato Gesù) avranno delle punizioni più o meno gravi a seconda del loro comportamento.
I servi , richiamati da Cristo in questa similitudine, sono di diversi tipi:
Il servo molto fedele che fa esattamente secondo il volere del padrone e viene ricompensato con molti beni.
Il servo completamente infedele che si mette ad angariare gli altri servi e riceve una punizione severa tra gli infedeli.
Il servo che pur conoscendo la volontà del padrone non si dà da fare per compierla, e riceve molte percosse.
il servo che non conosce la volontà del padrone e quindi opera di conseguenza, il quale riceve poche percosse.
Sulle caratteristiche di questi servi l’indagine di molti commentatori cattolici si è matenuto molto nel vago, ed entro limiti molto ristretti, senza approfondire più di tanto il tipo di premio o di castigo ad essi comminato. La maggioranza di essi commenta il versetto delle molte o poche percosse dicendo genericamente che si tratta di un diverso grado di punizione commisurato al diverso grado di responsabilità. Il Catechismo non fa nessun riferimento ai versetti in questione. I Padri apostolici con contengono, per quanto abbia cercato, alcun commento. Pertanto non possediamo una interpretazione certa trasmessa dai primi cristiani alle generazioni successive.
Mi sono posto molte volte delle domande su questi servi senza trovare risposte soddisfacenti nei commenti finora letti.
La risposta protestante, conclude dicendo che anche i servi non completamente cattivi, andranno all’inferno.
Ecco qui di seguito l'interpretazione di un commentatore protestante (in color marrone) desunte da LaParola.net:
Luca 12:47:
47. or il servitore che ha saputo la volontà del suo Signore, e non si è disposto a far secondo la volontà d'esso, sarà battuto di molte battiture. 48. Ma colui che non l'ha saputo, se fa cose degne di battitura, sarà battuto di poche battiture;
In questo e nel seguente versetto, Luca riferisce, relativamente al malvagio servitore, una parte del discorso di Gesù che non è ricordata da Matteo. Essa si occupa del grado di punizione che gli verrà inflitta, quando il Signore sarà tornato, e gli avrà assegnato «la sua parte cogli infedeli». infedeli, in questo versetto, non è un mero equivalente di Matteo 24:51, o di servi indegni di fiducia; ma introduce una classe peggiore, della cui salvezza non c'è speranza alcuna, perché non hanno mai creduto, e la cui eterna distruzione è espressa figurativamente coll'esser «gittati nelle tenebre di fuori, ove sarà il pianto e lo stridor dei denti» Matteo 8:12. Come in cielo sono riserbati ai santi gradi maggiori o minori di beatitudine e di gloria 1Corinzi 15:41-42, così per quelli che verranno rinchiusi per tutta la eternità nella prigione della geenna, la scala delle pene sarà proporzionata alle circostanze delle colpe di ciascuno. Queste circostanze son qui enumerate: conoscere la volontà del Padrone e non farla, e far cose che meritano punizione, in ignoranza della volontà del Padrone. Tale ignoranza deve intendersi della conoscenza diretta della volontà di Dio; ma anche quella non li salverà dalla punizione, solo scemerà l'intensità del castigo che il giusto Giudice pronunzierà su di loro all'ultimo, giorno; perché da Romani 2:12-16 sappiamo che anche fra i pagani vi era sufficiente, conoscenza della volontà di Dio, così per la coscienza come per la luce di natura, da renderli inescusabili e da sottoporli a giudizio per le loro trasgressioni. I servi infedeli non sono qui solamente i ministri di Cristo, i quali, per pigrizia, ambizione o vizio trascurano la volontà del Padrone, che ha loro comandato di cercar le anime, e di fortificar la sua Chiesa; ma pure uomini di ogni rango che han ricevuto da Dio uffizio e dignità, come Apocalisse, Magistrati, Legislatori, Maestri, Genitori, Padroni di officine, i quali deliberatamente trascurano, nelle varie loro sfere di influenza, di far la sua volontà. Questi saranno battuti di molte battiture. Quel servo, al contrario, le cui azioni malvagie e la cui trascuranza del proprio dovere nacquero dal non essere egli esattamente informato della volontà del Padrone, sarà battuto di meno battiture. Fuvvi un tempo in cui le Scritture non erano tradotte nella lingua di molti popoli, quando pochi erano i pastori ed i dottori, ed allora ben potevasi mettere avanti la ignoranza della volontà di Dio, in attenuazione del castigo Atti 17:30; ma ora non può il peccatore derivare da questa dichiarazione, un incoraggiamento a peccare, poiché il fatto solo che egli conosce questo passo lo esclude da ogni esenzione. Possiamo facilmente comprendere quanto la sorte di uno che perisce dopo aver goduto i più alti privilegi, e la chiara conoscenza della volontà di Dio, deve esser più terribile di quella di chi è stato meno privilegiato di lui. Il genere di pena qui mentovato, battiture, era sanzionato dalla legge di Mosè, e veniva ordinariamente inflitta dai Giudei ai malfattori. Quaranta battiture meno una (equivalenti alle «molte» di questo passo) eran date per le offese più gravi, siccome quelle che meritavano tutti i rigori della legge, ma delitti minori venivano puniti meno severamente Deuteronomio 25:2-3.
Ma questa interpretazione urta contro alcuni punti della Scrittura .
Se prendiamo ad esempio il quarto tipo di servitore, il quale NON CONOSCEVA la volontà del Padrone e che quindi per tale motivo non ha operato secondo il suo volere, come si può ritenere che sia stato destinato alla DANNAZIONE ETERNA, sia pure con punizione di minore intensità, ma senza più nessuna opportunità di salvezza?
Questo servo agiva senza sapere bene quel che faceva!
Agiva senza la piena avvertenza e senza il deliberato consenso nel compiere azioni che egli riteneva forse perfino conformi alla volontà del padrone.
Eppure i fratelli separati ritengono che il Signore consideri quel servo senza speranza di redenzione!
Ma nel fare questa interpretazione non si tiene che è
Proprio lo stesso Signore che è venuto a morire per i peccatori!
Proprio lo stesso Signore che ha pregato: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno!
Proprio lo stesso Signore che ha parlato continuamente di misericordia e di perdono!
Proprio Lui sarebbe così spietato da non tener conto che quel servo stava agendo in modo inconsapevole e quindi avrebbe dovuto trattarlo con compassione? Egli che aveva compassione delle folle che lo seguivano, e rimetteva le colpe più gravi a coloro che neppure lo imploravano come nel caso della donna colta in flagrante adulterio!
Come si concilia dunque la conclusione protestante, che considera degno dell’inferno questo tipo di servo, con il sacrificio redentivo di Cristo e con la Sua infinita Misericordia?.
Non solo, ma se consideriamo il principio della giustificazione per sola fede, professata proprio dai fratelli separati, non è una grossa contraddizione ritenere che quel servo, il quale conosce il Padrone, e quindi crede in Lui, sia stato destinato alla ETERNA PUNIZIONE, con poca sofferenza, ma tuttavia ETERNA, per un comportamento dovuto a semplice ignoranza?
Il principio della sola fede prevede la salvezza per chiunque crede e professa con la propria bocca il Signore risorto!
Quel servo è certamente da considerare credente visto che si trova al servizio (servo o amministratore che sia) di un tal padrone. Come mai, il Signore lo manderebbe all’inferno?
Evidenzio che per la mia interpretazione non ho trovato riscontri sufficienti, ma neppure contrari, in altri commenti cattolici, tuttavia mi sia consentito di fare le mie riflessioni personali su questo brano, visto che il Magistero non si è pronunciato in merito e non esiste né una versione univoca né tantomeno una definizione esatta del versetto. Tutti i fratelli separati si sentono in diritto di farlo asserendo di essere in ciò illuminati dallo Spirito Santo. Se essi lo possono essere perché non potrei cercare anch’io di comprendere più a fondo uno specifico versetto scarsamente esplorato?
Consideriamo ora la conclusione del Signore nel brano in questione :
A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.
Egli richiederà dai suoi servi in proporzione di quanto essi hanno ricevuto.
Se non hanno ricevuto la luce necessaria per poter operare secondo la volontà del Padrone, come possiamo pensare che Egli possa esigere dal suo servo qualcosa che non gli ha messo a disposizione?
Se pensassi che il Signore un giorno potrebbe mandarci all'inferno per delle colpe di cui non siamo neppure sufficientemente consapevoli, allora è meglio che perdiamo tutti ogni speranza di salvezza!. Chi potrebbe salvarsi se bastano delle omissioni neppure volute coscientemente a condannarci eternamente?
Lo stesso salmista chiede: assolvimi dalle colpe che non vedo! Dobbiamo pensare che il Signore invece lo manderà dritto all'inferno? Ma vogliamo proprio essere così ottusi, da non riconoscere che cosa il Signore vorrebbe intendere?
Considerato che Cristo è morto per i nostri peccati, per riconciliarci con Dio, per salvare coloro che si accostano a Lui pur con le loro debolezze umane, considerato ancora che Egli è la Misericordia per antonomasia, c'è da ritenere che quelle POCHE PERCOSSE, comminate al servo che ha mal operato per non aver conosciuto la volontà del Padrone, sono delle punizioni leggere e temporanee in vista della salvezza eterna, promessa ai credenti in Lui.
Se poi si tiene conto che Cristo precisa il termine POCHE, vuol dire che non possono essere considerate ETERNE. Se fossero eterne, sarebbero in numero INFINITO, e perciò non potrebbero essere mai definite POCHE, in quanto l'eternità non ha mai fine;
Il commento protestante sostiene che POCHE è da intendersi come di MINORE INTENSITA', mentre invece per dire questo Gesù avrebbe dovuto usare un'altra definizione come ad esempio MENO DURAMENTE o simili. Invece l’espressione POCHE PERCOSSE, prevede un numero limitato di punizioni, sotto l'aspetto numerico, se vogliamo prendere il Vangelo alla lettera.
In un certo senso lo si può anche accostare all’espressione di Paolo: "Egli si salverà ma come attraverso il fuoco".
Così pure il suo cattivo operato, che ignora la volontà del Signore può essere paragonato ai materiali scadenti con cui egli ha costruito, in quanto servo, sul fondamento.
In entrambe le espressioni lo sfondo finale è la salvezza, pur attraverso una temporanea sofferenza.
E allora se proprio non piace il termine "purgatorio" si potrebbe definire tale stato "la condizione delle poche percosse" fondato sul Vangelo.
Riporto un dialogo su questo specifico argomento, intercorso con un evangelico che per privacy denomino “XY”:
Scriveva XY:
Il caro Teofilo ha fatto questo studio a sostegno del purgatorio. il punto chiave è il seguente: colui che non ha conosciuto la volontà del padrone e ha fatto cose degne di castigo non è un cristiano, ma un pagano che segue la legge di Dio nel suo cuore (Rom 2)
Vediamo quindi che il cristiano che conosce la volontà di Dio rivelata in Cristo, ha più responsabilità che un pagano che segue le ispirazioni della sua coscienza.
Una persona che pecca consapevolmente e deliberatamente è punita di più di chi fa le stesse cose senza comprendere appieno la loro gravità, rimane il fatto che essere battuti e flagellati e segno di separazione eterna di Dio
Il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa, e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti. (Mt 24,50-51)
Caro XY,
Stando al contesto generale della similitudine si comprende che i servi presi in considerazione sono al servizio del padrone; essi conoscono il padrone ma possono non conoscere la sua volontà. In tal caso appunto riceveranno poche percosse.
I servi dei versetti 47-48 sono da considerare tutti i cristiani in generale invitati alla vigilanza di cui parla tutto il capitolo 12, e in particolare i servi amministratori secondo il v.41 di cui Pietro gli aveva espresso esplicita domanda. Non si riferisce ai pagani.
Pensiamo ad esempio a quanti devono fare certe scelte difficili nella loro vita di fede cristiana e si trovano ad imboccare strade sbagliate, non avendo ben conosciuto la chiara volontà di Dio a proprio riguardo.
Pensiamo ancora a quanti, dovendo decidere se intraprendere il proprio impegno cristiano nella Chiesa Cattolica oppure in un’altra denominazione alla fine imboccano una strada fuori dalla vera Chiesa, secondo il proprio intendimento ma non secondo quello che Dio vorrebbe effettivamente.
Pur avendo il dono della fede queste persone fanno qualcosa che essi pensano sia giusto e meglio fare ma in realtà non è proprio secondo la volontà del loro padrone.
Ecco dunque quali possono essere i casi, o altri analoghi, in cui i servi, pur non avendo piena colpa, non hanno neppure piena perfezione nel loro agire.
Per questo tipo di servo Cristo parla di poche percosse.
La sorte di questo servo non viene accostato alla sorte degli infedeli, né degli ipocriti, né del pianto e stridor dei denti.
Sottolineo che se queste percosse sono POCHE, vuol dire che non sono ETERNE, perché se fossero eterne allora sarebbero in numero infinito, illimitato: mentre Cristo specifica che saranno POCHE e le poche battiture sono segno di pena temporanea non di eterna separazione.
Caro XY (S79)
il testo in blu è tuo, il neretto è mio:
> > Stando al contesto generale della similitudine si
> > comprende che i servi presi in considerazione sono
> > al servizio del padrone; essi conoscono il padrone
> > ma possono non conoscere la sua volontà. In tal caso
> > appunto riceveranno poche percosse.
>
> Anche ponendo le cose in questi termini, si tratta di
> un servo che sbaglia consapevolmente, e di un altro
> servo che fa cose degne di castigo, quindi che Dio
> dato che lui stesso è giusto deve punire.
> Se quel servo non conosce la volontà del padrone, non
> la conosce per negligenza.
> Giacomo al cap.1 della sua epistola dice che se
> qualcuno manchi di sapienza la chieda a Dio che la
> dona a chi la desidera.
> Un parallelo con questo caso può essere il servo che
> ricevette un solo talento e non lo fece fruttificare
> per timore.
Quel "deve punire" è corretto e infatti Gesù precisa che sarà punito, ma CON POCHE PERCOSSE.
Il che significa che non sarà eternamente, e quindi, secondo me, non può trattarsi dell'inferno.
Nè può trattarsi del paradiso immediato, perchè in paradiso non si ricevono percosse.
Questi servi che conoscono il Padrone, e quindi credono, non si salvano automaticamente e immediatamente per la SOLA FEDE .
Il testo non autorizza a pensare necessariamente che si tratti di negligenza del servo.
>
> > I servi dei versetti 47-48 sono da considerare tutti
> > i cristiani in generale invitati alla vigilanza di
> > cui parla tutto il capitolo 12, e in particolare i
> > servi amministratori secondo il v.41 di cui Pietro
> > gli aveva espresso esplicita domanda. Non si
> > riferisce ai pagani.
>
> Può essere.
> prendiamo in esame i vv.paralleli in Mt e notiamo che
> le percosse riguardano sempre persone che hanno perso
> la approvazione di Dio.
> Si può perdere l'approvazione per qualcosa ma non per tutto. E anche di quel qualcosa il SIgnore tiene in conto: anche del bicchiere d'acqua dato con amore.
Il testo di Matteo prende in considerazione solo due categorie di servi e non quattro.
Non è affatto detto che la terza e la quarta categoria di servi menzionata da Luca sia una sottocategoria della seconda categoria: per me è evidente che si tratta di categorie a parte, rispetto alle prime due.
> > Pensiamo ad esempio a quanti devono fare certe
> > scelte difficili nella loro vita di fede cristiana e
> > si trovano ad imboccare strade sbagliate, non avendo
> > ben conosciuto la chiara volontà di Dio a proprio
> > riguardo.
> > Pensiamo ancora a quanti, dovendo decidere se
> > intraprendere il proprio impegno cristiano nella
> > Chiesa Cattolica oppure in un'altra denominazione
> > alla fine imboccano una strada fuori dalla vera
> > Chiesa, secondo il proprio intendimento ma non
> > secondo quello che Dio vorrebbe effettivamente.
>
> Qui si tratta di cose differenti.
> Non trovo che per un cristano che in buona fede vuole
> servire di Dio e si sbaglia, si possa dire che fa
> "cose degne di castigo".
> la parabola si riferisce decisamente a chi apostata
> dalla fede e si dà al peccato in varie forme.
Vi può essere chi pur senza essere apostata, pur facendo tante cose degne, può incappare in cose riprorevoli. Rileggiamo le parole rivolte da Cristo a vari servi in Apoc 2
2 Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi. 3 Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. 4 Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. 5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. 6 Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.....
18 All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi: Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19 Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20 Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.... 23 Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere. ....
Questi servi si sono distinti per opere, fatica, costanza, carità, fede, servizio....eppure il Signore ha qualcosa CONTRO di loro, ha qualcosa che non li fa essere perfetti. In mezzo al bene vi è qualcosa di male oppure in mezzo al male vi è qualcosa di buono.
Il SIgnore darà a ciascuno SECONDO LE SUE OPERE. Cioè premio o castigo proporzionato a quanto si sarà fatto sia in bene che in male come dice Paolo:
2Co 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
Ciò che si fa di male ovviamente non è una ricompensa favorevole ma sfavorevole, un castigo, delle percosse, che possono essere poche qualora vi fossero nel contempo altre opere di bene per le quali il Signore dara una ricompensa.
Il casi dei comportamenti espressi da Gesù possono dunque essere compresenti nello stesso servo.
Capita a volte di essere caritatevoli con tante persone e a volte di far cose degne di castigo.
Quale dei due comportamenti il Signore dovrà considerare secondo te?
Dovrà eternamente premiare o eternamente punire?
Secondo me, nè l'una nè l'altra cosa. Ma proporzionalmente al grado di conoscenza, di responsabilità e di gravità, assegnare le conseguenti "percosse" o le conseguenti ricompense.
Pensieri, parole, opere ed omissioni sono continui nei servi del SIgnore: a volte sono più o meno coerenti a volte incerenti, a volte consapevoli a volte inconsapevoli.
Non tutti i servi presentano sempre e solo una stessa costante caratteristica per tutta la vita.
Pensa se per una cosa fatta e degna di castigo, insieme a tante altre cose fatte degne del Signore, Egli decidesse di mandarci all'inferno! Chi si salverebbe?
Anche dei ricchi il SIgnore dice che è più facile che un cammello entri per la cruna di una ago che un ricco nel regno dei cieli. Eppure Egli stesso, rispondendo ai discepoli inculca la fiducia che a Dio niente è impossibile: perfino far passare quel cammello ATTRAVERSO LA CRUNA DELL'AGO! E noi siamo come tanti cammelli, più o meno appesantiti da difetti, che devono passare ATTRAVERSO LA FINISSIMA CRUNA DELLA PERFEZIONE CHE LA SANTITA' e la GIUSTIZIA DI DIO ESIGE E CHE INCENDIERA' COME FUOCO TUTTE NOSTRE IMPERFEZIONI.
>
> > Pur avendo il dono della fede queste persone fanno
> > qualcosa che essi pensano sia giusto e meglio fare
> > ma in realtà non è proprio secondo la volontà del
> > loro padrone.
> >
> Queste persone avranno al massimo un premio inferiore
> da Dio al giorno del giudizio.
> Non regneranno magari su 10 città nel regno di Dio (Lc
> 19,17-19) ma regneranno solo su 5 o solo su 1.
> Condivideranno comunque come re il regno di Cristo
> sulla terra nei 1000 anni successivi al suo ritorno
> (Ap 20,5-6)
Sulla questione millenarista abbiamo un altro forum in corso.
Luca non parla di diminuzione di premio ma di poche percosse.
Paolo non parla di diminuzione di ricompensa ma che invece EGLI STESSO SI SALVERA' , MA COME ATTRAVERSO IL FUOCO (1Co3,15)
Queste non sono mie parole o supposizioni ma espressioni precise della Scrittura.
>
> > Ecco dunque quali possono essere i casi, o altri
> > analoghi, in cui i servi, pur non avendo piena
> > colpa, non hanno neppure piena perfezione nel loro
> > agire.
> > Per questo tipo di servo Cristo parla di poche
> > percosse.
>
> Poche indica un numero limitato, sono d'accordo.
> sotto ti approfondisco la cosa.
>
> > La sorte di questo servo non viene accostato alla
> > sorte degli infedeli, né degli ipocriti, né dello
> > stridor dei denti.
>
> Dici?
> leggi le 2 parabole parallele che trovi nel vangelo di
> Matteo.in quelle 2 è netta la linea:
> salvati e non salvati.
> Matteo riporta solo le prime due specie di servi: o totalmente fedeli o totalmente infedeli.
Luca integra rispetto a queste due categorie, altre due per le quali non si parla nè di premio nè di punizione rigorosa con stridor di denti.
> > Sottolineo che se queste percosse sono POCHE, vuol
> > dire che non sono ETERNE, perché se fossero eterne
> > allora sarebbero in numero infinito, illimitato:
> > mentre Cristo specifica che saranno POCHE e le poche
> > battiture sono segno di pena temporanea non di
> > eterna separazione.
>
> Se poche sono un numero limitato, anche le MOLTE
> percosse rimangono comunque un numero limitato.
> MOLTE vuol dire tante, ma comunque non INFINITE.
> In Mt che è un vangelo sinottico con Luca, vediamo che
> si parla anche lì di un servo che viene fato
> flagellare e che dopo viene gettato in un luogo di
> sofferenza.
> Se prima viene fatto flagellare, e poi messo nella sua
> dimora eterna di separazione da Dio, vuol dire che i
> colpi di flagello/percosse che ha ricevuto sono
> LIMITATI, non INFINITI.
> Ciò non fa di lui un salvato.
Ho preferito analizzare le Poche percosse perchè più evidente la leggerezza della colpa e il conseguente leggero castigo.
Nel caso delle MOLTE percosse, sono pure del parere che si tratta anche in questo caso di punizione pur sempre limitata e non eterna in vista della salvezza.
Mentre secondo il tuo ragionamento dovremmo pensare che vi saranno prima delle percosse, tante o poche che siano, e poi l'inferno.
Quindi tanti cristiani, i quali hanno fatto tante cose degne del Signore, basterà che abbiano fatto come i servi di Tiatira, qualcosa CONTRO la Sua volontà, che saranno prima battuti e poi spediti all'inferno eterno. Tutta la loro fede, la loro costanza, le loro fatiche, le loro opere non serviranno a consentir loro la salvezza. Davvero tremendo.
Questo ragionamento
contraddice alla grandezza del dono della fede e alla salvezza ad essa connessa, se accompagnata dalla carità, sia pure imperfetta.
Contraddice alla Misericordia infinita di Dio che ci ha creati per la salvezza, non per la perdizione con tanta facilità .
Contraddice al sacrificio di Cristo che è venuto per salvare e non per condannare.